Importantissima scoperta dedotta da una ricerca compiuta in Sardegna in merito all'elevata percentuale di pazienti sofferenti di diabete di tipo 1 o diabete giovanile insulino dipendente. All'origine della gran parte dei casi ci sarebbe il MAP, sigla che indica il "Mycobacterium avium paratuberculosis", un batterio appartenente alla famiglia dei micobatteri responsabili di patologie come lebbra e Tbc, e già noto in passato come batterio a cui era stata attribuita la patogenesi di numerosi casi di malattia di Crohn e di sindrome dell'intestino irritabile.
Come riporta il nuovo numero del mensile Focus, la ricerca condotta da un gruppo di microbiologi sardi dell'Universita' di Sassari afferma come nel 70% dei casi di diabete sardi e inglesi e nel 40% di quelli lombardi è coinvolto tale batterio.
Spiega a Focus il prof. Leonardo Sechi, docente di microbiologia dell'Università di Sassari "A seconda della predisposizione genetica dei pazienti, una persona incontrando il Map sviluppa il diabete, un'altra l'intestino irritabile e un'altra ancora il Crohn. Nei diabetici in cui non c'e' il Map i responsabili sono probabilmente altri patogeni intestinali".
Questo particolare tipo di batterio, che vive all'interno delle cellule che infetta e ha una lunghissima incubazione, viene trasmesso ai bambini con il latte: lo si può trovare nel latte in polvere per neonati, nel latte materno (se la madre è infetta) nei latticini provenienti da animali infetti, e sarebbe persino in grado di resistere alla pastorizzazione.
La ricerca dell'Università di Sassari, attribuendo la stessa origine al Crohn e al diabete, apre dunque alla speranza che per prevenire l'insorgenza del diabete possa essere sufficiente un antibiotico. Come ricorda Focus, in tutto il mondo l'incidenza del diabete-1 aumenta del 3anno, e in Sardegna raggiunge un'incidenza elevatissima: circa 40 casi su 100 mila bimbi.
I micobatteri (Mycobacteryum) sono un genere di bacilli Gram-positivi. Sono caratterizzati dalla presenza di una parete cellulare insolitamente spessa e dalla struttura insolita. Contrariamente a quelle degli altri batteri, formate di solo peptidoglicano (seppure disposto in più o meno strati nelle diverse specie), la parete dei micobatteri presenta uno strato relativamente sottile di peptidoglicano legato ad una serie di molecole composta rispettivamente da arabino-galattani, acidi micolici e glicolipidi fenolici.
Questa parete cellulare così complessa conferisce ai micobatteri il vantaggio di essere completamente impermeabili ad alcune delle sostanze più utilizzate nella terapia medica, compresi alcuni degli antibiotici più comuni: i micobatteri sono infatti sensibili solo alla rifampicina e ad alcuni derivati dell'isoniazide, come l'etanbutolo. D'altro canto, la comprensibile lentezza negli scambi metabolici fra la cellula e l'ambiente esterno, giustificata dalla grande quantità di involucri che i metaboliti devono attraversare per raggiungere la membrana cellulare, dà una spiegazione della caratteristica lentezza di replicazione dei micobatteri nei terreni di coltura artificiali utilizzati in microbiologia.
I micobatteri in medicina vengono tradizionalmente suddivisi in diversi gruppi, a seconda del loro potere patogeno.
Un primo gruppo comprende i cosiddetti micobatteri tubercolari, ossia capaci di scatenare la tubercolosi nell'ospite animale. Questo gruppo è costituito dai tre batteri del cosiddetto Mycobacterium tuberculosis complex: Mycobacterium tuberculosis (responsabile della tubercolosi umana), Mycobacterium africanum (correlato alla stessa patologia del M. tuberculosis, seppure leggermente differente sotto il profilo biochimico ed isolato con maggiore frequenza in Africa) e Mycobacterium bovis (responsabile della tubercolosi bovina, zoonosi trasmissibile all'uomo per via alimentare).
Un altro gruppo, il più nutrito in assoluto, è costituito dai micobatteri non tubercolari, ossia da micobatteri che causano una serie di patologie diverse dalla tubercolosi nell'ospite umano, ma solo in concomitanza di particolari condizioni che abbassino le difese immunitarie dell'organismo colonizzato (si configurano perciò come parassiti opportunisti).
Una classificazione a parte viene fatta per il Mycobacterium leprae, agente etiologico della lebbra, il quale, pur essendo assimilabile al gruppo dei micobatteri non tubercolari, presenta caratteristiche cliniche e biologiche assolutamente peculiari.
Alcuni micobatteri si comportano infine come saprofiti, assolutamente innocui per gli altri organismi, che possono occasionalmente colonizzare l'ospite umano senza però dare luogo a patologie di alcun tipo: un esempio è il Mycobacterium smegmatis.
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