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AFORISMA DEL GIORNO

29 giugno, 2009

Briciole di Medicina (7° Puntata) – Tecniche Immunodiagnostiche

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Riassuntiva rassegna delle tecniche immunodiagnostiche più comunemente utilizzate in ambito immunologico. Per informazioni più precise consultare dei libri di testo quale l'Abbas o il Janeway o l'antichissimo ma sempre attuale Miserafi-Jirillo (che hanno fatto un pò da fonti ufficiali per scrivere questo post). Buona lettura.

1) DIALISI IN EQUILIBRIO: è un test utilizzato per determinare i valori di affinità fra un anticorpo e un antigene di piccole dimensioni (es: aptene) che può oltrepassare una barriera di dialisi. Con questo metodo si determina l’equilibrio delle concentrazioni dell’antigene legato e libero, a concentrazioni costanti di anticorpo. L’antigene viene fatto equilibrare fra due camere di cui una camera B contenente l’anticorpo che non può penetrare nella camera A laddove è contenuto l’antigene, mentre al contrario l’antigene contenuto nella camera A può superare la barriera e penetrare nella camera B legandosi all’anticorpo. Dopo un certo periodo sufficiente affinché si raggiunga l’equilibrio si potrà calcolare la quota di antigene legata all’anticorpo che risulta calcolata usando la differenza tra la concentrazione degli antigeni nelle due camere mentre la concentrazione libera di antigene è rappresentata dalla quantità di molecole antigeniche rimanenti nella camera A.

2) REAZIONE DI PRECIPITAZIONE: è una tecnica che utilizza la formazione di sedimento in una piastra su cui si dispone un substrato il quale corrisponde solitamente all’agarosio e in cui si scavano mediante punzone delle cavità (pozzetti di Petri). Questa tecnica si basa sulla creazione di precipitato visibile che si forma nella formazione di immunocomplessi per incontro fra antigene e anticorpo specifico per l’antigene esaminato. E’ stata la prima tecnica usata per verificare la produzione di anticorpi e per il dosaggio di Immunoglobuline ma la sua applicazione è attualmente molto ridotta e viene usata per misurare una quantità di anticorpo (in relazione a una quantità fissa di antigene) o per verificare la valenza di un antigene. Esistono due tipi di reazione di precipitazione in agarosio quali la diffusione semplice di Mancini – Carbonara – Heremans e la diffusione doppia di Outcherlony.

3) REAZIONE DI PRECIPITAZIONE SEMPLICE DI MANCINI-CARBONARA-HEREMANS: è una tecnica utilizzata per il dosaggio semiquantitativo delle immunoglobuline e dei fattori del complemento. Su di una piastra si pone l’agarosio miscelato ad anticorpi e si scavano nella piastra dei pozzetti periferici in cui si pongono gli antigeni da esaminare. Se per esempio si vogliono dosare le IgG seriche di un individuo, si effettua un prelievo di siero e in una piastra già contenente antisiero anti-IgG (cioè un siero presentante immunoglobuline espresse contro le IgG) si depositano nei pozzetti periferici delle quantità a concentrazione nota (standard) di IgG e in pozzetti contigui il siero in esame. La reazione fra antigene e anticorpo comporterà la formazione di precipitato di forma anulare attorno ai pozzetti. Misurando il diametro del pozzetto per mezzo di un oculare millimetrato e confrontandolo con la scala di taratura riferita per gli standard quantitativi si potrà risalire alla concentrazione di IgG del campione in milligrammi%.

4) REAZIONE DI PRECIPITAZIONE DOPPIA DI OUTCHERLONY: è una tecnica utilizzata per definire se due o più antigeni sono identici o simili e se possono reagire con l’anticorpo utilizzato. Su di una piastra di agarosio sono scavati una corona di pozzetti periferici e un pozzetto centrale. Nei pozzetti periferici viene posto l’antigene o gli antigeni in esame, mentre nel pozzetto centrale è posto l’anticorpo. Quando l’antigene e l’anticorpo si incontrano formano lungo la linea di incontro una banda di precipitazione visibile mascoscopicamente e abbastanza lineare. Se in due pozzetti contigui periferici si depongono due antigeni del tutto identici si avrà due linee di precipitazione inosculate fra loro (reazione di identità). Al contrario se gli antigeni sono dissimili i due archi di precipitazione si incroceranno a X (reazione di non-identità). Infine, se l’identità è parziale si avrà la formazione di un prolungamento dei segmenti (reazione di semi-identità).

5) IMMUNOELETTROFORESI: è una tecnica molto utilizzata per la diagnosi sierologica di paraproteinemia in individui con Mieloma Multiplo (IgG, IgA, IgD e IgE) o affetti da Macroglobulineamia di Walderstrom (IgM). La paraproteina è morfologicamente deformata per cui reagisce con una sola delle due catene leggere presenti nel siero (o la kappa o la lambda). La IEF si basa su due principi quali la capacità delle proteine di migrare se poste all’interno di un campo elettrico e la precipitazione fornita per incontro della proteina antigenica con la proteine anticorpale. Su di una striscia di acetato (o nitrato) di cellulosa oppure all’interno di un pozzetto scavato in un piastra coperta da agarosio, si pone una goccia di siero umano da analizzare e quindi tale striscia o piastra verrà sottoposta a un campo elettrico e infine si pone l’antisiero per provocare la precipitazione. Avvenuta la reazione si identifica la banda delle albumine posta vicino all’anodo e la banda più lenta delle gammaglobuline posta vicina al catodo.

6) REAZIONE DI EMOAGGLUTINAZIONE: è una tecnica che prevede la formazione di un immunocomplesso in cui l’antigene è di tipo corpuscolato quale ad esempio un eritrocita. Utilizzando una reazione con emazie di montone e IgM emolisine si osserva sul fondo dei pozzetti della piastra dei piccoli bottoncini colorati corrispondenti alle emazie intrappolate nella rete formata dalle IgM. Una variante è la Emoagglutinazione Passiva in cui l’antigene viene associate alle emazie le quali sono utilizzate come un sistema rivelatore. Tale variante può servire per svelare la presenza nel siero di anticorpi espressi nei confronti di batteri, funghi, protozoi o virus copulati con le emazie. Questo test è usato anche per determinare rapidamente il gruppo sanguigno di un paziente donatore o ricevente sangue AB0: si ha l’agglutinazione a causa dell’espressione di anticorpi anti-A o anti-B. La reazione dimostra che ogni immunoglobulina presenta almeno due siti identici per legare l’antigene poiché durante questa aggregazione si ha un cross-linking delle cellule del sangue a causa del legame simultaneo di anticorpi e antigeni identici presenti su cellule differenti.

7) REAZIONE DI EMOLISI PASSIVA: è una tecnica che utilizza lo stesso principio della emoagglutinazione, prevede l’aggiunta al sistema di fattori del complemento, si ha cioè una fissazione del complemento (o deviazione del complemento) che, attivandosi a causa della formazione dei complessi antigene-anticorpo, provoca la lisi degli eritrociti utilizzati per marcare l’antigene considerato nella reazione.

8) TEST DI COOMBS: è una tecnica scoperta e sviluppata da Robert Coombs e utilizzata per la diagnosi di incompatibilità materno-fetale del fattore Rh (Fattore Rhesus). Questa reazione si verifica quando la madre possiede globuli rossi Rh- mentre il feto possiede globuli rossi Rh+ a causa del gene ereditato dal padre. La prima gravidanza comporta la penetrazione in circolo dei globuli rossi del feto e l’espressione di antigeni verso il fattore Rh+ del feto da parte delle plasmacellule della donna gravida, tuttavia solitamente la prima gravidanza viene portata a termine prima che gli anticorpi espressi possano causare danni al feto. La seconda gravidanza comporta la penetrazione di eritrociti e l’immediata reazione immunitaria da parte del sistema immunitario materno già sensibilizzato da cui si ha una lisi dei globuli rossi del feto (Eritroblastosi fetale) e danni che vanno dall’ittero emolitico alla morte per idrope o anasarca fetale. Esistono due tipi di Test di Coombs: diretto e indiretto. Il test diretto è una reazione in cui i costituenti sono rappresentati dalle emazie fetali e da un antisiero anti-gamma globuline che provocherà l’agglutinazione del sistema, è chiamato diretto poiché si pone in evidenza direttamente gli anticorpi legati alla superficie degli eritrociti. Nel test indiretto il siero della madre è incubato in presenza di globuli rossi Rh+ ai quali si aggiunge in seguito l’antisiero anti-gammaglobuline umano. L’agglutinazione svelerà nel siero materno la presenza di IgG anti emazie Rh. Le IgG anti Rh non fissano il complemento ma in vitro possono causare lisi cellulare. Normalmente le IgG materne penetrano nel feto attraverso la placenta per fornire protezione. Il test di Coombs è stato di recente utilizzato anche per valutare l’eventuale attività emolitica di un farmaco verso il siero di un paziente e quindi la possibile reazione immunitaria alla somministrazione del farmaco.

9) REAZIONE IMMUNOENZIMATICA ELISA: è una tecnica che prevede l’evidenziazione dell’immunocomplesso attraverso l’aggiunta di un enzima che agisce con un substrato. ELISA è una sigla che sta per “Enzyme Linked Immuno Sorbent Assay”. E’ una tecnica abbastanza diffusa, fu utilizzata all’origine come test di identificazione e attualmente è utilizzata per varie applicazioni fra cui il dosaggio di citochine nei liquidi biologici e per la diagnostica di virus HIV. L’avvento degli anticorpi monoclonali, con la possibilità di ottenere l’antigene e l’anticorpo altamente purificati, hanno reso la reazione immunoenzimatica più sensibile e più specifica. Il test ELISA si presta a numerose variazioni e rappresenta la tecnica sierologica più versatile.Solitamente gli enzimi usati per la reazione di evidenziazione sono la fosfatasi alcalina o la perossidasi, i cui prodotti di reazione sono visibili colorimetricamente attraverso uno spettrofotometro che ne misura la velocità di formazione. L’antigene da svelare viene coniugato a un supporto e lasciato incubare con un anticorpo specifico. A questo punto si aggiunge l’antigene noto coniugato all’enzima e infine il substrato. Se la reazione è positiva significa che l’anticorpo ha reagito con l’antigene coniugato al pozzetto e quindi il complesso antigene-enzima non avendo reagito con l’anticorpo specifico è in grado di attaccarsi al substrato e dare luogo al prodotto della reazione. Al contrario se l’antigene da svelare non reagisce con l’anticorpo, quest’ultimo si legherà all’antigene coniugato all’enzima e quindi il substrato non viene a essere fissato avendosi così una reazione negativa. Il limite di questa tecnica consiste nella impossibilità di misurare quantitativamente un anticorpo o un antigene non conosciuto ma vi è la necessità dell’uso di molecole purificate da associare all’enzima.

10) REAZIONE RADIOIMMUNOLOGICA RIA: è una tecnica che consente il dosaggio di numerose sostanze e sono di largo impiego in medicina per il dosaggio di ormoni e nel settore immunologico per la determinazione di citochine nel siero, nel plasma o nel liquor. La metodica RIA si fonda sul concetto della competizione esistente per l’anticorpo specifico fra l’antigene radiomarcato e l ‘antigene freddo. Gli anticorpi vengono solitamente marcati con isotopo di iodio radioattivo 125 I. Il limite di questa tecnica consiste nella impossibilità di misurare quantitativamente un anticorpo o un antigene non conosciuto ma vi è la necessità dell’utilizzo di molecole purificate.
Il RIST (Radio Immuno Sorbent Test) è usato per la determinazione delle IgE totali nel siero del paziente. I reagenti sono costituiti da anticorpi anti-IgE legati a palline di Sephadex (il nome commerciale di un destrano), IgE del campione e IgE standard marcate. A causa della competizione per il sito di legame, maggiore sarà la radioattivita in cpm dovuta alla fissazione delle IgE marcate al sephadex e minore sarà la concentrazione sierica delle IgE.
Il PRIST (Paper Radio Immuno Sorbent Test) si basa sulla associazione di anticorpi anti-IgE a dischetti di carta su cui si aggiungono le putative IgE contenute nel campione. Si lavano i dischetti per allontanare l’eccesso di IgE non legate e quindi si aggiunge un anticorpo anti-IgE radiomarcato. Quest’ultimo si fissa alle IgE del complesso anti-IgE-IgE e quanto maggiore sarà la radioattività tanto maggiore sarà la concentrazione delle IgE nel campione. E’ usato per il dosaggio delle IgE totali.
Il RAST (Radio Allergo Sorbent Test) è utilizzato per la ricerca di IgE specifiche nei confronti di quel determinato allergene. L’allergene in questione è copulato al sephadex e a questo si aggiunge il siero del paziente. Le IgE legatesi all’allergene sono messe in evidenza con anticorpi anti-IgE radioattivi. E’ usato per il dosaggio delle IgE specifiche.

