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AFORISMA DEL GIORNO

23 dicembre, 2017

Giovani in fuga dall'ospizio "Italia"

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Trentottomila mila giovani adulti, il 28,5% dei quali laureati, nel 2016 hanno abbandonato l’Italia secondo quanto ci racconta Istat. Questo dato, che fa riferimento alla classe d’età dei 25-39enni, è solo la punta di un iceberg sul quale la nostra già periclitante demografia rischia di andare a sbattere, affrettando quella trasformazione dell’Italia in un gigantesco ospizio a cielo aperto, visto che sempre nel 2016 i dati Istat ci dicono che sono nati circa 12 mila bambini in meno.

Non riesco a dar torto a questi emigranti italiani per la semplice ragione che molto probabilmente là fuori troveranno quello che qui non c’è: un lavoro decente, quindi, ma soprattutto le grandi assenti nel nostro paese: le opportunità. Una constatazione che sembra ormai diffusa nel nostro paese, visto che Istat nota con un certo sconcerto che il saldo demografico dei residenti, ossia la differenza fra gli italiani che rientrano dall’estero e quelli che si cancellano dall’anagrafe per andare all’estero, è in costante peggioramento da dieci anni, passando da praticamente zero a  80 mila.

Per essere ancora più precisi, “sono 81 mila gli emigrati italiani con più di 24 anni nel corso del 2016, l’11% in più rispetto all’anno precedente. Di questi, quasi 25mila posseggono la laurea (31%)”. Parliamo quindi di tutte le classi di età superiori ai 24 anni. Complessivamente gli italiani finiti all’estero sono stati 115 mila, il 73% del totale delle emigrazioni dall’Italia per l’estero. “Il numero degli emigrati italiani si è più che triplicato rispetto a dieci anni prima passando da 36mila del 2007 a 115mila del 2016. Le immigrazioni, d’altro canto, interessano i nostri connazionali solo nel 13% dei casi (38mila). I due flussi danno origine così a un saldo migratorio dei soli cittadini italiani di -77mila unità”. Quanto alle destinazioni, il 2016 è stato l’anno del Regno Unito, probabilmente perché molti hanno pensato di farsi registrare laggiù nel timore che la Brexit chiudesse i cancelli di accesso. Ma poi rimangono le destinazioni classiche, nell’ordine la Germania, la Svizzera e la Francia, con la Spagna a chiudere la classifica dei principali paesi di arrivo. Quanto alle regioni di provenienza, si segnalano i movimenti migratori di confine, ossia dalle regioni del nord verso i paesi limitrofi, e poi dalla Sicilia. È interessante poi osservare che la voglia di stare in Italia scema anche fra gli stranieri.

Arrivano meno persone dall’estero, mentre aumentano sempre più le emigrazioni, in gran parte di italiani, come abbiamo visto. Tutto ciò rende vagamente surreale il nostro dibattito sull’immigrazione e soprattutto non fa altro che peggiorare la nostra piramide demografica, ormai sempre più sbilanciata verso la cima (gli anziani) a scapito della base (i giovani). A fronte di questi numeri è più che legittimo chiedersi quanto il leggero miglioramento della disoccupazione giovanile, registrato sempre da Istat negli ultimi dati tendenziali di ottobre relativi al mercato del lavoro in ottobre, dipenda dall’emigrazione piuttosto che dal miglioramento del mercato del lavoro. Cancellarsi dall’anagrafe italiana porta con sé anche la cancellazione dalle liste di disoccupazione, evidentemente.

Ma aldilà di questa circostanza, è facile comprendere questi giovani più o meno adulti e istruiti che hanno la (s)ventura di  esser nati in un paese che ormai, per evidenti ragioni di senilità incipiente, volge la sua attenzione alla popolazione anziana assai più che a quelli che lo diventeranno. Basta ricordare l’ossessione nazionale per le pensioni, che anche in occasione della ultima legge di bilancio ha dato ampia prova di sé.  E’ sufficiente un semplice esperimento per verificarlo. La voce “pensioni”, ricercata in una agenzia di stampa nell’arco di tempo 1 novembre/1 dicembre, ha originato 920 record . La voce “lavoro giovani” più o meno la metà, circa 500. La voce bebé 217. Per quanto rudimentale, questo metodo consente di misurare l’attenzione della stampa e della politica su questi argomenti in occasione del Grande Dibattito che si sta consumando sulla manovra finanziaria. E se andiamo a vedere gli stanziamenti osserviamo anche come questa differenza si replichi nelle risorse che queste categorie mobilitano. L’ennesima riforma delle pensioni, che allarga la platea dell’Ape social, costerà circa 250 milioni in più di spesa pensionistica fino al 2020. Costi che certo non si esauriscono in un triennio. Al contrario durerà solo un triennio il bonus bebé per il quale sono pure stati notevolmente ridotti i fondi. Ciò a fronte di una situazione di grave denatalità.

Ce n’è abbastanza per capire chi decida di tentare la fortuna fuori dall’ospizio Italia. Si comprende un po’ meno come sia possibile che tutto ciò non susciti granché attenzione: nel migliore dei casi, una rassegnata alzata di spalle.

FONTE: Il Sole 24 Ore
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15 dicembre, 2017

Internet, 8,8 milioni di italiani vittime di "fake news" sanitarie

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Internet è pieno di notizie false. Un problema che riguarda anche la salute.  Come conferma uno studio del Censis, realizzata con Assosalute, sempre più italiani sono vittime di fake news. Secondo i dati presentati circa 8,8 milioni di persone hanno trovato sul web informazioni mediche sbagliate, in tutto il corso dell'anno: studenti, anziani ma soprattutto 3,5 milioni di genitori che senza il parere del medico si sono fidati di quanto hanno letto su internet.

Il web è fonte d'informazione per oltre 15 milioni di persone in Italia.Tra questi il 17% consulta siti generici, il 2,4% i social network e solo il 6% siti istituzionali. Un dato importante della ricerca dimostra, però, che oltre il 69% degli italiani vorrebbe trovare informazioni certificate da esperti. Una richiesta che, come sostiene Marco Cossolo di Federfarma, potrebbe rigurdare il ruolo del farmacista, figura chiave nel rapporto tra medico e paziente. Secondo l'associazione di categoria, infatti,  "il rapporto tra internet, social e negozio fisico potrebbe essere  rinnovato per confutare le notizie false in circolazione".

