La tiroxina è uno degli ormoni prodotti dalla tiroide, nonché il farmaco prescritto a chi ha problemi di ipotiroidismo, ovvero un TSH (thyroid-stimulating hormone) troppo alto e quindi un malfunzionamento della tiroide. Ma la tiroxina è anche uno dei farmaci più venduti, a fronte delle numerose prescrizioni. Troppe, secondo il professor Alfredo Pontecorvi, primario di endocrinologia al Policlinico Gemelli di Roma, nonché autore del forum dedicato alla tiroide su Corriere.it. «Molto spesso noi medici interveniamo per sospendere una terapia prescritta inutilmente», spiega. Una tiroide ben funzionante è fondamentale per l’intero organismo, ma l’eccesso di cure può portare altri problemi, come l’aumentato rischio di osteoporosi nelle donne e di aritmie cardiache in tutti i pazienti.
La conferma di un eccesso di prescrizioni arriva anche da uno studio inglese pubblicato su JAMA Internal Medicine. Un team di ricercatori della Cardiff University guidato da Peter Taylor ha analizzato i dati di 52.298 pazienti, inglesi e americani, cui è stata prescritta la Levotiroxina sodica (isomero della tiroxina, un composto di sintesi che funge da ormone tiroideo) tra 2001 e 2009. Secondo gli esperti inglesi, il farmaco è troppo prescritto e nel tempo si è andata erroneamente abbassando la soglia di TSH oltre la quale si raccomanda il trattamento. Risultato: il farmaco è prescritto anche a chi non ne ha bisogno, con pericolosi effetti collaterali non giustificati da un reale beneficio della terapia.
L’ipotiroidismo è un deficit di funzionamento della tiroide. Può verificarsi a causa di una tiroidite autoimmune in cui una reazione immunitaria anomala distrugge parte della ghiandola. L’ipotiroidismo si può misurare osservando con un semplice prelievo di sangue i livelli di TSH, ormone prodotto dall’ipofisi il cui livello indica la quantità di ormoni tiroidei circolanti: dosi elevate di TSH indicano che la tiroide fatica a funzionare. Ma oltre quale soglia va prescritto l’ormone tiroideo? «Gli studiosi inglesi hanno confrontato i dati del 2001 e del 2009, prendendo in esame 52mila adulti affetti da tiroidite prima dell’inizio della terapia e dopo 5 anni di cura, e hanno visto che il valore di TSH prima dell’inizio della terapia è sceso dalla media di 8,7 (2001) alla media di 7,9 (2009) - spiega Pontecorvi -. Numeri preoccupanti, se pensiamo che le linee guida americane raccomandano il trattamento solo in chi ha un TSH superiore a 10». L’eccesso di prescrizioni riguarda anche l’Italia: fino a pochi anni fa la tiroxina era il sesto farmaco più venduto.
«La terapia è fondamentale nei soggetti privi di tiroide a seguito di intervento chirurgico o in coloro che hanno uan tiroide totalmente “fuori uso” - aggiungo Pontecorvi -. Diverso è il discorso per tutti quegli adulti che soffrono di ipotiroidismo meno grave, ovvero che hanno una tiroide non perfettamente funzionante: sono tanti, il 10% della popolazione, e il disturbo colpisce più frequentemente le donne. Lo studio inglese ha analizzato proprio questa tipologia di pazienti, affetti da tiroidite di Hashimoto che si ha quando il sistema immunitario aggredisce la tiroide, con una progressiva diminuzione degli ormoni tiroidei». Secondo le suddette linee guida americane, il limite della normalità del TSH è 4,12 e la terapia è raccomandata con TSH superiore a 10. Ma anche qui vanno fatte delle distinzioni, spiega Pontecorvi: «Negli ultra 70enni il TSH superiori a 10 mU/l va trattato solo in caso di presenta di sintomi di ipotiroidismo o fattori di rischio cardiovascolare. Prima dei 70 anni, invece, il TSH superiore a 10 va trattato sempre e comunque. In caso di TSH inferiore a 10 (tra 4,12 e 10) ma con presenza di sintomi di ipotiroidismo (astenia, aumento di peso, perdita di massa muscolare e della libido, depressione) è bene fare la terapia con controllo dopo sei mesi. Al contrario, in assenza di sintomi, non si fa la terapia e ci si sottopone a controlli frequenti: questo si chiama ipotiroidismo sub-clinico». Un caso particolare è quello della donna in gravidanza, il cui TSH non deve superare il valore di 2,5; questo vale anche per le donne che stanno pianificando una gravidanza.
Ma lo studio inglese va oltre: non solo c’è un eccesso di prescrizioni in soggetti che non necessitano della terapia, ma in alcuni casi l’effetto della cura è negativo e dannoso. Nel 5,8% dei casi analizzati, dopo 5 anni di cura con tiroxina il TSH era inferiore a 0,1%, ovvero sotto la soglia minima, con rischi di osteoporosi e fibrillazione atriale. «Una terapia come questa, detta soppressiva, si fa solo in caso di tumori aggressivi della tiroide - dice Pontecorvi -, ovvero quando bisogna tenere il TSH inferiore a 0,4. Ma solo e unicamente in questi casi. In passato la terapia soppressiva era proposta anche per i noduli tiroidei benigni, ma ora questo non accade più e i dosaggi sono sempre più sofisticati. A volte però ancora oggi ci sono errori grossolani: per esempio quando vengono trattati pazienti con funzione tiroidea corretta solo perché presentano anticorpi anti-tiroide positivi. Consideriamo che la terapia non è uno scherzo, pur essendo molto economica (allo Stato il trattamento di un anno di un paziente costa meno di 20 euro): quando si comincia, la terapia va fatta per tutta la vita».
AUTRICE: Laura Cuppini
FONTE: Corriere.it
AFORISMA DEL GIORNO
11 ottobre, 2013
3 commenti:
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Volevo esporre brevemente la mia situazione: mi è stato diagnosticato tempo fa l'ipotiroidismo. Il medico curante ha ben pensato di prescrivermi ormoni per regolarizzare la tiroide, da prendere per un periodo di sei mesi. Io ero riluttante all'idea di prendere ormoni, così mi sono rivolto all'omeopata di mia moglie, che mi ha dato due elementi che non dirò qui per evitare i casi di auto-cura (ognuno ha una storia clinica diversa). Nel giro di quattro settimane, rifacendo gli esami, la mia tiroide era tornata alla normalitá.
RispondiEliminaper caso c'entra il selenio ?
Eliminaqual'è la cura ? Grazie
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