Boom in Italia per le interruzioni di gravidanza a causa delle difficoltà finanzie. L'allarme arriva dalla clinica Mangiagalli di Milano, che con i suoi 1.700 interventi l'anno è il primo ospedale della Lombardia per numero di aborti. "Mai come adesso la mancanza di soldi sta condizionando la decisione di tenere un bambino, anche e soprattutto tra le italiane - denuncia il direttore sanitario di Basilio -. E' uno degli effetti della crisi finanziaria". Solo un anno fa, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, la clinica milanese era al centro di un baby boom. Ora però la direzione sanitaria è costretta a far fronte a una drastica inversione di marcia. Tutta colpa della crisi finanziaria. A causa delle precarie condizioni economiche, infatti, le coppie sempre più spesso decidono di non avere figli in attesa di tempi migliori. In questo senso un primo segnale arriva proprio dall'allungamento delle liste d'attesa per chi vuole interrompere la gravidanza. Dai sette giorni canonici, previsti dalla legge 194, alla Mangiagalli per sottoporsi a un aborto occorre attendere anche 10/12 giorni. "C'è un'allarmante ondata di richieste che facciamo fatica a soddisfare - spiega Augusto Colombo, ginecologo della clinica -. La prima ipotesi che ci viene in mente per giustificarla è la recessione. Chi fa fatica ad arrivare a fine mese spesso rinuncia a fare un figlio. E' una triste realtà". Secondo i dati raccolti dall'istituto sanitario, i più colpiti dalla crisi sono soprattutto i single co.co.pro, le coppie con lavori precari e giovani in cassa integrazione. Nello specifico, il 12% delle donne che chiedono di abortire sono disoccupate, il 3% in cerca di lavoro , il 10% studentesse e il 12% casalinghe. In sintesi, stando al dossier messo a punto dalla Mangiagalli, dunque, una donna su tre che decide di interrompere la gravidanza è senza un'occupazione stabile. "Il numero di aborti che possiamo garantire con venti medici è sempre di 40 interventi alla settimana - spiega Tiso -. Limpressione è che ci sia un disagio crescente dovuto alla precarietà lavorativa e al carovita". Del resto, i figli costano e a Milano per il primo anno di vita un neonato costa cinquemila euro. Una cifra spesso troppo elevata per chi non riesce ad arrivare alla fine del mese.
E fin qui la situazione delle donne italiane. Quanto invece alle straniere, anche in questo caso si registra un aumento delle interruzioni di gravidanza. Agli aborti medici, però, si sostituiscono spesso metodi fai da te a base di pillole e medicinali. "Per le straniere la questione però non è legata alla crisi finanziaria - spiegano alla Mangiagalli - ma alla paura delle clandestine di venire denunciate".
FONTE: Tgcom.it
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