L'importanza del ruolo di questa professione lo dimostra il fatto che sempre più italiani decidono di curare piccoli disturbi come gastriti, mal di testa e influenza con un'autodiagnosi. Nonostante ciò, nel nostro Paese spendiamo in farmaci da banco il 39% in meno rispetto alla media europea. Un consiglio, per curarsi nel modo adegiato, potrebbe venire proprio dai farmacisti che utilizzando il web promuoverebbero un'informazione corretta verso quanti finora erano caduti nella trappola delle fake news.

FONTE: TgCom24
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14 dicembre, 2017

Biotestamento, via libera dal Senato per la nuova Legge, tutte le novità

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Via libera dall'Aula del Senato al provvedimento sul biotestamento. I sì sono stati 180, 71 i no e 6 astenuti. Il testo diventa legge. Un grande applauso si è levato dall'Aula. Viene così riconosciuto, tra le altre cose presenti nel testo, il diritto del paziente a rifiutare le cure.

Grazie alla legge appena promulgata, Ogni persona maggiorenne in previsione di una futura malattia che la renda incapace di autodeterminarsi può, attraverso le Dat, le disposizioni anticipate di trattamento, esprimere le proprie preferenze sui trattamenti sanitari, accettare o rifiutare terapie e trattamenti, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.

Queste le novità

CONSENSO INFORMATO - La legge stabilisce che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata. Il consenso informato tra medico e paziente è espresso in forma scritta o, nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo consentano, attraverso videoregistrazione o dispositivi che consentano alla persona con disabilità di comunicare. Il consenso informato può essere revocato anche quando la revoca comporti l'interruzione del trattamento, incluse la nutrizione e l'idratazione artificiali che, viene specificato nel testo, 'sono trattamenti sanitari', in quanto 'somministrati su prescrizione medica di nutrienti mediante dispositivi sanitari'.

ASSISTENZA PSICOLOGICA - Il medico, se il paziente rifiuta o rinuncia a trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, gli prospetta le conseguenze della decisione e le possibili alternative ed è tenuto a promuovere ogni azione di sostegno al paziente, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica.

POSSIBILE OBIEZIONE DI COSCIENZA MA OSPEDALE DEVE GARANTIRE ATTUAZIONE DAT - Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilita' civile o penale. Il paziente non puo' esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali. A fronte di tali richieste il medico non ha obblighi professionali quindi può rifiutarsi di dare corso alle Dat, tuttavia ogni azienda sanitaria pubblica o privata anche cattolica garantisce la piena e corretta attuazione dei principi della legge sul biotestamento.

DIVIETO DI ACCANIMENTO TERAPEUTICO - Nel caso di paziente con prognosi infausta a breve termine o di imminenza di morte, il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili o sproporzionati.

TERAPIA DEL DOLORE E SEDAZIONE PALLIATIVA PROFONDA - Il medico, avvalendosi di mezzi appropriati allo stato del paziente, deve adoperarsi per alleviarne le sofferenze, anche in caso di rifiuto o di revoca del consenso al trattamento sanitario indicato dal medico. A tal fine, e' sempre garantita un'appropriata terapia del dolore, con il coinvolgimento del medico di medicina generale e l'erogazione delle cure palliative In presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari, il medico puo' ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua in associazione con la terapia del dolore, con il consenso del paziente. Il ricorso alla sedazione palliativa profonda continua o il rifiuto della stessa sono motivati e sono annotati nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico.

MINORI - Il consenso informato al trattamento sanitario del minore è espresso o rifiutato dai genitori o dal tutore tenendo conto della volonta' della persona minore, in relazione alla sua eta' e al suo grado di maturità e avendo come scopo la tutela della salute psicofisica e della vita del minore. La persona minore o incapace ha diritto alla valorizzazione delle proprie capacita' di comprensione e di decisione. Deve ricevere informazioni sulle scelte relative alla propria salute in modo consono alle sue capacità per essere messa nella condizione di esprimere la sua volontà. Nel caso in cui il rappresentante legale della persona interdetta o inabilitata oppure l'amministratore di sostegno, in assenza delle disposizioni anticipate di trattamento (DAT) o il rappresentante legale della persona minore rifiuti le cure proposte e il medico ritenga invece che queste siano appropriate e necessarie, la decisione è rimessa al giudice tutelare.

DAT - Ogni persona maggiorenne, capace di intendere e di volere, in previsione di una eventuale futura incapacità di autodeterminarsi può, attraverso disposizioni anticipate di trattamento, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonche' il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.

FIDUCIARIO - Chi sottoscrive le Dat indica una persona di sua fiducia ('fiduciario) che ne faccia le veci e lo rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie. Il fiduciario deve essere una persona maggiorenne, capace di intendere e di volere. Il fiduciario può rinunciare alla nomina con atto scritto. L'incarico del fiduciario può essere revocato. Al fiduciario e' rilasciata una copia delle Dat. Nel caso in cui le Dat non contengano l'indicazione del fiduciario o questi vi abbia rinunciato o sia deceduto o sia divenuto incapace le Dat mantengono efficiacia in merito alle convinzioni e preferenze del disponente. In caso di necessità, il giudice tutelare provvede alla nomina di un amministratore di sostegno

DAT DISATTESE IN CASO DI NUOVE TERAPIE - Il medico è tenuto al rispetto delle DAT le quali possono essere disattese, in tutto o in parte, dal medico, in accordo con il fiduciario, qualora le Dat appaiano palesemente incongrue o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente ovvero sussistano terapie non prevedibili all'atto della sottoscrizione capaci di offrire concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di vita.

REGISTRO REGIONALE DELLE DAT - Le regioni che adottano modalità telematiche di gestione dei dati del singolo iscritto al Servizio sanitario nazionale possono regolamentare la raccolta di copia delle Dat, compresa l'indicazione del fiduciario, e il loro inserimento nella banca dati, lasciando comunque al firmatario la libertà di scegliere se darne copia o indicare dove esse siano reperibili.