11) METODICA DI PREPARAZIONE DI ANTICORPI MONOCLONALI: si fonda sulla reazione fra antigeni purificati e cellule immunocompetenti dalle quali si desiderano ottenere anticorpi specifici. La procedura fu scoperta da Kohler e Milstein, si basa sulla formazione di un ibrido cellulare derivante dalla fusione di linfociti splenici di topi immunizzati con un determinato antigene e cellule mielomatose . Queste ultime hanno capacità di replicarsi all’infinito in vitro (poiché sono cellule neoplastiche che hanno perso i fattori di controllo della replicazione cellulare), non secernono anticorpi (per scelta specifica, poiché normalmente le cellule mielomatose producono una grande quantità di anticorpi) e non possiedono l’attività di un enzima, la molecola HGPRT (Ipoxantina-Guanina-FosfoRibosil-Trasferasi). Le cellule spleniche immunizzate vengono messe a contatto con le cellule mielomatose e in presenza di glicol-polietilenico che favorisce la fusione e la formazione di ibridi cellulari. A fusione avvenuta gli ibridi vengono coltivati in terreni contenenti ipoxantina, timidina e aminopterina (un antifolico che blocca l’attività del tetraidrofolato e conseguentemente ferma la capacità di sintesi di purine e pirimidine endogene da parte delle cellule mielomatose) formando così il cosiddetto terreno HAT. Poiché le cellule mielomatose non hanno l’enzima trasferasi HPRT, non possono utilizzare la ipoxantina del terreno per produrre purine e dunque accrescere il proprio DNA se non si fondono con le cellule spleniche dotate invece degli enzimi necessari. Gli ibridomi sopravvissuti vengono clonati in singoli pozzetti di una micropiastra e i pozzetti contenenti anticorpi monoclonali vengono saggiati con metodi immunoenzimatici per determinare la specificità verso l’antigene di partenza. I pozzetti contenenti gli ibridi desiderati vengono a essere poi propagati in vivo o studiati in vitro in agar semisolido. Per ottenere anticorpi monoclonali su larga scala i cloni possono essere iniettati per via intraperitoneale in topi singenici in modo che formino asciti tumorali. Ogni ibridoma è un clone derivato dalla fusione di cellule B così tutte le molecole anticorpali che produce sono identiche nella struttura, incluso il sito di legame. Gli anticorpi monoclonali vengono attualmente usati in moltissimi saggi diagnostici, come sonde diagnostiche o come agenti terapeutici, tuttavia la stessa tecnica applicata nei mielomi umani non ha ancora dato risultati soddisfacenti.

12) TECNICA DI IMMUNOFLUORESCENZA (DIRETTA, INDIRETTA, SANDWICH): con questa tecnica gli anticorpi sono legati con legame covalente ai fluorocromi che sono sostanze dotate della proprietà di emettere, quando siano esposti a raggi ultravioletti, radiazioni della lunghezza d’onda superiore e compresa nello spettro visibile, quindi luce. I siti colorati dai fluorocromi sono resi visibili impiegando un microscopio a fluorescenza. I fluorocromi si legano facilmente alle proteine nella forma di isotiocianato. I fluorocromi più usati sono la fluoresceina (FITC) che emette una fluorescenza verde, la rodamina tetrametilata (TRITC) o la ficoeritrina (PE). E’ possibile anche usare più fluorocromi contemporaneamente. E’ opportuno specificare che il legame deve lasciare la reattività anticorpale immutata.
Nel metodo di immunofluorescenza diretta viene impiegato un anticorpo coniugato al fluorocromi e questi si lega all’antigene cellulare ricercato. Se si impiegano cellule non fissate esso può reagire solo con i determinanti di superficie della cellula. Con questa tecnica è ad esempio possibile identificare facilmente tutte le immunoglobuline espresse alla superficie di una membrana di un linfocita B. Per evitare una falsa colorazione positiva imputabile a un legame dell’anticorpo fluorescente con il recettore Fc dei linfociti è preferibile impiegare in tal caso soltanto i frammenti Fab, ottenuta dopo digestione pepsinica degli antisieri. E’ posibile mettere in evidenza antigeni citoplasmatici solo previa fissazione delle cellule, ad esempio in acetone.
Nel metodo di immunofluorescenza indiretta viene impiegato un anticorpo marcato e espresso come controanticorpo di un anticorpo che a sua volta si lega all’antigene ricercato. Il merito di questa tecnica è che viene emessa una luce più forte e quindi la determinazione sarà più precisa. E’ possibile ad esempio usare questa tecnica per individuare gli anticorpi rivolti contro antigeni di microrganismi.
Nel metodo della immunofluorescenza a sandwich si osserva una reazione che vede un antigene posto a rapporto con due anticorpi fluorescenti. Tale metodo consente di mettere chiaramente in evidenza la presenza di un antigene citofilo cioè legato a una cellula, con tale metodo si ottiene anche un modo per visualizzare i componenti complementari che si adsorbono alla superficie di una cellula.
La tecnica di immunofluorescenza può essere resa almeno 5 volte più sensibile mediante l’uso del complesso avidina-biotina che determina un incremento del numero di legami formabili fra anticorpo e antigene da visualizzare.

13) CITOFLUORIMETRIA A FLUSSO: la citofluorimetria a flusso è una tecnica analitica che consente di analizzare in maniera piuttosto precisa delle soluzioni contenenti un gran numero di elementi cellulari, quali ad esempio il sangue, o un qualsiasi tessuto non sia allo stato stazionario. Permette inoltre di ottenere informazioni relative a dati quali il volume cellulare, il numero di cellule o il numero di antigeni riscontrati.
I citofluorimetri sono degli strumenti che risultano composti un laser e da un FACS, cioè un separatore di cellule attivate in fluorescenza. Un FACS è costituito da un’apparecchiatura in cui le cellule fluorescenti sono disposte in un flusso a piccole goccioline, queste sono forzate ad attraversare un raggio laser dove la luce eccita la sostanza fluorescente che fornisce un segnale maggiore o minore in rapporto alla quantità di anticorpo legato. Le cellule vengono analizzate elettronicamente in base alla deviazione della luce che è in rapporto alla grandezza cellulare e all’intensità della fluorescenza emessa dal fluorocromi. Essere sono caricate elettricamente in un campo elettrico ad alto voltaggio e passando attraverso idonee piastre di deflessione sono separate secondo la fluorescenza posseduta dalle cellule incolori.

14) TECNICA DI IMMUNOPEROSSIDASI DIRETTA, INDIRETTA, PAP: è una tecnica che si basa sull’utilizzo di un enzima perossidasi che coniugato all’anticorpo è in grado di determinare un cambiamento del colore del campione biologico reagendo con un substrato incolore e solubile, trasformandolo in tal modo in un precipitato colorato e insolubile, visibile al microscopio. Per impedire la comparsa di falsi positivi la perossidasi endogena della cellula deve essere previamente eliminata mediante l’utilizzo di una soluzione di perossido di azoto e metanolo. I metodi possono essere diretti o indiretti oppure a tre strati (pap). E’ possibile localizzare contemporaneamente più di un antigene perché la perossidasi è capace di utilizzare più di un substrato. Per esempio è possibile individuare due molecole di natura ormonale in una sezione di tessuto tramite l’uso di due substrati quali la 3-3’-diaminobenzidina (arancione) e naftolo (blu).

15) IMMUNOMICROSCOPIA ELETTRONICA: tecnica che prevede un’analisi molto particolareggiata della struttura cellulare tramite l’utilizzo di un microscopio elettronico avente un potere di risoluzione molto elevato e tramite l’uso di coloranti che sono costituito da molecole grandi e elettrondense quali la ferritina o l’oro colloidale. Tali molecole sono legate ad anticorpi rendendo questa tecnica disponibile a mettere in evidenza praticamente qualsiasi tipo di molecola. Come solito, è possibile impiegare sia un metodo diretto che un metodo indiretto. La ferritina è una proteina di 700kD con un contenuto in ferro del 23% quindi adatta allo scopo. L’oro colloidale sono messe in evidenza al meglio mediante la precipitazione di sali di argento metallico. Usando marcatori diversi è possibile mettere in evidenza più di un antigene a causa della comparsa di una maggior elettrondensità del punto in cui avviene la precipitazione.

16) MICROLINFOCITOTOSSICITA’: è una reazione che viene impiegata per la identificazione sierologia delle specificità HLA sia di classe 1 e sia di classe 2 (soprattutto DR e DQ). Nel caso delle MHC-2 è opportuno attuare una aggiunta di colonne di nylon per permettere ai linfociti di aderire meglio. Il principio di reazione si basa sul fatto che gli allo anticorpi anti-hla sono citotossici in presenza di complemento per i linfociti che esprimono sulla membrana cellulare lo specifico antigene hla. Questo test prevede appunto una reazione che viene in seguito osservata al microscopio invertito a contrasto di fase dopo aggiunta di particolari coloranti quali esosina o trypan blue che permettono di colorare cellule non vitali. Reazioni fortemente positive si riscontrano a causa di una mortalità cellulare dall’80% fino al 100%.

17) TECNICA DI JERNE DELL’EMOLISI A PLACCHE (DIRETTA E INDIRETTA): tecnica ideata da Jerne all’inizio degli anni ’60, il quale ebbe il merito di mettere a punto una tecnica semplice e facilmente riproducibile che consente di valutare la cinetica delle risposte anticorpali a livello cellulare identificando e numerando le singole cellule che producono gli anticorpi in un determinato organo linfoide. La tecnica di Jerne è una tecnica di emolisi localizzata in gel che permette di rilevare gli anticorpi nella loro fase di secrezione in vitro quando essi ritrovano ancora attorno alle plasmacelulle che li hanno prodotti . In questa tecnica le cellule tratte da un tessuto linfoide periferico e immunizzate verso gli antigeni di una cellule (es. emazie di montone) vengono dissociate dal tessuto di origine e mescolate in agarosio fuso a 45° Celsius alle stesse emazie usate per causare l’immunizzazione primaria. Dopo poco la sospensione cellulare viene versata rapidamente su piastra di Petri e si lascia solidificare l’agarosio fino a raggiungere una temperatura di 37° la quale favorisce dopo qualche ora la comparsa degli anticorpi che diffondendo in modo radiale e fissandosi sulle cellule bersaglio causeranno la sintesi di “Placche di Emolisi” ben visibili sul manto di cellule eritrocitarie. L’aggiunta di complemento provoca la lisi localizzata visibile come un alone chiaro di circa mezzo millimetro (PFC Claque-Forming Cell). Il numero di PFC corrisponde al numero delle cellule che producono anticorpi in un dato organo. Questo numero aumenta rapidamente dopo l’immunizzazione e raggiunge valori massimi nel topo dopo quattro giorni dall’immunizzazione primaria. Si può facilmente dimostrare con tale tecnica che ogni cellule produce Ig di una sola specificità isotipica, allotipica e idiotipica. Possono essere utilizzati per l’immunizzazione anche antigeni solubili adsorbiti alla superficie delle emazie che svolgono il ruolo di segnalatori. Usando antigeni solubili si può inibire la comparsa di placche aggiungendo al sistema l’antigene non legato alle emazie. Si può in tal modo studiare l’avidità dell’anticorpo che è in rapporto inversamente proporzionale alla quantità di antigene necessario per inibire il 50% delle placche. Esistono numerose varianti della tecnica di Jerne, per esempio è possibile riempire con la miscela delle sottili camere dette “Camere di Cunningham” costituite da due vetrini portaoggetti sovrapposti e saldati ai lati con paraffina. La tecnica di JHerne classica è detta diretta perché mette in evidenza le cellule che sintetizzano IgM la quale è la classe di anticorpi dotata di più alta efficienza emolitica. Tuttavia tramite la Tecnica di Jerne “Indiretta” si possono evidenziare anche le cellule che producono le altre classi di immunoglobuline dotate di più bassa efficienza emolitica e che formano placche di emolisi solo indirettamente dopo l’aggiunta in vitro di anticorpi anti-immunoglobulina : si ottiene cosi l’effetto di aumentare il numero di molecole anticorpali che si legano a ciascun sito dell’emazia, perché per esempio aggiungendo anticorpi anti-Ig di coniglio si creano degli immunocomplessi che favoriscono l’instaurarsi della citolisi.

