Sperano si tratti di una svista, una disattenzione di qualche funzionario ministeriale. Nelle piccole farmacie è allarme per una misura contenuta, secondo fonti ufficiose, in una bozza del disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 18 giugno, nell’ambito della manovra finanziaria. I farmacisti sono in agitazione e minacciano l’interruzione del servizio.
Tra le righe del provvedimento ci sarebbe l’equiparazione tra le farmacie, grandi e piccole, con la cancellazione dell’indennità di residenza in favore dei farmacisti, detti “rurali”, che operano nei piccoli paesi. Delle quasi 1.300 farmacie venete, circa 570 sono considerate rurali. Se i “tagli” fossero confermati in finanziaria, almeno 250 farmacisti veneti ne subirebbero sensibili conseguenze. Molte non potrebbero sopravvivere.
“Sono decine le piccole farmacie venete che rischiano la chiusura – fa sapere il presidente dei Rurali del Veneto, Alberto Fontanesi, - si tratta di presidi importanti, situati in luoghi di montagna e comunque lontani dalle città che il più delle volte garantiscono il servizio agli anziani dei piccoli centri. Senza le facilitazioni a loro dedicate, le farmacie rurali, che già da tempo hanno vita difficile, rischiano di chiudere».
Fontanesi, come vicepresidente di Federfarma Veneto, l’unione regionale dei titolari di farmacia, aggiunge: «Le farmacie rurali sono importanti non solo perché dispensano farmaci in modo professionale, ma anche perché offrono servizi dove non arrivano le aziende sanitarie, come le prenotazioni delle visite specialistiche e la consegna dei referti degli esami ospedalieri. Costituiscono il primo presidio sanitario a cui il cittadino può fare riferimento anche i giorni festivi o la notte. Quello farmaceutico è un servizio di pubblica utilità, non si può mettere in crisi per ottenere un minimo risparmio nelle casse dello Stato. Speriamo che si tratti di un mero errore e che venga corretto al più presto».
I vertici nazionali di Federfarma si sono attivati in questi giorni. «Abbiamo deciso lo stato di agitazione permanente – ha affermato il presidente delle farmacie rurali italiane Cesare Quey - perché non saremmo più in grado, dopo un urto del genere, di continuare ad assicurare il servizio farmaceutico e a subirne le conseguenze sarebbero soprattutto gli anziani che ancora vivono nelle piccole località».
FONTE: Saluteeuropa.it
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