NIENTE BOLLO E TASSE SULLE DAT - Le Dat devono essere redatte per atto pubblico o per scrittura privata autenticata o per scrittura privata consegnata dal disponente presso l'ufficio di stato civile del suo comune di residenza che provvede a inserirlo in un registro dove istituito o presso la struttura sanitaria che poi la trasmette alla regione. Le Dat tuttavia sono esenti dall'obbligo di registrazione, dall'imposta di bollo e da qualsiasi altro tributo, imposta, diritto e tassa. Le Dat possono essere revocate con dichiarazione verbale raccolta o videoregistrata da un medico con l'assistenza di due testimoni in casi di emergenza e urgenza.

DAT VIDEOREGISTRATE - Nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo consentano, possono essere espresse attraverso videoregistrazione o dispositivi che consentano alla persona con disabilità di comunicare. Con le stesse modalità sono rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento.

PIANIFICAZIONE CONDIVISA DELLE CURE - Rispetto all'evolversi delle conseguenze di una patologia cronica e invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta, può essere realizzata una pianificazione delle cure condivisa tra il paziente e il medico, alla quale il medico è tenuto ad attenersi qualora il paziente venga a trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso o in una condizione di incapacità. Anche in questo caso può essere indicato un fiduciario. L'atto di pianificazione delle cure può essere aggiornata al progressivo evolversi della malattia su richiesta del paziente o su suggerimento del medico.

FONTE: TgCom24
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Inghilterra, arrestato chirurgo che incideva il proprio nome sugli organi trapiantati

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Passava per uno dei migliori chirurghi dell'ospedale universitario Queen Elizabeth di Birmingham, in Gran Bretagna, e solo per caso, nel 2013, fu scoperto il suo "vezzo": il medico, infatti, lasciava le sue iniziali - SB - sul fegato che trapiantava. Il chirurgo-zorro, come era stato ribattezzato dalla stampa britannica Simon Bramhall, 53 anni, davanti al giudice ha ammesso le sue responsabilità. Due gli episodi dei quali risponderà risalenti al periodo da febbraio ad agosto 2013: la sentenza arriverà a gennaio.

Il chirurgo-zorro ha lavorato per 12 anni al Queen Elizabeth Hospital, fino alla sua sospensione nel 2013. Nel maggio 2014 presentò le sue dimissioni, ammettendo davanti a una commissione disciplinare, "l'errore".

Difficile stabilire quante volte il dottore abbia lasciato il "segno". Esperti chiamati a relazionare al processo hanno confermato che l'uso, seppur improprio, del gas argon non è ritenuto dannoso per l'organo e che normalmente i segni scompaiono.

Simon Bramhall usava gas argon, solitamente impiegato negli interventi per cicatrizzare, per lasciare, invece, la sua "firma". Il segno identificativo fu scoperto da un collega, che intervenne durante un'altra operazione su un suo paziente "marchiato".

La sua difesa punta sul fatto che l'uomo non fosse solo mentre operava e che quindi il tutto sia avvenuto "in presenza di colleghi". Per l'accusa, invece, le azioni del medico sono state eseguite "con un disprezzo per i sentimenti dei pazienti incoscienti".

FONTE: TgCom24
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11 dicembre, 2017

Martedi 11 dicembre sciopero nazionale medici: "Problemi gravi nel settore sanitario, governo tratta SSN come bancomat"

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I medici denunciano: la sanità pubblica è al collasso eppure continua ad esser usata come bancomat dal governo che anno dopo anno sottrae finanziamenti al settore. Per questo i camici bianchi incroceranno le braccia per 24 ore martedì 12 dicembre. Come sempre saranno garantite le urgenze ma i disagi saranno tantissimi, a cominciare dall'annullamento di migliaia di interventi programmati che salteranno in conseguenza dell'adesione allo sciopero anche degli anestesisti rianimatori, in prima fila sulle barricate della protesta. Un vero e proprio black out di 24 ore al quale hanno aderito tutte le principali organizzazioni di categoria (Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Fvm, Fassid, Cisl medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Uil Fpl) che insieme presidieranno con un sit-in il ministero dell'Economia.

Nei prossimi 5 anni 35.000 medici dipendenti del ssn verranno pensionati. Con il turn over a singhiozzo si prevede una carenza di circa mille medici all'anno nelle varie specializzazioni. Ma la carenza di personale non è l'unico problema come spiega Antonio Vergallo, presidente degli Anestesisti «Non si tratta solo di un problema di assunzioni ma della mancanza di specialisti a disposizione a causa di una annosa e miserrima pianificazione dei fabbisogni. - denuncia Vergallo- Eppure abbiamo assistito pochi mesi fa all' annuncio trionfante dell'inserimento della partoanalgesia nei Lea: pura utopia, come avevamo preannunciato. Come si possono aggiungere servizi quando per coprire quelli già esistenti ed essenziali siamo costretti a centinaia di ore di lavoro a fondo perduto?»
Gli anestesisti denunciano la mancata assunzione di personale specializzato e l'abuso da parte delle strutture sanitarie pubbliche della pratica degli appalti dei servizi «a cooperative che utilizzano medici low cost». Prassi, assicurano ormai diffusa in diverse aziende ospedaliere. Inoltre, denuncia ancora Vergallo: «questo sciopero è l'occasione per mettere a nudo la sostituzione dei medici specialisti con medici in formazione, gli specializzandi». Un fenomeno che viene tacitamente accettato e che si configura, insiste Vergallo, come «una vera e propria truffa ai danni di tutti, professionisti e cittadini».

Nel mirino del sindacato della dirigenza medica, Anaao Assomed, la legge di Bilancio. Inconcepibile che «in una manovra da 20 miliardi, di cui 12 sono rappresentati da bonus di ogni tipo» il governo non riesca a trovare le risorse da destinare al personale del settore sempre più scarso e anziano.

