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AFORISMA DEL GIORNO

28 dicembre, 2014

Dal convegno dei Giovani Medici Sicilia di Messina emergono forti preoccupazioni sul futuro occupazionale

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I giovani medici messinesi sono seriamente preoccupati per il loro futuro lavorativo: dalle modifiche per la medicina generale a quelle riguardanti la continuità assistenziale (ex guardia medica), dai grandi laboratori generali della cosiddetta "medicina condivisa" alle zone carenti, fino all'idea per le nuove leve di affiancare i medici over 65 anni in prepensionamento parziale: sono state tante e complesse le questioni al centro del dibattito nei giorni scorsi nell'auditorium Gaetano Martino dell'Ordine dei Medici, dove l'associazione GMS Giovani Medici Sicilia ha riunito i colleghi delle nuove generazioni per un confronto a più voci sui temi attuali e scottanti.

Dopo i saluti del promotore e moderatore dell'evento Emanuele David, componente del Collegio dei revisori dei conti dell'Ordine, il deputato Giuseppe Laccoto, componente della VI commissione dell'Ars Servizi sociali e sanitari, ha messo in luce le battaglie del Parlamento regionale in difesa della categoria medica. A seguire, il discorso di saluto del presidente dell'Ordine, Giacomo Caudo, che si è concentrato sul ruolo dell'ente ordinistico, assolutamente prioritario nella tutela della professione con particolare riferimento ai medici del futuro, soprattutto alla luce dei tagli regionali alla sanità e della mancanza di indicazioni precise sulle riforme da attuare sia da parte del Governo regionale sia dall'Aziende sanitarie provinciali.  

"Sono oltre 237mila i medici censiti in Italia, 25mila quelli in formazione specialistica, 2600 i medici di medicina generale - ha illustrato nel suo intervento Carmelo Salpietro, ordinario di Genetica e Immunologia Pediatrica del Policlinico Universitario - ma la medicina rimane al primo posto come condizione occupazionale ad un anno dalla laurea con il 90% di probabilità di trovare lavoro, secondo i dati forniti da Almalaurea". Dunque numeri consolanti rispetto ad altri gruppi disciplinari come educazione fisica (76%), ingegneria (72%), insegnamento (71%), architettura (61%), linguistico (60%), politico - sociale (59%), economico - statistico (59%), agrario (57%), letterario e scientifico (52%), chimico - farmaceutico e psicologico (46%), geo-biologico (40%) e, molto al di sotto della media anche se ambito dai giovani, quello giuridico (26%).

Un'analisi approfondita sui dottorati di ricerca quella dell'ordinario di Farmacologia del Policlinico, Edoardo Spina, introdotto da Marco Lamberti, rappresentante Ersu specializzandi e dottorandi di ricerca, che ha evidenziato in modo molto chiaro come un percorso del genere va intrapreso solo se alla base c'è un forte interesse nei confronti della ricerca medico-scientifica, altrimenti arricchisce sì il curriculum ma non si tramuta in concrete possibilità lavorative anche perché i dottorati italiani sono ben diversi da quelli stranieri e spesso non riconosciuti.

Infine Marcello Savasta ha moderato le relazioni dei consiglieri dell'Ordine Aurelio Lembo e Stefano Leonardi, che ricopre anche l'incarico di vicesegretario nazionale della Fimmg per il settore ex guardia medica: entrambi hanno esposto i possibili cambiamenti della medicina generale con il presumibile avvento del ruolo unico, che fonderebbe insieme la figura del medico di famiglia con quella dell'ex guarda medica.

FONTE: Tempostretto
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23 dicembre, 2014

Ribadito il "No" alla tonsillectomia "in regime ambulatoriale" per l'elevato rischio di emorragia precoce

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 «L’intervento chirurgico di rimozione delle tonsille deve essere eseguito con un ricovero del paziente per 24 ore, con pernottamento in ospedale. La trasformazione in regime ambulatoriale di questo tipo di operazione rischia di esporre a gravi rischi i pazienti ed è in contrasto con le linee guida nazionali e internazionali che i clinici devono rispettare». E’ la presa di posizione della Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale che ha inviato al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, una lettera di diffida per contestare il decreto della Regione con il quale questi interventi, in età adulta e pediatrica, vengono inclusi fra quelli in regime ambulatoriale. «Si tratta - spiega Giuseppe Spriano, presidente Sio - di una decisione molto grave. La complicanza più temibile della tonsillectomia è rappresentata dalla emorragia precoce. Per questo l’ospedalizzazione per 24 ore è irrinunciabile».

Ogni anno oltre 50.000 italiani, tra cui molti bambini, si sottopongono a questo tipo di intervento. «L’obbligatorietà ad attenersi a tale disposizione - si legge nella lettera di diffida - configurerebbe la responsabilità della Regione per tutte le complicanze che dovessero verificarsi nei pazienti operati sottoposti a tale intervento in un regime che non prevede il pernottamento». Non solo. «Le disposizioni prima richiamate - continua la Sio nella lettera di diffida - espongono a gravi azioni di responsabilità i medici e incidono sulla loro autonomia decisionale. Inoltre si osserva come le decisioni, assunte dai medici, rispondono a criteri tecnici sui quali è inopportuno e illegittimo incidere». Per questo la Sio chiede la modifica del decreto in linea con le raccomandazioni contenute nelle linee guida nazionali e internazionali.

«Le tonsille - continua Spriano - sono le nostre `sentinelle´, poste alla porta di ingresso del corpo. Durante la stagione fredda sono costrette agli straordinari. Anche se sembrano piccole, presentano un’ampia superficie perché hanno insenature per aumentare il contatto con gli anticorpi». «Sono principalmente due i casi - conclude Spriano - in cui dobbiamo intervenire chirurgicamente. Se una persona soffre di sindrome dell’apnea ostruttiva, e non riesce a respirare di notte, l’asportazione delle tonsille (e adenoidi) rappresenta la rimozione dell’ostacolo. Il secondo motivo è costituito dalle tonsilliti ricorrenti. Quando un paziente si ammala cinque o più volte l’anno le tonsille diventano inutili o addirittura dannose perché possono essere un focolaio infettivo. L’intervento deve essere eseguito in anestesia generale con un ricovero di una notte». «Il dolore post-operatorio provoca nella maggioranza dei pazienti difficoltà a mangiare. La classica dieta è il gelato perché freddo, morbido e nutriente. Nelle settimane successive i sintomi tendono a diminuire ed è possibile tornare a condurre una vita normale.

FONTE: Corriere.it
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I test scagionano i vaccini influenzali Fluad, sbloccati i lotti

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Le analisi di laboratorio effettuate sui vaccini antinfluenzali, appartenenti ai lotti recentemente oggetto di divieto di utilizzo da parte dell'Aifa (numeri 143301 e 142701), hanno evidenziato risultati conformi ai parametri attesi". Lo comunicano l'Agenzia italiana del farmaco e l'Istituto superiore di sanita' in merito al vaccino antinfluenzale Fluad. L'Aifa, pertanto, provvedera' a rimuovere il divieto di utilizzo dei lotti suindicati.

