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AFORISMA DEL GIORNO

01 luglio, 2019

SSM 2019, domani il concorso per i medici aspiranti specialisti, ondata di polemiche social per mancati pagamenti e mancata trasparenza...

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Si svolgerà domani in tutta Italia il concorso per medici per l'accesso alle Scuole di Specializzazione nelle aree cliniche, chirurgiche e dei servizi. Un concorso estremamente impegnativo e che ha storicamente creato molte polemiche sia sul numero di posti finanziati che sulle cronache del suo svolgimento. Dopo aver ripetutamente rivoluzionato le modalità, talvolta anche con scelte improvvise e impopolari (es. SSM 2017, abbandono delle domande “dirette”  e passaggio alle domande concatenate su casi clinici preimpostati, un passaggio repentino che favorì non poco gli iscritti a scuole private di preparazione che impostavano già da mesi le simulazioni proprio su casi clinici), quest’anno il Ministero e il Miur pare abbiano deciso di confermare le precedenti modalità di svolgimento (240 domande su casi clinici in 210 minuti) e la distribuzione in una "graduatoria unica nazionale con scelte a scaglioni", proprio per non rivoluzionare ulteriormente il panorama e smorzare così da subito le polemiche. Purtroppo, sebbene quest'anno la data sia stata scelta in anticipo di quasi due settimane rispetto allo scorso anno, il Miur e il Ministero sembrano aver commesso una serie di errori nell’emanazione del bando, una “mancanza di trasparenza” che ha innervosito non poco i medici partecipanti e le associazioni che li rappresentano.

Riassumendo brevemente i punti che hanno creato polemica sui social, scopriamo che:  
            
      1) Non si conosce il numero preciso di borse in concorso. Sebbene dovrebbe essere confermato il tanto decantato aumento da 6000 a circa 8000, non si conosce il numero esatto di borse finanziate, nè quanti fondi siano stati recuperati dalle borse andate perdute per rinuncia nei precedenti concorsi. Idem per le borse regionali, tanto che alcune regioni avrebbero espresso criticità sulla possibilità di confermare lo stanziamento economico proprio a causa dei ritardi burocratici in atto. Purtroppo non cambia nulla anche per i famigerati posti "riservati", spesso frutto di controversie e strani privilegi.  Come da tradizione, non si conosce neppure il numero complessivo di partecipanti.

2) Non si conosce la composizione delle griglie dei posti messi a disposizione per gli eventuali vincitori. A causa dei ritardi nel completamento del processo di accreditamento (cioè sostanzialmente la verifica del rispetto dei criteri di qualità che una determinata struttura ospedaliera deve avere al fine di permettere l'ottenimento di una corretta formazione ai propri medici specializzandi per quella specifica area), molti medici stanno concorrendo pur non sapendo quanti posti per una determinata specializzazione saranno disponibili nell'ospedale della propria città o addirittura se la specifica materia verrà confermata o meno. Un esempio che facilita la comprensione del problema: medici di una città X potrebbero concorrere per vincere un posto da specializzando in Ginecologia e scoprire che nell'azienda ospedaliera della propria città non è più disponibile alcun posto di specializzazione in Ginecologia proprio a causa del mancato accreditamento (perché, per esempio, non c'è un reparto o una sala parto adeguata agli standard richiesti), forzando cosi una migrazione "all'ultimo minuto" (le scelte di sede sono fatte per scaglioni e in pochi giorni) presso altra sede o la scelta di altri indirizzi. In tempi di social molto viene lasciato al fato: così in una pagina Facebook di una associazione sono stati pubblicati una serie di immagini relative a griglie di distribuzione di borse e che dovrebbero in teoria dare qualche orientamento in più ai concorrenti, ma i dati di tali griglie sono ovviamente non ufficiali: non si sa né come siano state ottenute, né quanto queste siano lontane o vicine al vero.

3) A causa di un cavillo del bando legato proprio alla mancata pubblicazione dell’integrazione sulla distribuzione dei posti in palio, molti medici domani concorreranno alla prova pur non avendo pagato la tassa di iscrizione al concorso (100 euro), necessaria in teoria per creare fondi che possano finanziare il concorso stesso. Questo significa che un medico X potrebbe concorrere, scoprire il risultato alla fine della prova, e decidere se ratificare o meno il pagamento sulla base del risultato conseguito. Un errore enorme da parte del Ministero nonché un'evidente ingiustizia per tutti coloro che hanno invece pagato regolarmente ed entro i termini dell’esecuzione del concorso la dovuta tassa.

4) Dopo le polemiche dello scorso anno non si sa nulla in merito all’aver irrobustito o meno i controlli per impedire eventuali copie o collaborazioni fra concorrenti, per esempio rendendo più distanziati i computer ed evidenti i divisori fra computer, spesso del tutto assenti in molte sedi.

Probabilmente questi problemi verranno “sanati” già il giorno dopo il concorso, resta tuttavia il rammarico per una serie di errori in un ambito, quello dei medici in formazione, già di per sé ampiamente problematico.  E’ nota a tutti la carenza di medici e la necessità di colmare quel “imbuto formativo” che sta, da un lato, strangolando la qualità del servizio sanitario pubblico in Italia, e dall’altro lato, creando profitti alle scuole private di preparazione pre-concorsi. Un quadro di carenza cronica che è, molto probabilmente, destinato a peggiorare nei prossimi anni.
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06 giugno, 2019

Che cos'è il Patisiran e come lo studio clinico APOLLO si inserisce nelle prospettive nel trattamento della amiloidosi hATTR

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Lo scorso anno la Fda ha approvato il Patisiran, il primo farmaco specificamente autorizzato per il trattamento di una malattia rara e mortale chiamata amiloidosi ereditaria da transtiretina (hATTR). Sviluppato dalla biotech americana Alnylam, è stato messo in commercio con il marcio Onpattro.

La decisione è stata anche una pietra miliare scientifica: segna la prima approvazione in assoluto per un farmaco che utilizza la RNA interference, un meccanismo di difesa presente in natura che le cellule possono utilizzare per mettere a tacere un gene prima che produca una proteina dannosa.

«Questa approvazione fa parte di un'ondata più ampia di progressi che ci consentono di trattare la malattia affrontando effettivamente la causa alla radice, permettendoci di arrestare o invertire una condizione, piuttosto che essere in grado solo di rallentarne la progressione o di curare i suoi sintomi. In questo caso, gli effetti della malattia causano una degenerazione dei nervi, che può manifestarsi in dolore, debolezza e perdita di mobilità", ha detto il Commissario dell'Fda Scott Gottlieb "Nuove tecnologie come gli inibitori dell'RNA, che alterano i fattori genetici di una malattia, hanno il potenziale di trasformare la medicina, in modo da poter meglio affrontare e anche curare le malattie debilitanti. Ci impegniamo a far progredire i principi scientifici che consentono lo sviluppo e la revisione efficienti di trattamenti sicuri, efficaci e innovativi, in grado di cambiare la vita dei pazienti.»

L'approvazione dell'Fda è specifica per il trattamento dei danni ai nervi periferici subiti dai pazienti con hATTR e rappresenta il culmine di quasi due decenni di lavoro scientifico iniziato quando gli scienziati Andrew Fire e Craig Mello scoprirono l'RNAi 20 anni fa. Nel 2006, hanno vinto un premio Nobel per la loro scoperta.

Dal 2002, Alnylam, la più grande azienda del settore RNAi, ha cercato di utilizzare il metodo per produrre farmaci innovativi. Altri tre farmaci di Alnylam che sfuttano la RNAi sono in fase avanzata di sviluppo, per l'emofilia, il colesterolo elevato e la porfiria epatica acuta (una malattia epatica rara).

«Dopo 16 anni, una perseveranza instancabile e miliardi di dollari in investimenti, siamo finalmente riusciti a far progredire la terapia RNAi nel suo complesso, per ottenere una nuova classe di farmaci innovativi", ha dichiarato il CEO dell'azienda John Maraganore alla testata Xconomy. "Cosa conta di più? La differenza che ora possiamo fare nella vita dei pazienti con amiloidosi da hATTR.»

