Due allergologi italiani, Gennaro D'Amato dell'ospedale Cardarelli di Napoli e Lorenzo Cecchi del Centro interdipartimentale di bioclimatologia dell'università di Firenze, hanno effettuato una importante ricerca sugli effetti che il cambiamento climatico sta causando sulla diffusione delle allergie. I risultati sono attualmente in corso di stampa sulla rivista Clinical and experimental allergy.
Cosi come spiegato dall'autore Cecchi nella rivista, "L'aumento delle allergie cui stiamo assistendo in questi anni è ormai assodato". Una delle possibili spiegazioni è stata attribuita alla "teoria igienica": spiega infatti il ricercatore che "lavandoci di più, negli ultimi decenni abbiamo ridotto il contatto con molti batteri. Il sistema immunitario, poco stimolato soprattutto durante l'infanzia, reagirebbe attivandosi contro nemici inesistenti."
"Ma il riscaldamento del clima - continua Cecchi - non ha solamente un effetto diretto sulle allergie. Contribuisce anche a peggiorare gli effetti dell'inquinamento. Ed è per questo che nel prossimo futuro nelle aree urbane ci aspettiamo una crescita della concentrazione dell'ozono, un gas che aumenta quanto più la temperatura dell'aria è alta, ma anche una maggiore presenza del particolato.
L'aria stagnante e la diminuzione delle piogge (che hanno l'effetto di "lavare" l'aria) peggioreranno senz'altro i fastidi dell'inquinamento cittadino". E se i danni sull'apparato respiratorio sono provati, si sta cercando di capire se anche la pelle soffra per la presenza delle polveri sottili nell'aria, dovuti a un graduale incremento del tasso di smog nelle città. "Uno studio nordeuropeo ha fatto il confronto fra un gruppo di bambini locali e un altro gruppo mandato a trascorrere un periodo a Tenerife. I secondi sembravano in effetti soffrire meno di allergie. Anche se accertare il legame fra inquinamento e pelle dovrà essere uno degli obiettivi dei prossimi studi".
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