L'Iss e l'Aifa avevano gia' comunicato lo scorso 1ˆ dicembre l'esito favorevole dei primi test effettuati: quello sul contenuto di emagglutinina, sul contenuto di endotossine e il saggio di Appearance (aspetto visivo), mentre erano ancora in corso il saggio di tossicita' anormale secondo Farmacopea Europea e il saggio di sterilita'. Anche questi ultimi due test sono stati completati ed hanno avuto esito favorevole, confermando la sicurezza del vaccino. L'Aifa e l'Iss ribadiscono l'invito a tutti i soggetti, in particolare quelli a rischio, a "sottoporsi alla vaccinazione per evitare di andare incontro alle complicanze di questa malattia infettiva che ogni anno causano circa 8mila decessi in Italia, in particolare nella fascia di popolazione al di sopra dei 65 anni".
FONTE: Agi.it
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Dal ministero è pronta la revisione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), novità per celiachia e endometriosi

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E’ praticamente pronta la revisione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ossia le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale deve garantire ai cittadini. «Ho chiesto di avere il testo sul mio tavolo per il 29 dicembre», ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Ad entrare per la prima volta nell’elenco dei Lea, spiega il ministro, ci saranno l’adroterapia oncologica, la fecondazione eterologa che si affianca all’omologa, l’endometriosi, la Bpco e le indagini per la celiachia.

Il tavolo sui Lea, a cui siedono ministero della Salute, Agenas e Regioni, ha praticamente concluso i lavori dopo circa 9 mesi e il testo è ormai pronto per il varo del Decreto del presidente del consiglio dei ministri, anche se ci sarà una «coda» necessaria per la relazione tecnica, prevista a gennaio. «La revisione è dunque arrivata al traguardo - ha ribadito Lorenzin - E’ stato un lavoro complesso, ma alla fine abbiamo portato a casa un buon risultato. Era un aggiornamento atteso da 14 anni».

Il Dpcm che renderà effettiva la revisione contiene diversi capitoli: il nomenclatore, specialistico e protesico; l’aggiornamento delle malattie rare e croniche; l’aggiornamento del protocollo della gravidanza; la caratterizzazione dell’area socio sanitaria. Tra le nuove patologie elencate nei Lea «rivisti» ci saranno sicuramente l’osteomielite cronica, la sindrome di Dravet, la sindrome di Lynch, il melanoma cutaneo familiare, la Men 1 e Men 2.

FONTE: Corriere.it
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27 novembre, 2014

Vaccino anti-influenzale, tre morti sospette fra Sicilia e Molise: l’AIFA blocca due lotti

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L’Agenzia del Farmaco ha vietato la vendita due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad dopo il decesso di tre persone alle quali era appena stato somministrato. Un altro paziente si è sentito male ed è in gravi condizioni. I due lotti sottoposti a divieto sono il «142701» e il «143301» del vaccino antinfluenzale Fluad prodotto dalla Novartis Vaccines and Diagnostics, che non è stato distribuito all’estero, ma solo in Italia, e che è in commercio da oltre dieci anni. L’Aifa invita i pazienti che abbiano in casa confezioni del vaccino Fluad o che si siano sottoposti a vaccinazione a verificare sulla confezione il numero di lotto e, se corrispondente a uno di quelli per i quali è stato disposto il divieto di utilizzo, a contattare il proprio medico. «In attesa di disporre degli elementi necessari, tra i quali l’esito degli accertamenti sui campioni già prelevati - spiega l’Aifa in una nota - per valutare un eventuale nesso di causalità con la somministrazione delle dosi dei due lotti del vaccino, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto, a titolo esclusivamente cautelativo, il divieto di utilizzo di tali lotti».E il direttore generale dell’Aifa, Luca Pani, precisa: «Non è certa la relazione fra la somministrazione del vaccino e la morte» perché «i numeri sono troppo bassi», ma in ogni caso è stato disposto il «divieto di utilizzo del vaccino che rientra nei due lotti ritirati dal commercio che contenevano in totale 460mila dosi» sui 4 milioni in commercio.

Due decessi sono avvenuti in Sicilia, per la precisione a Siracusa, dove a perdere la vita sono stati due pazienti di 68 e 87 anni. Il terzo caso (sempre un anziano) si è verificato in Molise: si tratta di una 79enne di Termoli. I due anziani siciliani avevano entrambi delle patologie, come glicemia alta e tiroidite. In un caso la morte è stata quasi immediata: circa un’ora dopo la somministrazione del vaccino l’anziano ha avuto un «evento cardiovascolare», mentre le altre due morti - che riguardano i pazienti più avanti con l’età, il siciliano di 87 anni e la molisana di 79- sono avvenute entro le 48 ore successive per un’infiammazione del sistema nervoso centrale, un’encefalite-meningite. L’anziana molisana sul cui decesso sono in corso accertamenti era giunta nell’ ospedale di Termoli il 16 novembre scorso, in gravi condizioni. Due giorni dopo è avvenuta la morte con diagnosi finale di meningite. La segnalazione all’Aifa della reazione avversa, spiega ancora Pani, è arrivata dalla rete regionale di farmaco-vigilanza della Regione siciliana solo il 25 novembre, mentre le morti sono avvenute tra il 12 e il 18 novembre: «Un gap che dobbiamo verificare- specifica il direttore dell’Agenzia del farmaco - Per ora non sappiamo cosa è potuto accadere». Tra le ipotesi possibili «ci potrebbe essere la presenza di un contaminante nella produzione» del vaccino, conclude Pani.

L’Aifa specifica che i tre decessi si sono verificati entro le 48 ore dalla somministrazione delle dosi dell’antinfluenzale e invita a rivolgersi al medico se si dovessero presentare sintomi entro due giorni dal vaccino. Passati i due giorni invece non ci sarebbero più rischi.«Tra qualche settimana sapremo se i lotti del Fluad hanno un difetto di produzione- sottolinea Pani - A dirlo sarà l’Istituto superiore di sanità, ma io non credo. Se fosse stato così avremmo avuto 3 mila decessi». Il ritiro dei due lotti antinfluenzali Fluad in Sicilia è avvenuto a partire dalle 16 di giovedì, subito dopo che l’assessorato alla Salute ha ricevuto la nota dell’Aifa.Il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, invita ad evitare la «psicosi» e precisa che «solo due morti registrati riguardano i due specifici lotti vietati in via cautelativa su disposizione dell’Aifa, molti pazienti sono stati vaccinati con quegli stessi lotti e non hanno avuto problemi».

I lotti vaccino antinfluenzale Fluad bloccati dall’Aifa non sono venduti nelle farmacie ma erano destinati alle Asl. Secondo quanto si apprende, infatti erano disponibili solo nel canale pubblico o presso i medici di famiglia. Il vaccino sotto accusa viene prodotto negli stabilimenti di Siena della Novartis Vaccines and Diagnostic srl. Due gli stabilimenti della casa farmaceutica in provincia di Siena: uno nella città del Palio e l’altro nella vicina Rosia.

Non è chiaro se ci sia un collegamento con il ritiro dei vaccini deciso dall’Aifa, ma un caso per morte dopo una vaccinazione è al centro di un’inchiesta della Procura di Siracusa, che però non conferma né smentisce eventuali collegamenti con la decisione dell’Aifa. L’inchiesta era stata aperta a metà di novembre sulla morte di un 70enne di Augusta che ha avuto un improvviso arresto cardiaco dopo che il medico curante gli aveva somministrato un vaccino antinfluenzale. La magistratura ha disposto il sequestro del lotto di farmaci nell’ambulatorio e disposto l’autopsia, oltre che ad analisi tossicologici e virali sul farmaco.