Si stima che la hATTR colpisca 50mila persone in tutto il mondo. Le persone che hanno la malattia fanno una versione mutata della transtiretina (TTR), una proteina che si accumula in ciuffi piegati male, causando danni a una varietà di tessuti in tutto il corpo. Alcuni pazienti soffrono solo il danno nervoso, che inizia con intorpidimento delle dita dei piedi, poi, i piedi, e si muove verso l'alto. Altri soffrono di problemi cardiovascolari che possono determinare scompenso cardiaco e morte. La maggior parte dei pazienti ha entrambi i problemi. Gli unici trattamenti finora effettuati negli Stati Uniti sono i trapianti di fegato o diflunisal, un farmaco antinfiammatorio usato off-label per "stabilizzare" la proteina TTR e rallentare i danni nervosi progressivi. Ma i trapianti di fegato sono rischiosi, difficili da ottenere, e non sempre funzionano. E il diflunisal può causare problemi di stomaco o reni, quindi non è per tutti.

Il paradigma terapeutico per l'hATTR è stato però modificato. Il farmaco di Alnylam è una piccola molecola di RNA, somministrata al fegato da una nanoparticella lipidica, che agisce interferendo con l'RNA che produce la forma anomala della transtiretina proteica (TTR) per bloccare la produzione della proteina.

L'efficacia di Onpattro è stata dimostrata in uno studio clinico che ha coinvolto 225 pazienti, 148 dei quali sono stati assegnati randomizzati a ricevere un'infusione di Onpattro una volta ogni tre settimane per 18 mesi, e 77 dei quali sono stati assegnati a ricevere un'infusione di placebo alla stessa frequenza. I pazienti che hanno ricevuto Onpattro hanno avuto risultati migliori su misure di polineuropatia tra cui la forza muscolare, valutazioni su diverse sensazioni (dolore, temperatura, intorpidimento), riflessi e sintomi autonomici (pressione arteriosa, frequenza cardiaca, digestione) rispetto a coloro che hanno ricevuto l'infusione di placebo. I pazienti sottoposti a trattamento con patisiran hanno ottenuto risultati migliori anche per quanto riguarda la valutazione della deambulazione, dello stato nutrizionale e della capacità di svolgere attività di vita quotidiana.
 
Lo studio clinico APOLLO
 
Nello studio clinico APOLLO sono state valutate la sicurezza e l’efficacia di patisiran in una popolazione arruolata a livello globale e di pazienti affetti da amiloidosi hATTR. Lo studio ha dimostrato la superiorità di patisiran, rispetto al placebo nel miglioramento dei parametri relativi a polineuropatia, qualità della vita, attività quotidiane, deambulazione, stato nutrizionale e sintomatologia autonomica in pazienti adulti con amiloidosi hATTR. Per valutare funzionalità motoria, sensoriale e nervosa, riflessi e pressione posturale è stata utilizzata la scala modificata del Neuropathy Impairment Score (mNIS+7).

•    A 18 mesi, il trattamento con patisiran ha determinato una variazione media di 6,0 punti (miglioramento) nel punteggio mNIS+7 ottenuto al basale, rispetto a un aumento medio di 28,0 punti (peggioramento) segnalato per il gruppo placebo. Con una differenza media complessiva di 34,0 punti del braccio patisiran rispetto al placebo.
•    Mentre quasi tutti i pazienti trattati con patisiran hanno avuto un beneficio terapeutico rispetto al placebo, il 56% dei pazienti trattati con patisiran ha ottenuto un notevole miglioramento nei parametri di valutazione della polineuropatia (punteggio mNIS+7 migliorato) rispetto al proprio livello basale dopo 18 mesi di terapia, rispetto al 4% dei pazienti ai quali era stato somministrato il placebo.
•    A 18 mesi, il 51% dei pazienti patisiran ha ottenuto un miglioramento nella qualità della vita misurato in base al punteggio Norfolk QOL-DN, rispetto al 10% dei pazienti placebo.
•    Nel corso dei 18 mesi di terapia, i pazienti trattati con patisiran, hanno ottenuto un notevole beneficio in tutti gli altri endpoint di efficacia, tra cui attività quotidiane, deambulazione, stato nutrizionale e sintomatologia autonomica.
•    Patisiran ha ottenuto dati favorevoli sugli endpoint esplorativi relativi a struttura cardiaca e parametri funzionali nei pazienti con interessamento cardiaco.
•    L’incidenza e la gravità degli eventi avversi sono stati simili nei pazienti trattati con patisiran e con placebo. Gli eventi avversi più comuni segnalati nei pazienti trattati con patisiran, con una frequenza almeno del 3% superiore a quella registrata nei pazienti trattati con placebo, sono stati l’edema periferico e le reazioni correlate all’infusione. 

FONTE: Pharmastar
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15 aprile, 2019

Allerta dellʼAifa su alcuni antibiotici chinolonici di uso comune: rischio reazioni avverse gravi e persistenti

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Allerta dell'Agenzia Italiana del farmaco su alcuni antibiotici di uso comune per il rischio di gravi effetti collaterali "invalidanti, di lunga durata e potenzialmente permanenti". L'Agenzia ha diffuso una nota con indicazioni rivolte ai medici. Nel mirino i medicinali che contengono fluorochinoloni e chinoloni, che verranno ritirati dal commercio. Si raccomanda prudenza nelle prescrizioni anche per i pazienti anziani.

Ai medici viene indicato di non prescrivere tali medicinali in casi quali il trattamento di infezioni non gravi o per infezioni non batteriche.

Il medico deve inoltre informare il paziente di "interrompere il trattamento ai primi segni di reazione avversa grave quale tendinite e rottura del tendine, dolore muscolare, neuropatia" e di consultare il proprio medico per ulteriori consigli.

L'Ema (Agenzia europea del farmaco), si legge ancora nell'allerta dell'Aifa, "ha riesaminato nei mesi scorsi gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici per uso sistemico ed inalatorio per valutare il rischio di reazioni avverse gravi e persistenti (che durano mesi o anni), invalidanti e potenzialmente permanenti, principalmente a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso.

Le reazioni avverse gravi a carico del sistema muscoloscheletrico includono tendinite, rottura del tendine, mialgia, debolezza muscolare, artralgia, gonfiore articolare e disturbi della deambulazione. Gli effetti gravi a carico del sistema nervoso periferico e centrale includono neuropatia periferica, insonnia, depressione, affaticamento e disturbi della memoria, oltre che compromissione della vista, dell'udito, dell'olfatto e del gusto. Sono stati segnalati soltanto pochi casi di queste reazioni avverse invalidanti e potenzialmente permanenti, ma è verosimile una sotto-segnalazione.

A causa della gravità di tali reazioni in soggetti fino ad allora sani, la decisione di prescrivere chinoloni e fluorochinoloni dev'essere presa dopo un'attenta valutazione dei benefici e dei rischi in ogni singolo caso".

FONTE: TgCom.it
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22 febbraio, 2019

Il governo prova a "curare" le liste d'attesa: stop alle visite private intramoenia se eccessive criiticità ma piovono critiche...

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"Se i tempi di attesa per un esame medico superano i tempi previsti per legge, sarai indirizzato presso una struttura privata convenzionata senza costi aggiuntivi". E' il ministro della Salute, Giulia Grillo a illustrare le novità del nuovo Piano per il governo delle liste d'attesa, approvato dalla Conferenza Stato Regioni, ma già bocciato dai medici. Il piano prevede anche lo stop alle visite private dei medici in ospedale se le liste d'attesa vanno oltre i limiti previsti.

Come quello precedente, il nuovo Piano individua l'elenco di prestazioni ed esami diagnostici soggetti al monitoraggio e prevede il rispetto, da parte delle Regioni, dei tempi massimi di attesa per ciascuno. Ma riduce il limite massimo di attesa previsto per quelle a priorità programmata (non urgenti) da 180 giorni a 120 e, in virtù del principio di trasparenza, prevede l'accessibilità alle agende di prenotazione delle strutture. Il piano prevede anche la rimozione dei direttori generali delle aziende che non raggiungono gli obiettivi.

