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AFORISMA DEL GIORNO

25 gennaio, 2017

Cgil: “Sistema sanitario al tracollo, 40mila lavoratori in meno dal 2009”

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Blocco del turn over che dal 2009 al 2015 ha causato la perdita di 40.364 lavoratori, che arriveranno a 50mila nel 2016. In più, l’età media dei dipendenti a quota 50,1 anni, di molto superiore a quella registrata nell’intera pubblica amministrazione. I dati del report della Funzione Pubblica Cgil sullo stato del servizio sanitario analizzano la variazione dell’occupazione di un sistema che è “al tracollo” e che “si ‘impoverisce’, non solo nelle risorse economiche ma anche in quelle umane”. Rispetto al periodo considerato sono stati persi circa 8.000 medici, quasi 10.300 infermieri e 2.200 operatori di assistenza (Oss, Ota e Ausiliari) e 20mila lavoratori tecnici, riabilitativi, della prevenzione e amministrativi. Di questi, rileva la Fp Cgil, oltre 10mila nel solo 2015. E a causa di “blocco del turn over, emorragia occupazionale ed esplosione dell’età media”, aumenta il ricorso a forme di lavoro precarie.

Dai dati rielaborati dalla Fp Cgil emerge che cresce tra il 2014 e il 2015 la quota di personale non stabile (tempi determinati e formazione lavoro, interinali e co.co.co) di circa 3.500 unità per complessivi 43.763 lavoratori. Cala invece il ricorso a consulenze ma allo stesso tempo aumenta la spesa complessiva che arriva a 230 milioni di euro. In questo quadro si inserisce lo stato dei servizi ai cittadini e del finanziamento al servizio sanitario nazionale, giudicato “insufficiente e costantemente ridotto” e il bisogno dello sblocco del turn over. Cgil, Cisl e Uil hanno inoltre chiesto un incontro al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sui nuovi Lea, affinché le risorse per il loro finanziamento siano adeguate e venga costruita “una nuova governance, sulla base di indirizzi condivisi, mirata al superamento dei diversi modelli regionali oggi esistenti”.

Se l’approvazione dei nuovi Lea, “auspicata da lungo tempo”, è per la Fp Cgil “un passo avanti per avere prestazioni in linea con i bisogni dei cittadini, è necessario però rivedere le attuali organizzazioni del lavoro, in estrema sofferenza in molti territori, e fissare adeguati standard minimi di personale in maniera omogenea e uniforme su tutto il territorio nazionale, sui quali programmare coerentemente le assunzioni di personale, a prescindere dalle inevitabili specificità territoriali”. Per il sindacato “non è più possibile aspettare oltre per scongiurare l’eventualità che l’aumento delle prestazioni da garantire ai cittadini, con l’attuale scarsità di risorse complessive, arrivi a creare una effettiva selezione delle prestazioni, con il rischio concreto di non poterle garantire e non solo nell’immediato”. E si domandano se ad esempio, pensando al trattamento delle ludopatie, ci sia un “numero adeguato di personale formato” o se invece sia il caso di “pensare sin da subito ad assumere ed a programmare interventi formativi mirati?”. La Cgil sottolinea anche la necessità del superamento del blocco del turn over “per garantire servizi ai cittadini e assicurare il funzionamento dei nuovi Lea” e l’importanza di “un adeguato piano di formazione rivolto a tutto il personale del Servizio Sanitario Nazionale”.

FONTE: Il Fatto Quotidiano
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17 gennaio, 2017

AIFA ritira dalla vendita scatole "non conformi" di Paracetamolo e Metformina

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Alcuni lotti di Paracetamolo e Metformina saranno ritirati dal mercato. Ad ordinarlo è stata l’Agenzia italiana del farmaco. I lotti di Paracetamolo e Metformina da ritirare sono quelli prodotti dalla ditta Eg Spa e quelli di solo Paracetamolo della ditta Pensa Pharma. Il provvedimento si è reso necessario a seguito della notifica di allerta rapida e della dichiarazione di non conformità alle norme di Buona Fabbricazione del sito di produzione, entrambe emesse dall’agenzia portoghese.