18) ROSETTAZIONE E, ME, EA, EAC: una rosetta è un linfocita alla cui superficie abbiano aderito almeno 3 emazie. Le tecniche di rosettazione sono state fra le prime utilizzate al fine di ottenere la valutazione di singole popolazioni o sottopopolazioni leucocitarie in un campione biologico. I linfociti possono aderire direttamente alle emazie di montone (Rosette E), oppure direttamente alle emazie di topo (Rosette ME), oppure possono aderire dopo produzione di anticorpi diretti contro le emazie eterologhe (Rosette EA) e infine possono aderire tramite anticorpi e complemento (Rosette EAC).
La rosettazione si verifica mettendo a stretto contatto i linfociti con le emazie mediante centrifugazione e dopo un opportuno periodo di incubazione.
La rosetta E si forma poichè sulle emazie di monte vi è la presenza di un ligando, l’LFA-3 che si lega al recettore CD2 dei linfociti T e B. Questa tecnica era usata un tempo per individuare i linfociti T, tuttavia si osservò come in tal modo venivano isolate anche le cellule NK che presentano anch’esse il CD2.
La rosetta ME si forma perché sull’eritrocita di topo c’è un ligando che viene riconosciuto da un recettore posto sulla membrana dei linfociti B. Un tempo veniva usata per individuare appunto i linfociti B dal resto delle cellule, tuttavia si osservò come soltanto i 2/3 circa degli elementi cellulari venivano effettivamente legati.
La rosetta EA e EAC possono essere usate per studiare i recettori di membrana per le immunoglobuline (Fc) e i recettori di membrana per i componenti del complemento (CR1, CR2, CR3, CR4). Sensibilizzando emazie di bue con dosi subagglutinanti di IgG anti-emazie di bue, si ottengono rosette EA per un legame del complesso emazia-IgG al recettore dei linfociti per il frammento Fc delle IgG. Tale recettore è localizzato su cellule quali i linfociti T suppressor, i linfociti B e i linfociti NK, oltre che neutrofili e monociti/macrofagi. Usando invece anticorpi IgM anti-emazie di bue per sensibilizzare le emazie si possono mettere in evidenza i recettori Fc per le IgM che sono possedute da una sottopopolazione di linfociti T helper e dai linfociti B. I recettori per frazioni del complemento vengono messe in evidenza con le rosette EAC e si osserva come i linfociti B possono essere studiati per la presenza nella loro membrana dei recettori CR1 e CR2, mentre il recettore CR3 è presente in una sottopopolazione di linfociti T e sulle cellule NK, oltre che sui neutrofili e sui monociti/macrofagi.

19) TECNICA DI IMMUNIZZAZIONE IN VITRO DI MICHELL-DUTTON PER LINFOCITI B: tecnica messa a punto alla fine degli anni ’60 e che permette di studiare più fedelmente la risposta dei linfociti B ad un antigene e la loro attivazione. La tecnica si basa sull’immunizzazione primaria in vitro con emazie di montone di colture di cellule spleniche murine dissociate dal tessuto di origine e mantenute in coltura in alta densità e in opportune condizioni sperimentali. L’anticorpopoiesi è valutata con questo sistema sperimentale tramite la tecnica delle placche di Jerne e raggiunge i valori massimi dopo 4-5 giorni dall’aggiunta dell’antigene. Con tale tecnica si è osservato per esempio che per una risposta immunitaria primaria è necessario che nella coltura vi sia anche la presenza di linfociti T cooperanti Helper e di cellule presentanti l’antigene quali i macrofagi. Con tale metodo è stato possibile anche attuare uno studio relativo all’attività immunomodulante di certi farmaci o di certi ormoni.

20) TECNICA DI IMMUNIZZAZIONE IN VITRO DI LINFOCITI B UMANI DI MISITI-HOFFMANN-WALDMAN: è una tecnica che si rifà sostanzialmente alla tecnica di Michell e Datton, tuttavia in questo caso vengono utilizzati linfociti prelevati dal sangue umano periferico e viene indotta una risposta immunitaria contro le emazie di montone ottenendo una anticorpopoiesi che raggiunge i valori massimi dopo circa 7 giorni.

21) TECNICA DI HOFFMAN CON MODULAZIONE DEI LINFOCITI T TRAMITE CONCANAVALINA A: è una tecnica che si rifà sostanzialmente alla tecnica di Michell e Dutton, laddove tuttavia è possibile studiare aspecificatamente la risposta immunitaria espressa grazie all’uso di sostanze mitogeniche. Ad esempio, Hoffmann ha osservato che mediante l’uso di Concanavalina A a dosi ridotte (submitogeniche) era possibile osservare una attivazione soprattutto dei linfociti T Helper, mentre utilizzando lo stesso mitogeno a dosi elevate (sopramitogeniche) si osservava una risposta che attivava soprattutto linfociti T soppressori.

22) REAZIONE LEUCOCITARIA MISTA: più che una tecnica, in tal caso parliamo di un fenomeno che si verifica fra leucociti isto-incompatibili appartenenti a due diversi soggetti e che vengono mescolati in vitro. In tal caso si osserverà una vera “guerra civile” con i linfociti dell’uno che agiranno contro gli altri e viceversa, a causa della presenza di antigeni transmembranari (soprattutto le molecole MHC di classe 2) che risultano essere reciprocamente immunogeni. Al fine di ottenere una reazione che consenta una valutazione corretta dell’attivazione dei linfociti T, è possibile utilizzare una MLR unidirezionale, cioè si procede a inattivare una delle due popolazioni in studio tramite l’uso di irradiazione o mediante Mitomicina C che blocca la proliferazione. Quindi in questo caso si avrà una popolazione “stimulator” e una popolazione “responder”. La tecnica MLR viene utilizzata per attuare una tipizzazione tissutale cioè per definire la specificità HLA delle cellule di un tessuto e di conseguenza la istocompatibilità. E’ opportuno specificare che in determinate condizioni è possibile evocare persino una MLR autologa, se per esempio vengono fatt proliferare linfociti T in vitro con linfociti B e monociti autologhi.

23) TECNICA DI TIPIZZAZIONE TISSUTALE: è una tecnica che viene attuata utilizzando linfociti di specificità nota, irradiati o tratati con mitomicina, e provenienti da soggetti che hanno ereditato lo stesso allele da ciascun genitore, cioè allo stato omozigote. Essi saranno riconosciuti in coltura dai linfociti T che non possiedono quell’allele (e vale anche per le cellule responder in eterozigosi per quell’allele) e vanno quindi incontro ad attivazione. La tipizzazione per antigeni HLA-DP viene eseguita generalmente a mezzo di colture miste secondarie (PLT) che utilizzano come cellule responder linfociti con identica combinazione di antigeni DR e DQ e già stimolati nel corso di una reazione primaria da un antigene DP incompatibile.

24) TECNICA DI REAZIONE CITOTOSSICA IN VITRO: praticamente è analoga alla tecnica basata sul fenomeno MLR con la differenza che in questo caso si sviluppa una reazione di citotossicità mediata dai linfociti T CD8 che riconosceranno come immunogeni soprattutto gli alleli del complesso HLA-A, B, C. Si valuterà l’effetto citotossico tramite l’uso di Cromo 51 (che viene aggiunto al sistema sottoforma di sale e che penetra all’interno delle cellule) che viene rilasciato dalle cellule in caso di lisi cellulare, si confronta quindi la quantità effettivamente rilasciata dallo scatenarsi della reazione immunitaria citotossica rispetto alla massima quantità potenzialmente riscontrabile.

25) TECNICA DI PRECIPITAZIONE FRAZIONATA: con questo termine ci si riferisce ad un insieme di tecniche che venivano usate in passato per ottenere dei precipitati da cui ricavare le molecole anticorpali. Le proteine possono essere fatte precipitare se trattate con acidi forti, con Sali di metalli pesanti, con solventi disidratanti come gli alcoli o l’acetone. La precipitazione frazionata con Sali sfrutta la diversa solubilità delle proteine in funzione della forza ionica delle soluzione. I Sali più usati sono i solfati di ammonio, di sodio e di zinco. Mettendo in contatto una miscela di proteine con determinate concentrazioni di questi Sali e operando a basse temperature per evitare processi di denaturazione si ottiene la precipitazione di alcune proteine e non di altre. Le proteine precipitate possono esser quindi ottenute mediante centrifugazione e successiva dialisi volta a eliminare i Sali impiegati. Ad esempio le globuline del siero possono essere separate dall’albumina mediante trattamento con ammonio solfato al 50% di saturazione: le globuline precipitano mentre l’albumina resta in soluzione. Un tempo si usava anche attuare una precipitazione delle proteine con soluzioni alcoliche quale ad esempio etanolo ma si tratta di un metodo molto grossolano anche se in passato molto usato.

26) TECNICA DI CROMATOGRAFIA: con il termine cromatografia si indica un gruppo di procedure di separazione che hanno in comune la ridistribuzione delle molecole di una miscela tra una fase stazionaria e una fase mobile che attraversa la fase stazionaria, la quale determina un rallentamento delle molecole presenti nella soluzione mobile consentendone la separazione. La fase stazionaria può essere una resina o dei gel di cellulosa che vengono poste dentro una colonna e che vengono attraversate da una soluzione detta “Eluente”, la quale viene analizzata da un fotometro a lettura continua che consente di valutare l’assorbanza a 280 nanometri (banda del triptofano) dell’eluato ottenendo cosi un parametro di valutazione della concentrazione proteica nell’eluato. Il dispositivo prevede anche un collettore di frazioni automatico e programmabile che permette di porre in recipienti separati le diverse frazioni proteiche presenti nell’eluato mentre queste scendono eluite dalla colonna. Le tecniche di cromatografia vengono attualmente usate per il dosaggio di Ig che siano polivalenti e multimeriche quindi a elevato peso molecolare, quali ad esempio le IgM o le IgA.
La cromatografia “a scambio ionico” si basa sull’impiego di sostanze chiamate “anfotere” che determinano un legame reversibile di tipo ionico con le molecole presentanti delle cariche elettriche. Variando la forza ionica e il pH di una soluzione tampone che attraversa nuovamente l’eluato si ottiene una eluzione delle frazioni molecolari.
La cromatografia “con gel di destrano-sephadex” le molecole vengono separate in base alle differenti dimensioni grazie a una fase stazionaria determinata da un reticolato di molecole destrano (“Sephadex” è il nome commerciale) che crea una porosità molto elevata.
La cromatografia “per affinità” è un’altra variante che prevede l’uso di un gel quale il “Sefarosio” che sia legato a delle molecole in grado di catturare alcune sottoclassi di molecole anticorpali, ad esempio alle molecole di sefarosio vengono legate le proteine A di stafilococco che in tal modo permettono di intercettare le IgG di classe 1, 2 e 4, tralasciando tutte le altre. La proteina A si lega al sefarosio solo se trattata con un agente quale il bromuro di cianogeno (CNBr2) il quale è un potente attivatore.

27) ULTRACENTRIFUGAZIONE: tecnica che consente una separazione delle particelle basandosi sulla massa e sulla differente velocità di precipitazione qualora sottoposte a ultracentrifuga a 50000 G e successiva precipitazione in soluzione di saccarosio che crea un gradiente di galleggiamento. La velocità è espressa in Svedberg.

28) NEFELOMETRIA LASER: tecnica che prevede una analisi tramite laser di una soluzione nella quale si crea una certa “torbidità”, cioè perde trasparenza, a causa della formazione di immunocomplessi. La trasformazione di un liquido da trasparente a torbido a causa della sintesi di immunocomplessi prende il nome di “Fenomeno di Tyndhall”. Il laser analizza una radiazione luminosa a lunghezza d’onda prestabilita e sincronizzata. Con questa tecnica è possibile analizzare immunocomplessi formati da tutte le classi anticorpali eccetto le IgE che non sono dosabili con tale tecnica. Brevità di esecuzione e alta precisione rendono questa una delle tecniche migliori.

29) IMMUNOBLOTTING O WESTERN BLOT: è una tecnica che consente di identificare particolari antigeni in una miscela di proteine che sono state separate fra loro con metodi fisici e trasferite su una membrana in genere di nitrocellulosa. Il metodo viene impiegato per la diagnostica delle infezioni da Hiv e per numerose altre applicazioni. La procedura prevede la separazione elettroforetica della particelle tramite una elettroforesi in gel di poliacrilammide e previo uso di sodio dodecil solfato per neutralizzare i punti isoelettrici, quindi si attua un trasferimento delle molecole su fogli di nitrocellulosa dove costituiscono delle macchie (blotting), tali fogli sono suddivisi in strisce larghe circa 3 millimetri e su ciascuna striscia vengono posti gli anticorpi che costituiscono immunocomplessi con i relativi antigeni da studiare. Le strisce sono quindi lavate con soluzioni tamponate al fine di allontanare le proteine non legate in immunocomplessi e vengono quindi trattate con anticorpi anti-immunoglobline marcati con perossidasi. Si sviluppa quindi una reazione per la perossidasi. Si nota una banda colorata in corrispondenza di ciascuna frazione proteica con la quale hanno reagito gli anticorpi. L’immunoblotting viene impiegato per discriminare eventuali anticorpi diretti contro contaminanti cellulari delle preparazioni di virus impiegati nella diagnostica di screening e di identificare i diversi antigeni virali contro cui si ha una risposta anticorpale.