Inoltre le informazioni sulle liste d'attesa dovranno essere presenti su siti web di regioni e strutture, in apposite sezioni "dedicate e facilmente accessibili". In caso di superamento dei tempi massimi previsti per la prestazione, si conferma la possibilità di ottenerla in regime di libera professione riservando al cittadino il solo pagamento del ticket. Per monitorare l'attuazione del PNGLA e segnalare eventuali criticità, verrà istituito un Osservatorio Nazionale di cui faranno parte esperti ma anche associazioni di cittadini.

Infine gli impegni assunti dai Direttori Generali per superare le criticità legate ai lunghi tempi di attesa saranno "fattore prioritario nella loro valutazione" e il non raggiungimento degli obiettivi potrà provocarne la "decadenza automatica". "Abbiamo fatto un lavoro importantissimo e oggi, dopo dieci anni, il Paese ha un nuovo piano nazionale di gestione delle liste di attesa", ha commentato il ministro Grillo. "L'intesa è meritoria ma sono necessarie risorse certe e più personale. Siamo solo all'inizio", precisa il presidente della Conferenza Stato-Regioni e governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini.

I medici parlano invece di "una fiera dell'ipocrisia", che non risolve il problema. Le critiche prendono di mira la possibilità, prevista nel nuovo Pngla, di un blocco delle prestazioni in intramoenia (espletate dal medico privatamente, nella propria struttura sanitaria) in caso di criticità. "Regioni e Governo - commenta Carlo Palermo, segretario del sindacato Anaao - si autoassolvono dalla responsabilità politica e gestionale" e indicano nei medici dipendenti "il capro espiatorio ideale, e nella loro attività libero professionale intramoenia la causa da rimuovere nel caso, non improbabile, che non si rispetti il piano delle illusioni che hanno stilato".

FONTE: TgCom24
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06 febbraio, 2019

Il ministro Grillo nomina il nuovo Consiglio Superiore di Sanità, due conferme e meno donne, aspre polemiche su alcune scelte...

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Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha firmato il decreto di nomina dei 30 membri non di diritto del Consiglio Superiore di Sanità (Css). La squadra, afferma Grillo, "è finalmente pronta e sono molto orgogliosa e felice di presentarla". Dopo l'insediamento, il Css deciderà il nuovo presidente.

Il Consiglio superiore di sanità (Css), del quale oggi il ministro della Salute Giulia Grillo ha nominato i nuovi 30 membri non di diritto, è 'meno rosa': solo tre le scienziate donne presenti nell'organo consultivo, contro le 14 del precedente Css nominato dall'ex ministro Beatrice Lorenzin. Tra i 30 membri nominati, sono stati riconfermati i professori Bruno Dallapiccola e Giovanni Scambia, mentre escono dal Css il farmacologo Silvio Garattini, che sarà ancora "fortemente impegnato per questo ministero nel difficile tavolo della Governance Farmaceutica", rileva una nota del dicastero, e il professor Edoardo Boncinelli. Alcuni dei precedenti membri non di diritto, tra i quali il professor Alberto Mantovani, precisa il ministero, "avevano da tempo rassegnato le dimissioni a causa dei numerosi impegni internazionali".

Sta sucitando polemiche la scelta di nominare Camillo Ricordi, che ha avuto un ruolo nella vicenda del metodo Stamina di Davide Vannoni, aprendo alla possibilità di una sua sperimentazione. Professore di chirurgia e medicina dei trapianti cellulari all'Università di Miami, nel 2013 Ricordi si pronunciò in favore del metodo - applicato nel 2011-12 agli Spedali Civili di Brescia - poi bocciato definitivamente dall'Istituto superiore di sanità. Ricordi affermò che si trattava di "una procedura sicura" e che i risultati e dati che aveva visto gli erano sembrati, secondo la sua stessa definizione, "promettenti". Sempre secondo Ricordi "indipendentemente dai risultati finali" sarebbe stati "criminale non valutare il metodo e non fare chiarezza". Ricordi incontrò il presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, visionando il Protocollo completo del metodo a base di staminali mesenchimali. Ricordi mise anche a disposizione i laboratori del suo centro di Mimami a Vannoni, anche se tale possibilità poi tramontò.

Questo l'elenco dei 30 nuovi membri non di diritto del Css:
Sergio ABRIGNANI Ordinario di Patologia Generale-Università di Milano;
Adriano AGUZZI Direttore dell'Istituto di Neuropatologia di Zurigo;
Mario BARBAGALLO Ordinario di Geriatria-Università di Palermo;
Mario Alberto BATTAGLIA Ordinario di Igiene e Salute Pubblica-Università di Siena;
Luca BENCI Docente di diritto sanitario-Università di Firenze;
Renato BERNARDINI Ordinario di Farmacologia-Università di Catania;
Giuseppe CAMPANILE Ordinario di Scienze e Tecnologie Animali-Università "Federico II" Napoli;
Claudio COBELLI Ordinario di Bioingegneria-Università di Padova;
Giulio COSSU Ordinario di Medicina Rigenerativa-Università di Manchester;
Giuseppe CURIGLIANO Prof. Ass. di Oncologia Medica-Università di Milano;
Bruno DALLAPICCOLA Direttore Scientifico dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù;
Domenico DE LEO Ordinario di Medicina Legale-Università di Verona;
Paola DI GIULIO Prof. Ass. di Scienze Infermieristiche-Università di Torino;
Marco FERRARI Ordinario di Malattie Odontostomatologiche-Università di Siena;
Carlo FORESTA Ordinario di Endocrinologia-Università di Padova;
Silvia GIORDANO Ordinario di Istologia-Università di Torino;
Andrea GIUSTINA Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo-Università S. Raffaele di Milano;
Andrea LAGHI Ordinario di Radiologia-Università Sapienza di Roma;
Franco LOCATELLI Direttore Dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica dell'Ospedale Bambino Gesù;
Francesco LONGO Associato Dipartimento Analisi Politiche e Management Pubblico-Univ. Bocconi;
Vito MARTELLA Ordinario di Malattie Infettive degli animali domestici-Università di Bari;
Maria G. MASUCCI Ordinario di Virologia presso il Karolinska Institute di Stoccolma- Membro Commissione Nobel;
Marco MONTORSI Rettore dell'Università HUMANITAS;
Paolo PEDERZOLI Ordinario di Chirurgia Generale - Università di Padova;
Giuseppe REMUZZI Direttore dell'Irccs "Mario Negri"-Milano;
Camillo RICORDI Prof. Di Chirurgia e Medicina dei Trapianti cellulari-Università di Miami (FLORIDA);
Massimo RUGGE Ordinario di Anatomia Patologica ed Oncologia- Università di Padova;
Giovanni SCAMBIA Direttore Scuola Spec. In Ginecologia e Ostetricia- Università S. Cuore Pol. Gemelli;
Fabrizio STARACE Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Patologiche- AUSL di Modena;
Paolo VINEI Ordinario di Epidemiologia presso l'Imperial College di Londra.


FONTE: Ansa.it
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17 ottobre, 2018

Medicina, dietrofront generale sul numero chiuso: nessuna cancellazione ma "in futuro allargamento sostenibile" ...

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Più posti a Medicina «già dal prossimo anno accademico» e nuove modalità di accesso, un nuovo test, diverso da quello attuale con le 60 domande in 100 minuti. E’ la promessa del ministro Marco Bussetti. Questo sì. Del resto al ministero ne stanno già parlando da qualche mese insieme ai rappresentanti delle università e la conferenza dei rettori ha deliberato per un aumento addirittura del 50 per cento dei posti nel giro di due anni, arrivando a quindicimila matricole. Di questo si è parlato lunedì sera nel consiglio dei ministri, almeno secondo la ricostruzione che Bussetti ha fornito ai suoi collaboratori ieri mattina: più posti per il corso di medicina e soprattutto più borse di studio per i corsi di specializzazione, vero stretto imbuto per i medici: già oggi un terzo dei laureati non trova posto per specializzarsi. Ma per avere più medici servono più fondi, perché «servono più corsi, più aule, più professori e più laboratori», come spiega il presidente dei rettori Gaetano Manfredi. Invece in consiglio dei ministri si è parlato piuttosto di tagli e limature che non di nuovi fondi.