FONTE: Il Giornale
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08 dicembre, 2017

Salute, ansia e stress da lavoro al terzo posto fra le principali fonti di preoccupazione degli italiani

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Tormentati dall’ansia e dallo stress, legati soprattutto al lavoro, e impensieriti dalle malattie, gli italiani mettono la salute fra le loro preoccupazioni principali. Subito dopo le paure legate al terrorismo (47%) e alla precarietà del lavoro (43% che sale al 49% per i Millennials) c’è il timore di contrarre una malattia grave (41%), la diffusione di pandemie (36%) o più in generale di soffrire di salute precaria. La preoccupazione di non stare bene impensierisce più dell’instabilità finanziaria globale (26%) e del cambiamento climatico (23%). E a completare il quadro un italiano su tre pensa che il proprio stato di salute non sia “buono” ma solamente “medio”. È il ritratto che emerge dalla Consumer Attitude Survey, indagine realizzata dal gruppo assicurativo Aviva e condotta da Ipsos Mori sulla percezione della salute in 14 Paesi (Italia, Stati Uniti, Canada, Irlanda, Regno Unito, Francia, Spagna, Polonia, Turchia, Cina, India, Hong Kong, Singapore e Indonesia).

Sono i malanni “fisici”, ma anche disturbi come ansia e stress che impensieriscono gli italiani. Il 40% ne ha sofferto nelle ultime quattro settimane, percentuale superata solo dagli indiani che arrivano al 60%. E la situazione è peggiorata nel 2017 rispetto al 2016, sia in Italia che negli altri Paesi.

Le cause? Il lavoro, dicono 2 italiani su 5.  Un malessere testimoniato anche dal fatto che c’è una fetta ampia, il 26%, che dichiara di non riuscire a staccare la spina quando non è in ufficio. Lo stress è però provocato soprattutto dall’insicurezza lavorativa, che tocca tutte le fasce di età ma per quasi la metà dei Millennials è la preoccupazione principale.

Il sogno degi italiani, in tema di salute, per i prossimi dodici mesi è proprio liberarsi dall’ansia, dallo stress e dalla depressione (33%) e dormire meglio (28%), più ancora che perdere peso e migliorare la propria forma fisica (25%).

Per quanto riguarda le cure, gli italiani le cercano online. Quando si sentono malati, prima ancora di rivolgersi ai medici, navigano in rete per informarsi su sintomi e patologie. Una propensione all’autodiagnosi online in cui ci superano solo turchi e indonesiani (rispettivamente 42 e 48%) e che ci accomuna agli irlandesi (39%). Ma per la propensione a leggere sui forum e social media le esperienze di altre persone con gli stessi sintomi e disturbi gli italiani detengono il primato.

Un ultimo dato riguarda le assicurazioni: a fronte di un’attenzione elevata sul fronte della salute meno di uno su dieci dei partecipanti al sondaggio di Aviva ha dichiarato di avere un prodotto assicurativo dedicato.

AUTRICE: Monica Zunino
FONTE: Repubblica.it
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07 dicembre, 2017

Quali prospettive lavorative per un medico neolaureato?

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Questo articolo vuole riassumere il panorama lavorativo attuale per un medico neolaureato e neo abilitato. L’ABILITAZIONE è infatti una condizione fondamentale per poter accedere al mercato del lavoro. Attualmente, il percorso di abilitazione è composto da tre mesi di tirocinio ripartiti in 1 mese in uno studio di un medico di medicina generale, 1 mese in un reparto ospedaliero appartenente all’area di medicina interna e 1 mese in un reparto appartenente all’area della medicina chirurgica. Ogni medico di riferimento esprime un giudizio finale in 30/30, per un totale di 90 punti. Al termine di questi tre mesi, vi è la prova scritta con un duplice test per un totale di 180 domande a risposta multipla, sull’area delle materie della preclinica e della clinica. L’esame viene svolto in due sessioni distinte ogni anno, in caso di fallimento della prova scritta è possibile ritentare l’esame scritto, mantenendo intatto il voto del periodo del tirocinio, nella sessione successiva. Una volta superata la difficile fase dell’abilitazione, avviene l’iscrizione all’Ordine dei Medici, dove è necessario adempiere annualmente ad una serie di costi (Iscrizione annuale all’Ordine, Quota fissa A Enpam variabile in base all’età di laurea e quota B variabile in base al reddito). La quota A va pagata indipendentemente dalla possibilità o meno di generare reddito. Non è possibile alcuna gestione previdenziale separata, pena l’esclusione dall’Ordine.

Al di là dei due concorsi nazionali (Specializzazione e Medicina Generale), le opportunità di lavoro sono poche e molto precarie. Proviamo comunque a riassumere il panorama che si trova di fronte un medico neo laureato, nella speranza che questo articolo possa rappresentare una guida per riordinare le idee. 

CONCORSO DI SPECIALIZZAZIONE: bandito una sola volta ogni anno, negli scorsi anni a Luglio mentre da quest’anno in poi si terrà a fine Novembre. Le regole del bando cambiano di anno in anno, spesso sulla base dell’influenza esercitata sia da vari “sindacati improvvisati” (cioè concorsisti che si auto-eleggono sui social come rappresentanti di tutti i restanti neolaureati concorsisti e che, come accaduto quest’anno, “manipolano” i social più conosciuti per poter trarre “consenso popolare” al fine di proporre al Miur/Ministero i cosiddetti "dossier", cioè una raccolta di modifiche per influenzare il concorso), sia dalle scuole private di preparazione (che spesso dialogano con i membri di questi “sindacati"). Attualmente, stando al bando di quest'anno, la graduatoria è nazionale e totalmente integrale. Il test è sostenuto in un unico giorno (e non più su tre giorni), al pomeriggio (e non più al mattino), con un totale di 140 domande su tutte le materie dei sei anni di medicina. Il Ministero ha imposto che non debba esistere alcuna bibliografia ufficiale su cui preparare il concorso: eventuali domande "sbagliate", cioè con risposte palesemente errate ma date come giuste dal Miur, possono essere segnalate nei giorni successivi al concorso, ma questo giusto per finalità statistiche, poichè la graduatoria non varia. Da quest’anno il test è strutturato su “casi clinici concatenati”, sullo stile del concorso spagnolo (casualmente le due più importanti scuole private italiane nascono proprio come ramo delle analoghe società spagnole). Il test si svolge da quest'anno col sistema delle “micromacrosedi”: non più sedi locali, ma 11 sedi in capoluoghi di provincia su 20 regioni. Molte regioni del centro e del sud Italia non hanno avuto alcuna sede, costringendo molti medici concorsisti al disagio di spostarsi fuori regione (es. colleghi calabresi in Campania, colleghi umbri in Toscana). Inoltre, in ogni città i concorsisti vengono ripartiti con criteri di assegnazione (apparentemente anagrafici) in un centinaio di piccole aule. La selezione delle città e del corso da frequentare da quest’anno avviene in modo “Integrale” e “a scaglioni”: ha priorità chi fa un punteggio maggiore e viene prima in graduatoria, chi appartiene ai successivi scaglioni "prende ciò che rimane". Si "vince" se si arriva entro i primi 6 mila posti di graduatoria (quest'anno, 2017, circa 15 mila partecipanti). I "vincitori" iscritti alle scuole private "pagano", con il primo stipendio, il costo finale del corso sostenuto. Durante gli anni di specializzazione è inibita la libera professione, mentre sono consentite le seguenti attività: sostituzioni di medico di medicina generale, medico di continuità assistenziale (ex guardia medica), guardia turistica, libera professione intramuraria, borse di studio per formazione all’estero. E’ inibita anche l’iscrizione contestuale a master ed altri corsi universitari; l’ultimo anno di specializzazione è consentita l’iscrizione al dottorato di ricerca. Il titolo di specialista è necessario per lavorare a tempo determinato o indeterminato all’interno degli ospedali del SSN oppure per svolgere specialistica ambulatoriale. 