In particolare, si tratta delle confezioni di Paracetamolo EG 16CPR 1000MG – AIC 041467111 Lotti n. 2850023A scad. Nov-17 e n. A6001 scad. Lug-19, di Paracetamolo EG 20CPR 500MG – AIC 041467034 Lotti n. 1760001F scad. Nov-18 e n. K6046 scad. Apr-21; di Paracetamolo PEN 20CPR 500MG – AIC 041432030 lotto n. K6038 – scad. 30/4/2021 e di Paracetamolo PEN 16CPR 1000MG – AIC 041432093 lotto n. M6106 – scad. 31/8/2019.

Per quanto riguarda la Metformina si tratta della specialità Metformina EG 60CPR RIV 1000MG – AIC 037040058 nei seguenti lotti: 41908 scad. mag-17; 41910 scad. mag-17; 42814 scad. lug-17; 43220V scad. ago-17; 43322 scad. ago-17; 43828 scad. set-17; 43829 scad. set-17; 44435 scad. ott-17; 44436 scad. ott-17; 51548 scad. apr-18; 51750V scad. apr-18; 53664V scad. set-18; 54969 scad. nov-18; 54970 scad. dic-18; 54971 scad. dic-18; 60376 scad. gen-19; 61081 scad. feb-19; 62389 scad. giu-19).





FONTE: Il Fatto Quotidiano
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Biblioterapia: l'ospedale che regala libro con la dimissione...

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I benefici derivanti dalla lettura di un buon libro, possono essere, a volte, per i pazienti, più efficaci delle cure tradizionali; per questo, il reparto psichiatrico dell’ospedale “Luvini” di Cittiglio ha deciso di adottare per i propri degenti il metodo della biblioterapia, con l’obiettivo anche di “umanizzare” l’ambiente ospedaliero.

Da anni, è aperta ai pazienti del reparto psichiatrico del nosocomio di Cittiglio una biblioteca che mette a disposizione numerosi libri da leggere, per rendere meno noiosa la giornata; da pochi giorni, anche allo scopo di promuovere la lettura, si è avviata anche una nuova prassi, ovvero che il libro che un paziente ha iniziato a leggere, ma che non ha ancora terminato, viene regalato al momento della dimissione dall’ospedale.

«La biblioterapia - spiega il primario Isidoro Cioffi - è un crescente movimento di opinione che si propone di difendere il libro cartaceo, oggi in crisi più che mai in un Paesecome l’Italia, in cui si legge pochissimo e dove bisognerebbe, in prima istanza, educare i bambini, fin dalla più tenera età, ad amara, apprezzare, cercare il libro come si fa con il migliore amico».

Una sorta di book therapy preventiva insomma. «Ciò costituirebbe - prosegue il primario del reparto di psichiatria di Cittiglio - una forma di prevenzione dai disagi sociali come l’abbandono scolastico, le dipendenze e la depressione in età avanzata». La book therapy nasce agli inizi del ‘900 negli Stati Uniti, dove è tutt’oggi molto diffusa, così come in Inghilterra.

«Un buon libro - aggiunge lo psichiatra Marco Piccinelli - può appagare in maniera variegata, aiutare a sentirsi capiti, meno soli, a maturare in senso psicologico e culturale, ad allargare i propri orizzonti, a superare barriere e pregiudizi, a vedere la vita da altri punti di vista». I benefici per i pazienti insomma, sono molteplici e di diversa natura, come conferma anche un’altra operatrice del reparto, la caposala Nicoletta Bezzolato, la quale sottolinea come un libro «può regalarci emozioni, relax e compagnia».

