La rivista americana "The Medical Letter on Drugs and Therapeutics", nel numero uscito lo scorso 15 febbraio, ha riportato una serie di norme che possono aiutare a definire il destino dei farmaci che hanno raggiunto la loro data di scadenza. Proprio in merito a questo delicato argomento sono tante le domande a cui i professionisti del settore, quali principalmente medici e farmacisti, sono chiamati a rispondere da cittadini e pazienti spesso alle prese con un numero molto elevato di scatole di medicinali acquistate, frequentemente impiegate per curare un malanno passeggero, e poi riposte nel cassetto e riscoperte alla data di scadenza:
- i farmaci scaduti sono tossici per l'organismo?
- in che modo viene calcolata la data di scadenza?
- come influiscono le modalità di conservazione sulla durata di alcuni prodotti?
- i farmaci in formulazione liquida sono stabili quanto quelli solidi?
Dati alla mano, gli autori della rivista rispondono alla prima domanda nel dichiarare che non esistono il letteratura segnalazioni di tossicità nell'uomo causata dall'utilizzo di farmaci scaduti attualmente in commercio. Questo vale non solo per i prodotti somministrati per via orale, ma anche per quelli iniettati o applicati localmente.
Per quanto riguarda invece la data di scadenza, questa viene determinata dal produttore in base alla stabilità del farmaco conservato nel suo contenitore originale sigillato. Questo non significa che, una volta superata la data di scadenza, il farmaco diventa instabile: semplicemente il farmaco, se conservato nel suo contenitore chiuso, sarà ancora stabile a quella data. Ma cosa accade dopo?
Dai dati del Department of Defense / FDA Shelf Life Extension Program, che valuta la stabilità dei prodotti medicinale dopo la data di scadenza, è emerso che l'88% dei lotti di oltre 120 diversi farmaci conservati nelle loro confezioni originali ha mantenuto la stabilità per un periodo medio di cinque anni e mezzo dopo la data di scadenza. Anche i farmaci più “sensibili” compresi in questa percentuale hanno comunque conservato la loro stabilità per almeno un anno.
Cosa accade se mutano le condizioni di conservazione? Anche se è vero talune condizioni di calore e/o umidità elevati possono abbreviare la durata di alcuni medicinali, uno studio pubblicato nel 1997 dal team di G. Stark sul Pharmaceutical Journal mostra che esistono numerose eccezioni. Ad esempio alcuni farmaci a base di captopril, cefoxitina sodica e teofillina conservati a 40°C e umidità del 75% hanno mantenuto la stabilità per 1,5 - 9 anni dopo le rispettive date di scadenza.
Arriviamo alla risposta all'ultima domanda: in genere le soluzioni e le sospensioni non sono stabili come le formulazioni solide (le sospensioni ad esempio, sono molto sensibili al congelamento). Pertanto i farmaci in soluzione, specialmente quelli iniettabili, non dovrebbero essere utilizzati se appaiono torbidi, se hanno un'alterazione di colore o se mostrano segni di precipitazione. L'adrenalina iniettabile, in particolare, perde la sua potenza molto rapidamente dopo la data di scadenza, mentre per i farmaci oftalmici il fattore limitante è la capacità del conservante presente al loro interno di inibire nel tempo la crescita dei batteri.
Riassumendo e in chiusura, è opportuno sottolineare come l'assunzione di un farmaco scaduto è un qualcosa da evitare per quanto possibile (perchè il tempo comporta una diminuizione dell'efficacia e della neutralità patogeno, in pratica il medicinale perde di qualità) e dovrebbe essere attuata solo in caso di emergenze, per lo più gravi, e di carenza di reperibilità immediata del farmaco di cui si ha effettivo bisogno.
Fonte: www.diabetelibero.net e "The Medical Letter of Drugs and Therapeutics - No. 4, 15/02/2010"
AFORISMA DEL GIORNO
14 maggio, 2010
4 commenti:
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ho un barattolo intatto di bromazepam scaduto 2 anni fa che dite posso ancora prenderlo????
RispondiEliminaAssolutamente no BUTTA TUTTO!
RispondiEliminadipende da come era conservato -
RispondiEliminaho pastiglie di Tamsulosin DOC 4mg scaduto posso prenderle?
RispondiElimina