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AFORISMA DEL GIORNO

31 marzo, 2017

Messina, tagli e confusione nel piano di riordino della rete ospedaliera, forti disagi in vista per Milazzo e Barcellona

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Fare presto. Sembra essere questa l'unica indicazione da seguire nel Piano di riordino della rete ospedaliera che la giunta ha esitato, poi inviato al ministero e ieri e stato varato con parere favorevole dalla commissione sanita allArs. Il 4 aprile il Piano deve tornare a Roma. «Un documento - commenta il deputato regionale Beppe Picciolo - che riorganizza e fortifica il nostro sistema sanitario». Di parere opposto il M5S: «Un colpo di mano del governo in piena regola». Per il M5S «sarebbe bello capire - afferma il deputato Francesco Cappello - quando la rete potrà entrare a regime. La rete ospedaliera ha evidenti limiti: l'adeguamento strutturale ed organizzativo delle strutture ospedaliere, specialmente quelle individuate quali spoke Dea di I livello, e le ingenti risorse necessarie».

Nel dettaglio il piano prevede la chiusura di 215 unita operative complesse. Come gia spiegato e previsto il modello hub (strutture di secondo livello altamente specializzate), che diminuiscono da 8 a 7, e spoke (ospedali con aree di pronto soccorso con funzioni di rianimazione e degenza), che crescono da 18 a 22. Poi ci sono i presidi di base (con quattro unita operative), e gli ospedali in zone disagiate.

A Palermo, Villa Sofia-Cervello passa a primo livello. Salvo il “Giglio” di Cefalu confermato Dea di primo di livello, cosi come l'lngrassia. A Trapani, diventa Dea di primo livello l'ospedale di Marsala con gli “Ospedali riuniti” di Trapani e Salemi. Presidio in zona disagiata resta quello di Pantelleria.
A Messina il Bonino Pulejo-Piemonte da presidio di base diventa Dea di primo livello e si aggiunge al San Vincenzo di Taormina e al Papardo di Messina. A Caltanissetta confermato l'hub di San Cataldo e Gela come spoke. Ad Agrigento, insieme allo spoke del “San Giovanni di Dio” confermato l'ospedale riunito di Sciacca e Ribera. A Enna, l'Umberto I sara l'unico spoke. A Ragusa dea di primo livello in citta, il Vittoria-Comiso e si aggiunge il Modica-Scicli. A Siracusa, i Dea di primo livello saranno l'Umberto I e l'ospedale di Avola-Noto.

Ci sono i numeri che parlano riguardo la ridistribuzione della nuova rete ospedaliera approvata ieri a Palermo in VI commissione sanita e che giorno 4 passera per la definitiva approvazione nella commissione interministeriale sanita e economia e finanza. Si tratta di linee guida che saranno immediatamente operative. Si apre una nuova fase nonostante le doglianze da questa o da quella parte delle scelte fatte per rientrare nei termini stabiliti dalla legge. Sara poi discrezione dei direttori generali delle aziende organizzarsi al meglio per soddisfare domande e offerte del territorio. Tra i numeri eclatanti la diminuzione dei posti letto al Papardo dove da 410 passano a 318. La cosa grave, sottolinea il manager Vullo, è la riduzione dei posti letto di ematologia da 24 a 8, un taglio esagerato se si pensa che l'azienda messinese del Papardo è considerata una eccellenza nel settore che conta ad esempio per le donazioni di midollo oltre 4000 iscritti. Ci sono anche degli errori eclatanti come ad esempio l'assegnazione al Papardo di sei posti di chirurgia pediatrica nonostante la figura del chirurgo pediatrico non sia contemplata. Altra stranezza e che all'azienda sono stati assegnati 15 posti di psichiatria che in realta il Papardo non ha ma che semplicemente ospita essendo di pertinenza dell'azienda sanitaria provinciale. II numero degli iniziali 410 posti si assottiglia dunque a 318. Questo potrebbe avere effetti sul personale che risultera in esubero.

