Il sole24ore ha recentemente pubblicato un articolo nella quale si annuncia come probabile il taglio di 27 mila posti letto in un arco progressivo di 5 anni con un comportamento ottenuto dal governo piuttosto aggressivo nei confronti delle piccole strutture del sud italia, considerate spesso inutili e pericolose. Per impedire tale taglio i governatori delle Regioni avrebbero chiesto al governo un finanziamento fin dal 2010 di 8 miliardi di euro in più ma il ministro del Welfare Sacconi ha frenato, dichiarando come "Il prossimo Patto non potrà prescindere da robusti sforzi di razionalizzazione della spesa". Il taglio dei posti letto sarebbe stato indicato nelle linee generali dall'anticipo della Finanziaria 2009 (decreto legge 112 del 2008, poi legge 133). I posti letto per pazienti "in arrivo" dovranno passare entro il 2014-2015 da 3,5 a 3 ogni mille abitanti, con un passaggio intermedio dal 2011 di 3,3 posti letto per mille abitanti. E allo stesso tempo il «tasso di ospedalizzazione» dovrà essere abbattuto dagli attuali 160 ricoveri ogni mille abitanti a 130 (a 145 nel 2011). Valori che attualmente pochissime Regioni rispettano, nei fatti soltanto Toscana e Veneto. Il taglio del tasso di ospedalizzazione, se fatto con l'accetta, varrebbe 3,7 milioni di ricoveri in meno rispetto al 2007.
In questi anni la scure delle razionalizzazioni è stata ripetuta e pesante. Dal 1997 al 2006 sono stati cancellati ben 288 ospedali. Un taglio secco del 30,6% delle strutture pubbliche. Punte di diamante la Lombardia che ha perso il 59% delle strutture, Veneto e Puglia che ne hanno eliminate il 50%, l'Emilia il 47 per cento. Altre come Toscana e Umbria avevano già operato di lesina negli anni precedenti. Il panorama al Sud è stato invece del tutto insufficiente, come dimostrano i piani di rientro che ora devono essere applicati, dalla Calabria alla Sicilia alla Campania. E al Lazio, che infatti è alle prese con un progetto ad hoc. Anche i posti letto ospedalieri pubblici negli ultimi dieci anni sono crollati: quasi 83mila in meno (il 28%) dal 1997 al 2006.
"Meno ospedale, più territorio" è lo "slogan" del rilancio del Sistema Sanitario Nazionale voluto in questi anni per risparmiare e assistere meglio. L'appropriatezza delle cure in ospedale passa anche per la de-ospedalizzazione per i ricoveri che possono essere evitati. Alle 43 prestazioni sanitarie in ospedale «a rischio di inefficienza», identificate dai livelli essenziali di assistenza (Lea) del 2001, se ne aggiungeranno non a caso altre 64 con i nuovi Lea. Ricoveri da evitare e da svolgere in day hospital e day surgery. Con l'aggiunta di un'altra ventina di tipologie di ricovero da assistere solo in ambulatorio, con tanto di ticket. Risparmio stimato: 1 miliardo circa.
Intanto, in questi anni di governo, dal 1992 al 2007 i disavanzi accumulati dal Ssn rispetto alle assegnazioni iniziali di spesa col Fondo sanitario nazionale hanno raggiunto quota 57,3 miliardi, al lordo delle manovre regionali. Altri 4,7 miliardi di rosso si stimano ancora per il 2008. Solo negli ultimi cinque anni (dal 2003 al 2007) il deficit è stato pari a 21,6 miliardi. A non farcela, guarda caso, è sempre il Sud e dove l'efficienza è un sogno: Lazio (-7,5 miliardi), Campania (5 miliardi) e Sicilia (3 miliardi) hanno accumulato da sole il 70% del deficit totale. Inefficienza, spreco e disavanzi marciano insieme. Intanto il Ssn rimborsa i suoi fornitori con 288 giorni di ritardo. Ancora una volta non è un caso che in testa ai rimborsi negati siano sempre le stesse Regioni: la Calabria paga dopo 634 giorni, il Molise dopo 633, la Campania dopo 615 e il Lazio fa aspettare i creditori per 451 giorni.
FONTE: Ilsole24
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