Dev’essere per questo che ieri mattina candidamente il ministro Bussetti e la sua collega Grillo rispondevano: «a me non risulta questa cosa. Farò le dovute verifiche ma non mi risulta nulla di simile». Persino il premier Conte avrebbe risposto così al telefono al capo dei rettori che cercava lumi si una scelta «irrealizzabile» oltre che inattesa. «La modalità di accesso alla facoltà di medicina è un tema di cui si discute da tempo e che è anche nel contratto di governo. - spiega Bussetti - Ma non prevediamo di calare nessuna scelta dall’alto, ne parleremo con le università che devono essere nostre alleate in questo percorso». Al Miur si parla di «un allargamento sostenibile» da concordare e Bussetti, via comunicato stampa ha ieri anche convocato una riunione con i rettori al più presto. Questo non ha cancellato del tutto i dubbi sul futuro del test: la ministra Grillo e lo stesso vicepremier Salvini nelle settimane scorse avevano ne proposto l’abolizione.

Al ministro non piace neppure l’idea - caldeggiata qualche settimana fa dalla ministra Grillo - del sistema francese con lo sbarramento al secondo anno: non solo prevederebbe comunque di far entrare 60 mila ragazzi (sette volte quelli ammessi ora) al primo anno e poi si rischierebbe di far perdere a questi ragazzi un anno di studio facendo il test alla fine del primo anno. Bussetti preferirebbe cambiare il test: «Vogliamo ragionare su nuove modalità di ingresso», spiega. Non fa mistero, il ministro, che a lui non piace il test a crocette, così come non gli piacciono i test Invalsi. Ma è vero che è anche difficile chiedere a ragazzi impegnati con la Maturità di fare un percorso di selezione più lungo. Ma orientamento sì, questo si potrebbe fare: lo chiedono anche le Università di lavorare nell’ultimo anno di superiori per offrire ai ragazzi corsi di orientamento che probabilmente aiuterebbero anche a ridurre il numero dei candidati al test e limiterebbero anche il business dei corsi per prepararsi alla prova di ammissione. In più se l’orientamento farà diminuire drasticamente il numero dei candidati, che in questi ani sono sempre stati circa 60 mila, allora si potrà pensare di cambiare il sistema.

Che cosa resterà di questo «incidente»? Certo è stata una gaffe che ha messo in allarme tutto università e studenti. Potrebbe però servire al governo nella trattativa con gli Atenei sul numero dei posti per il prossimo anno. Dodicimila? O forse di più a partire dal prossimo anno: «Ma andremo per gradi», promette Bussetti, che in queste ore è impegnato ad evitare che tagli e risparmi colpiscano il suo ministero.

AUTRICE: Gianna Fregonara
FONTE: Corriere.it
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16 ottobre, 2018

Alea iacta est: il ministro Grillo abolisce il numero chiuso in Medicina

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Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera, oltre al decreto fiscale, anche un decreto per la "deburocratizzazione, la tutela della salute, le politiche attive del lavoro e altre esigenze indifferibili" che contiene alcune misure di interesse sanitario al quale si aggiungono altre norme per la salute inserite nel disegno di legge di bilancio 2019.

Eccole nel dettaglio come descritte nel comunicato stampa diramato dal Governo:

Decreto Semplificazione: Disposizioni urgenti per la deburocratizzazione, la tutela della salute, le politiche attive del lavoro e altre esigenze indifferibili (decreto-legge)

Di seguito le misure previste per la sanità:
- transazioni con le aziende farmaceutiche per il ripiano della spesa farmaceutica;
- commissariamento delle Regioni in piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario (viene prevista l’incompatibilità della figura del commissario con qualsiasi altro incarico istituzionale presso la Regione);
- istituzione della Anagrafe nazionale vaccini, con l’obiettivo di monitorare i programmi vaccinali sul territorio;
- istituzione del fondo per la riduzione delle liste d’attesa.

Di seguito le misure riguardanti le principali misure per la sanità e gli altri più significativi interventi previsti:

Liste d’attesa sanitarie – Si interviene per ridurre drasticamente le liste d’attesa con lo stanziamento, tra l’altro, di un fondo da 50 milioni per le regioni per gli interventi di abbattimento delle liste d’attesa. Inoltre, con l’istituzione del Centro Unico di Prenotazione (CUP) digitale nazionale, si potrà monitorare quando effettivamente sono stati presi gli appuntamenti, in modo da evitare possibili episodi fraudolenti di indebito avanzamento nelle liste d’attesa.

Fondi per la salute – Si stanziano 284 milioni per i rinnovi contrattuali di tutto il personale del Servizio sanitario nazionale e altri 505 milioni saranno attribuiti alle regioni per le spese farmaceutiche.

Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina – Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi.

Gestioni commissariali della Sanità – Si reintroduce l’incompatibilità tra la carica di commissario alla Sanità e ogni incarico istituzionale presso la regione soggetta a commissariamento.

Superamento della legge Fornero – Si abrogano i limiti di età per i pensionamenti previsti dalla legge Fornero, introducendo la “quota 100”: si potrà andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi versati, favorendo così chi ha iniziato a lavorare in età molto giovane e al contempo agevolando il necessario ricambio generazionale nella Pubblica Amministrazione e nel privato. Per le donne si proroga “Opzione Donna”, che permette alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, e 35 anni di contributi, di andare in pensione.

Reddito di cittadinanza – Si introdurrà una misura universalistica di sostegno al reddito, con la previsione che nessun cittadino abbia un reddito mensile inferiore ai 780 euro, che crescono in base al numero dei componenti della famiglia.

Pensione di cittadinanza – Le pensioni minime saranno aumentate fino a 780 euro, con una differenziazione tra chi è proprietario di un immobile e chi non lo è.

Pensioni d’oro – Si interviene sulle pensioni d’oro, sopra i 4.500 euro mensili, in modo da rimodulare i trattamenti pensionistici più elevati e renderli più equi in considerazione dei contributi versati.

Rilancio degli investimenti pubblici – Si stanziano 15 miliardi aggiuntivi nei prossimi 3 anni per rilanciare gli investimenti pubblici, soprattutto nell’ambito infrastrutturale, dell’adeguamento antisismico, dell’efficientamento energetico, dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie. Si crea inoltre una task force per valutare, monitorare e attivare rapidamente i progetti d’investimento.

Task force per la qualità della spesa pubblica – Si crea una task force per la revisione di tutta la spesa pubblica. Il team analizzerà nel dettaglio ogni singola voce di spesa nel bilancio dello Stato per intervenire sugli sprechi ed efficientare la spesa, intervenendo, tra l’altro, su auto blu, voli di Stato e scorte.

Taglio agli sprechi – Si recuperano fino a 2 miliardi di euro grazie alla riorganizzazione della spesa, prevedendo l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di acquistare beni e servizi tramite Consip.

FONTE: Quotidiano Sanità
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01 ottobre, 2018

Premio Nobel 2018 per la Medicina a James Allison e Tasuku Honjo, fra i padri della immunoterapia antitumorale

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Il Premio Nobel per la Medicina 2018 è stato assegnato all'americano James P. Allison e al giapponese Tasuku Honjo. I due scienziati, attivi entrambi negli Stati Uniti, hanno effettuato ricerche sul freno naturale che riesce a bloccare l'avanzata dei tumori, sulle quali si basa l'immunoterapia. I due studiosi "hanno capito che si può stimolare il sistema immunitario per attaccare le cellule tumorali, un meccanismo di terapia assolutamente nuovo nella lotta ad un tipo di malattia che uccide ogni anno milioni di persone e che costituisce una delle più gravi minacce alla salute dell'umanità", si legge nelle motivazioni dell'Accademia.

Le ricerche di James P. Allison e Tasuku Honjo sono state una pietra miliare nella lotta contro i tumori perché per la prima volta hanno portato alla luce i meccanismi con i quali le cellule del sistema immunitario attaccano quelle tumorali.

