A causa di un infarto è morto oggi a Roma all'ospedale "San Carlo" il noto cardiochirurgo Carlo Marcelletti, salito più volte alle cronache nazionali sia per le numerose operazioni chirurgiche che ne hanno contraddistinto la carriera (dalla prima operazione di trapianto di cuore attuato su bambino in Italia fino alla separazione di una coppia di gemelli siamesi compiuto sempre nella "sua" Palermo). Alcuni dilemmi etici relativi ad alcune operazioni condotte nella propria professione di chirurgo lo avevano portato alla ribalta dei media nazionali, i quali ripresero con forza, poco tempo dopo, le notizie dei suoi recenti guai giudiziari con accuse che ne avevano pesantemente condizionato la carriera fino alle dimissioni. Il "Caso Giudiziaro" creatosi vide per alcuni mesi un acceso dibattito fra coloro che condannavano fermamente il chirurgo a causa delle accuse infamanti avanzate dalla magistratura nei suoi confronti (truffa, peculato, concussione, perfino accuse correlate al reato di pedofilia) e coloro che difendevano con forza l'uomo e la sua abilità di chirurgo con le sollecite proteste dei genitori di numerosi bambini ricoverati presso l'ospedale civico di Palermo che chiedevano il ritorno del cardiochirurgo affinchè potesse proseguire le terapie e le future operazioni da eseguire sui propri pazienti. Il caso era poi caduto nell'oblio.
Vissuto a Moie, vicino Ancona, si era laureato alla Sapienza di Roma e specializzato in Cardiologia a Roma e in Chirurgia Cardiovascolare a Bari, con numerosi studi compiuti negli Stati Uniti. Nel 1978 ha fondato e diretto il centro di cardiochirurgia pediatrica dell'Accademisch medisch Centrum di Amsterdam. Rientrato in Italia, nel 1982 è diventato primario del dipartimento medico-chirurgico di cardiologia pediatrica dell'ospedale Bambin Gesù di Roma, coordinando anche il "Programma di trapianto di Cuore e Cuore–Polmone". Dal giugno del 2000 fino al novembre del 2008 ha diretto la Divisione di Cardiochirurgia Pediatrica dell’ospedale "Arnas" Civico di Palermo.
Ha effettuato in Italia il primo trapianto di cuore su un bambino e ha perfezionato l'uso della terapia chirurgica su malformazioni congenite del cuore in soggetti in età pediatrica.
Nel mese di maggio del 2000 Marcelletti coordinò, insieme con il collega William Norwood della Dupont Foundation di Filadelfia, l'equipe di chirurghi che tentò, nell'ospedale civico di Palermo, di separare le sorelline siamesi di origine peruviana Marta e Janet Milagro: il tentativo non riuscì. La vicenda aveva scatenato una polemica sull'eticità della scelta di sacrificare una bambina per lasciare in vita l'altra. Marcelletti era intervenuto solo in altri due casi analoghi, anche se meno gravi: nel 1989 il comitato etico dell'ospedale Bambin Gesù di Roma non diede l'assenso all'intervento e i gemelli, originari di Santo Domingo, morirono tre mesi dopo. Tre anni dopo, a Philadelphia, l'operazione fu autorizzata e uno dei bambini sopravvisse.
E' stato Fondatore e Presidente dell'Associazione per la cura del Bambino Cardipatico ONLUS, creata con la finalità di raccogliere fondi per dare borse di studio ai giovani medici specializzati nella cura di pazienti affetti da malformazioni congenita di cuore ed ai medici e paramedici provenienti da paesi in via di sviluppo tese alla divulgazione delle metodiche di terapie medico-cardiopatico, per creare alloggi gratuiti per i medici stranieri e per finanziare l'acquisizione di strumentazione ad alta tecnologia o materiale scientifico che contribuiscano al progresso della conoscenza per la cura delle malformazioni congenite di cuore. Madrina dell'Associazione è stata l'illustre scienziata Rita Levi Montalcini.
Nella sua lunga carriera ha visitato più di 25.000 bambini e ne ha operati più di 10.000.
FONTE: cronache nazionali
AFORISMA DEL GIORNO
06 maggio, 2009
E' morto a Roma Carlo Marcelletti, il primo chirurgo in Italia ad aver effettuato un trapianto di cuore su bambino
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Quando inciampi per colpa tua o perchè altri ti sgambettano, sei solo nelle mani di Dio. Al resto, cioè a rovinarti, ci pensano gli uomini con le loro accuse, che gran parte delle volte sono solo l'invidia di chi non ha potuto arrivare dove sei arrivato tu.
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