Nel piano in partenza per Roma esce vittoriosa l'azienda Piemonte Irccs promossa a struttura di base, che mantiene tutti i reparti attualmente attivi e passa da 136 posti a 250 tra acuti Piemonte e riabilitazione Irccs Bonino Pulejo. II Policlinico viene classificato come “hub” owero struttura altamente specializzata che sara punto di riferimento per le grandi emergenze anche se perdera 15 posti letto da 560 a 545. In provincia grossa delusione per l'ospedale di Barcellona che serve un comprensorio di oltre ottantamila abitanti, che sara depotenziato e privato del pronto soccorso. Beppe Picciolo, componente della VI commissione sanita all'ARS, parla di inaccettabile trave nell'occhio, una grave penalizzazione per il Cutroni Zodda che esce fortemente ridimensionato dalle rigide scelte ministeriali alle quali è stato inchiodato l'assessorato, costretto a presentare un modesto ed improponibile modello di Presidio ospedaliero che andrà quindi radicalmente riformato o riproposto. Depotenziato anche l'ospedale di Milazzo che non viene dotato dell'indispensabile emodinamica, ma che dovra sobbarcarsi anche il maggiore afflusso di accessi al pronto soccorso vista la chiusura di quello di Barcellona.

FONTE: Gazzetta del Sud






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30 marzo, 2017

Sanità, Ministro Lorenzin ammette la gravità dei tagli nel meridione

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Il livello delle cure erogate dal Servizio sanitario nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) è “sotto la soglia minima” in cinque regioni italiane. A denunciarlo è la stessa Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, dopo la lettura dei primi dati del 2015 sull’attuazione dei Lea nelle otto regioni in Piano di rientro o commissariate. Sotto la soglia minima troviamo Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e Campania. Tutte regioni del meridione in cui, esclusa la Calabria, le performance sanitarie sono addirittura peggiorate rispetto al 2014. Preoccupa soprattutto la Campania, spiega Lorenzin, dove il calo è stato di 40 punti. Attualmente il punteggio della regione è 99, a fronte del minimo necessario fissato a 160.

“In troppe regioni ci sono molte difficoltà nel potenziamento della assistenza territoriale”, ammette il ministro nella sua intervista all’Ansa. “In particolare – continua – nell’assistenza domiciliare, nel numero dei posti letto per assistenza residenziale, nell’assistenza ai disabili, nelle coperture vaccinali, nello screening del tumore a colon-retto, mammella e cervice uterina”. E se questa è la situazione dal punto di vista della qualità del servizio, le cose migliorano solo leggermente dal lato economico. I conti delle otto regioni inserite nel piano o commissariate sono sì migliorati, “ma ancora troppe non vanno in rosso solo grazie alle coperture, ovvero all’aumento delle aliquote fiscali previste dai piani di rientro o a risorse proprie di bilancio”, spiega Lorenzin.

Il disavanzo, senza le famose coperture, di Piemonte, Abruzzo, Puglia e Sicilia (le regioni in Piano di rientro) e di Molise, Campania, Calabria e Lazio (quelle commissariate) “è sceso dai 427,4 milioni di euro del 2015 ai poco più di 300 milioni del 2016, sulla base dei dati provvisori”, vuole sottolineare il ministro. “Il Lazio nel 2015 ha chiuso in pareggio solo grazie alle coperture fiscali, anche se in realtà la Regione aveva un disavanzo strutturale di 332,6 milioni, sceso nel 2016 a 163 milioni. Ma nel 2016 – ammette allo stesso tempo Lorenzin – in rosso ci sono anche il Molise con -17 milioni, Calabria (-55), Abruzzo (-23) e Puglia (-49)”.

Fatto il punto della situazione, il ministro avanza la sua proposta per il “superamento” dell’attuale modello. “I commissariamenti come li abbiamo immaginati fino ad oggi hanno mostrato molte lacune sul fronte dell’erogazione delle cure”. “Possiamo per esempio – spiega Lorenzin – ridare alle regioni la capacità decisionale completa, senza alibi. Ma noi come stato centrale dovremmo tempestivamente intervenire commissariando le singole aziende sanitarie a fronte di standard bassi di erogazione dei servizi sanitari ai cittadini”. Questo vorrebbe dire che “il direttore generale, amministrativo, sanitario lo decidiamo noi dando un tempo definito per la riorganizzazione della singola azienda ed esercitando poteri sostitutivi completi”, conclude il ministro.

