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AFORISMA DEL GIORNO

17 giugno, 2016

Sanità, maggiore trasparenza sui compensi date dalle industrie farmaceutiche ai medici...

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Rivoluzione in ambito medico in tema di trasparenza. Dal 30 giugno, quasi in contemporanea su tutti i siti delle industrie farmaceutiche, sarà possibile consultare l’elenco dei professionisti che hanno percepito una remunerazione, indicando fra l'altro quante volte è avvenuto e in quali occasioni nel corso dell'ultimo anno (2015). L’obiettivo dichiarato è scardinare i pregiudizi dell’opinione pubblica, convinta che medici e industrie farmaceutiche siano in combutta col fine di spingere questo o quell’altro farmaco. Così si spiega l’operazione trasparenza lanciata a livello europeo e raccolta dall’associazione delle aziende italiane con l’appoggio della federazione degli ordini dei medici (Onmceo).

Esempio: il 30 aprile il dottor Rossi ha fatturato 750 euro all’azienda ics per la partecipazione a una tavola rotonda di esperti svoltassi a Roma. A pochi giorni dalla scadenza dei termini, 7 medici su 10 hanno accettato con consenso scritto di comparire nella lista. Gli altri o non si sono ancora espressi oppure hanno rifiutato e sono stati inseriti in un contenitore di dati aggregati dove vengono indicati semplicemente gli importi complessivi del budget investito, senza nomi e cognomi. La rivoluzione, come la chiama il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, è stata voluta dai Paesi dell’associazione europea Efpia per cercare di sgombrare il campo, almeno in parte, dai sospetti che riguardano il conflitto di interessi tra gli imprenditori dei farmaci e coloro che li prescrivono. «Non ci aspettiamo di cambiare la mentalità in una sola volta, ci vorranno anni, questo è il primo passo importante», spera il leader dei produttori italiani. L’apertura degli elenchi del disclosure code, nome inglese dell’operazione, è molto attesa. In certi casi le percentuali hanno raggiunto l’80 per cento.

L’ impegno a dichiarare le forme di collaborazione con la classe medica era previsto da codici di autoregolamentazione aziendale e deontologici, ma con questa iniziativa viene rafforzato proprio per imprimere un cambio di rotta verso la trasparenza a beneficio dei pazienti e della fiducia nei confronti del sistema. «È impossibile sviluppare nuove molecole senza il supporto dei clinici esperti, non ho esitato a dischiudermi, collaboro con otto industrie. La professionalità va retribuita. Quanto? In un tavolo di consulenza gli opinion leader vengono pagati circa 250 all’ora», non ha difficoltà a raccontare Mario Boccadoro, uno dei massimi oncoematologi mondiali. Franco Perticone, presidente società italiana di medicina interna distingue: «Siamo d’ accordo però chi riceve un semplice rimborso spese per l’invito a un congresso, previa autorizzazione dell’ospedale di appartenenza, non può essere messo sullo stesso piano di chi riceve un compenso come relatore o consulente». Le aziende si augurano che il senso della disclosure venga compreso e non strumentalizzato colpevolizzando i produttori e il loro rapporto con il mondo scientifico: «È finito il tempo della caccia alle streghe. Basta con il pregiudizio che i medici, se retribuiti per il loro lavoro, siano più propensi a prescrivere. Senza di noi non ci sarebbero progressi nella ricerca e formazione». E il ministro della salute Beatrice Lorenzin: «Questo meccanismo servirà a rimuovere le zone d’ombra e conflitti di interesse poco chiari. Inizia una fase di comunicazione a viso scoperto».

FONTE: Corriere della Sera
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16 giugno, 2016

Specializzazione Medicina 2016, 6718 contratti disponibili e meno tempo ai candidati...

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È stato pubblicato ormai circa un mese fa il nuovo bando per l’accesso alle Scuole di Specializzazione in Medicina 2016. Qualche novità rispetto agli anni passati: il calendario delle prove fissa le date con qualche giorno di anticipo rispetto al passato, prove per cui gli aspiranti specializzandi avranno meno tempo a disposizione, mentre invece cresce il numero dei contratti messi al bando. Date anticipate anche per quel che riguarda la pubblicazione delle sedi sul portale Universitaly, disponibili già a partire dal prossimo 29 giugno. Rimangono, invece, sostanzialmente invariate le modalità d’esame, con candidati che dovranno affrontare le prove interamente tramite un computer sprovvisto di tastiera.

La buona notizia è che rispetto allo scorso anno, il numero complessivo di borse messe a disposizione è aumentato: sono 335 contratti in più per la precisione (6718 complessivi) che, seppure ancora insufficienti a garantire continuità formativa, ravvivano le speranze di molti. Anche quest’anno le prove si svolgeranno in due blocchi: una parte generale, comune a tutte le Scuole di Specializzazione e una seconda parte per ciascuna area (Medica, Chirurgica, Servizi Clinici). Le date in calendario prevedono che la prima prova si svolgerà per tutti il 19 luglio, mentre per le aree Medica, Chirurgica e Servizi Clinici le seconde prove si svolgeranno rispettivamente il 20, 21 e 22 luglio alle ore 12.