Allison ha aperto la via a queste ricerche studiando le proteine che funzionano come un freno del sistema immunitario e intuendo le loro grandi potenzialità: manipolando il loro freno naturale sarebbe stato possibile aggredire i tumori con nuove armi.

Honjo ha segnato un altro passo lungo questa nuova strada scoprendo una proteina delle cellule tumorali che funziona anche come un freno, ma con un meccanismo d'azione diverso rispetto a quelli noti fino a quel momento. Entrambe le scoperte si sono tradotte nel tempo in nuovi approcci per la terapia contro i tumori che si stanno dimostrando molto promettenti.

«È importante che abbiano dato il premio e entrambi perché con la scoperta di questi circuiti negativi hanno aperto la strada all’identificazione di molecole cruciali per il progresso nelle terapie contro i tumori» spiega il professor Michele Maio, direttore del Centro di Immunoncologia dell’azienda ospedaliera universitaria Senese, uno dei maggiori esperti italiani in questo campo. «I due ricercatori hanno sostanzialmente intuito che esistono circuiti regolatori negativi da parte del sistema immunitario. Quando il sistema si attiva per eliminare per esempio virus o batteri, esprime proteine sulle membrane dei linfociti (Ctla-4) che si legano a un recettore che spegne l’attivazione dei linfociti T. Apparentemente non ha senso ma invece è importantissimo perché altrimenti avremmo linfociti continuamento attivati anche quando non c’è n’è più alcuna ragione. Si tratta di un meccanismo che ci evita un’infiammazione permanente. Da questa premessa Allison è partito per ipotizzare che bloccando l’interazione fra la proteina Ctla-4 e il suo recettore si sarebbe potuto de-attivare questo segnale di deattivazione del sistema immunitario. Lo ha fatto con un anticorpo monoclonale dimostrando che era effettivamente possibile mantenere un’attivazione del sistema immunitario per distruggere il tumore. Da qui si è arrivati ai primi farmaci usati a questo scopo nell’uomo nel 2011. Honjo, dal canto suo ha dimostrato la presenza di un’altra proteina, la Pd-1, e ha dimostrato che è in grado di mandare segnali negativi». In aggiunta il tumore può esprimere un recettore per la Pd-1 ,che consentono alle cellule del tumore stesso di eludere il riconoscimento da parte del sistema immunitario e quindi di continuare a riprodursi. L’immunoterapia contro i tumori agisce a questo livello, contrastando questi sistema chiave-serratura e impedendo così alle cellule tumorali di sfuggire alla cattura da parte di quelle del sistema immunitario.

La battaglia contro il cancro del resto ha registrato cambiamenti radicali negli ultimi anni. Le armi che si stanno studiando, e che già si cominciano a usare, sono capaci di riconoscere le sue trasformazioni e i suoi «piani»e agire di conseguenza. I ricercatori battono molte strade. C’è chi prova a tagliargli i rifornimenti con gli inibitori dell’angiogenesi (che impediscono di fabbricare nuovi vasi per procurarsi nutrimento). C’è chi studia bersagli stabili nelle sue cellule per «sparargli» proiettili precisissimi e chi «punta» a suoi processi biochimici specifici per sabotarli (con anticorpi monoclonali e terapie target). C’è chi affina la precisione della radioterapia e l’efficacia della chirurgia o dei farmaci tradizionali. C ’è poi chi cerca di «riconvertire» le cellule deviate, e chi prova a togliere i freni (che in sé sono utili) al sistema immunitario , in modo da scatenarlo senza remore contro il tumore, cercando al contempo di evitare che faccia danni al resto dell’organismo. Gli ultimi due, in estrema sintesi, sono i compiti che si danno gli studiosi che si occupano di immunoterapia dei tumori. Nel 2013 l’immunoterapia si era guadagnata il primo posto della top ten delle più importanti svolte scientifiche dell’anno. Nella classifica stilata ogni anno dall’Associazione Americana per il Progresso della Scienza e gli editori della prestigiosa rivista Science, l’immunoterapia era in cima alla lista delle scoperte fondamentali in virtù dei notevoli successi raggiunti in alcune sperimentazioni e nonostante mancassero ancora risultati definitivi e a lungo termine sulla sua efficacia curativa.



FONTE: Tgcom.it e Corriere.it
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24 settembre, 2018

Il ministro Grillo insiste: "Togliere il numero chiuso per iscriversi a Medicina col modello alla francese", ma il problema è il post laurea...

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Puntuale come l’autunno si ripresenta la polemica contro il numero chiuso a Medicina. Dopo che il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti era riuscito a scavallare il test 2018 (ai primi di settembre) senza eccessivi problemi o scontri, prima il suo segretario Matteo Salvini e ora la sua collega Giulia Grillo hanno cominciato a picconare i test di accesso all’Università. Singolare che ci si occupi solo di Medicina e non anche delle altre facoltà, veterinaria e architettura, perché se la questione è il principio, il numero chiuso non funziona da nessuna parte. Comunque il ministro della Salute nel weekend ha annunciato che vorrebbe introdurre in Italia un sistema «ispirato a quello francese dove non c’è il numero chiuso all’inizio, con libero accesso al primo anno, e poi una selezione molto serrata per verificare chi è in grado di andare avanti». Anche lei ammette «che ci sono pro e contro ma è meglio del sistema attuale».

Alle proposte di Salvini e Grillo, Bussetti non replica. La sua idea sui test di ingresso appare meno «rivoluzionaria»: «Dobbiamo aumentare sicuramente gli accessi e soprattutto aumentare le borse nelle scuole di specializzazione», ha dichiarato il mese scorso, mettendo nel mirino l’annoso problema della seconda parte della carriera universitaria dei medici: quasi la metà dei laureati resta senza specializzazione perché i posti banditi annualmente sono troppo pochi. Ma poi lo stesso Bussetti ha aggiunto in un’altra occasione, che del numero chiuso se ne occuperà presto, come ripete per tutti i dossier: «Quest’anno abbiamo aumentato il numero di posti disponibili e nelle prossime settimane affronteremo il tema del cosiddetto “numero chiuso”. È una questione delicata. Dobbiamo studiare soluzioni che garantiscano da una parte il diritto allo studio ai giovani, dall’altra una risposta concreta al mondo del lavoro. Soprattutto in quei settori in cui ci sono dei vuoti da colmare». Del resto i rettori sono stati chiari, per voce del loro presidente - appena riconfermato - Gaetano Manfredi: «Si possono aumentare i posti disponibili anche del 50 per cento, arrivando a 15 mila accessi», ma togliere il numero chiuso non si può visto che ogni anno sono quasi settantamila gli studenti che tentano la prova e il numero degli aspiranti medici non scende: se questo esercito di studenti arrivasse di colpo a Medicina, non potrebbe trovare aule, laboratori e professori, mettendo a repentaglio anche la qualità dei corsi. A meno di un forte aumento dei fondi per gli Atenei.

L’argomento dell’abolizione del numero chiuso piace alle organizzazioni degli studenti, Udu e Link, che rilanciano tutti gli anni la proposta di cancellare il test. Sul sito Change.org c’è anche una petizione al ministro Bussetti che però langue sotto le 1.200 firme. Quanto al modello francese, che finora è stata l’unica proposta concreta alternativa a quello italiano, è fortemente criticato in patria, dove invece studiano il «nostro» numero chiuso. Il problema principale è che chi non passa il vaglio alla fine del primo anno, non solo ritenta la sorte l’anno successivo, finendo in caso di bocciatura per perdere due/tre anni di studi. Inoltre non tutti coloro che non passano il test al secondo anno poi continuano con studi simili a medicina e devono ricominciare da capo con un altro corso. Ma tant’è, più del modello per ora va monitorato se vincerà la linea attendista di Bussetti o quella interventista della maggioranza.