Il vaccino antinfluenzale Fluad «è tra i più usati, certo non ci voleva per la campagna vaccinale in corso che, se si diffonde la paura, rischia di bloccarsi» commenta il segretario nazionale della federazione dei medici di famiglia Fimmg, Giacomo Milillo. «Bisognerà verificare il nesso di causalità- spiega Milillo - ma di sicuro questo fatto amplificherà i pregiudizi sui vaccini, in una campagna di vaccinazione antinfluenzale che fino a oggi stava andando abbastanza bene. Ora diffonderemo l’informativa dell’Aifa a tutti i medici per individuare i lotti da bloccare».

Invita alla cautela anche Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano: «La decisione dell’Aifa - spiega il farmacologo - è cautelativa. Il fatto che si siano verificate delle morti è certamente preoccupante, però bisogna capire chi fossero queste persone, quale età avessero, da quali tipi di patologie fossero affette. Non è detto che ci sia un nesso di causa-effetto fra la somministrazione del vaccino e il decesso. Potrebbe essere solo una casualità» che siano morte tre persone entro 48 ore dall’iniezione. D’altro canto, evidenzia Garattini, «la vaccinazione antinfluenzale non previene la morte, previene l’influenza». Corretto, secondo l’esperto, «bloccare in via cautelativa i due lotti, e consiglio a chi ha fatto il vaccino da poco», magari ieri o oggi stesso, «di mettersi in contatto con il proprio medico. «Prima di allarmarsi e di puntare il dito sul vaccino antinfluenzale, bisogna capire bene quali sono le cause dei quattro eventi avversi segnalati dall’Aifa» commenta Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore della sanità. «I decessi per vaccino sono eventi davvero rarissimi e sono per lo più legati all’eventualità di uno choc anafilattico e, al momento, non sappiamo quali sono le cause dei tre decessi segnalati».

Novartis dopo la sospensione cautelativa di uno dei suoi vaccini ha diffuso una nota: «Abbiamo piena fiducia nella sicurezza ed efficacia dei propri vaccini anti-influenzali e ci siamo immediatamente adoperati in una revisione preliminare dei lotti di vaccino interessati. L’esito di tale revisione ha già riconfermato la qualità e la conformità del vaccino Fluad».

Per via precauzionale la Regione Liguria ha sospeso le vaccinazioni antinfluenzali in attesa che tutte le strutture di igiene, le farmacie, le Asl abbiano controllato se qualche partita del vaccino «incriminato» sia nello loro disponibilità. L’attività di verifica è già partita.

Non è la prima volta che Novartis finisce nel mirino. Nell’Ottobre del 2012 il ministero della Salute e l’Agenzia Italiana del Farmaco avevano ritirato dal mercato a scopo cautelativo l’utilizzo di quattro vaccini prodotti da Novartis, tra cui il Fluad per il sospetto di un aumento degli effetti collaterali. I lotti dei vaccini erano poi stati riammessi: le verifiche avevano accertato l’assenza di difetti.

FONTE: Corriere.it
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20 novembre, 2014

Eternit, nessuna giustizia in Italia: la Cassazione "salva" i colpevoli, condanna INPS e INAIL e cancella tutti i risarcimenti alle vittime

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Abominevole sentenza della corte di Cassazione che ha accolto la richiesta del procuratore generale nel processo Eternit: viene così dichiarata la prescrizione – che era maturata al termine del primo grado nel 2012 – e cancellata la condanna al magnate svizzero Stephan Schmidheiny, unico imputato. In questo modo sfuma anche la possibilità per i familiari delle vittime e per le comunità locali di Casale Monferrato ottenere i risarcimenti. Il sostituto procuratore della Suprema Corte Francesco Iacoviello aveva appunto chiesto di dichiarare prescritto il reato di disastro ambientale doloso di conseguenza, di annullare la condanna a 18 anni di carcere per Schmidheiny. Iacoviello però, nel corso della requisitoria, aveva sottolineato: “Per me l’imputato è responsabile di tutte le condotte che gli sono state ascritte”, aggiungendo che il problema è “che il giudice tra diritto e giustizia deve sempre scegliere il diritto”. I fatti sui quali era chiamata a discutere la Cassazione riguardavano avvenimenti del giugno 1976.

Il pm Raffaele Guariniello, che in primo grado e in appello aveva ottenuto la condanna di Schmidheiny,  una volta appreso il verdetto, ha dichiarato di volere aspettare “di leggere la sentenza”. Poi ha aggiunto: “Non bisogna demordere. Non è una assoluzione. Il reato c’è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi”, riferendosi agli oltre duemila i morti per il tumore provocato dall’inalazione di polveri d’amianto. E, secondo quanto riferisce l’Ansa, fonti vicine alla Procura Generale della Cassazione avrebbero commentato: “Purtroppo c’è chi li ha illusi”.

La decisione, spiega il legale di parte civile Sergio Bonetto – difensore di circa 400 parti lese – travolge anche il diritto a tutti i risarcimenti, mentre le provvisionali disposte dalla Corte d’Appello di Torino sfioravano i 90 milioni di euro. Bonetto specifica come la tesi del pg “viene accolta totalmente” perché si definisce la prescrizione, che per il reato di disastro ambientale è di 12 anni, in un arco temporale che va dal 1986 (anno del fallimento della Eternit) al 1998. Il primo grado di giudizio, infatti, è stato celebrato nel 2012, con sentenza di condanna per Schmidheiny e per il barone belga 92enne Louis De Cartier De Marchienne, morto poche settimane prima del 3 giugno 2013, quando, invece, è stata emessa la sentenza in appello. Proprio nel secondo grado di giudizio la condanna di Schmidheiny era stata portata da 16 a 18 anni.

La Corte ha inoltre condannato Inps e Inail – che avevano fatto ricorso per non essere state ammesse come parte civile dalla Corte di appello di Torino – a pagare le spese legali, la cui cifra non è ancora nota, anche un parente di una delle vittime dell’amianto che era stato escluso dal diritto degli indennizzi. “Per l’Inail – ha detto l’avvocato generale dell’Inail Giuseppe Vella commentando il verdetto insieme all’avvocato Teresa Ottolini che ha difeso l’Inail in Cassazione – i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall’amianto sono costate 280 milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo”.

Per il difensore del magnate svizzero, l’avvocato Franco Coppi (legale, peraltro, anche di Berlusconi), la decisione della Cassazione “non è una sconfitta della giustizia”. “L’accusa che era stata formulata era di disastro ambientale doloso – ha aggiunto Coppi – Non si parlava dei morti e per quel tipo di reato sono trascorsi più di 30 anni e quindi la Cassazione ha semplicemente preso atto del fatto che a distanza di così tanti anni non si può condannare nessuno”. Ad ogni modo, puntualizzava il penalista, “la Cassazione non dice che l’amianto è inoffensivo“.

Tante le proteste dei numerosi familiari delle vittime presenti nell’Aula magna. “Vergogna, vergogna” hanno detto in tanti, urlando subito dopo la lettura del verdetto. Alcuni hanno anche esposto uno striscione con la scritta “Ingiustizia è fatta”. E domani, giovedì 20 novembre, alle 10.30 l’Associazione familiari e vittime dell’amianto (Afeva) terrà una conferenza stampa al palazzo dei Congressi dell’Eur, nell’ambito del Congresso nazionale della Uil.