CORSO DI FORMAZIONE DI MEDICINA GENERALE: corso bandito e organizzato a livello regionale, dura 3 anni e si accede per concorso. Il numero di posti varia da regione a regione, ma quasi sempre si viaggia con un rapporto posto/concorsisti di 1 a 10 (uno entra, nove stanno a casa). Durante il corso sono consentite le sostituzioni dei medici di medicina generale, la medicina di continuità assistenziale, la guardia turistica, la guardia presso strutture penitenziarie. E’ inibita la libera professione con il SSN, enti pubblici e privati e il corso di 118. L’acquisizione del diploma di formazione specifica in Medicina Generale consente l’inserimento nella graduatoria regionale di assistenza primaria di medicina generale, continuità assistenziale, emergenza sanitaria territoriale e attività programmata per i servizi territoriali. Il titolo di medico di medicina generale conferisce priorità nelle graduatorie delle ASL per le sostituzioni di continuità assistenziale (ex guardia medica) e per gli incarichi di guardia turistica, rispetto ai medici neo laureati e agli specialisti ospedalieri. Secondo l’ACN l’attestato conferisce 7,20 punti nella graduatoria regionale.

MEDICO DEL 118 A TEMPO DETERMINATO: si presta servizio sull’ambulanza e si gestiscono le emergenze direttamente sul territorio. Per diventare medico del 118 a tempo determinato bisogna accedere al corso semestrale indetto dalla ASL, con un costo medio di 1500 euro e con accesso mediante graduatoria (punteggio di medicina generale). Il corso di formazione è incompatibile con l’iscrizione a corso di medicina generale e specializzazioni ospedaliere.

MEDICO DI BORDO (per le imbarcazioni): necessaria abilitazione previo concorso. Si può sostituire il medico di bordo in qualità di medico di bordo ‘supplente’ (senza abilitazione di medico di bordo) in attesa del concorso ufficiale.

MEDICO DELL’ESERCITO: concorso del ministero della difesa. Per partecipare bisogna avere massimo 32 anni e la laurea in medicina. In caso di vittoria, si diventa tenenti dopo 6 mesi.

MEDICO DEI SERVIZI INPS: Domande di Invalidità Civile/SS3 , commissione invalidi, medicina fiscale (il lavoro consiste nell’effettuare controlli domiciliari ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati, in stato di malattia).

MEDICO DEI SERVIZI INAIL: gestione pratiche di infortunio.

ESERCIZIO NELLA PROFESSIONE IN CONVENZIONE ASL. E’ potenzialmente (sulla carta) possibile effettuare, in convenzione, le seguenti attività:
  • MEDICINA DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE (EX GUARDIA MEDICA) E GUARDIA MEDICA TURISTICA: In assenza di Attestato di formazione specifica in medicina generale, il neo laureato è coinvolto soltanto in caso di carenza.
  • SOSTITUZIONI DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE: si può esser chiamati a sostituire il Medico generale per contatto diretto di quest’ultimo oppure mediante iscrizione ad una graduatoria.
  • MEDICO PENITENZIARIO: assistenza nelle carceri.

ESERCIZIO DELLA LIBERA PROFESSIONE

E’ potenzialmente (sulla carta) possibile effettuare, in attività privata e con regime a partita IVA, le attività di seguito elencate. Quasi sempre i pochi incarichi vengono ottenuti con offerte su siti specifici (es. Doctorworks) o con annunci su Facebook. Guadagno ed equipaggiamento richiesto sono molto variabili.
  • ATTIVITÀ DI CONSULENZA CON ENTI PUBBLICI E PRIVATI: case di cura private, istituti termali, centri benessere, aziende farmaceutiche, tribunali (CTU)
  • MEDICO ADDETTO AI PRELIEVI presso laboratori privati e associazioni.
  • ASSISTENZA SANITARIA DURANTE EVENTI SPORTIVI
  • MEDICO ACCOMPAGNATORE DURANTE VACANZE STUDIO di gruppi di studenti.
  • INSEGNANTE PRESSO ISTITUTI DI FORMAZIONE: ecco alcuni esempi: Corsi per OSS, scuole per estetiste ed acconciatori, corso di ottica ed optometria, scuola di osteopatia, corsi di pronto soccorso-emergenze per le scuole, le aziende e gli addetti ai lavori.

OFFERTE DI LAVORO ALL’ESTERO. A causa della controversa organizzazione dei concorsi (pochissimi posti per migliaia di candidati) e conoscendo bene una lingua straniera, l’opzione di emigrare all’estero è diventata una delle prospettive più concrete per i neolaureati italiani al fine di poter riuscire a “formarsi”. Esistono agenzie che organizzano programmi per importare in altri paesi professionisti laureati, spesso è affidata a loro la cura degli aspetti organizzativi di base. Successivamente al riconoscimento/omologazione del titolo con eventuale esame di stato è possibile cercare lavoro e specializzarsi negli altri stati dell’Unione Europea e non. Tuttavia a causa della Brexit e dell’irrigidimento delle regole in altre nazioni (es. Germania), rispetto agli scorsi anni è diventato molto più complicato riuscire ad emigrare, con molti medici costretti a “tornare indietro” per l’assenza dei sufficienti criteri/punteggi per restare oppure e più semplicemente per l’insormontabile barriera linguistica.


