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AFORISMA DEL GIORNO

11 giugno, 2015

Dal Pembrolizumab al Nivolumab, nuove prospettive dell'immunoterapia: sconfiggere i tumori con i virus oncolitici...

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Due nuove e promettenti strategie di terapia del cancro. Puntano ambedue sul sistema di difesa immunitario, ma in modi opposti. La prima, svegliandolo da quella sorta di torpore indotto dal tumore stesso e restituendo a globuli bianchi e anticorpi la capacità di aggredire il male. La seconda, invece, stimola direttamente il sistema immunitario con le stesse sostanze che usa il corpo a questo scopo. E per portare questi stimolanti naturali nel tumore sfrutta dei virus-chimera, generati dalla fusione, ad esempio, di quello del raffreddore con quello della poliomielite. Inoltre i virus-chimera attaccano le cellule cancerose, inceppando i loro meccanismi vitali.

Sono queste le principali novità che stanno animando la 51° edizione del congresso dall'American Society of Clinical Oncology, il congresso medico più affollato del mondo - 30 mila specialisti presenti - che stanno discutendo qui a Chicago oltre 5 mila ricerche dedicate esclusivamente alle terapie farmacologiche. Animando, perché i risultati delle sperimentazioni sull'uomo di queste cure a base di farmaci biotech e virus Ogm, manipolati geneticamente, hanno suscitato applausi e ovazioni che non si vedevano da tempo. Ci vorranno ancora anni perché si concludano le ulteriori sperimentazioni necessarie all'entrata nella pratica clinica, ma la sensazione è di essere a una svolta nella guerra al cancro.

Sui virus-chimera, o oncolitici (che distruggono il tumore), si lavora da decenni. Nascono dall'osservazione che alcuni virus attaccano selettivamente le cellule cancerose, ma non sono aggressivi, infettano poche cellule, insufficienti per ottenere un effetto terapeutico. Di qui le ricerche per rendere questi virus molto infettivi unendoli con quelli che aggressivi e infettivi lo sono di natura, come gli adenovirus del raffreddore. Inoltre, dalla recente scoperta dei segnali con cui il sistema immunitario manda l'ordine di attacco alle sue "truppe" (globuli bianchi), e dei geni che producono questi segnali, è nata l'idea di farli portare da virus direttamente dove servono, nel tumore. Mettendoli appunto nei virus-chimera. Il risultato sono microrganismi inesistenti in natura, metà di un virus metà di un altro (chimera appunto) e con l'aggiunta di geni immunitari di un'altra specie (e quindi sono anche Ogm). Iniettati nel tumore in animali da laboratorio, provocano prima una strage di cellule cancerose uccise direttamente dai virus. Poi il sistema immunitario, scatenato dai fattori stimolanti, elimina il tumore.

La Food and Drug Administration, l'ente che autorizza i farmaci negli Stati Uniti, ha appena dato il via libera a una linea di ricerca sull'uomo di un "farmaco a base di virus" contro il melanoma. Fare in modo che questi "mostri" diventino delle cure efficaci non sarà facile. Alcuni si sono rivelati troppo deboli, mentre altri hanno suscitato reazioni troppo potenti, dannose, a volte mortali. Ma si continua a lavorare e i virus più promettenti da cui partire per fare "chimere" con carico di geni immuno-stimolanti sono quello della polio, dell'herpes, del vaiolo bovino e del raffreddore.