“Sono dispiaciuta e amareggiata, ma preferisco aspettare domani prima di aggiungere altro”, ha detto Concetta Palazzetti, sindaco di Casale Monferrato, uno dei centri più colpiti dalla tragedia della Eternit. “Domani mattina – aggiunge – riunirò la giunta comunale per decidere che cosa fare”. E anche il governatore della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, esprime “profonda indignazione” per “il fatto che migliaia e migliaia di persone e famiglie siano private del riconoscimento dei danni e delle responsabilità per ragioni che sono poco più che cavilli burocratici. Quando il diritto cozza con le più elementari ragioni di giustizia – ha proseguito – è segno che c’è qualcosa di profondo che non funziona nei meccanismi della giustizia italiana. Il danno provocato dagli stabilimenti piemontesi e italiani dell’Eternit va al di là delle morti finora contabilizzate e allunga la sua ombra sulle generazioni future: alle famiglie delle vittime, alle associazioni che si sono battute in questi anni e a tutti coloro che attendevano un giudizio di giustizia ed equità, vanno la mia solidarietà, il mio sostegno e la mia vicinanza”. E nel corso della giornata tante forze politiche avevano espresso solidarietà ai famigliari delle vittime coinvolti nel processo.

FONTE: Il Fatto Quotidiano
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01 novembre, 2014

Test di Specializzazione, clamoroso errore del Cineca: tutto da rifare!

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Si sono svolte fra il 28 e il 31 ottobre le prove scritte del primo concorso nazionale per l'ingresso alle Scuole di specializzazione in Medicina. Alla selezione si sono iscritti 12.168 candidati distribuiti in 117 sedi e 442 aule messe a disposizione dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Nella serata di ieri, a seguito dei controlli di ricognizione finali sullo svolgimento dei test, il Miur ha rilevato una grave anomalia nella somministrazione delle prove scritte del 29 e 31 ottobre che riguardavano rispettivamente le scuole dell'Area Medica e quelle dell'Area dei Servizi Clinici.

Il Miur ha immediatamente chiesto un approfondimento al Cineca, il Consorzio interuniversitario incaricato di somministrare i test, che, tramite lettera ufficiale inviata al Ministero ieri sera alle ore 20.52, ha ammesso "un errore nella fase di codifica delle domande durante la fase di importazione" di queste ultime nel data-base utilizzato per la generazione dei quiz. A causa di questo errore sono stati invertiti i quesiti delle prove del 29 ottobre con quelli del 31 ottobre. L'inversione ha riguardato esclusivamente le 30 domande comuni a ciascuna delle due Aree, Medica e dei Servizi Clinici. Nessuna anomalia invece nei 10 quesiti specifici per ciascuna tipologia di Scuola. Così come non si registrano problemi nelle prove del 28 ottobre (quella con i 70 quiz comuni a tutti i candidati) e del 30 ottobre (quella dell'Area Chirurgica).

Il Miur, preso atto di quanto accaduto, ha stabilito di annullare e ripetere le prove oggetto dell'errore determinato dal Cineca, ovvero i 30 quiz comuni all'Area Medica e i 30 comuni all'area dei Servizi Clinici. Sono 8.319 i candidati che hanno sostenuto le prove di tutte e due le Aree, 2.125 hanno affrontato esclusivamente l'Area Medica e 798 solo quella dei Servizi Clinici. Tutti i candidati che si sono trovati a sostenere una prova invertita saranno chiamati a ripeterla. Lunedì il Ministro Stefania Giannini firmerà il decreto che dispone l'annullamento delle sole prove oggetto di inversione e l'indizione di quelle nuove. I quiz annullati saranno ripetuti il 7 novembre prossimo in un'unica giornata e nelle sedi già utilizzate il 29 e 31 ottobre. Il Miur in queste ore sta avvisando tutti i candidati attraverso il sito riservato utilizzato dai partecipanti per l'iscrizione ai test e attraverso il portale www.universitaly.it.

FONTE: MIUR
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15 ottobre, 2014

Ebola: secondo caso a Dallas, strage fra operatori sanitari in Africa

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Sale l’allarme ebola negli Stati Uniti dopo che è stato annunciato il secondo caso di contagio dal virus. A risultare positiva al test è stata un’altra infermiera dell’ospedale di Dallas dove l’8 ottobre era morto il paziente zero, Thomas Duncan. Barack Obama ha rinviato un viaggio per convocare una riunione d’urgenza alla Casa Bianca e ha consultato in videoconferenza i leader europei per discutere dell’impegno internazionale per combattere l’epidemia. «La situazione è seria», dice il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, sottolineando come per ora sia rinnovata la fiducia ai vertici delle autorità sanitarie. E spiega che il presidente «vuole assicurarsi che tutte le risorse necessarie del governo federale siano impegnate» sul campo.

La 29enne Amber Vinson era tra gli operatori sanitari che avevano curato il paziente liberiano a Dallas. L’infermiera è stata posta in isolamento, dopo aver accusato i sintomi ed essere stata sottoposta agli esami. Ma ad allarmare il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie Usa è stata la scoperta che la donna ha viaggiato in aereo 24 ore prima di accusare i primi sintomi della malattia. Sul volo 1143 della Frontier Airlines di lunedì da Cleveland, in Ohio, a Dallas-Fort Worth, viaggiavano 132 passeggeri che ora si sta cercando di contattare. L’equipaggio ha informato le autorità americane che l’infermiera non mostrava sintomi durante il volo. È esploso il malcontento tra le infermiere dell’ospedale di Dallas. Secondo gli operatori sanitari, Duncan fu lasciato per ore in un’area non protetta del pronto soccorso, dove avrebbe potuto infettare pazienti e sanitari. Inoltre, chi lavorava a contatto con lui restò per giorni senza tute protettive adeguate (con collo e testa esposti).

In Italia è stata messa in campo una task force interministeriale con l’obiettivo di potenziare il personale negli aeroporti e rafforzare i canali di informazione per i cittadini sui rischi del contagio da ebola. A Palazzo Chigi si sono riuniti i ministri dell’Interno, degli Esteri, della Difesa, della Salute e dei Trasporti. Saranno in particolare porti e aeroporti a essere interessati dal più corposo intervento, sia sotto il profilo del potenziamento del personale, sia per quello che riguarda le campagne di informazione, con opuscoli distribuiti a bordo di aerei e navi. Inoltre, due C-130 sono pronti a evacuare eventuali cittadini contagiati dal virus. In caso dovessero essere riscontrati casi di Ebola tra cittadini italiani, questi saranno immediatamente trasportati all’ospedale Spallanzani di Roma e al Sacco di Milano, strutture specializzate nella diagnosi e cura delle malattie infettive.

Tutto questo in preparazione della riunione di domani mattina, a Bruxelles, per affrontare il tema e predisporre i primi interventi a livello europeo. La posizione che emerge a livello europeo è quella di curare i malati nei luoghi del contagio, potenziando gli ospedali locali, prima che partano per l’Europa. La Francia ha annunciato che avvierà controlli medici negli aeroporti su tutti i passeggeri in arrivo da Paesi colpiti dall’epidemia. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha insistito, nei giorni scorsi, sulla necessità di assicurare la tracciabilità dei viaggiatori provenienti dall’Africa occidentale.

