Un team di ricercatori americani sta conducendo degli studi sui geni collegati alla sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), un disturbo che colpisce molti bambini. Durante questi studi, i ricercatori sono giunti a sostenere che nella preistoria l'iperattività poteva essere un vantaggio. E' stata esaminata la variante di un gene collegato all'Adhd (DRD4) che codifica per un recettore della dopamina, in una tribù nomade del Kenya settentrionale e nei loro “cugini” diventati stanziali. E' stato così scoperto che nella tribù nomade questa variante ha degli effetti positivi. Già precedenti ricerche avevano collegato questo gene, e in particolare una variante (allele 7R), al comportamento iperattivo negli uomini. Per questo motivo il team di ricercatori (della Nortwestern University, della University of Wisconsin-Milwaukee, della Boston University e dell'University of Nevada a Las Vegas) ha studiato l'effetto della variante nella popolazione africana Ariaal: alcune tribù sono nomadi, mentre altre sono diventate recentemente stanziali.Gli esperti hanno osservato che gli Ariaal nomadi che possiedono la variante del gene sono meglio nutriti dei loro “cugini” stanziali con la stessa variante genetica. Questo gene sembra poter essere stato utile all'uomo in un'epoca in cui l'attività fisica era molto intensa, mentre risulta problematica oggi in una società più sedentaria. Ben Campbell della Nortwestern University, spiega: “il nostro studio dimostra che ambienti diversi possono far sì che i comportamenti associati a un gene, come quello dell'Adhd, siano più o meno efficaci. Possiamo far fatica a comprendere l'Adhd perché consideriamo i comportamenti associati a questo disordine solo nel mondo moderno. Ma ora sappiamo che un gene, abbinato a differenti ambienti, porta a differenti risultati”.
FONTE: Molecularlab.it -> http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=6081
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