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AFORISMA DEL GIORNO

29 gennaio, 2009

Quale sanità a Messina? Se ne parla in un convegno UIL ma il polo oncologico è ormai quasi un miraggio...

Le segreterie provinciali della Uil e della Uil Fpl hanno organizzato per martedì 3 febbraio alle 9.30 presso la sala convegni della Cittadella della Salute, ex Mandalari sito in viale Giostra, il convegno "Quale sanità a Messina? Realtà e prospettive della sanità pubblica in città e in provincia". Dopo il saluto di indirizzo del segretario generale della Uil Messina, Costantino Amato, e la relazione introduttiva del segretario provinciale della Uil Fpl, Pippo Calapai, che con l'ausilio di dati e tabelle delineerà il quadro della sanità messinese, interverranno, i direttori generali dell'Ausl 5 e dell'azienda ospedaliera "Papardo", il commissario straordinario dell'azienda "Piemonte" e il direttore scientifico dell'IRCSS "Centro Neurolesi". All'evento prenderanno parte il segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone, il segretario regionale della Uil Fpl, Enzo Tango e il segretario generale della Uil Fpl, Carlo Fiordaliso. Previsti inoltre gli interventi del sindaco, Giuseppe Buzzanca, del presidente della Provincia, Nanni Ricevuto, e del presidente della sesta commissione regionale "Sanità", onorevole Nino Bennati. Confermata la presenza dell'assessore regionale alla sanità.

Nel frattempo, qualche giorno fa, il Coordinatore per Messina e Provincia del Tribunale per i diritti del malato "Cittadinanzattiva" ha emesso una nota che riassume anche la posizione della stessa associazione a rappresentanza dei cittadini sulla vicenda "Polo oncologico", che le ultime dichiarazioni politiche hanno quasi posto la parola "fine", in senso negativo, su di un progetto che pare oramai spostatosi in altri lidi (Palermo e Catania fra tutte), con grave danno per l'occupazione messinese.


Di seguito riportiamo il testo del comunicato emesso da Cittadinanzattiva:


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La speranza di veder inaugurare il Polo Oncologico di Messina - Fondazione “Saverio D’Aquino” - parrebbe destinata a sfumare definitivamente. Tale decisione è maturata nel corso di un’audizione parlamentare, senza essere dettata da necessità economiche, ma frutto diretto dell’incapacità della politica di assumere scelte coerenti e di progettare lo sviluppo di una intera comunità regionale, caratteristica, peraltro, non esclusiva del comparto della sanità, ma presente in qualsiasi settore della politica regionale.

Cos’è accaduto, di così eclatante, da far cambiare la logica di una scelta apparentemente ponderata e motivata frutto di lunghi anni di impegno e di investimenti; cosa ha determinato il cambio di strategia del governo regionale del Governatore Lombardo? Apparentemente nulla! Nulla che abbia a che fare con logiche e politiche sanitarie; nulla che abbia a che fare con strategie della ricerca o con scoperte miracolose che hanno reso inutile la creazione di un Polo Oncologico regionale.

Molto più semplicemente è accaduto che la “politica siciliana” è perfettamente coerente con se stessa; si auto ridefinisce ad ogni cambio della guardia. Riconosciamo che c’è un desiderio diffuso, nella intera classe politica di governo regionale, che desidera entrare a far parte dei libri di storia, ma di farlo nel modo meno memorabile, scegliendo il profilo della marginalità rispetto a quello dell'interesse generale. Negli anni precedenti la sanità siciliana immaginò e progettò di assecondare lo sviluppo della tutela della salute pubblica impegnandosi a realizzare centri di alta specializzazione, diffusi sul territorio regionale, che svolgessero le funzioni di incubatori dell’eccellenza.

Programmò iniziative a largo respiro. Individuò bacini territoriali ben precisi, legami di rete e sinergie con istituzioni pubbliche e scientifiche, come le università siciliane, che insieme finirono per rappresentare il volano di questo progetto. La cronaca e le scelte assunte successivamente della politica ci confermano che Palermo, Catania e Messina, con le rispettive Università, divennero i luoghi deputati alla nascita di questi incubatori di eccellenza. La traumatologia a Catania, la pediatria a Palermo e l’oncologia Messina. Nessuna priorità, nessuna gerarchia dell’una branca rispetto all’altra, ma un riconoscimento di eccellenze già presenti sul territorio.