FONTE: Il Fatto Quotidiano
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Ok del Governo all'importazione dall'estero "in casi eccezionali" di farmaci non autorizzati sul territorio nazionale

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Sarà possibile importare dall'estero farmaci destinati ad uso personale, con la prescrizione del medico, non autorizzati in Italia. Lo prevede una circolare del ministero della Salute, precisando che sono compresi anche i super farmaci, come quelli per l'epatite, e i prodotti di ultima generazione. L'importazione, ad oggi non prevista, sarà consentita anche nel caso in cui il farmaco sia autorizzato in Italia ma con diverso dosaggio. Si prevede inoltre che l'importazione sia possibile se il paziente non rientra nelle categorie per cui l'erogazione è prevista dal SSN o per motivi legati all'eccessivo costo.

"A seguito delle numerose segnalazioni pervenute - si legge nella circolare - su conforme avviso dell`Agenzia italiana del farmaco, con la presente circolare, a tutela della salute dei pazienti, si intendono fornire a codesti uffici periferici istruzioni operative relative all`applicazione del dm 11 febbraio 1997, il quale ammette, ricorrendone i presupposti, l'importazione di medicinali regolarmente autorizzati in un Paese estero, ma non autorizzati all'immissione in commercio in Italia". Infatti "secondo i principi generali e le disposizioni vigenti in materia, nessun medicinale può essere commercializzato in Italia senza aver ottenuto un`autorizzazione della AIFA o un'autorizzazione a livello comunitario", con la circolare si stabilisce che "eccezionalmente, e in deroga a tale principio, è ammessa l'importazione per il solo uso personale di medicinali regolarmente autorizzati in un Paese estero in due ipotesi specificamente individuate".

Ovvero che si tratti di "medicinali posti regolarmente in vendita in Paesi esteri, ma non autorizzati all`immissione in commercio sul territorio nazionale, spediti dall`estero su richiesta del medico curante"; o "medicinali registrati in Paesi esteri, che vengono personalmente portati dal viaggiatore al momento dell`ingresso nel territorio nazionale, purché destinati a uso personale per un trattamento terapeutico non superiore a 30 giorni".

Esulta M5s - "Il ministero della Salute viene finalmente sulle nostre posizioni e dà il via libera all'importazione di farmaci innovativi, compresi quelli per la cura dell'epatite C, destinati a uso personale". Cosi' i deputati M5s in commissione Affari Sociali, secondo i quali questa "è una vittoria del buonsenso e per questa ragione ci siamo battuti al fine di sollecitare il ministero e tutto il Parlamento".

"Ancora adesso purtroppo - aggiungono - in Italia non tutti i cittadini riescono ad accedere al trattamento per la cura dell'Epatite C a spese della sanità pubblica e, visto l'alto costo di questi medicinali, per molte persone l'unica possibilità resta quella di rivolgersi all'estero, dove si possono trovare prezzi anche di molto inferiori rispetto ai nostri. Fino ad oggi però la Legge italiana impediva tale pratica perché considerata una forma di commercio illegale".

FONTE: TgCom.it
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Il ritorno del morbillo, più di mille casi da inizio anno

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Da inizio anno sono già stati superati i mille casi di morbillo, mentre in tutto il 2016 erano stati 844. E' il dato dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui nel 33% dei casi si è avuta almeno una complicanza, nel 41% un ricovero e nel 14% un accesso al pronto soccorso. Il 90% di tutti i colpiti non era vaccinato, a conferma delle preoccupazioni per il calo delle vaccinazioni. Il 57% dei casi si è registrato nella fascia di 15-39 anni.

Il sistema di sorveglianza dell'Iss ha censito esattamente 1010 casi fino al 26 marzo. L'età media dei pazienti è 27 anni, mentre il 6% dei casi si è avuto nei bimbi al di sotto di un anno, ancora troppo piccoli per il vaccino.

Fra le complicanze le più frequenti sono risultate diarrea (21,1%) e stomatite (17,3%), mentre si sono avuti anche trombocitopenia, ovvero un calo delle piastrine nel sangue (5%), convulsioni (0,4%) ed encefaliti (0,1%).

L'allarme sull'epidemia di morbillo, attribuita soprattutto al calo delle vaccinazioni, era stato lanciato poche settimane fa dal ministero della Salute, sulla base dei dati del solo gennaio che già facevano presagire una stagione con un numero di casi particolarmente alto. Proprio martedì l'ufficio europeo dell'Oms ha sottolineato che 14 Paesi nel continente, tra cui l'Italia, hanno ancora la malattia endemica, mentre 53 l'hanno eliminata.

FONTE: TgCom.it
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