FONTE: Corriere.it
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12 luglio, 2018

Specializzazione: uno studio dell'associazione ALS-F2A calcola ben 510 borse di studio "sprecate" per rinuncia (e i fondi per finanziarle non sono più reimpiegati)

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Secondo lo studio dell’Associazione Liberi Specializzandi - fattore 2a, nel prossimo concorso di specializzazione una buona parte dei medici che hanno vinto una borsa di studio lo scorso anno ritenterà il concorso per una nuova specialità (la propria prima scelta)  e chi riuscirà, chi si iscriverà alla nuova specializzazione abbandonerà la prima, di fatto sprecando una borsa. Con questo meccanismo si verifica una "fuga"  di 350 borse del concorso di specializzazione del 2016. Le altre 160 sono state sprecate per l'asincronia dei due concorsi tra Scuole di specialità e corsi per la Medicina generale.

Tra il 2016 e il 2017 sono state perse, per rinuncia, 510 borse di specializzazioni. Nel prossimo concorso di specializzazione una buona parte dei medici che hanno vinto una borsa di studio lo scorso anno ritenterà il concorso per una nuova specialità (la propria prima scelta)  e chi riuscirà, chi si iscriverà alla nuova specializzazione abbandonerà la prima, di fatto sprecando una borsa.

Con questo meccanismo, incrociando i dati delle graduatorie si sottolinea una "fuga"  di 350 borse del concorso di specializzazione del 2016. Le altre 160 invece sono state sprecate semplicemente per l'asincronia dei due concorsi tra Scuole di specialità e corsi per la Medicina generale.

Il dato è illustrato in uno studio realizzato dai giovani medici di una nuova associazione, l’”Associazione Liberi Specializzandi - fattore 2a”, che conta al momento più di 1200 iscritti e ha come obiettivo dichiarato quello di sensibilizzare gli organi competenti a monitorare queste “emorragie” di borse per poterle recuperare.

Secondo lo studio, il saldo totale fra i medici che si abilitano ogni anno dal 2013 e il numero di borse erogate (SSM, le specializzazioni mediche classiche + MMG, i corsi in medicina generale) dal 2013 registra un saldo negativo di 930 unità, per una media di 233 all’anno. Significa, spiegano gli autori, che dal 2013 ogni anno vengono erogate 233 borse in meno del fabbisogno di medici abilitati, che quindi ritentano il concorso gli anni successivi aumentando progressivamente il numero di candidati e di esclusi alla formazione. Un numero che, commenta lo studio, non rende chiarezza dell’aumento progressivo di medici candidati ai concorsi SSM che crescono di 756 unità all’anno.

Se in media, ogni anno, i candidati alle specializzazioni in medicina crescono di 756 unità a fronte delle sole 233 borse non erogate dal MIUR e dalle Regioni, chi sono quei 520 medici che – ogni anno – si accumulano ai concorsi? Secondo l’associazione lo spreco di risorse pubbliche che annualmente vede “bruciare” più di 500 posti circa tra SSM e MMG si può quantificare specializzazione per specializzazione e sede per sede. Lo studio ricorda che questi 500 posti sono “soldi” messi a bilancio dallo Stato e che vengono in una qualche misura non recuperati e rimessi a bando, andando quindi a definanziare la formazione di 500 futuri specialistici all’anno.

I meccanismi per cui si “sprecano” queste 500 borse di studio finora individuati sono stati principalmente due. Il primo è banale, sottolinea l’associazione: un medico che ha partecipato e vinto una borsa di studio al concorso SSM o MMG nell’anno 2016, entrando magari in una sua seconda o terza scelta, ritenta e vince il concorso l’anno successivo e “spreca” una borsa di studio, bruciando un anno di finanziamento (25.000 euro circa), ma soprattutto non essendoci un meccanismo di recupero “brucia” un futuro specialista in quella branca. Il secondo meccanismo è più sottile. Nel concorso appena passato (SSM ed MMG 2017), le due graduatorie si sono accavallate per un periodo in quanto i due concorsi sono stati molto ravvicinati. I concorrenti SSM 2017, appena sbloccato il proprio scaglione di 1000 posti, avevano 26h circa per poter decidere quale specializzazione e in quale sede andarsi a formare. Molti, soprattutto negli ultimi scaglioni, si sono dovuti accontentare dei posti liberi rimasti e nella paura di non poter avere un posto libero hanno scelto una specializzazione parallelamente aspettando lo scorrimento della graduatoria MMG (che si era accavallata). Nel momento in cui la Regione dove aveva fatto il concorso MMG andava a chiamare il concorrente per assegnare la borsa di studio MMG è capitato che molti accettassero quest’ultima di fatto “sprecando” una borsa SSM senza aver messo mai piede neanche un giorno in reparto. Questo meccanismo è stato possibile in quanto come già detto le due graduatorie si sono accavallate ma anche perché la borsa SSM, da regolamento MIUR non veniva rimessa subito a disposizione.

Lo studio ha poi analizzato la graduatoria degli ammessi e iscritti al concorso SSM 2016 con la graduatoria unica SSM 2017 e gli iscritti al primo anno di corso in medicina generale del triennio 2017/2020. Dei 6738 iscritti alle specializzazioni 2016, hanno ritentato il concorso verso una nuova specializzazione medica (SSM 17), 822 pari al 12.2% del totale. Di questi, 321 hanno ottenuto una borsa SSM 2017, di fatto sprecando 321 borse 2016, pari a quasi il 5% delle borse totali. Un’altra “fuga” dalle specializzazioni 2016 (SSM16) è avvenuta verso la medicina generale 2017 (MMG 17), ovvero gli iscritti alle scuole di specializzazione 2016 hanno ritentato il concorso MMG 2017. In questo caso hanno ritentato il concorso verso la medicina generale in 290 e si sono iscritti in 30, pari allo 0.45% del totale borse SSM 2016. Nelle tabelle che seguono si evidenzia l’elenco delle fughe da SSM 2016 a SSM 17 e MMG 17.

Per le specializzazioni che verranno  - i nuovi concorsi SSM 2018 ed MMG 2018 - quello che succederà sarà una ingente perdita di borse SSM 2017 per i due meccanismi fin qui descritti, ovvero:

1) alcuni specializzandi che hanno partecipato e vinto una borsa SSM 2017, magari non soddisfatti della scelta o dell’offerta formativa della scuola di specializzazione, ritenteranno il concorso di specializzazione 2018 e se accetteranno una nuova borsa si instaurerà il “meccanismo fuga” per passaggio da SSM 17 a SSM 2018;

2) altri che faranno sia il concorso SSM18 che MMG18, sceglieranno prima una specializzazione medica e poi, se vincitori, saranno chiamati a scegliere dalle regioni se accettare o meno una borsa MMG 2018.

Si instaurerà così il meccanismo “borse perse” per passaggio nello stesso anno, a distanza di pochi mesi, da una specializzazione a una medicina generale.

L’emorragia di 500 borse l’anno ha ripercussioni a più livelli:

1) sociale: per mancanza di specialisti formati nei prossimi anni a ridosso del ricambio generazionale;

2) imbuto formativo: aggravarsi dell’imbuto formativo per un giovane medico e aumento progressivo dei concorrenti;

3) università: riduzione di specializzandi impiegati nel Ssn e riduzione delle entrate universitarie per le tasse;

4) ministero: spreco e sperpero di risorse.

“Nei prossimi mesi con i nuovi concorsi 2018 – conclude lo studio - la nostra associazione monitorerà i contratti del 2017 che verranno persi per passaggio degli specializzandi da una specializzazione presa nel 2017 a una del 2018. Al termine delle graduatorie del concorso MMG 2018, individuati gli iscritti ai corsi di formazione, sarà possibile quantificare anche le borse perse del 2017 per passaggio da una specializzazione 2017 al corso MMG 2018, e le borse perse 2018 per iscrizione, lo stesso anno, ad una specialità medica e conseguentemente a un corso regionale in medicina generale”. Secondo l’associazione poi la nuova “laurea abilitante” creerà ulteriori disagi vedendo diminuire gli abilitati ogni anno per una nuova tipologia, più selettiva, del test di abilitazione. “Questo inasprimento ingiustificato – conclude l’associazione – creerà un ulteriore collo di bottiglia o imbuto formativo a monte che ridurrà ulteriormente il contingente di specializzandi in un momento storico, a ridosso del ricambio generazionale, dove quello di cui più il nostro Ssn ha bisogno è di medici formati e specializzati pronti a subentrare e garantire la continuità di cure e di eccellenza negli ospedali già pesantemente sotto organico in molte realtà”.