30) TECNICA DEL SOUTHERN BLOT: è una tecnica inventata da Southern negli anni ’70 ed è stata utilizzata con successo per la studiare la sequenza di numerosi frammenti di DNA e ottenere informazioni relative alla posizione e alla struttura dei geni. Si può dire che costituisce uno dei successi che ha aperto la strada all’avvento della biologia molecolare e allo studio del genoma umano. La tecnica è composta da più passaggi. Il DNA del quale si intende individuare e analizzare un determinato gene viene trattato con uno o più enzimi di enzimi di restrizione, la miscela di frammenti ottenuta viene applicata su di un gel (per esempio su di un manto di agarosio) in modo che i frammenti si separino tra loro in base alle loro dimensioni. I frammenti di DNA separati sono poco utilizzabili perché il gel è fragile e poco maneggevole. Si trasferisce il DNA dal gel su di un foglietto di una membrana di nitrocellulosa o di nylon. Questo processo di trasferimento (che costituisce il Southern blot in senso stretto) sfrutta la capillarità della soluzione tampone che attua un flusso dalla bacinella verso gli strati di nitrocellulosa, trascinando con se i frammenti di DNA dal gel stesso sulla membrana e legandosi a questa. E’ da notare che le posizioni reciproche dei frammenti (determinate nel gel dalle dimensioni di ciascun frammento) rimangono le stesse dopo il trasferimento sulla membrana rispetto al gel. Una volta ottenuto il trasferimento, si ottiene un frammento di Dna complementare al gene o a parte del gene che intendiamo individuare e analizzare, tale frammento viene manipolato con tecniche opportune (quale la più popolare prende il nome di “nick traslation”) e che consentono di introdurre nella struttura del Dna delle molecole di fosforo radioattivo. Il frammento marcato di DNA è denominato sonda. A questo punto si attua una reazione di ibridizzazione tra frammenti di Dna trasferiti sulla membrana e la nostra sonda radioattiva, tra i tanti frammenti la sonda marcata si “ibridizzerà” solo con il frammenti o i frammenti a lui complementari. Dopo aver rimosso l’eccesso di sonda con opportuni lavaggi sulla membrana rimane legata solo la sonda specificatamente ibridizzata al nostro gene. Basta mettere le membrane a contatto con una lastra per autoradiografia che verrà impressionata dall’emissione di particelle radioattive della sonda dando quella che viene detta banda di ibridizzazione e in questa maniere possiamo sapere se il DNA esaminato ha quel determinato gene, oltre che il numero e le dimensioni dei frammenti generati in quel gene dal trattamento con un determinato enzima di restrizione.

31) TECNICA DEL NORTHERN BLOT: analoga alla Southern, sfrutta gli stessi principi e ha la caratteristica di essere applicata per lo studio delle sequenze RNA. Vale la pena ricordare che non esiste alcun dottor Northern, ma il termine è stato coniato per sottolineare il semplice contrasto fra le due tecniche. Anche per il Northern l’acido nucleico viene separato dall’RNA cellulare e purificato mediante frazionamento in gel con elettroforesi, la purificazione richiede precauzioni data la presenza ubiquitaria di RNAsi che degradano rapidamente le sequenze. Sono state quindi sviluppate metodiche più rapide in cui il lisato cellulare viene legato direttamente, senza impiego di elettroforesi, a una membrana di nitrocellulosa o nylon per poi essere ibridizzato con una sonda di interesse (metodo DOT o SLOT BLOT).

32) IBRIDAZIONE IN SITU: tale tecnica consente di identificare la presenza di un dato mRNA in cellule singole mantenendo l’integrità della cellule o dei tessuti Si utilizzano sonde di DNA o RNA complementari all’mRNA che si intende studiare marcate con un radioisotopo, la sonda viene fatta interagire con la sezione istologica del tessuto o con la preparazione cellulare su vetrino, dopo lavaggi appropriati gli eventuali trascritti presenti verranno identificati mediante autoradiografia.
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27 giugno, 2009

Morte Micheal Jackson: probabile overdose di farmaci

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Ha destato scalpore e commozione in tutto il mondo la morte del celebre cantante Micheal Jackson. Le prime notizie ufficiali parlavano di probabile infarto, ma sono sorti subito numerosi sospetti a riguardo. Ad alimentare dubbi arriva un articolo della rivista inglese "Sun", con l'indiscrezione che Michael Jackson sarebbe stato in realtà ucciso da un micidiale cocktail di otto farmaci che venivano somministrati quotidianamente. Il tabloid britannico, che cita fonti dell'entourage del re del pop, ha anche pubblicato la lista schock dei farmaci che assumeva la pop star tra cui figurano tre potenti antidolorifici che non andrebbero mai combinati tra loro e che invece Jackson probabilmente utilizzava nello stesso giorno. Secondo il "Sun" la polizia ha rintracciato e ascoltato il medico presente negli ultimi istanti di vita dell'artista, il quale avrebbe confermato che Jackson si faceva iniettare tre volte al giorno il Demerol, un antidolorifico derivato della morfina e necessario per i forti dolori fisici alla schiena di cui soffriva da molti anni, e una iniezione gli era stata praticata poco prima di morire. Ma, sempre secondo il Sun, l'artista assumeva anche un altro antidolorifico, il Dilaudid. E le fonti citate dal tabloid dicono che di recente se ne era fatto prescrivere un terzo, il Vicodin. La lista include anche il Soma, un rilassante muscolare; il Xanax, antidepressivo; lo Zoloft e il Paxil, due ansiolitici; il Prilosec, per il bruciore allo stomaco. Ne viene fuori il tipico quadro esistenziale di un artista "hollywoodiano", famoso in tutto il mondo, ma devastato sia nel fisico (a causa delle numerose e famose operazioni chirurgiche) che nella psiche (celebri le sue stravaganze) al punto di assumere una quantità di farmaci tali da risultare mortale.


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Studio francese conferma: vi è correlazione fra pesticidi e parkinson

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Uno studio francese conferma il legame tra i pesticidi e il morbo di Parkinson. La ricerca, pubblicata dagli Annals of Neurology, conferma quanto gia' evidenziato da studi precedenti: l'esposizione di chi alvora a stretto contatto con i pesticidi puo' essere uno dei fattori ambientali che scatena il Parkinson. L'equipe francese ha scoperto che, tra quasi 800 adulti, tra cui alcuni malati di Parkinson, quelli che lavoravano nel settore agricolo ed erano quindi esposti ai pesticidi correvano un rischio piu' alto di sviluppare la malattia, che cresceva con il periodo di esposizione, rafforzando la teoria del rapporto causa-effetto. "Il nostro studio ha dimostrato che il rischio saliva com l'aumentare del numero di ore o di anni di esposizione", ha dichiarato il dottore Alexis Elbaz della "Inserm" di Parigi. Secondo lo studio francese sarebbero particolarmente pericolosi gli insetticidi e, tra questi, quelli organoclorini, molto usati in passato e che permangono a lungo nell'ambiente. L'equipe di Elbaz ha tuttavia esaminato l'esposizione per motivi di lavoro (come accade agli agricoltori) e non e' in grado di dire se anche un'esposizione piu' bassa possa essere un fattore di rischio per sviluppare il Parkinson. Il Parkinson e' una malattia degenerativa del cervello in cui le cellule che producono dopamina gradualmente muoiono o smettono di funzionare. La dopamina aiuta a regolare il movimento, per questo man mano che la malattia progredisce i pazienti hanno sempre piu' difficolta' a muoversi e a parlare. La causa del Parkinson non e' nota, ma le ricerche puntano il dito contro una combinazione di fattori genetici e ambientali, tra cui alcuni agenti chimici o infezioni virali.

FONTE: Agi.it Salute
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26 giugno, 2009

Al San Raffaele di Milano nuova tecnica per arginare il problema del reflusso esofageo

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Al San Raffaele di Milano si sta attuando da pochi giorni una nuova tecnica operatoria al fine di risolvere il problema, sempre più diffuso, del reflusso gastroesofageo. L'intervento sperimentato dall'equipe di Pier Alberto Testoni consiste di arrivare tramite una sonda simile a quella della gastroscopia alla bocca dello stomaco del paziente, dove creano una nuova valvola piu' robusta sul canale che lo separa dall'esofago. Tale applicazione permette di attuare una operazione sicura in tempi eccezionalmente rapidi, tanto da poter lasciare che il paziente possa far ritorno a casa dopo appena un giorno dall'intervento, e senza che siano lasciate fastidiose cicatrici esterne. Il protocollo è attualmente in applicazione sperimentale anche in altri paesi, fra cui il Belgio.

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[Off Topic] - E' morto il celebre cantante Micheal Jackson per arresto cardiaco

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Il celebre cantante pop Micheal Jackson è morto questa sera ore italiane (nella tarda mattinata in america) nella sua casa di Holmby Hills a causa di un malore. Aveva 50 anni e si vociferava da tempo di gravi problemi di salute. I paramedici hanno riferito di un attacco cardiaco e nonostante il veloce ricovero è stato impossibile rianimare. Se ne va un personaggio estremamente eccentrico, vittima dei fantasmi della sua terribile infanzia. Ma era stato anche uno dei più importanti musicisti a livello internazionale, icona della musica pop degli anni '80 e autore di indimenticabili successi come, fra i tanti, "Billie Jean". Uno con un carattere pessimo e una vita fatta di alti e di bassissimi, fra i ripetuti interventi chirurgici e i numerosi guai giudiziari, ma che di musica sapeva fare, produrre, cantare e interpretare. Recentemente era stato programmato un ultimo tour di addio ma le date erano slittate.


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24 giugno, 2009

Blog: banner verso il sito, oltre 20000 visite, nuovi aggiornamenti e condivisione su facebook

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Innanzitutto una notizia veloce per tutti coloro che stanno facendo un link dal loro sito a questo blog utilizzando i banner animati: "imageshack" ha provveduto come solito a cancellare i file con più di un mese di tempo per cui attualmente i file relativi ai banner pubblicitari di "Sentieri della Medicina" sono localizzati su photobucket, precisamente qui: l'indirizzo corretto è => http://i669.photobucket.com/albums/vv53/Alexcold83/smlogo.gif per il file immagine piccolino da 150x40, oppure http://i669.photobucket.com/albums/vv53/Alexcold83/bannersm.gif per il file immagine grande da 468x60.  Quindi se nel vostro sito, laddove dovrebbe esserci il banner dedicato a questo blog, appare una crocetta rossa, sostituite l'indirizzo di riferimento vecchio (verso imageshack) con questo nuovo indirizzo di riferimento (verso photobucket).

Il sito ha superato la soglia delle 20000 visite attestandosi in questo momento a quota 21.729, con 42.794 pagine viste. Stazionarie su Facebook il numero delle adesioni al gruppo dedicato: 269, ma cresce il numero di "amici" alla pagina fan, ben 557. Il gruppo è raggiungibile al seguente indirizzo => http://www.facebook.com/group.php?gid=58753811238

Causa poco tempo il numero di aggiornamenti è abbastanza ridotto ma grazie a Orazio "Tenebrae" di http://creareblog.blogspot.com ho avuto la possibilità di integrare alcune piccole correzioni al sito, fra cui l'importante funzione di segnalazione di un post di questo blog sui maggior social network italiani, fra cui Facebook. E' sufficiente cliccare uno dei quadratini in basso ed essere loggati al sito verso cui si vuole fare la eventuale condivisione.


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22 giugno, 2009

Messina, già online i bollettini per il pagamento del conguaglio 2008/09

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Notizia per gli studenti messinesi che di solito non riporto ma che mi sembra degna di nota, almeno come promemoria: sono già disponibili presso il sito della segreteria, raggiungibile a questo indirizzo https://student.unime.it/iscrizioni2009/ , i bollettini freccia per il pagamento del conguaglio delle tasse relative all'anno accademico 2008/2009. E' possibile pagare il bollettino di conguaglio in 2 rate (rispettivamente entro il 10 e il 31 luglio) oppure in unica soluzione entro il 31 luglio.
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17 giugno, 2009

Speciale "Test di Ingresso" (2° Puntata) - Siti utili

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Con colpevole ritardo ecco a voi la seconda puntata di questa serie che spero possa aiutare tutti coloro che preparano i test di ingresso alle facoltà a numero chiuso. In questa puntata parleremo di internet. "Sapere è potere": questa celebre frase trova il suo naturale valore non solo in caso di preparazione ma anche e soprattutto per quanto riguarda la rapida ricerca di informazioni che possano essere correlate al proprio obiettivo. Recentemente Google ha dimostrato come il numero di ricerche compiute su internet con chiavi di ricerca del tipo "Test di Ingresso Medicina" sale vertiginosamente per trovare il massimo valore intorno ai primi giorni di Settembre, quando tutti si gettano su internet alla ricerca delle prime anticipazioni riguardanti appunto i risultati o anche solo conforto e dialogo. Ma quali sono i siti che possono effettivamente essere utili, oltre al nostro ovviamente?