Tutti i libri della biblioteca del reparto di psichiatria dell’ospedale di Cittiglio sono frutto di generose donazioni di associazioni e semplici cittadini; i mobili della libreria, frutto anche questi di un lascito, sono stati restaurati grazie al lavoro di un gruppo riabilitativo attivato in reparto, coordinato dall’infermiere Pietro Palamara.

FONTE: La provincia di Varese.it
AUTORE: Matteo Fontana
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16 gennaio, 2017

Responsabilità medica, approvata la Legge sul rischio clinico, ecco cosa cambia

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La Legge sul rischio clinico e la responsabilità dei medici è passata al Senato. Manca adesso solo il voto favorevole della Camera, che appare scontato visto che è da lì che arriva la norma, e una delle norme fondamentali per la sanità degli ultimi anni sarà realtà. Nel testo è previsto tra l'altro che il medico che provoca un danno a un paziente per imperizia ma avrà rispettato le linee guida o le buone pratiche assistenziali, non sarà punibile penalmente per colpa. E' quanto previsto dall'articolo 6, destinato ad inserire una nuova norma nel codice penale (“Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario”), uno dei passaggi chiave del Ddl Gelli.

Della nuova norma si è discusso per mesi, tra cambiamenti e integrazioni, anche sulla base di quanto suggerito dai professionisti allo stesso Federico Gelli, deputato pisano e responsabile della sanità del Pd. Si tenta da un lato di alleggerire la responsabilità professionale e ridurre così la medicina difensiva, legata proprio al timore dei professionisti di finire davanti a un giudice, cosa che spesso li porta a sbagliare o a evitare trattamenti complessi. Dall’altro lato la legge vuole rendere più facile e veloce al paziente la possibilità di ottenere un risarcimento del danno subito in corsia. E dunque la responsabilità civile del medico diventa “extracontrattuale”, cosa che obbliga la persona che ha subito un danno in ospedale a dimostrare la colpa di chi l’ha curata, ma quella della struttura sanitaria resta “contrattuale”, e quindi in questo caso il spetta all’ospedale o alla Asl provare di non avere responsabilità. Si tratta di un modo per permettere al cittadino di rifarsi prima di tutto sul soggetto economicamente più solido, cioè la struttura pubblica.

Ma la norma prevede anche l’obbligo di tentare una conciliazione stragiudiziale prima di finire davanti a un tribunale. Questo servirebbe a rendere più brevi i tempi dei risarcimenti evitando di far partire un processo. In più, tra l’altro, si obbligano tutte le strutture sanitarie ad essere assicurate e permette al cittadino di fare un’azione diretta nei confronti della compagnia di assicurazione se non riesce ad ottenere il denaro dalla Asl. Inoltre  viene costituito un fondo di garanzia per i pazienti che si trovano davanti una società assicurativa fallita, scomparsa o che comunque non è un grado di coprire il danno.

Nel Ddl Gelli, tra l’altro, si stabilisce che la sicurezza delle cure è parte integrante del diritto alla salute e si promuove in tutte le strutture sanitarie la nascita di un centro per il rischio clinico, che valuti appunto gli errori dei professionisti e adotti politiche per prevenirli.

FONTE: Repubblica.it
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15 gennaio, 2017

Fra sei anni un vaccino contro il rinovirus, il virus del comune raffreddore

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Un ricercatore dell'università di Vienna ha brevettato un vaccino che protegge dal raffreddore, un passo potrebbe portare a una versione da mettere in commercio entro sei anni. Lo afferma l'ideatore, Rudolf Valenta, in un'intervista all'Independent.

Il sistema immunitario, spiega Valenta, che ha oltre 200 pubblicazioni sull'argomento, non riesce a combattere i rinovirus, i principali responsabili del raffreddore, perchè si concentra sul centro del virus, che è passibile di mutazioni. Al contrario il vaccino messo a punto ha come obiettivo il guscio protettivo del microrganismo, che si ancora alle mucose della bocca, del naso e della gola e nello stomaco favorendo l''aggressione', e che non varia tra i diversi ceppi. "Abbiamo preso alcuni frammenti del guscio - spiega Valenta - attaccandoli ad una proteina di trasporto. E' un principio molto vecchio, 'riprogrammare' la risposta immunitaria sull'obiettivo giusto".

