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AFORISMA DEL GIORNO

19 marzo, 2009

Stop alla ricerca sulle staminali per ricostruire i legamenti danneggiati: mancano i fondi

La sperimentazione sul legamento artificiale costituito da una matrice biologica e cellule staminali, che sostituirebbe in modo naturale il tessuto danneggiato, non andrà avanti. Nonostante i buoni risultati ottenuti sull'animale da laboratorio la sperimentazione sull'uomo per ora non verrà fatta per mancanza di fondi. Ne ha parlato Luigi Ambrosio, uno dei ricercatori del laboratorio dell'Istituto di Tecnologie dei Materiali Compositi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Napoli che ha contribuito alla realizzazione di questo legamento biologico. Due le soluzioni proposte dal laboratorio partenopeo. Da un lato è stata realizzata una struttura biodegradabile di acido ialuronico, uno dei componenti del tessuto dei legamenti, che servirebbe a riparare o sostituire le parti di legamento danneggiate. Più efficace, invece, è risultato il legamento artificiale costituito da una matrice, che serve da struttura, e cellule staminali adulte che crescono e si differenziano nel tessuto. Nonostante lo stop imposto, la soluzione proposta dal Cnr di Napoli potrebbe aiutare a mantenere una buona condizione fisica per tempi più lunghi. L'alternativa, infatti, oggi è rappresentata dalla sostituzione con altri legamenti provenienti da altre parti dell'organismo o dalla sostituzione del tessuto danneggiato con materiali artificiali, soprattutto polimeri, che mimano la struttura. Tuttavia queste tecniche, scelte principalmente in campo sportivo in cui i tempi di riabilitazione devono essere brevi, possono dare problemi a lungo andare. Come ha dichiarato Ambrosio, “diverse strutture, soprattutto a carattere polimeriche, sono state realizzate, ma nessuna ha dato i risultati sperati e sono state quasi tutte abbandonate. Il materiale messo a punto nei nostri laboratori - ha concluso il ricercatore - potrebbe aiutare a superare i problemi incontrati con un importante miglioramento della qualità della vita e una riduzione dei costi sociali per i pazienti”.

FONTE: Aduc.it Salute

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