Inizieremo innanzitutto con una breve descrizione di alcuni siti "classici", le cui posizioni nelle varie ricerche con "keywords" di google sono particolarmente elevate. Per chi vuole visitare questi siti, basta cliccare sopra al nome.


1) Sito Miur.it - Il sito di elezione per coloro che vogliono ottenere informazioni relative al test di ingresso. Il sito è statale ed è gestito da Cineca. Ovviamente la qualità delle informazioni riscontrate in questo sito supera quella reperibile in siti non statali che servono soprattutto per completare quanto viene detto da cineca.

2) Ammissione.it - Uno dei siti maggiormente cliccati grazie alla parolina magica corrispondente al nome di dominio, è strutturalmente uno dei migliori con informazioni date in modo chiaro e diretto, con link ben evidenti. Il sito è provvisto di un forum un po’ meno organizzato ma dove è possibile condividere e trovare ulteriori informazioni. L’unico difetto è il fatto che non viene aggiornato troppo spesso e le informazioni sono abbastanza statiche, del tipo “queste sono”. Per il resto i contenuti sono ottimi e sufficienti per chi vuole porre numerose domande e fare una prima esplorazione nel campo delle scuole a numero chiuso.

3) Futurimedici.com - Uno dei siti probabilmente più famosi e frequentati, è un forum che in tempo reale fornisce tutte le ultime notizie sia da utenti direttamente coinvolti che da persone esperte nel settore. In particolar modo si ha l’occasione di poter parlare con numerosi studenti che hanno già avuto modo di superare il test e quindi ottenere consigli utili e capire quel che ci aspetta nelle facoltà. Da segnalare l’elevata completezza del forum, con una sezione dedicata a ogni specifico aspetto dell’essere studente e una sezione dedicata a ogni facoltà medica d’Italia, e la chat online che permette di chattare direttamente con le persone site in quel momento sul forum.

4) Quizonline.it – Sito web particolare, rappresenta innanzitutto più un portale che riassume gran parte delle informazioni riscontrabili in rete. Oltre che dei canali specifici dedicati all’argomento dei test di ingresso, vi sono link dedicati a notizie più recenti in campo universitario. Un pregio consiste nell’elevata frequenza di aggiornamento. Uno dei difetti è l’elevata confusione che vige nell’organizzazione delle informazioni date e il fatto che miscela diverse aree e diverse facoltà. Ma complessivamente il giudizio è positivo.

5) Studenti.it - Storico sito web dedicato agli studenti di tutti i tipi, dal liceo all’università ovviamente. Il sito consente rapidamente di poter avere accesso alle informazioni relative ai compiti forniti negli anni passati nelle varie facoltà, quindi non solo medicina, e inoltre è corredato di un forum dove poter chattare e richiedere quindi, previa registrazione, informazioni in modo abbastanza rapido. L’area del forum dedicata ai test di ingresso è ben organizzata ma non molto aggiornata.

6) Testmedicina.it - Sito web che riporta informazioni per le prove di ammissione alla facoltà di medicina e chirurgie ed al corso di laurea in professioni sanitarie. Citando direttamente la introduzione scritta per il loro sito “offriamo gratuitamente un aiuto ai giovani studenti che devono effettuare i test di ammissione per iscriversi ad una facoltà o corso di laurea a numero chiuso. test universitario: il sito contiene argomenti da studiare, suggerimenti e test da sviluppare per poter affrontare al meglio la prova di selezione”. Tutto abbastanza chiaro, e anche il sito sembra bene aggiornato nonostante la grafica un po’ spartana ma almeno molto semplice.

7) Testmedicina.net - Non cambia il nome ma cambia l’estensione e i contenuti del sito, uno dei più completi. In questo caso si osserva una certa metodicità nel presentare le informazioni, con un elenco completo dei test degli anni passati e numerosi consigli utili su come affrontarli. Il sito è gestito da Idea Web.

8) Alphatest.it - Se state già preparando da un po’ i test probabilmente questo sito non ha bisogno di presentazioni. Da anni gli AlphaTest sono un po’ una parola d’ordine per gli studenti che vogliono preparare i programmi per entrare. Sul sito troverete tutte le informazioni su questi testi che vengono normalmente e comunemente consigliati. Il sito si completa con un’ampia panoramica su tutti i corsi disponibili in merito all’insegnamento per la preparazione ai test.

9) Yahoo.it – Da qualche anno Yahoo ha lanciato un particolare servizio “chiedi e rispondi” in cui è possibile formulare delle domande, ottenere una o più risposte e votare quale risposta è risultata la più corretta. Incredibile ma vero, anche questa risorsa (come Fb, vedi sotto) è molto sfruttata da studenti che in tal modo possono chiedere informazioni relative ai test e ottenere una o più risposte. Il pregio è che la domanda posta sfrutta la visibilità di Google e Yahoo insieme, e quindi viene vista da moltissime persone. Il difetto è ovviamente la qualità e l’impossibilità di confermare lì per lì la risposta ottenuta. Può tuttavia essere interessante se usata come una sorta di “Chat”.

10) Gruppo Facebook dedicato ai Test di Ammissione Medicina e Chirurgia a Messina 2009 – Poteva mancare facebook nel festival dei consigli sui siti utili per l’ammissione? Negli ultimi mesi questa popolare chat pubblica ha subito un boost con gruppi dedicati a ogni luogo comune possibile, e per fortuna si sta iniziando a utilizzare anche per cose utili, quali appunto i numerosi gruppi dedicati allo scambio di informazioni ed esperienze relativo a questa particolare area. In questo caso Facebook viene particolarmente utile per potersi porre in contatto con tutte quelle persone che si suppone concorreranno per i test nel vostro stesso periodo. A titolo di esempio riporto il link di uno dei gruppi dedicati a Messina, ma esistono gruppi dedicati a ogni facoltà d’Italia e creati da studenti, sia liceali che universitari, per cui basta immettere le parole chiave in alto a destra della finestra di facebook (dopo essersi registrati al sito, ovvio) e si otterranno tutti i gruppi, i contatti e le pagine web dedicate. Se invece cercate qualcosa di più "nazionale", posso segnalarvi quest'altro gruppo che al momento conta il maggior numero di iscritti.

Se conoscete altri siti che possono venire utili, oltre questi 10 già segnalati, ditemi pure nella sezione "Commenti" e di volta in volta provvederò ad aggiungerli relativi di url e completi di descrizione. Tornate a visitare questa pagina di tanto in tanto, potrebbe aiutarvi molto più che districarvi nei meandri di google.
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L'alcol causa effetti sul cervello in appena 6 minuti...

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I risultati di uno studio tedesco dell'University Hospital di Heidelberg, pubblicato sulla rivista “Cerebral Flow and Metabolism”, ha dimostrato come l'alcol impiega circa 360 secondi (cioè appena 6 minuti) a causare effetti a livello cerebrale che vanno da alterazioni fino a potenziali danni neuronali permanenti. Per partecipare all'esperimento, sono state reclutate 15 persone di entrambi i sessi e a cui è stata monitorata l'attività cerebrale mentre bevevano con una cannuccia l'equivalente di due pinte di birra o di due bicchieri di vino. In pochi minuti, i ricercatori hanno osservato che il cervello iniziava a metabolizzare gli zuccheri dell'alcol. Al diminuire dei livelli di alcol ingeriti, gli studiosi hanno registrato l'aumento della concentrazione dei composti che proteggono le cellule del cervello, come se dovessero ripararle. Le scansioni effettuate il giorno successivo all'esperimento hanno dimostrato che i cambiamenti avvenuti a livello cellulare avevano avuto una durata molto breve. "Il chek-up che abbiamo eseguito il giorno dopo l'assunzione di alcol - ha spiegato il dottor Armin Biller, dell'University Hospital di Heidelberg - ha dimostrato che i cambiamenti nel cervello di persone sane, dopo un moderato consumo di alcol, sono del tutto reversibili e non preoccupanti". "Tuttavia - ha proseguito Biller - il nostro studio potrebbe aiutare a capire i danni che si producono nel cervello in presenza di alcolismo, perchè il cervello ha la capacità di recuperare solo se l'assunzione di alcolici diminuisce o viene eliminata". Studi precedenti hanno dimostrato che bere può portare alla perdita di materia cerebrale causata da un rapido decesso delle cellule: un bevitore abituale ha l'1,6% di cellule cerebrali in meno di un astemio. Un dato preoccupante se pensiamo che durante il normale processo di invecchiamento il cervello perde solo lo 0,19% delle sue cellule.

FONTE: Agi.it
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Roma: asportate cisti ovariche con innovativa tecnica chirurgica che non lascia cicatrici

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Grazie a un innovativo strumento, sperimentato per la prima volta in Italia al Gemelli su pazienti ginecologiche, si studia un nuovo approccio mini-invasivo per operare senza lasciare brutti segni addosso. Un articolo, in uscita per la rivista internazionale "Fertility and Sterility", descrive il successo dei primi tre casi. Oggi l’approccio dei chirurghi è sempre più attento anche all’aspetto estetico e alla qualità della vita del paziente. Le tecniche endoscopiche, quelle che consentono di operare senza usare il bisturi attraverso piccole aperture praticate sulla cute, hanno preso sempre più piede, con conseguente miglioramento del controllo anche del dolore post operatorio. L’ultima frontiera di questo approccio si chiama tecnica mini-laparoscopica, che prende il suggestivo nome di Less (che in inglese significa “meno, ma è anche l’acronimo di Laparo - endoscopic single-site surgery, chirurgia laparoendoscopica attraverso un solo accesso). Meno tagli, e meno dolore, come spiega Giovanni Scambia, direttore del Dipartimento per la Tutela della salute della donna e della vita nascente del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma: “Utilizziamo uno strumento speciale, che attraverso un’unica apertura di circa un centimetro di diametro, riesce a inserire nel corpo della paziente sia una parte ottica - una minitelecamera che ci serve per vedere cosa stiamo facendo - sia gli strumenti necessari all’operazionè. L’aspetto di questo strumento è quello di un tubo trasparente di plastica morbida all’interno del quale è contenuto tutto il necessario perchè i chirurghi possano portare a termine l’operazione di volta in volta necessaria. Anna Fagotti, ginecologa dello stesso Dipartimento, è la prima firmataria di un articolo che sta per uscire sulla rivista internazionale Fertility and Sterility che descrive come la tecnica sia stata utilizzata in tre casi di donne sottoposte ad interventi per asportare cisti ovariche. “Dallo scorso gennaio che nel nostro Dipartimento abbiamo iniziato a sperimentare questa tecnica. Finora, oltre ai tre casi descritti nell’articolo, abbiamo operato altre patologie tubo-ovariche benigne, per un totale di circa una ventina di casi. Questa è la prima volta nel mondo che si usa questa tecnica in ambito ginecologico e finora la cosa che ci fa più piacere è che tutte le pazienti si sono dette molto soddisfatte dei risultati”, spiega Fagotti. Rispetto alle tecniche endoscopiche tradizionali, per le quali erano necessari tre o quattro “buchi”, grazie a questo nuovo strumento è possibile utilizzare un unico accesso, che di solito viene praticato attraverso l’ombelico: una cicatrice naturale che dunque garantisce un risultato estetico senza precedenti, oltre che un controllo eccezionale del dolore post operatorio. “Manca ancora una valutazione obiettiva e scientificamente solida di questo parametrò, spiegano ancora Scambia e Fagotti, “e noi ci stiamo lavorando. Ma dai dati che abbiamo raccolto sinora con le nostre pazienti, il dolore sembra decisamente meno e il recupero migliore. Appare ragionevole pensare, infatti, che la causa del dolore sia associata al numero di incisioni a livello peritoneale: visto che noi ne facciamo una sola, è senz’altro probabile che il dolore sia effettivamente inferiore che nelle pazienti operate con tecniche endoscopiche tradizionali e il recupero più rapido”.

FONTE: Agi.it Salute
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14 giugno, 2009

Parte a Milano la "Diabetes Junior Cup"!