Secondo il Consiglio di sicurezza Onu «la risposta della comunità internazionale all’Ebola ha fallito nel capire e affrontare in maniera adeguata l’entità dell’epidemia e dei suoi effetti». Intanto il numero delle vittime continua a salire. Intanto, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha aggiornato a quasi 4.500 il numero di morti per l’epidemia. Il conteggio aggiornato a domenica scorsa riferisce di 4.493 decessi su un totale di 8.997 casi in sette Paesi. All’8 ottobre, il totale era di 4.033 morti su 8.399 casi. I sette Paesi coinvolti sono divisi tra quelli più colpiti (Guinea, Liberia e Sierra Leone) e i quattro (Nigeria, Senegal, Spagna e Usa) con un numero contenuto di casi. La Liberia si conferma di gran lunga il Paese più colpito con 4.249 casi e 2.458 morti, segue la Sierra Leone (3.252 casi e 1.183 morti) e la Guinea (1.472 casi e 843 morti). Pesante il tributo di sangue degli operatori sanitari: ne sono morti 96 in Liberia, 95 in Sierra Leone, 40 in Guinea e cinque in Nigeria.

FONTE: La Stampa
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Unime, stanziati 440mila euro per "studenti meritevoli", graduatoria a gennaio 2015

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Così come aveva annunciato a luglio il Rettore dell’Università degli Studi di Messina, Pietro Navarra, durante la presentazione del bilancio del suo primo anno alla guida dell’Ateneo peloritano, l’amministrazione ha stanziato 440mila euro che saranno destinati agli studenti meritevoli, relativamente all’anno solare 2014. L’innovativo programma si chiama “Onore al merito” e sarà operativo già dai prossimi giorni, quando sarà pubblicato il relativo bando. Gli organi di governo hanno infatti deliberato l’istituzione di 300 premi per la carriera (1.000 euro ciascuno) e di 70 premi di laurea (2.000 euro ciascuno).

Il Consiglio di Amministrazione, successivamente, potrà comunque integrare le somme previste in sede di redazione del bilancio previsionale, qualora lo ritenga opportuno e siano disponibili le relative risorse. Come previsto dal bando, gli studenti possono presentare domanda (al fine di verificare la volontà del singolo di partecipare alla competizione) per via telematica attraverso un’apposita applicazione, collegandosi al sito http://code.unime.it/premium/ e cliccando su “Presentazione della domanda”, entro il 31 dicembre 2014. Sarà poi un sistema informatico a calcolare e stilare automaticamente le graduatorie, sulla base dei dati provenienti da ESSE3. La prima graduatoria di merito con i nomi dei premiati sarà pubblicata sul sito dell’Ateneo nel mese di gennaio 2015.

FONTE: messinaora.it
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08 ottobre, 2014

Ebola: altri due casi sospetti in Spagna, morto in Texas il primo paziente americano contagiato

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Maria Teresa Romero, l’infermiera spagnola che ha contratto l’Ebola dopo aver assistito il missionario Manuel Garcia Viejo, si è sfregata il viso con un guanto nel momento in cui si sfilava la tuta isolante. Ecco come sarebbe avvenuto il contagio, secondo quando ammesso dalla stessa 44enne, primo caso di Ebola in Europa. «Credo che l’errore possa essere stato nel momento in cui mi sono tolta la tuta, lo vedo come il passaggio più critico nel quale può esserci stato il contagio» ha detto telefonicamente al quotidiano El Pais. L’infermiera ha avuto due contatti con il missionario ammalato: uno per cambiargli il pannolone e il secondo quando era già deceduto, per pulire la stanza. «Non so come sia potuto accadere - ha detto la donna -. Spero di riuscire a uscirne, devo uscirne».

È invece morto Thomas Eric Duncan, il primo caso di Ebola diagnosticato negli Stati Uniti. Era ricoverato a Dallas, nel Texas Health Presbyterian Hospital, dal 28 settembre. Duncan aveva contratto il virus a Monrovia, in Liberia, portando la figlia di amici in ospedale e il 20 settembre, quando ancora non aveva sintomi visibili, era arrivato negli Stati Uniti, per una visita ad alcuni parenti. Da diversi giorni era in condizioni molto critiche. Le autorità americane hanno deciso di intensificare le misure adottate per prevenire la diffusione del virus: in cinque dei principali aeroporti ai passeggeri in arrivo dall’Africa occidentale verrà misurata la temperatura. Inoltre, i passeggeri dovranno rispondere a un questionario. Le misure entreranno in vigore il prima possibile, forse già a partire da questo fine settimana. Gli aeroporti interessati sono il John F. Kennedy International di New York, il Washington Dulles International, l’O’Hare International di Chicago, l’Hartsfield-Jackson International e il Newark Liberty International.

Le condizioni dell’infermiera spagnola sono stazionarie: viene curata con trasfusioni di sangue di Paciencia Melgar, la suora guarita dopo aver contratto il virus in Liberia. Martedì Romero, sposata e senza figli, si era detta certa di aver seguito tutti i protocolli sanitari previsti. Il marito, anche lui ricoverato in isolamento per precauzione (ma non presenta sintomi), ha aggiunto che, dopo aver cominciato ad avvertire i primi sintomi (il 30 settembre) e prima del ricovero (lunedì 6 ottobre), la donna è rimasta soprattutto in casa. Per sei giorni la temperatura non è mai salita oltre i 38,6 gradi, che sono la soglia di allarme ufficiale per il riconoscimento di Ebola. L’uomo ha aggiunto di sentirsi bene, ma il periodo di incubazione della malattia è di 21 giorni. Dunque per i medici resta un soggetto fortemente a rischio per i contatti ravvicinati che ha avuto con la moglie. L’appartamento dove vive la coppia, in una zona residenziale di Alcorcon a Madrid, è stato disinfettato a fondo e il cane, Excalibur, sarebbe stato abbattuto per precauzione. Un gruppo di animalisti si è radunato di fronte all’abitazione tentando di salvare la vita all’animale.

Altre due persone sono ricoverate in isolamento nell’ospedale Carlo III come casi sospetti di Ebola: oltre alla Romero e a suo marito, ci sono altre due infermiere (una è sposata e ha due figli piccoli), che facevano parte della squadra che ha assistito Miguel Pajares e Manuel Garcia Viejo, i due missionari spagnoli rimpatriati dalla Sierra Leone e deceduti all’ospedale Carlo III il 12 agosto e il 26 settembre. Sono invece risultati negativi i test su una terza infermiera dell’ospedale e su un turista di origini nigeriane, passeggero di un volo internazionale proveniente dall’Africa occidentale. Adesso le autorità sanitarie spagnole stanno cercando di rintracciare le persone con cui Maria Teresa Romero è stata a contatto prima di essere ricoverata: sono sotto monitoraggio in 52, per lo più personale sanitario. Secondo il ministro della sanità spagnolo, Ana Mato, al momento nessuno di loro presenta sintomi di Ebola. Intanto la Procura di Madrid ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità penali nel primo caso di contagio europeo. La stessa Commissione europea ha chiesto «chiarimenti» al governo spagnolo per individuare la falla nel Sistema sanitario che ha permesso il contagio.

