Un gruppo di ricercatori della “School of Medicine” della università di Stanford ha messo a punto una nuova biopsia in grado di predire l’efficacia di una terapia anti-cancro in atto, cioè permette di valutare in modo migliore se la terapia funziona o meno. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista “Nature Medicine”. La nuova biopsia consiste in un’analisi di una goccia di sangue o un piccolo campione di tessuto e che permette di individuare la presenza di singole proteine associate a tumori del sangue, anche se i ricercatori non escludono che gli stessi risultati possano essere registrati nei tumori solidi.
"Attualmente non sappiamo che cosa succede effettivamente alle cellule tumorali di un paziente sottoposto a terapia", ha spiegato Alice Fan che ha partecipato alla ricerca. "Il metodo standard per verificare se un trattamento sta funzionando - ha continuato - e' di aspettare diverse settimane per vedere se la massa tumorale si e' ridotta; evidentemente sarebbe di notevole vantaggio poter dare un'occhiata a livello cellulare, ed e' proprio ciò che riusciamo a fare con questa nuova tecnologia, che permette di analizzare proteine associate al cancro su una scala molto piccola: non solo abbiamo una sensibilità di misurazione che arriva al picogrammo, cioè un millesimo di miliardesimo di grammo, ma possiamo vedere anche le variazioni delle stesse proteine". Tali variazioni, note come "fosforilazioni", possono influenzare il ruolo delle stesse proteine nella progressione del tumore. Le cellule cancerose, infatti, spesso sfuggono alle comuni terapie regolando i livelli di espressione genica e il grado di fosforilazione delle proteine. Analizzando ripetutamente piccoli campioni di un tumore sottoposto al trattamento, si e' in grado di identificare le cellule che stanno per andare incontro a una proliferazione incontrollata e individuare quei pazienti in cui i trattamenti terapeutici standard hanno maggiore probabilità di fallire. I ricercatori hanno sviluppato il nuovo dispositivo in collaborazione con la Cell Biosciences, che produce apparecchi medicali ed e' in grado di separare le proteine associate al tumore in sottili capillari sulla base della loro carica elettrica, che varia secondo le modificazioni superficiali degli atomi che le compongono. Due versioni della stessa proteina, quella fosforilata e quella no, possono così essere facilmente distinte sulla base del tragitto che esse riescono a compiere lungo tale capillare. Gli studiosi hanno così scoperto che la tecnica e' in grado di identificare, in cellule cancerose in coltura, l'attivazione degli oncogeni, cioè dei geni legati allo sviluppo tumorale. In particolare, si e' riusciti a rivelare la variazione dei livelli di espressione genica di due comuni oncogeni legati al linfoma umano e anche di distinguere alcune forme di tale neoplasia da altre. Infine, si e' riusciti a rivelare sottili differenze nella fosforilazione in differenti proteine associate al cancro.
FONTE: Agi.it Salute
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