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E' la malattia cronica piu' diffusa tra i bambini: in Italia su piu' di 200mila pazienti, sono 14mila quelli tra 0 e 18 anni e una "co-terapia" è l'attività sportiva, anzi la Coppa Italia della Diabetes Junior Cup che partita il 7 giugno da Roma farà tappa domani a Milano e il 5 luglio a Coverciano per la finale. Si tratta del diabete di tipo 1 che e' in costante aumento con un allarmante tasso di crescita annuale del 5% nei bambini di eta' pre-scolare, del 3% in quelli di eta' scolare e negli adolescenti. Ora la Coppa Italia della Diabetes Junior vede ragazzi tra 6 e 18 anni giocare al calcio e per farlo impiegano le terapie piu' recenti e tecnologicamente all'avanguardia come il microinfusore di insulina ed i sistemi integrati di infusione e monitoraggio continuo della glicemia. Il torneo è ad eliminazione diretta dei giovanissimi diabetici per la selezione di due squadre di "piccoli azzurri" di 6-12 e di 13-18 anni che rappresenteranno l'Italia, sfidando in agosto i coetanei europei a Ginevra. Domani al Centro Sportivo Vismara di Milano si giocheranno tutte le partite di 20 minuti l'una e poi la premiazione. Il sogno dei giovani partecipanti e' far parte dei circa 200 ragazzi da tutta Europa che si sfideranno per il Terzo Campionato Europeo di Calcio "Diabetes Junior Cup" il 21 e il 23 agosto allo Stadio Bout-du-monde di Ginevra. Una ottima occasione per fare attività fisica e contribuire alla condivisione delle notizie e della prevenzione per questa terribile malattia. In bocca al lupo a tutti i ragazzi impegnati.

FONTE: Agi.it
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Nasce Dottnet, il primo social network medico-scientifico

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Condividere esperienze, informazioni e conoscenze scientifiche: questo l'obiettivo di "Dottnet", il primo social network medico-scientifico. Il nuovo sito web riservato ai professionisti del settore sanitario quali medici, farmacisti e infermieri è già attivo all'indirizzo http://www.dottnet.it. Il sito consente all'utente di navigare in maniera veloce, inviando notizie e commentando articoli, ma non appare riservato anche a studenti e semplici appassionati, a garanzia di professionalità la registrazione richiede infatti anche il numero di iscrizione all'albo. Una volta eseguita la registrazione il sito appare simile a una sorta di "facebook col camice bianco" ma, al contrario di facebook, molto più serio e professionale sia nella grafica che ovviamente nei contenuti. Il numero di persone iscritte appare attualmente abbastanza ridotto, anche a causa della relativa giovinezza del sito stesso, nato da pochissimo. Il progetto, che conta sulla consulenza di un vasto numero di professionisti, è certificato e l'accesso è ristretto ma gratuito.
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Influenza suina: primo decesso in Europa,

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Il virus H1N1 miete la prima vittima europea. E' morto oggi in un ospedale scozzese un uomo di 41 anni che era stato ricoverato qualche giorno fa per complicazioni respiratorie severe, stando a quanto riferito dalle autorità sanitarie locali citate dalla BBC e dall'agenzia Press Association. Prima dell'annuncio odierno, il morbo aveva ucciso 145 persone, 108 delle quali in Messico. Gli altri decessi si sono avuti in Canada, Cile, Colombia, Cosa Rica, Guatemala, Repubblica dominicana e Stati Uniti. Intanto ieri le autorità sanitarie canadesi hanno riferito di 540 nuovi casi accertati di nuova influenza. Il totale nazionale del paese della foglia d'acero supera i 3.500 casi. L'agenzia della sanità ha pubblicato il suo ultimo bilancio dei casi confermati in laboratorio che ammontano ormai a 3.515, tra i quali si contano quattro morti e 182 ricoveri in ospedale.

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11 giugno, 2009

Influenza suina: riunione urgente dell'OMS a causa dei nuovi decessi avvenuti in Australia

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L'OMS ha convocato a Ginevra per stamane un incontro d'emergenza per discutere della nuova influenza, o influenza suina, per rispondere alle voci che vorrebbero un'imminente dichiarazione di pandemia da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità, preoccupata dopo i nuovi casi ricoverati in rianimazione e piuttosto seri segnalati ieri in Australia. Lo riporta il sito della BBC. Anche a Hong Kong la situazione appare critica: chiuse scuole e asili per due settimane. L'ultima pandemia risale al 1968, e partì proprio da Hong Kong, e uccise un milione di persone in tutto il mondo. Attualmente, il mondo si trova alla fase di allerta pandemica cinque, penultimo scalino della scala. Secondo gli ultimi dati, i casi segnalati sono saliti a 27.727 (di cui 141 mortali) in 74 Paesi.

FONTE: varie testate online nazionali


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10 giugno, 2009

Varie: smettere di fumare prima è meglio, in Usa traumi da pc, insonnia da cervello iperattivo, aree cerebrali della madre specifiche per il pianto

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Ecco per voi un pò di notizie (quest'oggi particolarmente curiose) trovate dalla rete:

[1] Novità importante per i fumatori e per chi vuole faticosamente provare a smettere tramite i rimedi comuni come gomme e cerotti. Secondo uno studio pubblicato dagli Archives of Internal Medicine si è appurato come il cominciare a masticare una gomma alla nicotina, dimezzando al contempo il numero di sigarette che si fumano nelle 4 settimane prima del giorno fissato come data target in cui si smetterà di fumare, non è un sistema più efficace rispetto a iniziare a usare i sostituti della nicotina direttamente dal giorno in cui si chiude con le sigarette. Tradotto: prima è meglio. I dati sono stati confermati da uno studio statistico condotto dal Dr. Jean-Francois Etter, della Università di Ginevra, in Svizzera, su un campione di 314 adulti che fumavano almeno 15 sigarette al giorno (e in media 23,7).


[2] Una causa dell'insonnia potrebbe essere il cervello troppo attivo, per disfunzione neurochimica. Lo rivela uno studio in cui è dimostrato statisticamente come negli individui che soffrono di insonnia notturna il principale neurotrasmettitore inibitore dei neuroni, l'acido gamma-aminobutirrico, è ridotto di quasi il 30%. Condotto da John Winkelman del Brigham and Women's Hospital, presso la Harvard Medical School di Boston, lo studio potrebbe svelare una causa dell'insonnia primaria, quella non riconducibile a nessuna chiara causa.


[3] Ogni mamma ha una particolare sensibilità per il pianto del suo bebè e lo riconosce al primo gemito. Uno studio su topi mostra che questo potere dipende dalla maggiore capacità del cervello materno di captare il pianto del cucciolo rispetto a quello di femmine non mamme. Nella corteccia uditiva delle mamme i neuroni reagiscono diversamente rispetto a quelli del cervello di femmine vergini, forse per cambiamenti che insorgono in gravidanza.


[4] Strana America, anche nell'utilizzo del pc. Un rapporto sull'American Journal of Preventive Medicine mostra come negli Stati Uniti il numero di lesioni acute riportate da un utilizzo scorretto del computer è cresciuto del 732% in 13 anni, cioè tra il 1994 e il 2006. Gli incidenti più comuni e particolarmente curiosi riguardano l'inciampare ai fili del pc e la caduta addosso del monitor, gettonati anche la classica scossa elettrica da pc scoperto e ovviamente i danni riportati da postura scorretta (es. scogliosi e tunnel carpali). Particolarmente significativo il dato statistico di come i bambini siano fra i soggetti più esposti a causa delle lunghe ore passate al pc senza alcun controllo da parte dei genitori, e il fatto che gli infortuni spesso sono correlati con traumi riportati alla testa e al collo.



FONTE: vari siti internet
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Ricerca inglese scopre geni su cromosoma 6 e cromosoma 9 correlati allo sviluppo dei caratteri sessuali secondari in pubertà

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Secondo uno studio inglese pubblicato su "Nature Genetics", condotto dal team di studiosi della Peninsula Medical School la pubertà femminile sarebbe regolata nei suoi ritmi da due geni specifici posizionati nei cromosomi 6 e 9. Questi sarebbero i responsabili diretti della comparsa del menarca e potrebbero consentire un passo in avanti nella determinazione dell'età dello sviluppo di ragazzi e ragazze, aiutando a prevenire anche le malattie cui siamo più a rischio in età fertile, anche se, come ricordano i ricercatori stessi, la propensione alle malattie dipende poi anche da altri fattori che sovrastano gli effetti di un singolo gene, come l'esercizio fisico, la corretta alimentazione, ma anche la provenienza geografica.
È stato anche considerato il rapporto tra l'età dell'arrivo della prima mestruazione e l'indice di massa corporea nonché il peso delle ragazze in periodo di pubertà, confermando che, come era già noto, le ragazze più basse e soprappeso tendono a svilupparsi prima rispetto alle longilinee. Inoltre chi ha uno sviluppo precoce tende poi a mantenere un indice di massa corporea più alto della media nella vita.
Infine il gene pare correlato anche con lo sviluppo precoce del seno per le femmine e l'arrivo della prima peluria e dei cambiamenti di voce per i maschi

FONTE: Molecularlab.it
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Cambridge: ricercatori svelano il ruolo del microRNA nelle patologie retiniche

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I ricercatori del Trinity College di Dublino e del Sanger Institute di Cambridge (Regno Unito) guidati da Arpad Palfi e Jane Farrar hanno pubblicato sulla rivista "Genome Biology" i risultati della ricerca con la quale svelano il ruolo del microRNA nelle patologie retiniche, e che potrebbe aprire la strada a nuove terapie.
I ricercatori hanno utilizzato topi ingegnerizzati in modo da sviluppare una forma di retinite pigmentosa (RP) simile a quella umana e grazie a questo modello si è potuto verificare l'ipotesi della presenza di deficit di espressione del microRNA nello sviluppo della patologia. In particolare si sono evidenziate differenze nell'espressione di nove microRNA nelle retine del topo mutante rispetto a quelle del topo di tipo naturale. Questi microRNA sono in grado di regolare i geni implicati nelle patologie della retina e i geni che codificano per componenti coinvolte nella morte cellulare e nei processi intracellulari. Jane Farrar del Trinity College di Dublino spiega "I risultati dello studio suggeriscono che l'espressione del miRNA è perturbata durante la degenerazione della retina.
La modulazione dell'espressione del microRNA retinico rappresenta una possibile via terapeutica futura per le retinopatie come la retinite pigmentosa"
Colpendo più di un milione di persone in tutto un mondo la retinite pigmentosa è la forma ereditaria più comune di degenerazione della retina, causata dalla progressiva morte cellulare del fotorecettori, sino alla cecità.

FONTE: Molecularlab.it

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Ricercatore italiano scopre "l'origine del sangue": tutto nasce dal "shear stress" del primo battito del cuore...

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È stato un giovane ricercatore italiano a far compiere un passo in più verso la produzione di sangue artificiale e la cura di leucemie, linfomi e talassemie. È grazie allo studio compito da Luigi Adamo, pubblicato su Nature e rilanciato in Italia da "Le Scienze web news" se sappiamo che è il primo battito del cuore a originare la formazione del sangue. Proprio il battito nell'embrione il movimento di fluido all'interno dei vasi sanguigni genera uno stimolo meccanico che induce la formazione dei primi precursori del sangue. Il ricercatore italiano in forza alla Harvard Medical School grazie al sostegno della Fondazione Armenise-Harvard ha ricevuto il premio del dipartimento di Patologia del "Brigham and Women Hospital" di Boston per la migliore ricerca dell'anno. Adamo e i suoi collaboratori hanno condotto lo studio utilizzando cellule staminali embrionali di topo dimostrando che lo "shear stress" cioè la frizione generata sulla parete dei vasi sanguigni dal movimento di fluido al loro interno, stimola la maturazione del sangue, mentre in mancanza del battito cardiaco e quindi del flusso intravascolare l'embrione non riesce a sviluppare il sangue in maniera appropriata. Ecco perchè il cuore dell'embrione comincia a battere prima che i tessuti abbiano bisogno di essere irrorati dal sangue. Questo lavoro apre le porte alla produzione in laboratorio di sangue artificiale senza necessità di utilizzo di embrioni umani. Le cellule staminali totipotenti si possono infatti ottenere dall'embrione o riprogrammando le cellule adulte. Tutte le cellule del sangue - globuli rossi, globuli bianchi e piastrine - si originano da un'unica cellula: la cellula staminale emopoietica. Questa cellula viene prodotta nelle prime fasi dello sviluppo di un nuovo organismo e garantisce la produzione di sangue per tutta la vita dell'individuo. Considerata questa enorme potenzialità, molti gruppi di ricerca hanno cercato di capire i meccanismi che guidano la nascita di questo tipo particolare di cellula col fine di produrla in laboratorio ed usarla per curare malattie del sangue. Adesso la realizzazione in laboratorio della cellula staminale ematopoeitica e di nuove terapie per la cura di leucemie, linfomi e talassemie è ancora più vicina.