Inizia invece a immettere farmaci nella pratica clinica la strategia di "risveglio" del sistema di difesa su cui si è iniziato a puntare oltre 30 anni fa. Risale ad allora la domanda: perché il nostro sistema di difesa, evolutosi per riconoscere un nemico entrato nel corpo e poi distruggerlo, non lo fa con il tumore? L'ipotesi era che la cellula cancerosa, essendo di fatto una cellula normale che si moltiplica senza sosta (queste erano le conoscenze di allora), non venisse rilevata come nemica. E quindi non combattuta. I primi tentativi con stimolatori immunitari andati male e poi le ulteriori conoscenze acquisite sul sistema immunitario rivelarono che la natura nemica del tumore, in realtà, viene scoperta subito. Ma il comando di attacco al tumore sembra debole o eseguito in modo inefficace. Le successive ricerche hanno fatto capire che il problema non sta nel sistema immunitario, ma nel tumore. E' questo ad emettere delle sostanze che "addormentano" il sistema immunitario. Facendola franca.

Negli ultimi anni sono state messe a punto molecole che, bloccando questi inibitori, restituiscono al sistema di difesa tutta la sua capacità di uccidere le cellule cancerose. Hanno prolungato di molto la sopravvivenza a malati con melanoma in fase ormai metastatica. E quest'anno stanno arrivando qui i risultati promettenti di sperimentazioni su altri tipi di tumore. Ieri è stata la volta delle neoplasie del fegato, del colon-retto e di quelli che colpiscono la testa e il collo.

"Il campo dell'immunoterapia diventa ogni anno più eccitante - ha affermato l'oncologa Lynn Schuchter, University of Pennsylvania - . Con questo nuovi studi stiamo rapidamente oltrepassando l'era in cui l'immunoterapia era vista come rivoluzionaria solo per un tipo di tumore, ovvero il melanoma. Al contrario, queste nuove molecole si stanno dimostrando efficaci anche in altri tipi di cancro contro i quali, in pratica, altri trattamenti risultano non funzionare. Inoltre, potremo essere in grado di stabilire in anticipo quali pazienti possono essere i candidati migliori per queste terapie".

In particolare, uno studio di fase III, (l'ultima, che se dimostra benefici consente di chiedere l'immissione in commercio), ha dimostrato l'efficacia del Pembrolizumab in pazienti con cancro del colon-retto con un particolare marcatore genetico: il 62% di questi ha infatti registrato una riduzione della massa tumorale. Inoltre, il tasso di risposta positivo è stato simile (pari al 60%) anche in pazienti con altri tipi di tumore (ad esempio a stomaco, prostata e ovaio) caratterizzati dalla stessa anomalia genetica (mmr). "Questo studio - ha commentato Dung Le del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center di Baltimora - dimostra come l'immunoterapia possa avere implicazioni su una vasta gamma di forme tumorali, incluse le neoplasie più difficili da trattare".

La stessa molecola è stata efficace anche in casi di tumore del collo e testa in un paziente su quattro. Un terzo studio ha dimostrato l'efficacia di un'altra molecola immunoterapica, il Nivolumab, contro il cancro avanzato del fegato, con una risposta positiva in termini di efficacia in un paziente su cinque. Sempre questa molecola ha dato risultati positivi in un ulteriore studio di fase III contro il cancro del polmone del tipo più diffuso ("non a piccole cellule"): i pazienti trattati hanno avuto una maggiore sopravvivenza e minori effetti collaterali rispetto a quelli trattati con chemioterapia standard.

FONTE: Repubblica.it
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10 giugno, 2015

Italia, primo caso di cordoma in paziente pediatrico curato con la radioterapia a protoni

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Una bambina di 9 anni che soffre di cordoma, un tipo di tumore raro che di solito si sviluppa nel sacro o nella base cranica, cioè ai due estremi della colonna vertebrale, con un'incidenza dello 0,5 per milione di persone, ha iniziato per la prima volta in Italia un trattamento con protonterapia, una forma di radioterapia basata su fasci di protoni, anziché di fotoni, più precisa e meno dannosa per i pazienti.

E' la prima paziente pediatrica in Italia e ciò è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) di Trento - Ospedale Santa Chiara, dove la piccola è ricoverata per il trattamento innovativo, possibile nel nostro paese oltre che a Trento solo a Pavia. Questo tipo di terapia era finita sotto i riflettori in seguito alla vicenda del piccolo Ashya King, malato di tumore al cervello e protagonista di una complessa vicenda giudiziaria, portato via dei genitori dall'Inghilterra per essere trattato a Praga.

