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AFORISMA DEL GIORNO

01 luglio, 2008

Pescara, caso Basile: il rene non era sparito, forse smentito caso malasanità

E' ricomparso il rene scomparso? Miracolo di Padre Pio, visto che la seconda autopsia è stata effettuata in Puglia, a Vieste, dove è sepolta la donna morta all'Ospedale di Pescara? Chissà, per ora gli indagati esultano, più cauti, invece, dalla procura. Ma sono tanti i punti che non tornano in questa inchiesta complicata che ha fatto scalpore. In realtà il rene non sembrerebbe essere mai scomparso e tanto meno asportato dal dottor Marco Basile e dal collega Franco Ciarelli, quest'ultimo indagato dalla Procura di Pescara ed il primo agli arresti domiciliari per 40 giorni.
Sembra, infatti, che la ricognizione cadaverica, effettuata questa mattina sul corpo di Costanza Vieste, abbia dato un risultato inaspettato: il rene che non doveva esserci – secondo l’ipotesi accusatoria – in realtà non era lì, nella sua sede naturale.

Dagli ambienti ufficiali si è appreso che subito sopra questa cavità, è stato rinvenuto un tessuto raggrinzito che verosimilmente potrebbe essere il rene o malformato o atrofizzato per le malattie di cui soffriva la signora deceduta. Ci sarebbero molte possibilità che quel tessuto sia realmente il rene.Ma quello che è stato possibile rilevare è che non ci sono segni né di asportazione né di suture. E questo è il punto che più sta a cuore ai chirurghi che hanno sempre dichiarato di non aver mai toccato quel rene e che oggi esultano. Così come è stato possibile rilevare, essendosi i tessuti conservati abbastanza bene, che il colon sarebbe stato correttamente operato.
Cosa peraltro già accertata dagli Ispettori del Ministero della Salute, inviati a Pescara dopo le notizie di stampa su questo presunto caso di malasanità. Ma sono ancora molti gli interrogativi senza risposta.

Durante l’autopsia effettuata il giorno successivo alla morte della signora Costanza, il rene di destra fu analizzato, sezionato e fotografato. Doveva essere riposto poi nella sua originale cavità.
Ma questo non è stato fatto. Il rene di sinistra, invece, non è stato trovato nella sua sede originale così come riportato nella relazione dei medici legali nella prima autopsia. Perché non si sono accorti di quel tessuto aggrinzito poco più in su scoperto oggi? Ma le stranezze non finiscono qui.
Secondo le cartelle cliniche la donna ha subito operazioni nella parte destra dell’addome eppure a morte avvenuta si scoprì un grumo di sangue nella parte sinistra.

Come si era formato?
Dalla procura non si sbilanciano dicendo che per ora è presto avere certezze.
Sarà, infatti, l’esame istologico a dare la certezza scientifica che quel tessuto ritrovato sia effettivamente un rene anche se pare sia stata fatta anche una tac che avrebbe confermato questa tesi. Ma se si era in presenza di un rene anomalo perché nessuno se ne è mai accorto?
Perché dalle lastre effettuate prima dei tre interventi, invece, si vede un’ombra che sembra somigliare ad un rene normale? Se il rene è malformato lo è da sempre?
E’ chiaro però che se -come sembra- il rene è lì, la posizione dei medici indagati si alleggerisce anche se le principali imputazioni rimangono altre (sottrazione del verbale e falso).
«Non ho ancora ricevuto alcuna relazione», si è limitato a dire il pm Gennaro Varone, «ad ogni modo solo l’esame istologico darà una parola definitiva. D’altro canto avevo richiesto l’incidente probatorio per essere ulteriormente precisi». A novembre l’udienza nella quale si confronteranno le 4 perizie di parte (l’accusa, la difesa, la parte civile, i periti del gip). Le relazioni che saranno prodotte saranno esaminate dal gip che in seguito deciderà sul futuro processuale degli indagati.
Le imputazioni però nel frattempo probabilmente non cambieranno. La notizia è arrivata nella tarda mattinata al terzo piano del 1° Chirurgia dell'Ospedale Spirito Santo di Pescara e – quasi come un contagio – si è diffusa negli altri reparti, fino alla sala operatoria, dove il dott. Basile, rientrato in servizio, stava operando.

E' stata festa grande tra i suoi collaboratori e soprattutto tra gli specializzandi, che volevano forzarlo a rilasciare alcune dichiarazioni. «No. Non posso – ha spiegato Basile – i miei avvocati mi hanno consigliato di non parlare. Se, come mi dite, la notizia è vera, posso dire che per me non è una sorpresa: l'ho sempre detto, e sta verbalizzato, che io con quel rene non ho mai avuto a che fare». L'atmosfera che si respira in reparto è però quella della fine di un incubo, soprattutto per quello che gli specializzandi hanno definito un «linciaggio mediatico del loro docente». «Oggi non parlerò più con nessuno – spiega Basile – fra l'altro da oggi pomeriggio sono in ferie». Dunque, se le cose stanno così, forse il rene sparito della donna pugliese morta dopo tre interventi chirurgici più uno, non sarà classificato come “errore medico”. Gli Ispettori inviati dall'ex Ministro della Sanità Livia Turco hanno scritto che tutte le procedure tecniche e gli interventi chirurgici erano stati eseguiti correttamente. Aspetto rilevato, d'altra parte, pure dai due periti molisani della Procura: primo intervento eseguito a regola d'arte, secondo pure, terzo altrettanto. In realtà tra gli addetti ai lavori ed i colleghi chirurghi lo scetticismo su questa vicenda, di cui si è molto parlato sulla stampa, era forte e solo l'accanimento dei colpevolisti aveva tenuto vivo l'interesse sulla vicenda, sviando anche l'esito della prima autopsia. Il quesito a cui dovevano rispondere i periti era sulle cause della morte della paziente e non se c'era stata o no l'asportazione di un rene, con ipotesi addirittura allarmanti.