Foto Articolo copyright Dr. V. Lucisano
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Sanità, deflagra la guerra fra ASL e medici di Continuità Assistenziale: "restituite le indennità decennali e usate le vostre auto gratuitamente" - "piuttosto visitiamo i pazienti in bicicletta" ...

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Abruzzo, Basilicata, Campania e prossimamente anche Calabria. Le aziende sanitarie di tutta Italia vanno al recupero coatto dei forfait giudicati illegittimi. Qualcuno risponde rifiutandosi di usare l'auto privata: le Asl hanno 7mila vetture che non mettono a disposizione. A Matera e Potenza ce ne sono 95 adibite "ad attività ispettiva di prevenzione umana e del benessere animale”, ma troppo vecchia per garantire la sicurezza

C’è chi va casa del paziente a piedi o si fa portare in auto dai parenti. Chi inforca la bicicletta, anche di notte, per una visita a domicilio come nell’Ottocento. Succede in Basilicata dove le guardie mediche da giorni sono scese letteralmente sul piede di guerra. Sulla loro testa, e sul portafogli, s’è abbattuto un gigantesco pasticcio: devono restituire le indennità accessorie che le Asl hanno versato per 10 anni – 5 euro l’ora circa per coprire i vari buchi della sanità lucana – come fossero una refurtiva e non il risultato di un accordo integrativo decentrato firmato in Regione da sindacati e parte pubblica tuttora in vigore, contemplato a sua volta nell’Accordo Collettivo Nazionale. Poco importa, ai medici tocca ora restituire anche 60-70mila euro. ​E non solo in Basilicata, perché la grana è esplosa anche in Abruzzo e Campania e sta arrivando in Calabria dopo che la Procura contabile nazionale ha contestato ratio e quantum di quelle identità che, solo per la Basilicata, avrebbero prodotto un danno all’erario di 18 milioni di euro. Così, mentre si ingrandisce il buco nero per i conti pubblici ​man mano che si contagia tutta l’Italia​, si impone il tema di garantire la continuità assistenziale, cosa che i medici si impegnano a fare non senza colorite (quanto risolute) proteste.

Il pasticcio nasce da lontano. Dal 2001 i medici addetti al servizio di guardia medica, ribattezzati oggi di continuità assistenziale, a fronte di sedi fortemente disagiate, montane, isolate, percepiscono, in aggiunta al compenso professionale previsto dall’ Accordo Collettivo Nazionale un’indennità di rischio pari a 3,5 e di 4 euro (dal 2008) lordi ora onnicomprensiva. E’ una voce integrativa regionale prevista dagli accordi decentrati, contemplati a loro volta nell’Accordo Collettivo Nazionale. In totale il medico di guardia che lavora di notte (orario di servizio 20 – 08) e nei giorni festivi (dalle 8 alle 20) percepisce la somma oraria complessiva lorda di 26 euro. Per cui da quasi 10 anni questi medici riescono a guadagnare, mediamente 2400 euro lordi al mese, che privati di tasse (circa 700 euro) e contributi previdenziali (circa 200 euro), si riducono a 1500 euro al mese, ma senza 13esima, senza diritto a indennità di malattia, senza diritto a ferie, senza copertura assicurativa professionale che deve essere stipulata da singolo medico. Ecco perché restituire queste somme fa imbestialire molti camici.

Appreso che le aziende sanitarie di Potenza e Matera avevano fermato le indennità e si apprestano a stilare un piano di recupero di quelle versate alcuni sono passati al contrattacco. Un centinaio secondo i sindacati, poche decine per i vertici dell’azienda sanitaria hanno inscenato una protesta dell’auto. In pratica hanno notificato formalmente la propria indisponibilità a coprire ulteriormente la mancanza di vetture di servizio usando la propria, giacché è proprio una delle voci sulle quali si sta abbattendo la scure. E come fanno? Non è mai finita da queste parti, vista anche l’orografia della regione che vuole tanti piccoli paesini a distanza di chilometri, la pratica dei parenti che prelevano il medico a casa o in ambulatorio e lo portano dal congiunto malato. Ma in gran voga torna anche la bici. “Che è un problema quando piove, ma un modo sano per conciliare rivendicazioni e responsabilità professionale”, racconta Pino Di Sario, medico di continuità assistenziale a Carbone, 614 abitanti in provincia di Potenza.

In Regione, dove è stato partorito il pasticcio, si spremono le meningi per garantire un ristorno ai camici che non incorra nella scure dei magistrati, ora che si è chiarito che non si può più usare forfettari generici ma ci si deve attenere a una corresponsione che abbia “una corrispondenza in atti tra l’indennità accessoria e il lavoro effettivamente svolto”, come dice il Direttore Generale Asp Potenza Giovanni Battista Bochicchio. Nel frattempo le Asl lucane vanno al recupero delle somme e ammoniscono i camici alla “responsabilità”, invitandoli a usare l’auto propria. E tuttavia passano all’incasso spogliandoli materialmente delle indennità incassate per anni. “Non possiamo fare altro – spiega Bochicchio – perché potremmo andare incontro a prescrizione e questo potrebbe essere imputato a noi come danno erariale”. Perché nulla cancella l’anomalia di partenza.

La procura contabile aprire tre filoni di indagine, uno a carico dei due dirigenti che hanno liquidato per anni le indennità, uno a carico del livello regionale dove è stato redatto l’accordo decentrato da cui discendono, un terzo a carico della giunta che ha deliberato quel tipo di accordo. Responsabilità penali e patrimoniali tutte da accertare ma di sicuro, per ora, gli unici a pagare un prezzo al “pasticcio” sono proprio gli incolpevoli medici che subiscono lo stop alle indennità e il recupero coatto di quelle erogate. E a fronte di tutto ciò devono pure metterci l’auto privata. Il 15 novembre è arrivata infatti una nota dell’Asl che intima loro di usarla, giacché nel contratto nazionale (in attesa di rinnovo da 9 anni) l’art. 72 dice che “spetta al medico, qualora l’azienda non sia in grado di assicurargli un mezzo di servizio, utilizzare il proprio in cambio di un rimborso forfettario pari al costo di un litro di benzina per ogni ora di attività, nonché adeguata copertura assicurativa”.