Intanto, è sempre più tragica la situazione nei Paesi africani colpiti dall’epidemia. In Sierra Leone i corpi delle vittime dell’Ebola sono stati lasciati per le strade a causa di uno sciopero del personale che si occupa delle sepolture (ora concluso), in protesta per il mancato pagamento dello stipendio. Proprio in Sierra Leone ci sono stati 121 morti e 81 nuovi casi nella sola giornata di sabato, una delle peggiori da quando è comparsa la malattia. Il numero totale di morti nel Paese è arrivato a quota 678. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il bilancio complessivo delle vittime di Ebola (aggiornato all’1 ottobre) è di 3.439 morti su un totale di 7.492 casi. Il virus è comparso in Guinea a marzo, quindi si è diffuso in Liberia e in Sierra Leone. Focolai minori in Nigeria e Senegal sembrano essere invece sotto controllo.

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha ribadito che l’Italia «non sta vivendo un allarme o un’emergenza» legata a Ebola, anche se «è molto preoccupante la situazione in Africa occidentale». «Ho chiesto che ci sia una riunione della Commissione salute in Europa per capire se possiamo immaginare nuovi tipi di tracciabilità per i passeggeri che vengono da questi Paesi, soprattutto per gli operatori nel caso siano stati in contatto con i malati - ha aggiunto il ministro -. Noi stiamo provvedendo a delle misure più alte in previsione di un aumento dell’epidemia in Africa. Ho anche chiesto 5 milioni in più nella legge di stabilità proprio per intensificare la sorveglianza. Bisogna predisporsi ad ipotesi che possono essere anche diverse da quelle attuali. Ma Ebola - ha concluso - è un virus che in un Paese con il sistema sanitario e igienico come il nostro si trasmette molto difficilmente». Lorenzin, che ha elogiato i cooperanti italiani impegnati nei Paesi africani colpiti («sono persone eroiche»), ha poi ricordato i due ospedali impegnati nel contrastare il virus: «Lo Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano sono di altissimo livello e vengono presi come esempio e interpellati dall’Oms».


FONTE: Corriere.it
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06 ottobre, 2014

Ebola, primi casi sospetti in Europa, prosegue l'allarme negli Usa, è strage in Africa

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Peggiora la diffusione del virus Ebola a livello mondiale. In Spagna, El Pais scrive come sia stato individuato un caso di infezione a Madrid. Ad essere stata colpita è un'infermiera, scrive il quotidiano su suo sito, che faceva parte della squadra che ha curato il missionario spagnolo Manuel Garcìa Viejo, morto il 26 settembre all'ospedale Carlos III della capitale. E' stata proprio lei ad occuparsi di lui quando è stato colpita da febbre provocata dall'Ebola. Secondo fonti del ministero spagnolo della Sanità le due analisi effettuate sulla donna, di cui non è stata rivelata l'identità, hanno avuto esito positivo. E' il terzo caso di Ebola trattato in Spagna (i due primi infetti, che avevano contratto il morbo in Africa, sono deceduti), ma il primo contratto in Spagna e in Europa

Intanto in Sierra Leone sono stati registrati 121 morti e 81 nuovi casi nella sola giornata di sabato, una delle peggiori da quando e' comparsa la malattia. I dati, raccolti dall'Emergency Operations Center della Sierra Leone, mostrano che il numero totale di morti nel Paese e' arrivato a quota 678, dai 557 del giorno prima. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms) il bilancio complessivo delle vittime di Ebola aggiornato a mercoledi' primo ottobre e' di 3.439 morti su un totale di 7.492 casi in Africa occidentale (compreso il caso registrato negli negli Stati Uniti). Il virus e' comparso in Guinea a marzo, quindi si e' diffuso in Liberia e in Sierra Leone. Focolai minori in Nigeria e Senegal sembrano essere invece sotto controllo.

Nel frattempo è allarme anche in Olanda. Un uomo, di cui non è stata diffusa nè l'identità nè la nazionalità, è ricoverato da ieri sera all'ospedale Albert Schweitzer di Dordrecht, in quanto forse infetto dal virus dell'Ebola. Secondo il sito della tv pubblica olandese Nos, l'uomo si era recato recentemente in Sierra Leone.

Resta intanto altissima la tensione negli Stati Uniti dopo la diagnosi del primo caso di Ebola all’interno del paese.  Il responsabile dei Center for Desease Control (Cdc), la massima autorita' sanitaria satunitesne, fara' in giornata il punto della situazione col presidente americano, Barack Obama, e altri esperti e responsabili del settore. L'incontro e' previsto nel primo pomeriggio ora di Washington.

L’ultimo allarme, rivelatosi falso, è stato lanciato dopo che un passeggero che aveva viaggiato in Africa occidentale ha accusato un malore a bordo di un volo da Bruxelles a Newark, nei pressi di New York. Intanto a Dallas peggiorano le condizioni della persona infettata dal virus. L’allerta all’aeroporto internazionale di Newark, nel New Jersey, è scattato quando un uomo a bordo del volo United Airlines 998 ha iniziato a vomitare. Dopo l’atterraggio, l’equipaggio e i 250 passeggeri sono stati bloccati sul velivolo mentre venivano prestati i soccorsi e il caso veniva valutato in ospedale. In realtà, hanno poi dichiarato le autorità sanitarie locali, i controlli hanno rivelato che non c’era alcun segno di un’infezione da Ebola: si trattava di un malessere di scarsa importanza. L’uomo in pochissimo tempo si è sentito meglio ed è stato dimesso.

Sono invece sempre più gravi le condizioni di Eric Duncan, l’uomo proveniente dalla Liberia che ha contratto il virus e che è ricoverato a Dallas. Attualmente sono 50 le persone che hanno avuto contatti con lui e che vengono monitorate. Nessuno finora ha mostrato sintomi della malattia, che non si diffonde per via aerea ma solo per contatto diretto con i fluidi corporei.

Il direttore del Centro per il Controllo Malattie statunitense, Thomas Frieden, ha dichiarato che negli ultimi mesi ci sono stati un centinaio di controlli su casi sospetti negli Stati Uniti. Dopo la scoperta del primo caso negli Usa, il numero di segnalazioni è aumentato ma finora si sono rivelate tutte falsi allarmi.  Intanto è caccia a Dallas a un senzatetto che avrebbe viaggiato sull'ambulanza che poco prima aveva trasportato in ospedale Duncan, anche se le autorità sanitarie assicurano come l'individuo - di cui non sono state rilasciate le generalità - sia considerato a basso rischio.

Lo stesso Frieden ha anche fatto sapere che le dosi di Zmapp, il farmaco sperimentale americano usato per far fronte a Ebola, sono finite e "non saranno disponibili di nuovo per un certo tempo". Il direttore del Centro per il Controllo Malattie statunitense ha così spiegato perché il farmaco non sia stato somministrato a Thomas Duncan.

FONTI: Repubblica.it, Ansa
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Nobel della Medicina 2014 ai scopritori del sistema di orientamento cerebrale

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Come facciamo a sapere dove siamo, come possiamo trovare il modo di andare da un posto all'altro? E come possiamo memorizzare queste informazioni in modo che, la prossima volta, possiamo subito ritrovare lo stesso percorso?. Lo hanno scoperto John O'Keefe, 75 anni, e i coniugi May-Britt, 51 anni, ed Edvard Moser, 53 anni, che per i loro studi sul cervello hanno appena ricevuto il Nobel per la Medicina 2014.