La ricerca, spiega Valenta, è in fase avanzata. "Con la prima proteina che abbiamo costruito abbiamo una inibizione molto buona della malattia - afferma -, siamo convinti di essere sulla buona strada. Se riusciremo ad avere i fondi per i test clinici possiamo metterlo a punto in sei-otto anni".

FONTE: Ansa.it
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Medicina: sentenza del TAR, niente test d’ingresso a chi chiede il trasferimento dall’estero

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Novità per gli studenti che non hanno passato il test d’ingresso a Medicina: iscrivetevi all’estero in un ateneo dove il test non c’è e fate domanda di rientro alla fine del primo anno. Funziona? A certe condizioni sì, ma è meglio se per il primo anno in terra straniera scegliete un’Università all’acqua di rose. Con voti più alti la vostra posizione in graduatoria sarà migliore. Se proprio finite tra gli ultimi in graduatoria tra coloro che chiedono il trasferimento, l’arma migliore è la perseveranza: grazie a questa qualità, l’aspirante dottoressa Clarissa Mazzotta è a un passo dal trasferimento dall’Università di Kosice, Slovacchia, a quella di Brescia dopo aver vinto un ricorso al Tar - il secondo, in verità - contro l’ateneo bresciano. Dopo tre anni di battaglia legale potrà presentare il suo piano di studi e prendere il posto di uno studente che 24 mesi fa ha rinunciato. Tutto senza aver passato il test e nonostante per il trasferimento ci fossero studenti più «meritevoli».

Già in passato i giudici si erano espressi in modo simile, e anche le toghe del Tar di Brescia confermano che il superamento del test d’ingresso non è necessario per gli anni di Università successivi al primo. E se il corso è a numero chiuso come Medicina? Per evitare «l’aggiramento del numero chiuso e salvaguardare la qualità dell’istruzione», chi fa domanda di trasferimento dall’estero può sperare in un rientro in Italia solo se ci sono posti vacanti a causa di rinunce e abbandoni. C’è sempre chi passa il test e cambia idea, e a questo punto l’Università deve stilare una graduatoria di chi chiede il trasferimento (anche da Università italiane) con una «griglia di ponderazione degli esami sostenuti e relativi crediti formativi», poi i più meritevoli ottengono l’ammissione al corso. Il caso di Clarissa Mazzotta è andato ancora più in là: il 21 agosto 2013 la giovane ha chiesto il trasferimento dopo il primo anno a Kosice e l’Università ha stoppato il trasferimento perché la ragazza era stata bocciata un anno prima al test d’ingresso. Grazie a una vittoria al Tar, però, l’Università è stata obbligata a esaminare la sua domanda per prendere un posto vacante nel corso 2013-2014. I posti liberi erano tre e, nonostante il curriculum conseguito a Kosice, la giovane era finita in dodicesima posizione dopo l’esaminazione del Consiglio del Corso di Medicina. Colpo di scena: uno studente trentino primo in graduatoria dopo un anno da fenomeno alla Sapienza di Roma, rinuncia al trasferimento a Brescia per motivi personali. Il suo posto vacante viene conteggiato dall’Ateneo per l’anno 2014-2015 perché gli «esclusi» non sono abbastanza meritevoli ma Mazzotta fa ricorso: se lo studente trentino rinuncia, vuol dire che a Medicina per quell’anno è rimasto un posto libero e questo deve essere assegnato agli esclusi della graduatoria.