Da questa idea di fondo presero l’avvio le prime iniziative, le proposte, i progetti, gli investimenti. In alcune di queste realtà regionali, ove purtroppo non si avvertì il peso della responsabilità pubblica, queste idee rimasero sulla carta. In altre parti della Sicilia, e Messina è una di queste, la condivisione del percorso tracciato, insieme al dovere istituzionale ed alla passione civile, spinsero amministratori, operatori e cittadini a credere in quelle scelte ed a sostenerle fino in fondo con il desiderio di vederle progredire, seppure tra mille difficoltà.

Oggi tra chi ha tentato, anche commettendo errori ed accumulando ritardi, e chi non ha operato, non viene fatta alcuna distinzione. Il nuovo corso della politica, di una politica che speravamo di non dover rivedere e che invece è senza soluzione di continuità, mette tutti, apparentemente, sullo stesso piano: virtuosi, ignavi e attendisti. Con l’assunto “non facciamo alcuna distinzione tra gli uni e gli altri”, peraltro accettato passivamente anche da parte di chi avrebbe dovuto difendere e valorizzare il proprio operato, si è messo in discussione tutto.

Tale cambiamento di rotta, peraltro ufficialmente attribuibile all’assessore alla Sanità del governo Lombardo, il dr Massimo Russo, testimonia come alla politica manchino gli strumenti necessari per valutare, nella loro continuità ed interezza, i processi della politica sanitaria precedente e quindi non sia in grado di indirizzarla. Sia pure, ma ci chiediamo: dove sono i dirigenti generali della Regione Siciliana, che quella continuità dovrebbero far valere?

Si sono dimenticati delle ingenti somme di denaro che sono state impegnate, delle penali che si dovrebbero liquidare alle società che hanno assunto l’appalto per la realizzazione del Polo Oncologico di Messina. Hanno dimenticato le scelte che strutture culturali e di ricerca ed istituzioni sanitarie hanno fatto in tutti questi anni, pensando al polo oncologico? Polo a cui hanno destinato, risorse, uomini e mezzi?

Crediamo che non bastino poche righe, nel corso di un’audizione in commissione sanità all’Ars Siciliana, per dire “scusate abbiamo sbagliato, ricominciamo da capo”. La politica come l’amministrazione ha il “dovere della continuità” delle scelte; ha il dovere di non sperperare le risorse investite, HA IL DOVERE DI NON ADDOSSARE ALLA COLLETTIVITA’ E QUINDI AI CITTADINI IL COSTO DI TANTO SPERPERO. Se all’Ars il dr. Massimo Russo avesse detto che il Polo Oncologico era inutile perché, finalmente, era stata trovata la cura per le patologie oncologiche, ci saremmo sentiti sollevati e non solo per l’importante risultato del mondo accademico e sanitario.

Avremmo finalmente plaudito ad un amministratore che ha il coraggio di fare scelte contro corrente, di non tenere in vita carrozzoni che si rivelano inutili. Ma l’assessore Russo e la giunta di cui egli è espressione autorevole non potevano fare, ahinoi, quest’annuncio. Ne hanno fatto un altro, hanno affermato che nonostante i soldi investiti, le penali che dovranno essere pagate, il polo oncologico deve essere spostato altrove.

Ci chiediamo da dove verranno i soldi per pagare le eventuali penali? Li toglieranno agli sprechi o taglieranno, ancora una volta, i servizi a cui hanno diritto i cittadini siciliani (come quello, da ultimo, i tagli agli ausili per i disabili). Marginale, in questo ultimo contesto, si rileva a questo punto anche la mortificazione che viene data alla città di Messina, agli sforzi di quanti in questi lunghi anni si sono adoperati per fare (lo ripetiamo, fra mille difficoltà) il loro dovere.

Adesso si ricomincia da capo ed il “povero popolo di Sicilia”, nulla potrà fare; pare che non potrà neppure indignarsi. La politica viaggia su altri “alti orizzonti”, su livelli che nessuno di noi semplici e comuni cittadini siciliani, è in grado cogliere. Per questo motivo ci permettiamo di chiedere a coloro che hanno sostenuto e condiviso questo percorso di spiegarci il loro silenzio di oggi.
Forse è per questo che noi cittadini non capiamo la politica; forse perché la politica non parla con i cittadini, forse perché non li ascolta o forse perché ha rinunciato a rappresentarli.

A volte sono i piccoli passi che ci permettono di raggiungere la meta, spesso, però sono i crolli che ci consentono di ricostruire le speranze di un nuovo cammino, di una nuova cittadinanza. Siamo certi, o per lo meno lo speriamo, che verrà una nuova Sicilia, fatta da cittadini attivi, desiderosi di comprendere e pronti ad ascoltare.

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