Sono stati premiati per la scoperta del sistema di cellule che permette di orientarci, come una specie di "Gps biologico". L'individuazione di questa sistema di cellule nervose risale al 2005 e costituisce 'una rete' che permette al cervello di avere costantemente le coordinate spaziali del luogo in cui si trova. Le loro scoperte, fa sapere l'Assemblea dei Nobel del Karolinska Institute, hanno contribuito a spiegare come il cervello crea "una mappa dello spazio che ci circonda e come possiamo muoverci in un ambiente complesso.  Un risultato che, ricorda l'Assemblea del Nobel, ha contribuito a risolvere un "problema che ha tenuto occupati per secoli filosofi e scienziati".
      
I coniugi norvegesi Edvard e May-Britt e Moser sono la quinta coppia sposata a conquistare un Nobel. Prima di loro, solo per fare un esempio, Marie e Pierre Curie che vinsero il premio Nobel per la chimica nel 1903 "per i loro studi sulle radiazioni". May-Britt è l'undicesima donna a ricevere il premio, e ha avuto la notizia del Nobel mentre si trovava all'università di Trondheim, in Norvegia. Gli scienziati si dividono in 2 parti (la prima a O'Keefe, la seconda al marito e alla moglie) un riconoscimento pari a 8 milioni di corone svedesi (oltre 880 mila euro).

Fu O'Keefe, angloamericano, a individuare nel 1971  il primo componente di questo sistema di posizionamento. Studiando dalla fine degli anni '60 ratti liberi di muoversi in una stanza, O'Keefe scoprì che nel cervello alcuni neuroni dell'ippocampo si attivavano quando l'animale assumeva una particolare posizione nello spazio. O'Keefe concluse dunque che queste "cellule di posizionamento" formavano una mappa della stanza. Più di 30 anni più tardi, i norvegesi May-Britt ed Edvard Moser, aggiunsero un altro componente chiave di questo sistema di posizionamento del cervello: identificarono un altro tipo di cellula nervosa, che chiamarono cellule griglia: esse generano un sistema coordinato e consentono un preciso posizionamento e percorso. Le loro successive ricerche hanno mostrato che cellule di posizionamento e cellule grigia rendono possibile determinare localizzare un luogo e poi muoversi.

Nato a New York nel 1939 ma con doppia nazionalità americana e inglese, O'Keefe è neuroscienziato e professore presso l'Istituto di Neuroscienze Cognitive e attuale direttore del Sainsbury. Nel 1967 ha conseguito un dottorato in Psicologia fisiologica alla McGill University in Canada per poi continuare la sua formazione all'University College di Londra.  Prima del Nobel, ha ricevuto diversi premi come quello della British Neuroscience Association per il suo contributo agli studi neuroscientifici del paese (2007) e il Gruber Prize in Neuroscienza (2008).

May-Britt Moser, norvegese, ha studiato psicologia all'Università di Oslo dove ha conosciuto Moser, suo futuro marito. Dopo il dottorato in neurofisiologia nel 1995, ha lavorato all'Università di Edimburgo e all'University College London, prima di trasferirsi nel 1996 alla Norwegian University of Science and Technologydi Trondheim. Ha ottenuto il titolo di Professore in Neuroscienza nel 2000 ed è attualmente direttrice del Centre for Neural Computation di Trondheim. Di nazionalità norvegese come la moglie, Moser ha ottenuto un dottorato di ricerca in neurofisiologia all'Università di Oslo  nel 1995 e ha lavorato sia all'Università di Edimburgo che nel laboratorio di O'Keefe all'University College di Londra. I Moser si sono trasferiti alla Norvegian University of Science and Tecnology di Trondheim nel 1996, dove due anni dopo Edvard è diventato professore. Moser è attualmente direttore del Kavli Institute for System Neuroscience in Trondheim.


FONTE: Repubblica.it
AUTRICE: Valeria Pini
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05 ottobre, 2014

Eurostat, in un decennio persi in Italia 7-10 anni di "buona salute"

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Il Bel Paese era una terra dove tutto sommato si stava bene, si viveva più a lungo rispetto agli altri Paesi e la qualità della vita era buona. Da qualche anno non è più così. L’Italia è rimasta, sì, una nazione longeva, però secondo i dati dell’Eurostat nel periodo 2004-2012 si è abbassata l’età in cui si inizia a ricorre alle cure mediche per problemi gravi. In media se nel 2004 gli uomini si ammalavano a 69 anni e le donne a 71, nel 2012 gli uomini si ammalano a neanche 62 e le donne a 61. Al di sotto della media europea, dove nello stesso periodo si sono guadagnati due anni di salute, e la soglia si è alzata da 61 a 63 anni.

Il fatto che l’Italia rimanga comunque un Paese longevo (la durata della vita media, di 80 anni per le donne e 85 per gli uomini, è superiore a quella europea, che nello stesso periodo 2004-2012 è di 76 anni per le donne e 82 per gli uomini), dimostra che non si è di fronte a un mutamento antropologico: il problema è per lo più sociale. Tra i primi e pochi medici a prendere sul serio i dati dell’Eurostat (Heidi data tool) c’è il dottor Valerio Gennaro, epidemiologo dell’ospedale San Martino di Genova. “Sono preoccupato perché questo accorciamento della vita sana non era stato previsto (2002-2003), perché negli anni 2004-2005 non è stato segnalato per tempo e perché continua a non esserlo. Si tratta di una omissione di informazione, visto che invece si continua a dire col megafono che l’aspettativa di vita si allunga. Ma questa è un’informazione parziale, poiché la durata della vita e la durata della vita sana sono due informazioni diverse ma complementari e che quindi dovrebbero essere date insieme”.

Per capire quali possano essere le cause di questa tendenza negativa per l’Italia è necessaria una riflessione ad ampio raggio da parte delle istituzioni, visto che sul banco degli imputati c’è la reale situazione della sanità in Italia. “Di sicuro però – sottolinea il dottor Valerio Gennaro – i disagi sociali si riflettono sulla salute. Ci sono diverse di problematiche economiche, ambientali e sociali che influiscono sulle condizioni fisiche: se pensiamo al precariato, ad esempio, sappiamo benissimo che anche pochi mesi di vita instabile e insicura dal punto di vista economico possono modificare lo stato di salute e far emergere problemi, soprattutto su persone fragili. Senza parlare poi delle cause legate all’ambiente: mi riferisco ad esempio alla situazione dell’Ilva di Taranto o alle molte zone dove le falde acquifere sono inquinate da arsenico e altre sostanze nocive”. Con i dati raccolti da un organo super partes (Eurostat-Heidi) l’Europa sta ricordando a tutti che la salute rimane il grande traguardo e che l’economia deve essere uno strumento per migliorarla. “In sostanza – spiega il dottor Gennaro – è come se questi dati ci dicessero: guardate che il progresso si misura con quanta gente riesce a raggiungere la tarda età e riesce a raggiungerla stando bene”.

Di sicuro una delle cause è riscontrabile nella precaria situazione economica internazionale che spesso costringe alcune persone all’indigenza e a condizioni di forte stress lavorativo. Puntare tutto su questo aspetto, tuttavia, è riduttivo. A dimostrarlo c’è l’esempio della Germania. Che se è un modello economico di riferimento per l’Europa, non lo è per quanto riguarda la qualità della vita sana, che – seppur in crescita – rimane bel al di sotto rispetto alla media italiana: gli anni di vita in buona salute dei tedeschi, dal 2004 al 2012, sono passati da 55 a 58 per le donne e da 54 a 57 per gli uomini.