Il Tar scrive: «Se in un anno accademico l’Università non utilizza pienamente le proprie risorse formative danneggiando uno studente, a questo deve essere concessa un’opportunità identica negli anni successivi». Lei è sì dodicesima, ma nessun altro alza la voce con l’Università e in lizza resta solo lei. Per il Tar, che dà torto all’Università: «In graduatoria c’erano studenti più meritevoli ma Mazzotta è stata l’unica a non prestare acquiescenza e può rivendicare il posto». Che succede ora? Nei prossimi 30 giorni Mazzotta potrà presentare il suo percorso di studi all’Università ed è l’unica candidata in lizza. L’unica condizione? «Il curriculum deve essere adeguato e consentirle di seguire utilmente le lezioni dell’anno in corso». Se così non sarà, la perseverante giovane che tentò il test d’ingresso nel 2012-2013, potrà studiare Medicina a Brescia solo dal prossimo anno: il 2017-2018.





FONTE: Corriere.it

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14 gennaio, 2017

La mappa mondiale della medicina "inappropriata", in Italia uso eccessivo di antibiotici e procedure diagnostiche invasive

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Troppi farmaci e procedure inutili da una parte, mancato accesso a terapie ed esami salvavita dall'altra, con l'aggravante che i fenomeni si presentano magari nello stesso paese o addirittura nello stesso ospedale. A fare la mappa della medicina 'sbagliata' è una serie speciale della rivista Lancet realizzata insieme al Lown Institute di Boston, con una serie di articoli scritti da 27 esperti internazionali, da cui emerge che un quarto del volume delle prestazioni sanitarie è inappropriato per qualche motivo. Dagli articoli emergono diversi esempi, dai 500mila casi di tumore della tiroide che subiscono un eccesso di trattamento ai sei milioni di cesarei di troppo, metà dei quali in Cina e Brasile, al 26% di sostituzioni dell'anca inutili in Spagna. Per l'Italia viene citato ad esempio il fatto che il 22% delle angioplastiche e il 30% delle angiografie sono inappropriate, o che il 9% dei bambini ricoverati per diarrea riceve antibiotici inutili, o ancora un uso eccessivo delle endoscopie, comune a tutto il mondo occidentale con tassi che vanno dal 16 al 33% dei casi. "Quello che viene fuori da queste ricerche è che il problema riguarda tutti i paesi, non ci sono primi della classe - sottolinea Andrea Gardini del consiglio direttivo di Slow Medicine, che ha partecipato alla stesura -. In Italia abbiamo senz'altro il problema dell'uso eccessivo di antibiotici, come anche di alcune procedure radiologiche, mentre il dato sulle angioplastiche va un po' ponderato, sebbene sia emerso che siamo sopra la media degli altri paesi. Bisogna dire che in Italia la federazione degli ordini dei Medici e il collegio degli infermieri hanno iniziato ad occuparsi del problema, ma ancora molto c'è da fare". Fra le procedure sottoutilizzate ci sono l'uso di steroidi in gravidanza per ridurre il rischio di morte pretermine, ma anche il mancato accesso a farmaci salvavita come quelli per alcuni tumori o, in Africa, per l'Hiv. "Le terapie inappropriate sono un fenomeno comune - scrivono gli autori - i medici continuano a sottoutilizzare interventi semplici o economici, e ad utilizzare eccessivamente procedure inefficaci ma più note, lucrose o convenienti, nonostante i potenziali danni per i pazienti.
Questi due problemi si possono trovare contemporaneamente nello stesso paese, struttura sanitaria o addirittura paziente".

La soluzione, aggiunge Gardini, sta nel ritrovare il rapporto medico-paziente, con quest'ultimo che dovrebbe chiedere sempre se un determinato trattamento può portare ad effettivi benefici. "La proposta che sta venendo fuori è di garantire che ci sia una attenzione importante alla relazione fra medico e paziente, nel senso che la pressione che spesso viene dal paziente di fare un esame o una terapia va discussa con il medico, anche perchè molti degli esami possono anche fare del male. Bisogna ristabilire un dialogo e un'alleanza, anche i medici sono non felici di fare prescrizioni e basta, devono avere un ruolo più attivo. L'alleanza è essenziale per costruire un rapporto di fiducia che porti a una cura più giusta".
  