Nota a margine: i fondi derivanti dalle borse "perdute" non vengono più reimpiegati per l'anno successivo, essendo stati bloccati dal Ministero ad autotutela verso i numerosi ricorsi di coloro che hanno partecipato e vinto al concorso pur non essendo abilitati (entrando quindi in graduatoria ma non ottenendo il posto). Un altro "errore di procedura" che corrode ulteriormente i pochi fondi erogati per il sistema di formazione medica post laurea.





FONTE: Quotidiano Sanità
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11 luglio, 2018

Anaao Assomed lancia l'allarme: troppi medici in fuga per mancata formazione post laurea e troppi tagli a carico del settore pubblico

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Liste d’attesa? Ospedali sotto organico? A meno di non cambiare modello sanitario, il peggio potrebbe non essere ancora arrivato. Nel 2028, secondo una stima del sindacato dei medici dirigenti Anaao, per effetto dei pensionamenti il Servizio sanitario nazionale perderà oltre 47mila specialisti. In corsia i camici bianchi saranno sempre più una rarità non solo per le uscite, ma anche perché – a causa del numero contingentato di posti nei percorsi di formazione post laurea – gli ingressi non sono sufficienti a pareggiare i conti. Gli stranieri? Gli stipendi italiani non sono competitivi con quelli degli altri Paesi europei. «Dal 2009 al 2016 abbiamo perso 9mila medici dipendenti, cioè ospedali e territorio (la maggioranza sono ospedalieri) – dice Carlo Palermo, vice segretario nazionale vicario Anaao Assomed – e a partire da quest’anno si marcerà al ritmo di 5.600 pensionamenti l’anno. Così che in un decennio andranno via 55.500 medici, 47.300 specialisti ospedalieri, più 8.200 universitari e specialisti ambulatoriali». A parlare sono le date di nascita e la curva pensionistica, con l’esodo dei figli del baby-boom. La maggior parte dei medici attivi attualmente è nata tra il 1952 e il 1962. La Riforma Fornero ne ha ritardato il pensionamento, ma adesso i nati dal 1952-53 hanno acquisito i criteri previdenziali dal 2017. E via via andranno in pensione anche gli altri.

«Ogni anno – precisa Palermo - circa 7mila medici sono pensionabili: facendo un semplice calcolo, nel 2022 matureranno il diritto a uscire 30mila medici». Ma potrebbero essere di più se davvero il governo metterà mano alla Legge Fornero e allenterà i criteri, introducendo per esempio quota 100. «Il che sarebbe un bene, perché fare le guardie a 65 anni non va bene - dice Palermo - ma si aggraverà la carenza di personale». Il calcolo rischia di essere sottostimato anche per altri motivi. Il primo fra questi è il modello (tutto italiano, senza eguali nel resto d’Europa) della formazione specialistica. «Da noi è appannaggio delle università, che però non offrono posti sufficienti», spiega Palermo. «Attualmente i laureati in medicina e chirurgia sono 9mila all’anno a cui si aggiungerà la quota di studenti che hanno fatto ricorso perché esclusi dalle selezioni (circa 15mila in totale da oggi al 2027). Da oggi al 2027 avremo oltre 95mila laureati: l’offerta formativa è di 6.200 contratti di specializzazione post laurea e 1.000 borse per diventare medici di base. Totale: 7.200 all’anno, 72mila in dieci anni. Circa 30mila medici non avranno uno sbocco formativo post laurea».

Andranno all’estero e l’Italia farà un autogol perché un laureato in medicina costa all’università italiana circa 150mila euro. Il risultato – oltre allo spreco di risorse – è la carenza di specialisti: già oggi mancano pediatri, anestesisti, cardiologi, chirurghi generali. «Alcuni medici lasciano il pubblico per andare nel privato a causa del disagio lavorativo – analizza il sindacato – perché con i tagli sono aumentati i turni di guardia, la reperibilità. Tutto il settore delle urgenze è in grandissima difficoltà, oltre ai reparti. Soprattutto nelle zone periferiche». Secondo Anaao il 10 per cento delle uscite in Veneto, Piemonte e Lombardia non è legato alla pensione. I tagli, ecco. Ci sono veramente? «È scritto nella Legge che un tempo si chiamava Finanziaria», dice Francesco Longo, dell’Osservatorio sul Sistema Sanitario Nazionale del Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (Cergas) dell’Università Bocconi. «L’Italia nel 2020 dovrà spendere l’1,4 per cento in meno per il personale della sanità rispetto al 2004 e questo mentre gli altri Stati invece la aumentano per andare incontro alle esigenze della popolazione».Già adesso, per dirla con i numeri, lo Stato italiano spende 1.800 euro ad abitante per l’assistenza sanitaria, mentre tedeschi e francesi hanno a disposizione 2.600 euro. «Abbiamo un Servizio sanitario sobrio, per non dire povero - commenta Longo - che spende più o meno ogni anno la stessa cifra, mentre nel resto del mondo occidentale aumenta perché aumentano i bisogni della popolazione».

Dobbiamo rassegnarci a un inesorabile peggioramento della sanità pubblica? «Se non cambieremo il modello sì - dice Longo – ma possiamo invece riorganizzare il Ssn per renderlo più adatto alle esigenze di cura e alla scarsità di risorse, allocandole in modo diverso. Oggi gli specialisti passano la metà del tempo a fare burocrazia. Il modello possibile ed efficace oggi è fatto con meno medici specialisti, che però fanno solo i medici, e più personale para-sanitario (che costa meno) come tecnici di laboratorio, infermieri e fisioterapisti. Serve un nuovo governo di allocazione del personale, che del resto è anche più adatto all’epidemiologia attuale e futura, sempre più fatta da malattie croniche».Anche in Italia un cambiamento in questo senso è già stato adottato da alcuni ospedali organizzati non più in reparti ma per intensità di cura, dove il controllo dei pazienti in corsia, salvo emergenze, è affidato agli infermieri. E per sopperire alla mancanza di specialisti la soluzione esiste: «Basta fare come nel resto d’Europa – dicono sia Palermo sia Longo - cioè formare gli specialisti all’interno del Servizio sanitario individuando strutture che possano essere teaching hospital».

FONTE: Corriere.it
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06 luglio, 2018

AIFA ritira alcuni lotti di farmaci a base di Valsartan (farmaco anti ipertensivo) per rischio contaminazione

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L’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto il ritiro immediato di diversi lotti di farmaci a base del principio attivo valsartan. Un difetto di qualità alla base della decisione. Un’impurità, classificata come «potenzialmente cancerogena», presente nel principio attivo valsartan, usato per trattare l’ipertensione e l’insufficienza cardiaca, ha fatto infatti scattare un imponente provvedimento precauzionale di ritiro, disposto non solo dall’Agenzia italiana del farmaco e dalle altre agenzie europee, ma anche da tutte le farmacie e da tutta la catena della distribuzione. Il ritiro, è bene sottolineare, riguarda solo alcuni lotti: se i cittadini hanno in casa medicinali a base di valtarsan che non fanno parte di questi lotti ritirati, possono continuare ad usarli senza correre alcun rischio.

Si tratta di 748 lotti di farmaci prodotti da 15 diverse aziende farmaceutiche contenenti il principio attivo valsartan. Sono state riscontrate alcune impurità durante la produzione nello stabilimento della Zhejiang Huahai Pharmaceuticals, nel sito di Chuannan in Cina. Attualmente risulta che l’impurezza sia presente solo nei prodotti del sito citato. Il principio attivo cinese è stato poi utilizzato da diverse aziende farmaceutiche, quelle per le quali è scattato il provvedimento di sospensione. Si tratta di medicinali - in commercio con diversi nomi, posologia e numero di compresse per scatola: Valpression e Combisartan (Menarini), Valsodiur (Ibn Savio), Validroc e Pressloval (So.Se. Pharm), Valbacomp (Crinos), Valsartan Doc e Cantensio (Doc Generici), Valsartan Almus (Almus), Valsartan (Zentiva), Valsartan e Hct (Eurogenerici), Valsartan e Idroclortiazide (Pensa Pharma, Ranbaxy Italia, Teva, Doc Generici e Sandoz), Film (Sandoz), Valsartan Hctz (Tecnigen). I farmaci sono utilizzati per il trattamento dell’ipertensione arteriosa e dell’insufficienza cardiaca e nei pazienti che hanno subito un infarto.