La guerra sull’auto porta a galla però un altro aspetto surreale della vicenda. Le Asl in realtà le auto per i medici le hanno eccome: 6436 secondo gli ultimi dati del ministero della Funzione pubblica, di cui 2.133 a noleggio senza conducente e 4.797 di proprietà. Restando in Basilicata ne risultano per l’esattezza 52 a Potenza e 43 a Matera, quindi pure in abbondanza rispetto alle poche decine di medici che non si sono piegati al perentorio richiamo della stessa Asl. Ma quelle auto, manco a dirlo, non vengono date ai medici che fanno assistenza ai pazienti. Lo spiega proprio il direttore generale dell’Asp Potenza: “Sono in uso ai due dipartimenti che si occupano di attività ispettiva di prevenzione umana e del benessere animale”, dice Bochicchio, ricordando anche che “si tratta di un parco auto ormai vecchio che in larga parte andrebbe sostituito per garantire la sicurezza ai medici”. La situazione è analoga in molte zone dello Stivale. “Noi ci stiamo ponendo il problema, ma dobbiamo individuare le risorse per acquisirne di nuove“, aggiunge il dg. “Certo, gli ispettori non le usano tutti i giorni e si potrebbero forse gestire in maniera diversa, ma ripeto quelle efficienti ormai sono davvero poche. L’accordo decentrato che consentiva un sereno utilizzo dell’auto privata del medico era funzionale a contenere anche questa spesa. Nella prossima programmazione aziendale si dovrà tenere conto che oggi sono intervenuti elementi nuovi, se i medici ritengono di non dover più aderire a un contratto come questo provvederemo diversamente”.

AUTORE: Thomas Mackinson
FONTE: Il Fatto Quotidiano
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30 settembre, 2017

SSM 2017, finalmente pubblicato il bando di concorso

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Dopo un'attesa durata un'estate, finalmente pubblicato il bando di concorso per le Scuole di Specializzazione di medicina. I pdf del bando sono consultabili sul sito del MIUR (clicca qui), oppure sulla pagina facebook del sito (Sentieri della Medicina).
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21 settembre, 2017

Test di ingresso Medicina 2017, punteggio record a Milano ma si abbassa la "media" in tutta Italia

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Il futuro medico più bravo d’Italia è di Milano. O forse semplicemente desidera studiare a Milano. È suo, in ogni caso - codice «15MP77UR7I3ANCG» - il punteggio più alto totalizzato al test d’ingresso di Medicina e Chirurgia e Odontoiatria del 5 settembre. Ha preso 88,5. Ha sbagliato una sola domanda (è 1 punto e mezzo sotto il massimo). Ha fatto il test all’Università degli Studi di Milano. Il (per ora) misterioso studente ha messo a segno il massimo dei punti - 30 - nelle domande di «ragionamento logico»; 1,5 (su tre, ecco il suo unico errore) in quelle di cultura generale; il massimo nelle altre: Biologia, Chimica, Matematica e Fisica.

Si mette alle spalle quattro ex aequo: 88,1, distribuiti tra Padova e Udine. E poi Bologna, Siena, Padova... Sui siti «paralleli» che han fatto a gara per pubblicare la graduatoria nazionale, sono comparsi martedì a metà giornata i punteggi, pubblicati in forma anonima, con il posizionamento e l’università di provenienza. Nulla di definitivo, per ora, in quanto non si conoscono le scelte di ogni concorrente. Ma a due settimane dalla prova d’ingresso, ecco dunque i responsi. Per qualcuno netti e chiari: soprattutto per i candidati con i punteggi più alti, che sono oggi sicuri di potersi immatricolare nell’università dei loro sogni. Quelli, almeno, che hanno memorizzato il codice alfanumerico ricevuto il giorno del test, con cui hanno potuto accedere a Universitaly.it, il portale che pubblica i punteggi, nell’area riservata ai candidati, nel rispetto delle norme per la protezione dei dati personali.

Chi non ha il codice, o non è sicuro del «valore» della propria posizione in classifica, dovrà aspettare la pubblicazione del compito, con i risultati nominali, sempre online su Universitaly, a partire dal 29 settembre 2017. Per la graduatoria nazionale di merito nominativa e per conoscere il punteggio minimo per entrare a medicina, bisognerà aspettare il 3 ottobre. Nel 2016, alla pubblicazione della graduatoria del test, l’ultimo candidato in posizione utile per ottenere un posto aveva ottenuto poco più di 63 punti. Nel 2015 invece sono bastati poco più di 30 punti.

A sostenere la prova, il 5 settembre, sono stati 60.038 aspiranti matricole, su 66.907 domande pervenute. Gli idonei, quelli che hanno totalizzato i 20 punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, sono quest’anno 52.389, l’87,26% del totale. Secondo Skuola.net, quella di quest’anno è in generale una buona performance, ma nel 2016 superare la soglia fu più facile visto che ci riuscì il 94% delle aspiranti matricole.

I candidati hanno dovuto rispondere a 60 quesiti in 100 minuti. Il punteggio medio nazionale registrato fra coloro che sono risultati idonei è di 44,68 (e l’anno scorso era 48,36). Il punteggio medio più alto a livello di ateneo è di 49,81 a Pavia. La percentuale di idonei più alta (93,61%) si è registrata a Padova. Il punteggio più alto, come abbiamo detto, è stato conseguito a Milano, ma nel 2016 ben nove ragazzi ottennero il punteggio pieno di 90. Un altro dato comunicato dal Miur riguarda la concentrazione di «bravi»: i primi 100 sono concentrati in 26 atenei; e le università che hanno avuto più candidati tra i primi 100 sono a Bologna (19), Padova (17) e Milano (15).

