Il nuovo defibrillatore sottocutaneo è arrivato alla fase di sperimentazione clinica che coinvolgerà 320 pazienti in tutto il mondo. Il primo intervento è stato eseguito il 15 dicembre scorso al City Hospital di Auckland, in Nuova Zelanda, da Margaret Hood; i successivi tre impianti sono stati effettuati due giorni dopo al Policlinico San Donato di Milano da una equipe coordinata da Riccardo Cappato. Successivamente sono stati eseguiti altri 7 interventi ad Auckland e 3 impianti sono stati realizzati in Olanda da Luc Jordaens, direttore dell'Erasmus Medical Centre dell'Università di Rotterdam, per un totale di 14 pazienti trattati a oggi in tutto il mondo. "Tutti i pazienti hanno ripreso la loro vita normale e stanno bene" - racconta Cappato - "Siamo molto soddisfatti della prova di efficacia di questa nuova tecnologia che ha prodotto risultati positivi in tutti i casi". Le alterazioni gravi del ritmo del cuore riguardano complessivamente 250.000 italiani, di cui 170.000 ad elevato rischio di fibrillazione ventricolare, un'accelerazione del battito tanto rapida e tumultuosa da provocare un arresto cardiaco che non lascia scampo alla vittima e che nel nostro Paese provoca ogni anno 60.000 decessi. Unica possibilità di salvezza, uno shock elettrico che "richiama all'ordine" il battito cardiaco facendolo tornare normale: proprio per garantire la scossa salvavita ai pazienti più a rischio, ogni anno in Italia vengono impiantati oltre 10.000 defibrillatori. "Questi apparecchi funzionano come sentinelle: quando il cuore va in tilt, un piccolo generatore situato nel torace fa partire un segnale per l'elettrodo posto nel cuore, costituito da uno o più sottili fili elettrici che danno la scarica giusta per farlo tornare a battere" - spiega Cappato - "Il defibrillatore che abbiamo appena impiantato ha la stessa funzione e dimensione di quello standard (è simile a una saponetta, e in futuro diventerà più sottile e flessibile), ma è completamente sottocutaneo cioè il catetere con l'elettrodo che dà lo shock salvavita resta fuori da cuore e vasi e viene soltanto "appoggiato" sottopelle vicino allo sterno. L'energia necessaria per dare la giusta scossa elettrica al cuore è più elevata, e i vantaggi sono evidenti. L'inserimento, ad esempio, è molto più semplice e veloce: non dovendo entrare nei vasi e nel cuore, bastano 10-15 minuti di intervento anzichè i consueti 45-60 minuti. Inoltre, le complicanze si riducono del 90% per cento". La procedura attuale invece, dovendo "entrare" nel cuore per il posizionamento dell'elettrodo, rende più probabili le infezioni intravascolari e cardiache, la perforazione, l'emorragia (fino al 5 per cento dei casi) e il decesso (nell'1 per mille dei pazienti). Il nuovo apparecchio è indicato per il 50-60 per cento dei pazienti che devono sottoporsi all'impianto di un defibrillatore e soprattutto per i bambini: "Ogni anno in Italia circa 100 piccoli hanno bisogno dell'impianto di un defibrillatore, ma finora i dispositivi erano troppo grandi per loro. Inoltre, con la crescita del bimbo diventava indispensabile cambiare più volte l'elettrodo all'interno del cuore attraverso interventi di espianto e reimpianto che comportavano rischi. - aggiunge Cappato.
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