Nel mondo ci sono solo 48 centri che utilizzano questa terapia: il tumore viene colpito con fasci di particelle subatomiche (protoni) prodotti da un acceleratore simile, con le debite proporzioni, a quello del Cern di Ginevra. Gli studi ne dimostrano l'efficacia anche per i tumori pediatrici con minori effetti tossici a lungo termine che, soprattutto nel caso dei bambini, possono portare allo sviluppo di altre patologie, anche gravi.

La paziente ha già percorso un complesso percorso con l'asportazione chirurgica di una porzione del tumore che aveva alla base del cranio. L'equipe del professor Franco Locatelli, responsabile dell'Oncologia pediatrica del Bambino Gesù, ha deciso di sottoporla al nuovo metodo. La classica radioterapia, infatti, avrebbe avuto effetti collaterali troppo pericolosi tenendo conto della zona su cui sarebbero stati diretti i fasci radianti. In tutto saranno effettuate 41 trattamenti (dal lunedì al venerdì) per un totale di circa 2 mesi di cure.

"La tecnica, soprattutto nei bambini, comporta meno effetti collaterali a lungo termine e risparmiare quanto più possibile i tessuti sani che non sono stati colpiti dal tumore - spiega la dottoressa Angela Mastronuzzi, neuro-oncologa pediatra del Bambino Gesù - perchè i protoni rilasciano energia direttamente nella sede del tumore. Negli Stati Uniti è usata già da molti anni per il trattamento dei pazienti pediatrici, soprattutto di quelli affetti da tumori del sistema nervoso centrale". È importante però sottolineare che la protonterapia, da sola, non può essere risolutiva.

"Il centro di Trento ha iniziato la sua attività alla fine del 2014 trattando già un buon numero di pazienti adulti con sicurezza, cosa che ci ha spinto a sviluppare l'approccio proposto dai colleghi del Bambin Gesù - dice il dottor Maurizio Amichetti, Direttore del centro di Trento - dopo un confronto che ci ha permesso di analizzare le numerose e complesse caratteristiche di un caso estremamente difficile da affrontare".

FONTE: Repubblica.it
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Nuova campagna anticancro "SAM", Veronesi sottolinea l'importanza della prevenzione "al maschile"

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"Le donne hanno capito prima che scoprire una malattia in fase precoce può fare la differenza. Gli uomini invece sono ancora troppo poco attenti: per questo la prevenzione deve diventare al maschile". Così l'oncologo Umberto Veronesi commenta la campagna "Sam - Salute Al Maschile", promossa dalla Fondazione sua omonima "per creare una nuova cultura della prevenzione". "Negli anni passati - ha spiegato oggi a Milano, per presentare la campagna - abbiamo dedicato molti sforzi alla prevenzione dei tumori femminili, ma ci siamo accorti che abbiamo trascurato un pò il punto di vista maschile. E invece è fondamentale, perché gli uomini da soli non si controllano e non vanno a farsi controllare: per questo dobbiamo "forzarli", per scoprire i tumori in fase precoce". I controlli vanno fatti sin da giovani, "perché ci sono tumori che esordiscono a queste età, come quello del testicolo, e poi per tutti i possibili problemi di infertilità che vanno trattati per tempo".

Anche per questo l'oncologo ha voluto sottolineare "tre consigli preziosi per qualunque uomo: il primo è essere sempre attenti alla propria salute. Il secondo è andare regolarmente dall'urologo o comunque dal medico, fin dall'età più giovane. E il terzo è quello di essere fiduciosi nella scienza medica, che è molto migliorata rispetto anche solo ad alcuni anni fa, ed è in grado di rispondere ai bisogni di ogni persona.

FONTE: ANSA.IT
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