Per essere considerati idonei e giocarsi la partita c’è un punteggio minimo stabilito dal Miur nel decreto per il test d’ingresso 2017: è necessario totalizzare almeno 20 punti. Ogni università, poi, a seconda del numero di posti disponibili e di candidati, ha il proprio punteggio: nel 2016, l’ultimo candidato in posizione utile a Milano Bicocca ha raggiunto 75.6 punti. A Catanzaro, 63.3 punti. Solo il 3 ottobre però ogni candidato saprà se è stato assegnato alla propria sede preferita, se risulta prenotato o «in attesa». Attesa che potrebbe essere lunga, nella speranza che gli scorrimenti di graduatoria liberino il posto sperato. Di sicuro, il punteggio minimo per entrare sarà leggermente più basso di quello dello scorso anno (che si assestava intorno ai 63 punti): sul web si parla già di un punteggio intorno a 60.

AUTRICE: Antonella De Gregorio
FONTE: Corriere della Sera

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06 settembre, 2017

SSM 2017: pubblicato il regolamento, alcune novità (che sanno di beffa) ...

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Tanto rumore per nulla o quasi, e quel "quasi" è un netto peggioramento che ridurrà ulteriormente i posti di lavoro disponibili per i giovani medici al fine di far risparmiare ulteriormente lo Stato. E' in sintesi questo il riassunto del regolamento pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale, dopo quattro mesi di ritardo, dal Miur, che risponde così alle proteste di piazza con un regolamento che apporta pochissime novità e che sa francamente di "beffa". Oltre il danno dell'evidente ritardo, con un concorso slittato di quattro mesi (da Luglio a Novembre), appunto la “beffa” di non aver accolto quasi nessuna delle richieste avanzate dai vari gruppi più o meno ufficiali di rappresentanti dei neolaureati, gruppi che per mesi hanno infiammato Facebook con pagine di discussioni su proposte e dossier. Sindacati e movimenti online vari, quelli dei medici neolaureati, che escono nettamente sconfitti. 

Riassumendo in pochi punti alcune delle novità: 

1) La prova scritta sarà svolta in un unico giorno per via telematica, prevederà la soluzione di 140 quesiti a risposta multipla, ciascuno con cinque (e non più quattro) possibili risposte su argomenti sia di clinica che di preclinica, con maggiore peso dedicato all'ambito terapeutico ed epidemiologico (unici due termini aggiunti rispetto al regolamento dello scorso anno). Completamente ignorata, quindi, la richiesta di eliminare i controversi e mnemonici quesiti di preclinica dal quiz, in compenso la selezione dovrebbe essere ancora più “dura”, con un aumento delle difficoltà dei quesiti proposti. 

2) Nessuna bibliografia indicata, come già anticipato dal Ministero, "per paura di possibili ricorsi dei candidati": molto meglio lasciare i giovani laureati in balia delle scuole private di preparazione, che già finanziano alcuni gruppi di rappresentanza dei neolaureati. Nessuna informazione sul tempo a disposizione per espletare la prova, ulteriore importantissimo criterio di selezione e che non è stato neppure accennato.

3) Nonostante il parere favorevole del Ministero che vedeva in tale scelta un “risparmio economico” e al netto di eventuali modifiche nel Bando, il concorso NON sarà sostenuto nelle sedi con distribuzione su base "macro-regionale" ma permane la distribuzione "locale". Il regolamento parla di prove svolte "a livello locale, con competenza alle istituzioni universitarie presenti sul territorio".

4) Altresì bocciata la proposta, avanzata a maggio da diversi gruppi di medici, di ridimensionare fortemente il peso del curriculum del percorso universitario. Sebbene nel regolamento non vengono più indicati gli esami fondamentali caratterizzanti per tipologia di Scuola, ma rimane il curriculum generale. Saranno attribuiti fino ad un massimo di 7 punti bonus, fino a 2 punti per il voto di laurea (2 per il 110 con lode, 1,5 per il 110, 1 punto per il voto da 108 o 109, 0,5 punti per il voto da 105), fino a 3 punti per la famigerata “media ponderata” di tutti gli esami del proprio corso di laurea, fino a 0,5 punti per la tesi sperimentale, fino a ben 1,5 punti per eventuali titoli di dottorato di ricerca (norma a vantaggio degli studenti già specializzati, dato quanto sia raro che i neolaureati possano poi accedere a dottorati in area sanitaria). A parità di punteggio, sarà usata come discriminante l'età anagrafica con precedenza per i laureati più giovani, aprendo la strada a ulteriori ricorsi.

5) La graduatoria sarà su base nazionale, ma la selezione delle scelte sarà successiva alla pubblicazione della stessa, con tre preferenze (anche della stessa area) esprimibili in un intervallo brevissimo di tempo, pena decadenza dalla graduatoria e "ban" di un anno da ulteriori concorsi. Qui entra in gioco un sistema di selezione abbastanza confuso, infatti nel peggiore dei casi prospettati il candidato potrebbe esprimere preferenza per tre discipline della stessa area senza sapere nulla riguardo il punteggio generale per quella disciplina, quindi essere preceduto da altri e rimanere fuori  nonostante un ottimo punteggio su base generale. Questa parte dovrà essere assolutamente chiarita in modo più esplicito dal Bando, perchè rappresenta un netto passo indietro rispetto ai criteri di selezione degli anni precedenti.

6) Al fine di accelerare la "presa di servizio" entro fine 2017, scompaiono gli scorrimenti, dunque se un candidato "avente diritto" decide di rinunciare, le borse NON saranno riassegnate, ma andranno a finanziare la quota di fondi per le borse degli anni successivi. Una beffa, considerando anche che i posti perduti negli anni precedenti NON sono mai stati recuperati e che i posti di quest'anno non saranno aumentati.
 
7) Sparisce la possibilità da parte del medico specializzando di poter svolgere guardia medica e sostituzioni di medici di base. Lo specializzando dovrà sostentarsi, probabilmente in una città non di propria residenza, con il solo stipendio di specializzando, e al netto dei costi necessari allo svolgimento del proprio lavoro. 

Il prossimo passo atteso sarà l’uscita del bando e dunque la possibilità di iscriversi, con lo svolgimento che a questo punto dovrebbe attestarsi in una data ipoteticamente collocabile intorno alla prima metà di novembre, sperando che i tempi siano rispettati in quel che sembra sempre di più un gioco al massacro.
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