FONTE: Ansa.it
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La nuova responsabilità medica: ecco tutte le novità in vigore da Febbraio 2017

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Sarà legge entro febbraio il nuovo testo sul ddl Gelli in tema di responsabilità sanitaria. La riforma ha previsto una maggiore garanzia di trasparenza per gli utenti vittime di errori in ambito sanitario, maggiori tutele anche per i medici coinvolti. Ciò anche al fine di evitare le condotte tendenzialmente omissive tenute da parte dei medici per situazioni molto a rischio e presumibilmente compromettenti (c.d. medicina difensiva negativa), oppure trattamenti non necessari se non in funzione di una paventata linea difensiva ma comportanti dei costi superflui ed ingiustificati per il servizio sanitario (c.d. medicina difensiva positiva).

Ecco una serie di novità: innanzitutto viene ridimensionato espressamente il titolo di responsabilità e viene stabilita espressamente la natura extracontrattuale della responsabilità del medico verso il paziente. Tale svolta non è di poco conto dacché ricadrà sul paziente danneggiato il gravoso onere di dimostrare la “colpa” del medico.

Viene introdotto l’ art. 590-sexies c.p. (responsabilità penale del medico), con espressa esclusione della colpa in caso di morte o lesione personale del paziente laddove siano state osservate le linee guida od in subordine le “buone pratiche clinico assistenziali”. Di conseguenza è stato abrogato l’art. 3 co. 1 della legge 189/2012 in base al quale il medico non rispondeva penalmente per colpa lieve.

Per la responsabilità civile viene definitivamente introdotto un doppio binario: responsabilità del medico e della struttura sanitaria. Il medico (che operi in struttura privata o pubblica) potrà rispondere solo in base all’art. 2043 del cod. civ. (responsabilità extra-contrattuale), salvo che il comportamento lesivo sia stato determinato dall’adempimento di una obbligazione contrattualmente assunta con il paziente. Il paziente avrà il gravoso onere di dimostrare l’evento (la lesione), la causa della lesione (colpa del medico) ed il nesso di causalità tra la condotta del medico e l’evento.

La struttura sanitaria (pubblica o privata) invece risponderà a titolo di responsabilità contrattuale, trattandosi del cd. contratto atipico di spedalità che include una serie di prestazioni in favore del paziente e che sorge nel momento in cui questi è accettato nella struttura ospedaliera e dal quale derivano particolari obblighi a carico dell’ente e dei suoi ausiliari. In tal caso il paziente per agire nei confronti della struttura dovrà semplicemente allegare il danno subito, di conseguenza sarà la struttura a dover dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie per evitare il danno.
Obbligo di assicurazione e fondo di garanzia

Viene introdotto l’obbligo per tutte le strutture sanitarie di munirsi di polizza assicurativa. L'utente potrà agire direttamente nei confronti dell’assicurazione per richiedere il ristoro dei danni subiti (azione diretta). Tale obbligo si estende anche alle professioni esercitate intramoenia in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale. La polizza dovrà essere operativa per ulteriori dieci anni successivi alla cessazione della professione del medico (cd. ultrattività).

Viene anche istituito un fondo di garanzia a tutela degli interessi generali dei pazienti: il fondo risarcirà i danni in quei casi in cui gli importi eccedano i massimali coperti dalle polizze stipulate dalle strutture sanitarie o dal medico, oppure in caso di insolvenza della compagnia assicuratrice. Il fondo è alimentato con i contributi obbligatori annuali versati dalle compagnie autorizzate all'esercizio dell’assicurazione per i rischi derivanti da responsabilità sanitaria.
La conciliazione stragiudiziale

Per tutte le controversie riguardanti i casi di responsabilità medica ed a scopo deflattivo del contenzioso è stato introdotto il necessario preventivo esperimento del tentativo di conciliazione pena l’improcedibilità dell’azione giudiziaria.