La sostanza sotto accusa è la N-nitrosodimetilamina (NDMA), classificata come «probabilmente cancerogena» per l’uomo. Sarebbe presente nei lotti di materia prima utilizzati per produrre i medicinali contenenti valtarsan oggetto del ritiro. Valsartan è un antagonista del recettore dell’angiotensina II ed è usato come detto per trattare l’ipertensione e l’insufficienza cardiaca. L’Aifa ha diffuso la lista dei prodotti ritirati sul proprio sito, e come sempre in questi casi rivolge una serie di consigli ai cittadini. I pazienti che sono in cura con farmaci a base di valsartan devono verificare se il medicinale che assumono sia presente nella lista dei medicinali coinvolti dal ritiro a scopo precauzionale. La preoccupazione è quella di evitare che i malati che ne hanno bisogno interrompano una cura delicata.

I farmaci in elenco non devono essere assunti, anche se già acquistati. «Se il farmaco che assumi non è tra quelli indicati nell’elenco - presente sul sito - puoi continuare regolarmente il trattamento. Se sei in trattamento con uno dei prodotti sopra elencati, consulta il medico il prima possibile per passare ad altri farmaci». «Non dovresti interrompere il trattamento senza aver parlato con il tuo medico - prosegue l’Aifa -, con il quale potrai concordare un trattamento alternativo (con altro medicinale a base di valsartan non interessato dal ritiro o con altro medicinale appropriato)». «Se stai prendendo parte a una sperimentazione clinica con valsartan e hai dei dubbi, rivolgiti al clinico responsabile dello studio», conclude l’agenzia.

L'elenco dei lotti e del nome dei farmaci ritirati è consultabile QUI.

FONTE: Corriere.it
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04 giugno, 2018

Relacorilant (Cort125134), una nuova arma per combattere l'eccesso di cortisolo

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Un nuovo farmaco si sta affacciando nella terapia della sindrome di Cushing, una patologia caratterizzata da una serie di segni e sintomi, spesso gravi, legati ad un'iperproduzione di cortisolo. La sindrome di Cushing può essere causata da un eccesso di alcuni farmaci, come il cortisolo o il prednisone, oppure da una eccessiva produzione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali, talvolta in seguito ad una neoplasia. I casi conseguenti ad un adenoma pituitario ACTH-secernente sono noti come malattia di Cushing, che rappresenta la seconda causa più comune. Il quadro sintomatologico include una svariata serie di sintomi, fra cui astenia e facile affaticabilità per aumento del catabolismo proteico, osseo e cutaneo; odolori ossei ed articolari; osteoporosi; rapido aumento di peso con obesità centripeta, particolarmente a livello di tronco e faccia ("faccia a luna piena" e "gibbo di bufalo"); perdita della libido, impotenza, frigidità; ipertensione; amenorrea, dismenorrea ed irsutismo nella donna; iperglicemia, diabete mellito tipo II e intolleranza al glucosio; problemi psicologici (depressione, psicosi, nervosismo ed irritabilità); problemi cutanei con aree di atrofia e strie rosso-violacee tipiche sui fianchi sull'addome (dette striae rubrae) e sugli arti inferiori (teleangectasie), seborrea;  allungamento del tempo di cicatrizzazione e tendenza alle infezioni; ipotrofia degli arti inferiori.

Il Relacorilant è una molecola cardine di una terapia sperimentale sviluppata da Corcept Therapeutics e che può gestire efficacemente gli effetti dell'eccesso di cortisolo in pazienti con sindrome di Cushing, secondo i dati provvisori di uno studio di fase 2 in corso. In particolare, il trattamento ha migliorato significativamente la tolleranza allo zucchero e i livelli di osteocalcina, un biomarcatore di crescita osseo comunemente soppresso dall'eccesso di cortisolo.

Relacorilant, noto anche come CORT125134, è stato progettato per prevenire gli effetti dell'eccesso di cortisolo bloccando uno dei suoi recettori, il recettore dei glucocorticoidi.

In uno studio di Fase 1 con volontari sani, dosi multiple di relacorilante hanno avuto un effetto simile a quello di Korlym (mifepristone) - un medicinale approvato per i pazienti di Cushing - senza i suoi noti effetti collaterali.

Oltre ai primi dati sull'efficacia, lo studio ha mostrato che il trattamento era generalmente sicuro e ben tollerato dai pazienti, con eventi avversi di gravità lieve.

In particolare, negli studi clinici che utilizzano CORT125134 come monoterapia non sono state identificate reazioni avverse attese gravi fintanto che le dosi siano mantenute inferiori a 500 mg. Fra gli eventi avversi lievi abbiamo soprattutto dolori muscolari e una piastrinopenia che si è subito risolta al momento della sospensione del farmaco. Risultati dalla coorte trattata alla dose ripetuta più alta di 500 mg di Relacorilant ha indicato che questa dose ha superato la dose massima tollerata, con comparsa di sintomi muscoloscheletrici e connettivi, disturbi tissutali e otite media. La valutazione di genotossicità in vitro e in vivo ha rivelato che Relacorilant è privo di mutazioni potenziale. È in corso uno studio di carcinogenesi di 2 anni.

Questi risultati hanno supportato il lancio dello studio di Fase 2 in pazienti con sindrome di Cushing. Nel trial, circa 30 pazienti ricevono dosi crescenti di relacorilant per un totale di 12 settimane.

I pazienti erano divisi in due gruppi. Il primo gruppo, che comprende 17 pazienti, riceve la dose più bassa - 100 mg / die di relacorilant per quattro settimane, seguita da 150 mg / die per quattro settimane e poi da 200 mg / die per le ultime quattro settimane. Il secondo gruppo, chiamato coorte ad alto dosaggio, viene trattato con un regime simile ma con una dose iniziale di 250 mg / die e una dose finale di 350 mg / die.

I pazienti nel gruppo a basso dosaggio hanno mostrato un miglioramento significativo della tolleranza al glucosio e un aumento del 60% dell'osteocalcina nel sangue.

Inoltre, il trattamento ha ridotto la pressione del sangue nel 45% dei pazienti con ipertensione incontrollata da eccesso di cortisolo. È importante sottolineare che i risultati dopo 12 settimane di relacorilant erano simili a quelli osservati dopo sei mesi di trattamento con Korlym.

In definitiva, i dati sulla sicurezza continuano a mostrare un profilo positivo, senza evidenza di effetti avversi gravi e nessuna affinità verso il recettore del progesterone, che è un grosso inconveniente di Korlym.

"I risultati clinici di Relacorilant sono sorprendenti perché le dosi ricevute da questi pazienti sono state le più basse dello studio. Non ci aspettavamo che i pazienti sperimentassero alcun significativo beneficio clinico, ma chiaramente lo hanno fatto ", ha detto Robert S. Fishman, MD, chief medical officer di Corcept. "Non vediamo l'ora di presentare i dati di questi pazienti a basso dosaggio alla riunione AACE della prossima settimana. Con la coorte finale ad alta dose dello studio completamente arruolata, avremo i dati definitivi nel terzo trimestre. "

Supportato da questi dati preliminari, Corcept ha accelerato i preparativi per uno studio di fase 3 su relacorilant nei pazienti con sindrome di Cushing. Corcept ha annunciato in un comunicato stampa che il processo (NCT02804750) ha completato l'arruolamento del paziente. I risultati dei primi pazienti saranno presentati durante la 27a riunione annuale dell'American Association of Clinical Endocrinologists (AACE), 16-20 maggio a Boston. I dati completi sono attesi per il terzo trimestre del 2018.


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SENTIERI DELLA MEDICINA

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