FONTE: Agi.it Salute
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Spagna: primo trapianto al mondo di rene eseguito in laparoscopia

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In Spagna è stato eseguito per la prima volta al mondo un trapianto di rene con la laparoscopia. Una donna con insufficienza renale cronica è stata operata nel centro di urologia della Fondazione Puigvert, a Barcellona, con questa tecnica chirurgica che consente di operare attraverso incisioni addominali molto più ridotte: in questo caso, sette centimetri, rispetto ai 20 della chirurgia tradizionale. La paziente ha lasciato l'ospedale a 14 giorni dall'intervento con "una funzione renale regolare", hanno annunciato i medici. L'operazione è durata circa quattro ore, ha spiegato il coordinatore dell'equipe, Antonio Rosales.

La laparoscopia è quella tecnica chirurgica che prevede l'esecuzione di un intervento chirurgico addominale senza apertura della parete. Pionieri nel campo furono i ginecologi tedeschi, in particolare Kurt Semm il quale, oltre ai consueti interventi ginecologici, eseguì, per primo al mondo, un'appendicectomia. Il 12 settembre 1985 Erich Mühe eseguì la prima colecistectomia laparoscopica su una giovane donna.

FONTE: Agi.it Salute

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Nuova tecnica chirurgica per rimozione organi tramite piccola incisura transombelicale.

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Asportato per la prima volta al mondo il colon dall'ombelico di due pazienti con una incisione di soli due centimetri. L'intervento è stato eseguito dall'equipe di Chirurgia Generale dei Trapianti nell'Uremico e nel Diabetico di cui è direttore il professor Ugo Boggi, dell'Aoup-Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa. Un intervento di questa portata, nel senso delle dimensioni della parte d'organo asportata, partendo da una microincisione, finora non era mai stato eseguito al mondo, pur essendo praticata - sia negli Usa che in qualche ospedale italiano - la tecnica chirurgica mininvasiva denominata "single incision laparoscopic surgery" (o "transumbelical single port laparoscopic surgery") per interventi meno complessi su un'area anatomica limitata (es. asportazione della colecisti, del surrene). L'intervento apre quindi nuove frontiere per l'utilizzo di questa metodica anche per patologie complesse e non confinate in uno specifico distretto anatomico ed è stato effettuato nelle scorse settimane su due pazienti, entrambe dimesse dopo 4-5 giorni in buone condizioni di salute. Le due pazienti operate avevano sofferto di ripetuti episodi di diverticolite colica. Al momento attuale, a livello mondiale, sono stati pubblicati solo due casi in cui è stato asportato il sigma, un segmento di colon lungo circa 30 centimetri, con metodica laparoscopica attraverso una singola, piccola, incisione trans ombelicale. Ma i due casi operati a Pisa rappresentano una nuova frontiera chirurgica perchè la parte da asportare era assai più estesa (la compromissione interessava infatti tutto il colon discendente e il sigma). Questi due primi casi mondiali dimostrano che la chirurgia laparoscopica, attraverso una sola incisione, può essere applicata - in casi selezionati - anche al trattamento di patologie "non localizzate" e che anzi coinvolgono più quadranti dell'addome.

FONTE: Agi.it Salute
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Oxford: scoperta proteina “integrina” che blocca la diffusione di metastasi verso i tessuti cerebrali

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Una nuova tecnica capace di bloccare la diffusione delle cellule cancerogene nel cervello è stata scoperta da scienziati dell'Università di Oxford, Inghilterra. La tecnica, esposta in uno studio pubblicato su PLoS ONE, è in grado di impedire alle cellule tumorali di diffondersi all'interno dei tessuti cerebrali, bloccando loro il nutrimento. "La chiave" spiega il direttore della ricerca, il dottor Shawn Carbonell "è una proteina chiamata integrina, che si trova sulla superficie delle cellule tumorali. Questa proteina permette alle cellule di attaccarsi ai vasi sanguini e ricevere le sostanze nutritive necessarie per la sopravvivenza. Bloccando l'integrina tramite farmaci specifici, possiamo evitare che queste cellule si nutrano e si diffondano all'interno del cervello". Le metastasi cerebrali sono molto comuni nei pazienti affetti da tumore. Nella maggior parte dei casi, una volta che il tumore si diffonde al cervello non c'è più speranza: anche con un trattamento tempestivo, la sopravvivenza media non supera i 9 mesi. "Abbiamo scoperto - spiega Carbonell - che le cellule metastatiche cerebrali nel 95 per cento dei casi cominciano a crescere attorno alle pareti dei vasi sanguinei del cervello, e non attorno alle cellule nervose. Successivamente ci siamo resi conto che rimuovendo la proteina integrina, le cellule tumorali smettevano di attaccarsi ai vasi sanguinei, e quindi di crescere. In pratica, non possono stabilirsi nel cervello e fare danni. Questa scoperta ci offre maggiore comprensione delle dinamiche con le quali i tumori si sviluppano, e nuove opportunità per elaborare terapie e trattamenti mirati per rallentarne la crescita".

FONTE: Agi.it Salute
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08 giugno, 2009

Briciole di Medicina (6° Puntata) – Le IDS o "Immunodeficienze Secondarie"

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Si definiscono immunodeficienze secondarie (IDS) quelle immunodeficienze in cui il sistema immunitario è coinvolto secondariamente nell’ambito di un processo morboso che origina da organi o sistemi che non fanno parte del sistema immunitario. E’ possibile effettuare una classificazione delle IDS in cui si distinguono, in base ai criteri più comunemente accettati, queste IDS:
- da infezioni virali
- da farmaci
- neonatale
- da senescenze
- da sindrome di down
- da dismetabolismo come diabete uremia, disendocrinopatie
- da malnutrizione
- da patologie protido-disperdenti (enteriche e renali)
- da stress chirurgico
- da ustioni e traumi
- da emolinfopatie e tumori solidi
- da splenectomia

In generale il quadro clinico è meno grave rispetto al quadro osservato nelle immunodeficienze primitive e correla al grado di gravità della entità secondaria che pregiudica il funzionamento del sistema immunitario. Una caratteristica che differenzia le IDS dalle IDP consiste nella potenziale reversibilità che si osserva nei casi in cui è possibile rimuovere l’evento patologico che ha causato la immunodeficienza.

I criteri per la diagnosi di IDS sono in gran parte clinici sebbene in alcuni casi è possibile effettuare delle indagini specifiche di laboratorio per individuare la presenza di alcune forme specifiche di IDS. In generale i criteri clinici indicativi si basano su caratteristiche frequentemente presenti quali infezioni croniche e ricorrenti, una eziologia inusuale delle stesse infezioni (dovute per esempio ad agenti patogeni), una incapacità di avere una completa guarigione duratura nel tempo, la presenza di una incompleta risposta a un trattamento antibiotico di solito efficace. Vi sono poi delle evidenze cliniche che sono molto meno sospette e la cui comparsa è assolutamente variabile, quali: rush cutaneo, eczema, candidiosi, ascessi, diarrea, ritardo nella crescita, epatosplenomegalia, segni di autoimmunità, osteomielite, anomala reattività o inadeguata efficacia delle vaccinazioni, ect.

I test di screening del sistema immunitario più normalmente usati per individuare una IDS si basano sui seguenti test:

Test di immunità umorale
Determinazione dei livelli serici di IgG, IgA e IgM,
Titolo isoemoagglutinine anti-A e anti-B
Test di Shick cioè valutazione della risposta specifica IgG al tossoide tetanico

Test di immunità cellulomediata
Conta assoluta dei globuli bianchi con formula leucocitaria
Reattività cutanea ritardata ad antigeni ubiquitari

Test sui fagociti
NBT e chemiluminescenza (misurazione del metabolismo dei neutrofili)
Vi sono poi test più specifici che vengono però usualmente fatti solo nel caso in cui si voglia studiare in modo più approfondito le caratteristiche della IDS riscontrata.
Nel corso delle IDS si riscontra un’aumentata incidenza di episodi infettivi e di neoplasie. E’ opportuno ricordare che agenti patogeni fra loro differenti possono attivare diversi compartimenti del sistema immunitario e pertanto in base al tipo di agente patogeno riscontrato è possibile ipotizzare l’esistenza di un difetto a carico di un particolare compartimento. Per esempio l’esistenza di infezioni ricorrenti o croniche sostenute da batteri extracellulari suggerisce che l’immunodeficienza sia dovuta a un deficit a carico dell’immunità umorale e delle cellule fagocitarie, mentre infezioni ricorrenti e croniche sostenute da batteri endocellulari o da virus sono da riferire a un difetto prevalente dell’immunità cellulo-mediata e della produzione di interferoni.
Precisamente è possibile riassumere il tutto cosi:

Infezione da batteri extracellulari => Meccanismi di difesa quali anticorpi, fagocitosi neutrofila e complemento => ID possibili sono deficit dell’immunità umorale, difetti dei fagociti o neutropenie, deficit del complemento.

Infezioni da batteri endocellulari, protozoi e funghi => Meccanismi di difesa quali anticorpi, fagocitosi neutrofili e macrofagica, linfociti T CD8 e linfociti NK => ID possibili sono dovuti a deficit di macrofagi, difetti dei neutrofili o neutropenie, deficit dell’immunità cellulo-mediata, ipogammaglobulinemie

Infezioni da virus => Meccanismi di difesa quali anticorpi, linfociti T CD8 e linfociti NK, produzione di interferone => ID possibili sono dovuti a deficit dell’immunità cellulo-mediata, ipogammaglobulinemie, deficit della produzione di interferone


IDS E VIRUS

Numerosi virus possono rappresentare il punto di partenza di una IDS perché si instaura un circolo vizioso per cui un maggiore deficit immunitario provoca una intensificazione della infezione virale la quale a sua volta aggrava il quadro di deficit immunitario. Il ruolo preminente nella eradicazione dell’infezione virale è svolto dai linfociti T citotossici e dai linfociti NK sia per azione diretta e sia per azione indiretta come produttori di citochine quali soprattutto interferone alfa e beta che hanno un’azione antivirale diretta e non specifica per virus, in quanto inibiscono la replicazione virale nelle cellule infettate, e l’interferone gamma che ha una azione antivirale indiretta in quanto potenzia l’azione dei linfociti NK e dei macrofagi.

L’immunità umorale svolge un ruolo soprattutto di tipo protettivo grazie alle IgA che proteggono gli epiteli e grazie alle IgG che neutralizzano il virus, e grazie al complemento che ne favorisce la rimozione mediante opsonizzazione. Alcuni virus sono in grado di instaurare dei IDS grazie a particolari forme di attacco aggressivo diretto verso le cellule immunitarie, quindi la IDS che si instaura in tali casi non è secondaria alle infezioni quanto a una vera azione diretta del virus.

Sono essenzialmente 5 i virus descrivibili:

Virus del morbillo: => è un virus a RNA che blocca in G1 il ciclo cellulare

Citomegalovirus (CMV) => è un virus a DNA che agisce riducendo la sintesi di IL-1 e IL-2 e causando un deficit funzionale di monociti, macrofagi, cellule NK e linfociti T citotossici e linfociti B. Inoltre riduce l’espressione di molecole HLA di classe 1 con diminuito riconoscimento delle cellule infettate.

Virus Epstein-Barr (EBV) => è un virus a DNA che infetta i linfociti B e causa una loro attivazione policlonale, causa un deficit funzionale dei linfociti T e dei linfociti B, riduce l’espressione delle molecole di adesione sulla superficie di tali cellule causando una forte linfocitosi.

Virus Adenovirus => è un virus a DNA che infetta le cellule causando una ridotta espressione di molecole HLA di classe I.

Virus HIV => è un retrovirus ma causa una IDS particolare trattata a parte.


IDS E FARMACI

Numerosi tipi differenti di farmaci possono indurre immunodepressione iatrogena.

I farmaci alchilanti (ciclofosfamide, clorambucil, melphalan) impediscono la replicazione del Dna e sono efficaci nella soppressione della proliferazione linfocitaria. L’azione degli alchilanti si traduce in una ridotta risposta proliferativa in vitro dei T linfociti se esposti ad antigeni e mitogeni e inoltre si traduce in una ridotta reattività cutanea in vivo ai test di ipersensibilità ritardata. Terapia prolungate possono determinare una riduzione dei livelli sierici di immunoglobuline.

Il metotrexate, gli alcaloidi vegetali come la vincristina e la vimblastina nonché la L-asparaginasi interferiscono con le cellule che si trovano in una determinata fase del ciclo cellulare determinando un blocco della riutilizzazione dei folati (metotrexate) e della sintesi di DNA. Gli antagonisti delle purine come azatioprina e la –mercaptopurina sono anch’essi dei farmaci inibitori della sintesi di DNA.

