Italia fanalino di coda in Europa negli studi di fase I, ovvero quei test realizzati su volontari sani o pazienti per testare la sicurezza dei farmaci, il primo passo per arrivare a un nuovo medicinale. I numeri parlano chiaro: nel nostro Paese si effettua solo il 2,3% del totale delle sperimentazioni di fase I, a fronte del 30,3% della Germania, del 22% della Francia, del 21,2% dell'Olanda e del 15% della Spagna.
All'Italia va dunque la maglia nera, nonostante "un importante riconoscimento alla nostra oncologia che si è distinta nel panorama scientifico internazionale per il livello delle pubblicazioni e la qualità delle sperimentazioni cliniche. Ma non è così, purtroppo, per gli studi di fase I, in cui il Paese gioca un ruolo marginale soprattutto a causa delle difficoltà burocratiche", spiega Francesco Cognetti, direttore dell'oncologia medica A dell'Istituto Regina Elena di Roma e presidente del convegno in corso oggi e domani nella Capitale sul tumore del seno, che vede riuniti 300 fra i massimi esperti mondiali.
I numeri sulle sperimentazioni di fase I diffusi stamani, durante l'apertura dei lavori dell'International Meeting on New Drugs in Breast Cancer al Regina Elena, non riguardano solo farmaci oncologici ma tutte le molecole più in generale. "Anche se i farmaci per combattere il cancro - precisa Cognetti - fanno sicuramente la parte del leone". Proprio in questi giorni è in discussione una proposta per la costituzione di una piattaforma interistituzionale con ministero del Welfare e Aifa per potenziare le sperimentazioni di fase I e allineare l'Italia agli altri Paesi europei. "È necessaria e non più rinviabile - sottolinea Cognetti - una riforma del sistema che renda in nostro Paese 'attrattivò per gli investimenti, da parte delle aziende farmaceutiche e degli enti di ricerca pubblici e privati. A tutto vantaggio soprattutto dei pazienti che potranno avere accesso con maggiore facilità alle molecole più innovative".
FONTE: Aduc
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