FONTE: Ansa.it
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Il Governo cambia i LEA e impone aumento della prevenzione: vaccini gratis e senza ticket per bimbi e anziani

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«Con il nuovo Piano nazionale vaccini, collegato ai Livelli essenziali di assistenza, i vaccini saranno gratis per tutti e senza pagamento del ticket, perché i vaccini non sono da considerarsi una cura ma attengono alla prevenzione collettiva della popolazione». Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha anticipato la prossima entrata in vigore del documento che regolamenta l’offerta vaccinale in Italia. Il Piano vaccini, allegato al decreto sui Livelli essenziali di assistenza firmato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, arriverà giovedì in Conferenza Stato-Regioni, ultimo passo per l’approvazione definitiva. «Un passaggio tecnico, ma comunque necessario, che non prevederà rallentamenti dell’iter di entrata in vigore - ha spiegato Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità del Piemonte e coordinatore degli assessori regionali alla Sanità -. Solleciteremo tutti un veloce via libera, perché si tratta di una grande occasione per i cittadini».

Il Piano, finanziato con 100 milioni di euro per il 2017, 127 milioni per il 2018 e 186 milioni per il 2019, prevede la somministrazione gratuita ai bambini dei vaccini contro il meningococco B, la varicella, il rotavirus e l’epatite A, l’estensione agli adolescenti maschi del vaccino contro il papilloma virus e ai 65enni di quelli contro pneumococco ed Herpes Zoster. Il documento aveva avuto un primo via libera di massima, insieme a tutto il pacchetto dei Livelli essenziali di assistenza, dalla Conferenza Stato-Regioni il 7 settembre. Ma, come citava l’accordo siglato allora, «si dovrà prevedere in sede di successiva intesa Stato-Regioni sul Piano, una tempistica sull’attuazione triennale». Di fatto, chiarisce Saitta «prima di esser trasmesso alle singole Regioni, dovrà avere un via libera definitivo relativo alla sua articolazione. Era infatti stato concepito e strutturato sul biennio 2016-18, ma visto che entra in vigore con un anno di ritardo, anche i previsti obiettivi di copertura vaccinale vanno aggiornati sul triennio 2017-19».

Nel dettaglio, nei nuovi Livelli essenziali di assistenza sono stati introdotti i seguenti vaccini, che saranno dunque somministrati gratuitamente alle categorie indicate una volta approvato il Piano vaccinale:
1) meningococco B, rotavirus e varicella per i nuovi nati;
2) Hpv nei maschi undicenni;
3) meningococco tetravalente (A, C, W, Y135) e richiamo anti-polio negli adolescenti;
4) pneumococco ed Herpes Zoster nei sessantacinquenni.
Tutti questi vaccini saranno gratuiti, senza pagamento di alcun ticket.
Di conseguenza:
1) i nuovi nati avranno diritto a: cicli di base ed eventuali successivi richiami di vaccino per la prevenzione di difterite, tetano, pertosse, epatite B, polio, Haemophilus influenzae tipo b, pneumococco, meningococco B, rotavirus, morbillo, parotite, rosolia, varicella, meningococco C;
2) gli adolescenti: vaccino anti-meningococco tetravalente (A, C, W, Y135) e vaccino anti-Hpv;
3) i soggetti di età uguale o superiore a 65 anni: vaccino anti-influenzale;
4) i soggetti di età pari a 65 anni: vaccino anti-pneumococco e vaccino anti-Zoster.
Tra gli obiettivi del nuovo Piano vaccinale mantenere lo stato polio-free e raggiungere lo stato morbillo-free e rosolia-free.


FONTE: Ansa.it e Corriere.it
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