Da mostro sbattuto in prima pagina a vittima di una campagna colpevolista?
«Per una questione di riservatezza, con l'inchiesta ancora aperta, io non posso dire nulla della vicenda giudiziaria – spiega tranquillo Basile – anche se di cose che sono state dette e scritte ce ne sarebbero molte da chiarire....Quello che adesso conta è che tutto il reparto, dai colleghi ai malati e come vedi agli specializzandi, mi ha accolto a braccia aperte ed il lavoro è ripreso a pieno ritmo».

I ricoverati come hanno reagito?
«Durante la fase calda dei titoli sparati in prima pagina, alcuni parenti di malati in attesa di intervento sono andati alla redazione di un quotidiano molto “colpevolista” per perorare la mia scarcerazione e per farmi tornare subito ad operare. Ma di questo nessuno ha parlato».

Come ha vissuto questo periodo? Chi l' ha aiutato di più in questi giorni?
«Intanto non mi riconoscevo nel Marco Basile che veniva descritto. Non sono io, mi dicevo, e non solo per la foto che avevano fatto circolare. Poi mi sentivo, e mi sento tuttora, ingiustamente accusato. E poi schiacciato dalla stampa senza possibilità di replicare, come un processo in cui parla solo l'accusa e non anche la difesa. Per fortuna mi è stata vicino la famiglia, splendidi anche i miei figli che hanno reagito dandomi la forza di resistere».

Alla signora morta ha mai pensato?
«Tutti i pazienti, soprattutto quelli più a rischio, sono sempre presenti nella nostra attività. D'altra parte per mesi in reparto l'abbiamo curata per tutte le sue patologie e conoscevamo bene le sue criticità. Insomma non era una sconosciuta qualsiasi, ma ci aveva tenuto in ansia a lungo. Il lavoro del Chirurgo è pieno di sacrifici, di turni massacranti, giorno e notte. E non ci sono incentivi particolari: l'unico è la soddisfazione di risolvere i problemi dei malati».

Secondo la Procura il rene sinistro sarebbe sparito o non si sarebbe trovato nella prima autopsia.
La difesa sostiene che le tre operazioni sono sempre avvenute a destra, nell'addome, e che arrivare dall'altra parte per asportare il rene, pur se teoricamente possibile, è praticamente impensabile. Così come appare difficile da dimostrare che il rene sparito sarebbe stato danneggiato durante l'intervento e quindi asportato.
Poiché il rene non si trova all'aperto, ma è racchiuso e ben riparato, il danneggiamento sembra impossibile, anche se qualcuno ha addirittura ipotizzato il traffico di organi.
«Si è detto di tutto, anche questo. Nessuno ha riflettuto però sul fatto che se si parla di traffico di organi, ci si riferisce a giovani in piena salute. Una paziente di 76 anni, con molti malanni e magari con i reni compromessi e magari ancora con patologie che non consentivano l'utilizzo dell'organo che avrei fatto sparire, che traffico di organi poteva alimentare? Nessuno se l'è chiesto».

Adesso si sente più sollevato?
«Mi sento meno schiacciato. Finalmente emerge anche la mia posizione, così come quella del collega. Ma è presto per chiudere la vicenda».

Ha fiducia nella giustizia?
«Ne ho sempre avuta e ne avrò in futuro. Ma l'avvocato mi ha detto di non parlare di giustizia. Oggi mi godo le ferie».

Si avverte che in Reparto la vicenda è stata vissuta con grande sofferenza, viste le difficili condizioni di salute in cui si è trovata la paziente morta.
Tra il personale del 1° Chirurgia si criticano i giornalisti “colpevolisti” e ci si domanda se non c'è anche un codice di comportamento per la stampa che impone di verificare notizie, prima di darle in pasto ai lettori, soprattutto come in questo caso.
«Facciamo un'ipotesi – chiede una specializzanda - se quel rene non è sparito, che giudizio si deve dare di certi giornalisti? Interverrà l'Ordine? Saranno sbattuti in prima pagina, diventeranno mostri, daranno lo stesso spazio ai loro errori?»
Tuttavia si dimentica molto spesso che i giornalisti non fanno che “riportare” la notizia e l’inglese lo chiarisce meglio (si dice infatti reporter). In casi come questo, tuttavia, sarebbe difficile ipotizzare la mano di un giornalista alla ricerca del rene scomparso nel cadavere…

FONTE: Primadanoi.it => http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=16061 AUTORE: Sebastiano Calella

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