I corticosteroidi inducono linfopenia e monocitopenia con leucocitosi per effetto della ridistribuzione del pool circolante di leucociti e dell’aumento della proliferazione di neutrofili. La somministrazione cronica di corticosteroidi ha un effetto antinfiammatorio che causa anche una marcata riduzione della resistenza a infezioni. In particolare pazienti sottoposti a prolungata terapia antinfiammatoria rischiano maggiormente di contrarre Herpes Zooster. E’ opportuno sottolineare che l’uso di tali farmaci “a giorni alterni” riduce il grado di compromissione del sistema immunitario.

La ciclosporina A (CsA) è un polipeptide ciclico con effetti immunosoppressori, è utilizzato nella prevenzione e nel trattamento del rigetto di trapianti d’organo e nel trattamento di molteplici malattie autoimmuni e infiammatorie. La somministrazione di questo farmaco causa una inibizione della sintesi di citochine dai T linfociti e la liberazione di mediatori della flogosi. Analogo effetto è attuato dal farmaco conosciuto con la sigla FK-506.

Molti farmaci non immunosoppressori possono provocare una alterazione su alcuni parametri immunitari. Ad esempio l’aspirina, i farmaci FANS e la rifampicina, alcune tetracicline, la clorochina, il cloramfenicolo, il fenilbutazone, alcuni contraccettivi orali e alcuni antiepilettici possono interferire con alcuni aspetti dell’immunità umorale causando una variazione significativa della quantità di immunoglobuline prodotte per ciascuna classe anticorpale.
IDS E NEONATI O PREMATURI

Nel neonato prematuro esiste una fisiologica condizione di immunodeficienza di tipo multifattoriale: il prematuro si può considerare un immunodepresso e l’ID sarà tanto più accentuata quanto più bassa è l’età gestazionale. Anche nel neonato a termine è documentabile un’immaturità del sistema immunitario che si associa talvolta a un’aumentata incidenza di infezioni batteriche e limitazione all’isotipo IgM della risposta immunitaria agli antigeni proteici. In particolare il neonato ha una diminuita resistenza agli streptococchi del gruppo B, all’haemophilus influenzae e all’herpes simplex di tipo 2. L’aumentata suscettibilità alle infezione è attribuibile alla fisiologica mancanza di esperienza antigenica e all’immaturità cellulo-mediata e umorale. Le IgG del neonato sono per la maggior parte di origine materna: passano la placenta a partire dalla sedicesima settimana e sono trasferite poi per la maggior parte con un meccanismo di trasporto attivo durante le ultime quattro settimane di gestazione. Pertanto i nati pre-termine hanno una concentrazione di IgG sieriche tanto più bassa quanto minore è l’età gestazionale. Alla nascita le secrezioni sono virtualmente prive di IgA secretorie che cominciano a comparire intorno al terzo mese di vita aumentando lentamente fino a raggiungere i valori dell’adulto tra il quinto e il sesto anno di vita. Nel lattante l’assenza di IgA secretorie a livello della mucosa gastrointestinale viene compensata dall’apporto di IgA con il colostro e il latte materno. Il colostro contiene circa 1 g/dl di IgA mentre il latte materno ne contiene circa 0,1 g/dl. Le IgA sono presenti anche nel latte vaccino ma vengono denaturate da procedimenti di sterilizzazione del latte. Molti altri fattori immunitari e non immunitari presenti nel latte materno hanno una funzione protettive poiché statisticamente i neonati allattati al seno hanno una minore probabilità di contrarre infezioni soprattutto gastroenteriche. Globalmente quindi la risposta immunitaria e infiammatoria del neonato è depressa, in corso di infezioni la risposta febbrile è debole, manca la leucocitosi, non vi è aumento della velocità di eritrosedimentazione mentre è presente un incremento dei valori di proteina C reattiva. Nel neonato i test cutanei di ipersensibilità ritardata sono molto depressi. Tutte le anomalie fin qui descritte si accentuano nel prematuro.


IDS E ANZIANI

Statisticamente si è appurato che a partire dai 70 anni in poi i soggetti anziani presentano un aumentata suscettibilità alle infezioni (in particolar modo agli epiteli dell’apparato urinario e respiratorio) e a neoplasie (la senescenza immunitaria è uno dei fattori influenti ma non l’unico). Tale fenomeno è attribuibile in parte alle alterazioni a cui il sistema immunitario va incontro durante l’invecchiamento. Questi fenomeni sono riassumibili in tal modo:

Immunità cellulo-mediata
Diminuita capacità di risposta a neoantigeni
Diminuita attività dei linfociti T
Diminuita risposta proliferativa linfocitaria
Diminuita produzione citochinica e in particolare di IL-2
Riduzione dei precursori midollari

Immunità umorale
Aumento della attivazione policlonare di linfociti B
Aumento della frequenza di sviluppo di patologie autoimmunitario
Aumento della frequenza di sviluppo di gammapatie monoclonali
Aumento della frequenza di comparsa di autoanticorpi (funzione Scavenger)
Diminuita risposta anticorpale ai vaccini
Diminuita secrezione di IgA sulle mucose
Diminuita densità di recettori di superficie dei Linfociti B
Aumento dei linfociti B con marker CD5+, coinvolti nei fenomeni autoimmunitari

Immunità tramite fagociti e monociti-macrofagi
Diminuita chemiotassi e fagocitosi
Diminuita produzione di IL-1 e di fattori come GM-CSF


IDS E SINDROMI GENETICHE COME LA S. DI DOWN

Nella sindrome di Down (trisomia del 21) si verifica un invecchiamento precoce del sistema immunitario con elevata suscettibilità a processi infettivi, autoimmuni e a neoplasie. Il difetto immunitario interessa soprattutto l’immunità cellulo-mediata. In questi pazienti vi è un difetto nella reattività cutanea di tipo ritardato ad antigeni ubiquitari e una ridotta proliferazione dei linfociti indotta in vitro da mitogeni. Tali alterazioni possono essere di grado variabile e sono in gran parte dovute a una precoce involuzione del timo.


IDS E DISENDOCRINOPATIE

I pazienti affetti da diabete mellito hanno una aumentata incidenza degli episodi infettivi a carico della cute e dell’apparato urinario con una diminuizione della risposta anticorpale alle vaccinazioni. Nel corso della malattia, se non adeguatamente controllata, si possono presentare infezioni dovute a: ficomiceti (polmoniti, enteriti, ascessi epatici e meningoencefaliti), enterobatteri (meningiti), enterococchi (meningiti), stafilococco (follicoliti, celluliti necrotizzanti), streptococco (celluliti necrotizzanti, erisipela che sarebbe un’infezione acuta del derma), candida (onicomicosi che sarebbe in pratica un’infezione della lamina delle unghie), pseudomonas (otiti), clostridi (colangiti e colecistiti necrotizzanti), altri germi vari di tipo gram negativo o di tipo gram positivo. Tutte queste infezioni possono verificarsi perché nel corso di diabete non controllato si ha una riduzione dell’efficacia del complemento, un deficit dei fagociti, un deficit dell’attività delle cellule NK e dei fagociti, un deficit dell’attività dei linfociti T (sia CD4 che CD8) e una ridotta produzione di IL-2.

I pazienti con insufficienza renale cronica manifestano una diminuita resistenza alle infezioni e una ipoergia o anergia cutanea ai test di ipersensibilità ritardata. Le alterazioni dell’immunità in corso di uremia sono soprattutto a carico dell’immunità cellulomediata e sono dovute a un’atrofia timica con linfopenia, deficit sia quantitativo che funzionale dei linfociti T, cellule NK e deficit funzionale dei linfociti B. Si ha inoltre un deficit di chemiotassi, fagocitosi e killing di monociti, macrofagi e granulociti neutrofili.

Nella malattia di Cushing si descrive un deficit dell’immunità dovuto all’eccessiva produzione di ormoni corticosteroidi e che coinvolge principalmente l’immunità cellulare. Tale deficit si può presentare talvolta anche nei soggetti affetti da tireopatie autoimmuni.
IDS E MALNUTRIZIONE

I disturbi nutrizionali arrecano sempre dei danni temporanei al sistema immunitario. Un tipico esempio si osserva nei paesi sottosviluppati dove certe malattie, come il morbillo, presentano ancora un’alta mortalità che viene garantita dallo stato di malnutrizione in cui versano i bambini colpiti in quelle aree. Nei paesi industrializzati possono verificarsi condizioni di grave malnutrizione secondarie a anoressia e a malattie gastroenteriche, cardiopatie, emato-oncologiche, eccetera. In linea di massima si può osservare come una carenza di:

Proteine => si ha ipogammaglobulinemia con ridotta sintesi di IgA secretorie e ridotta attività complementare, una ridotta chemiotassi, fagocitosi e killing dei granulociti neutrofili, una ridotta proliferazione linfocitaria visibile dalla ridotta risposta proliferativa ad antigeni e mitogeni.

Vitamina B6 => si ha una ridotta produzione di ormoni timici e quindi un deficit dell’immunità cellulo-mediata.

Vitamina A => Si ha un difetto della sintesi di glicoproteine dei linfociti con un danno all’immunità cellulo-mediata, inoltre si ha un danno agli epiteli con contemporaneo deficit di IgA secretorie

Zinco => Si ha una degenerazione del timo con una riduzione della sintesi di ormoni timici, si ha un deficit dell’immunità cellulo-mediata.

Ferro => Si ha una degenerazione del timo con un deficit dell’immunità cellulo-mediata, si ha una riduzione dei livelli sierici di Immunoglobuline e un deficit dell’attività dei linfociti NK e un deficit della fagocitosi.

Rame => si ha un deficit dell’immunità cellulo-mediata e dei livelli sierici di Ig, con carenza di IgA secretorie

Acidi Grassi => si ha una ridotta efficacia dell’attività umorale


IDS E ORMONI E NEUROPEPTIDI

In linea di massima, si possono osservare questi dati:

Aumento della produzione di anticorpi => TSH e Sostanza P
Riduzione della produzione di anticorpi => ACTH, Endorfina, VIP

Aumento dell’attività dei Linf. T => Sostanza P
Diminuizione dell’attività dei Linf. T => Vip, Somatostatina, Ormone Somatrotopo, Prolattina

Aumento dell’attività dei Linf. B => Ormone ACTH Adrenocorticotropo

Aumento attività Linfociti NK e Neutrofili => Sostanza P
Riduzione attività Linfociti NK e Neutrofili => VIP


IDS E STRESS CHIRURGICO

Una delle più temibili complicanze degli interventi chirurgici consiste dalle infezioni batteriche postoperatorie. La principale causa è da ricercare nelle soluzioni di continuo attuate alla cute. Tuttavia, si ha anche una immunodeficienza secondaria di grado variabile e caratterizzata dalla transitorietà: insorge dopo poche ore dall’intervento e si attenua dopo circa 2 settimane dalla risoluzione dello stesso. E’ probabile che ciò si spieghi con un’alterazione dell’equilibrio citochinica dell’organismo (laddove aumentano IL-6 e TNF mentre si riduce la produzione delle altre citochine), da un’aumentata attività dei linfociti T suppressor e da una ridotta funzionalità dei neutrofili. Tale alterazione dell’equilibrio immunitario si spiega con una serie numerosa di fattori: alterazioni dell’omeostasi neuro-endocrini, attivazione dell’endotelio vasale, attivazione della cascata complementare e della coagulazione, aumentata produzione di prostaglandine e leucotrieni, produzione di peptidi sierici ad attività soppressoria, utilizzo di farmaci e anestetici, eccetera.
Si deve inoltre osservare come i pazienti con estese ustioni possiedono una brusca riduzione delle immunoglobuline sieriche e dei linfociti circolanti con anergia cutanea ai test di ipersensibilità ritardata.


IDS E TUMORI

Le infezioni in corso di tumore rappresentano la principale causa di mortalità nei pazienti neoplastici con un’incidenza che nei pazienti portatori di tumori solidi e linfomi supera il 50% e nei pazienti affetti da leucemia supera il 75%. L’immunodepressione che si associa alle neoplasie maligne e alle malattie linfoproliferative è in gran parte da attribuire a un processo neoplastico e in parte alla chemioterapia in atto. Nelle neoplasie si verrebbe a creare un circolo vizioso in cui la neoplasia è causa di immunofecienza e possibile conseguenza.


IDS E SPLENECTOMIA

Nei pazienti sottoposti a splenectomia (rimozione chirurgica della milza) si osserva un deficit a carico dell’immunità umorale con normali livelli sierici di Ig ma ridotta risposta anticorpale. In particolare la sintesi di IgM è ridotta. In questi pazienti il rischio postoperatorio più importante consiste nelle possibili infezioni da agenti batterici extracellulari, come lo Streptococco.
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