Anche quest’anno lo svolgimento delle prove per l’accesso alle scuole di Specializzazione in Medicina prevede la somministrazione di 110 quesiti a risposta multipla: 70 andranno a coprire la parte generale comune a tutti i candidati, 30 saranno specifici per ciascuna Area e i restanti 10 saranno invece determinati dalla tipologia di Scuola per cui si concorre. Rimane invariato il calcolo del punteggio che attribuisce 1 punto per risposta esatta, 0 per risposta non data e -0,30 per le risposte sbagliate. Tuttavia per i quesiti specifici di ogni Scuola la risposta esatta verrà valutata 2 punti e quelle sbagliate -0,60. Come anticipato ci sarà meno tempo per rispondere alle domande: in particolare il nuovo bando per le Scuole di Specializzazione 2016 prevede 95 minuti per la prima prova, 48 minuti per i quesiti specifici per Area e ulteriori 19 minuti per rispondere alle 10 domande specifiche per scuola. Le graduatorie infine saranno pubblicate il prossimo 11 agosto e l’ultimo scorrimento avverrà in data 26 ottobre.

FONTE: Blasting News
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07 giugno, 2016

Il dramma oncologico di Taranto, la Asl: “Futuro picco di tumori di entità impossibile da calcolare”

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“Indipendentemente dall’eventuale riduzione dell’esposizione all’inquinamento ambientale risulterà evidente ancora per molti anni l’eccesso delle patologie oncologiche nell’area a rischio”. È quanto riportato nell’aggiornamento dei dati del Registro Tumori di Taranto, pubblicati poche ore fa dall’Asl ionica, che conferma sostanzialmente che il danno causato dal disastro ambientale e sanitario nel tarantino è già fatto. I tarantini, cioè, stanno pagando e pagheranno ancora per i veleni che per oltre 50 anni l’industria siderurgica, prima di Stato e poi privata, ha riversato nella loro vita. Come spiega la dottoressa Antonia Mincuzzi, coordinatrice del Registro Tumori Asl di Taranto, “calcolare quando sia avrà il picco del numero dei malati è impossibile. Si tratta di patologie con una latenza varia, i cui fattori scatenanti sono diversi per ciascuna”. I dati aggiornati fanno riferimento agli anni 2009-2011 e parlano chiaro. Nel territorio della provincia di Taranto per alcune patologie ci si ammala molto più che nel resto d’Italia e del mezzogiorno. Come si legge nel report “si evidenziano tassi standardizzati più elevati in provincia di Taranto rispetto al pool nazionale e al pool sud per mesotelioma, carcinoma epatico, vescicale e polmonare nel sesso maschile a conferma della probabile responsabilità di esposizioni professionali”.

“Il numero di casi di mesotelioma riscontrati è tra i più alti d’Italia”, spiega a ilfattoquotidiano.it la dottoressa Mincuzzi: 99 gli uomini, 22 le donne che hanno contratto questa malattia, nella provincia di Taranto, nel periodo preso in esame. Un tasso quindi di quasi 6 uomini ogni 100mila e di 1,2 donne ogni 100mila: un dato considerato particolarmente elevato rispetto al tasso europeo di 4,3 nel sesso maschile e di 0,8 in quello femminile. I dati, però, appaiono ancora più preoccupanti se si prendono in considerazione gli operai dell’Ilva: secondo quanto affermato dalla dirigente dell’Arpa Puglia Lucia Bisceglia nel corso del processo che ha condannato in primo grado 27 ex dirigenti della fabbrica per la morte di 28 ex operai, i lavoratori del siderurgico “rischiano di morire per mesotelioma pleurico più del doppio rispetto alla media pugliese”.

I casi di tumore riscontrati nella provincia di Taranto negli anni 2009-2011 sono oltre 18mila. Per quanto riguarda la popolazione maschile, più colpita rispetto alle donne, il tumore più frequente è quello del polmone e dei bronchi (16,8 %), della prostata (16,2 %), della vescica (13,2 %), del colon e del retto (11,4 %). Come si legge nel report “si evidenziano tassi standardizzati più elevati in provincia di Taranto rispetto al pool nazionale e al pool sud per mesotelioma, carcinoma epatico, vescicale e polmonare nel sesso maschile a conferma della probabile responsabilità di esposizioni professionali”. Insomma gli uomini si ammalano al lavoro. Mentre il tumore della mammella è la tipologia più frequente tra tutti i casi di tumore individuati nella popolazione femminile: il 29,6 per cento dei tumori nelle donne, quindi, colpisce la mammella.

Ad aggravare questa situazione, anche un sistema sanitario carente. “L’assistenza – racconta la dottoressa Mincuzzi – va decisamente migliorata. Manca un reparto di chirurgia toracica. Da poco tempo abbiamo un primario che effettua interventi di chirurgia toracica, prima bisognava recarsi altrove anche per l’asportazione di un piccolo nodulo. E’ un passo in avanti, ma non basta. Così come vanno potenziati gli screening per la diagnosi del tumore alla mammella”. Il report, che sarà aggiornato nei prossimi mesi con i dati sulla sopravvivenza, conferma il quadro precedentemente disegnato dal Registro Tumori 2006-2008. Anche il periodo 2009-2011 è pieno di “record negativi”. I dati provinciali, si legge nel documento, presentano tassi più elevati rispetto al tasso del Meridione anche nei casi di “carcinoma di fegato, rene, linfoma non Hodgkin, prostata e stomaco nei maschi, mammella nelle donne, colon, melanoma, tiroide, encefalo in entrambi i sessi”. Le aree più colpite della provincia ionica restano ancora i comuni di Taranto e Statte, cioè quelli più vicini allo stabilimento siderurgico: è qui, afferma il report, che risulta necessario “porre particolare attenzione in termini di assistenza e sorveglianza ai residenti nell’area a rischio ambientale”. Un’attenzione che da tempo viene sbandierata, ma che a distanza di quattro dall’esplosione della vicenda Ilva e del disastro ambientale e sanitario del capoluogo ionico stenta ancora a dare i suoi frutti.

FONTE: Il Fatto Quotidiano
Autrice: Maria Teresa Totaro
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