Ma in Europa ci sono anche Paesi virtuosi: Norvegia, Svizzera e Malta, per esempio, hanno registrato un allungamento della vita in buona salute. Un caso in netta controtendenza rispetto all’Italia è quello della Svezia, dove dal 2004 al 2012 la vita sana ha avuto un balzo in avanti: gli uomini sono passati da 62 a 71 anni e le donne da 61 a 71. “Io sono stato in Svezia per curiosità personale, e – commenta il dottor Valerio Gennaro – ho riscontrato una serenità di fondo, dovuta anche al fatto che lì le persone pagano le tasse e ricevono in cambio una serie di servizi che migliorano la qualità dalla loro vita. E pur non essendo uno psicologo o un sociologo, è chiaro che c’è differenza con l’Italia dove c’è un malessere di fondo per il presente e per il futuro”.

FONTE: Il Fatto Quotidiano
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15 settembre, 2014

Smartphone HTC, dispositivi medici in arrivo?

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Il sito @upleaks è riuscito ad ottenere alcune immagini che mostrano come HTC possa presto avventurarsi nel mercato dei dispositivi medici portatili, come sensori di battito cardiaco e strumenti capaci di rilevare il livello di glicemia nel sangue.

Questi device, sempre stando al leaker, dovranno essere collegati ad uno smartphone per una migliore analisi dei dati raccolti, e faranno tutti parte di una famiglia denominata “Tricorder” (il riferimento a Star Trek è probabilmente voluto).

In particolare sono stati avvistati ben quattro apparecchi, il primo per analizzare il sangue (glucometro), il secondo per le urine, il terzo per il respiro e l’ultimo per l’udito (otoscopio).

Queste indiscrezioni mostrano come la casa taiwanese sia alla ricerca di mercati ancora tutto sommato poco saturi per imporsi come leader nel settore, viste le recenti perdite nel mondo mobile.


Fonte: Androidiani.com
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11 settembre, 2014

Il caso delle App mediche di Android troppo "invadenti": interviene il Garante...

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Il Garante della Privacy ha presentato i risultati dell'indagine avviata lo scorso maggio per verificare il rispetto della normativa italiana sulla protezione dati da parte di applicazioni che utilizzano dati sanitari. Il dato complessivo è che non c'è molta considerazione per la delicatezza con cui i dati medici dovrebbero essere trattati: secondo quanto si legge dallo studio, su un totale di oltre 1200 applicazioni esaminate, appena il 15 per cento risulta dotato di un'informativa privacy realmente chiara.

Nel dettaglio, un'app su due tra quelle a sfondo medico italiane e straniere analizzate dagli incaricati del Garante, scelte a campione tra le più scaricate disponibili sulle varie piattaforme (Android, iOS, Windows etc.) non fornisce agli utenti un'informativa prima del download o chiede dati eccessivi rispetto alle funzionalità offerte. In molti casi, poi, l'informativa privacy non viene adattata alle ridotte dimensioni del monitor, risultando così poco leggibile, o viene collocata in sezioni riguardanti, ad esempio, le caratteristiche tecniche dello smartphone o del tablet. L'indagine in questione è stata promossa a livello mondiale dal Global Privacy Enforcement Network (GPEN): alto è l'interesse nei confronti di queste applicazioni delle tecnologie mobile, tanto che secondo la Commissione Europea >entro il 2017 saranno 3,4 miliardi le persone in possesso di uno smartphone e la metà di loro utilizzerà app dedicate alla salute.

Il Garante ha fatto sapere che a seguito di questi risultati sta valutando le azioni da intraprendere: non è escluso l'arrivo di multe.


FONTE: Punto Informatico
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07 settembre, 2014

Su richiesta del Ministero italiano Tirana "chiude" agli studenti italiani

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Ufficialmente si parla di «decisione concordata». Ufficiosamente, però, la scelta non sarebbe stata concordata per nulla. Se è vero, come raccontano alcune persone che hanno seguito l’iter, che a stabilire il tutto sarebbe stato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Quest’anno per gli aspiranti camici bianchi italiani sarà molto più difficile andare a studiare Medicina a Tirana, diventata meta gettonata per chi non riusciva a entrare nelle facoltà di casa nostra. Soprattutto perché, secondo l’accusa di molti, consentiva di aggirare l’ostacolo del test d’ammissione in Italia. Per il 2014/2015 i posti a disposizione, nella struttura al di là dell’Adriatico, sono stati più che dimezzati.

Per accedere ai corsi dell’«Università Cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio» – di diritto albanese, ma che rilascia lauree congiunte con alcuni atenei italiani, a partire proprio da Tor Vergata – bisognerà faticare il doppio. I posti per Medicina, secondo la bozza del bando che sarà finalizzato lunedì 8 settembre, passano dagli 80 dello scorso anno accademico a una quarantina. A cui vanno aggiunti una settantina di posizioni divise tra Odontoiatria, Scienze infermieristiche e Fisioterapia. In totale: nella capitale albanese ci saranno circa 110 nuove matricole «comunitarie» (cioè italiane) contro i 280 nuovi studenti dell’anno passato a fronte di 642 domande presentate.

«Quella di stabilire un numero più ristretto di posti è stata una scelta concordata con il ministero dell’Istruzione e le università partner», dice il rettore dell’ateneo albanese Paolo Ruatti. Una decisione che porterà «i docenti ad essere più vicini agli aspiranti camici bianchi, grazie anche a più esercitazioni». Le richieste, anche quest’anno, non mancano. «Le domande di preiscrizione stanno arrivando allo stesso ritmo della precedente tornata», continua Ruatti. Per ora sono di poco inferiori rispetto al 2013/2014: i ragazzi cercano di capire cosa ne sarà del test d’ingresso nei corsi di Medicina negli atenei italiani. Test che il ministro Giannini vorrebbe togliere, mentre più di qualche rettore si dice contrario.

FONTE: Corriere.it
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Ebola, cresce emergenza in Sierra Leone, scatta la quarantena

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E’ ai livelli massimi l’emergenza Ebola in Sierra Leone, uno degli Stati africani più colpiti dal virus: la popolazione dovrà rimanere in casa per quattro giorni, dal 18 al 21 settembre, per impedire il diffondersi dei contagi. Lo riferiscono la Bbc e il Guardian online citando una fonti di alto livello dell’ufficio presidenziale. L’emittente pubblica britannica esprime però un certo scetticismo sulla misura annunciata. “Anche se le forze di sicurezza del Paese sono già state dispiegate per mettere in quarantena alcune zone, non è chiaro come un il blocco nazionale possa essere eseguito”, – scrive l’emittente sul suo sito. “Come la popolazione obbedirà alla quarantena sarà fondamentale per la riuscita dell’operazione. perché l’obbligo di residenza rischia di sollevare questioni relative ai diritti umani oltre a innescare manifestazioni violente”.

La Sierra Leone non é nuova ad iniziative di questo tipo: già alla fine di luglio, infatti, il governo aveva proclamato lo “Stay at home day“, la “giornata della permanenza a casa”, per impedire la diffusione del virus Ebola. Nel frattempo, invece, in Nigeria, un altro dei Paesi colpiti anche se finora in modo più limitato, è stata presa una decisione di segno opposto: dal 22 settembre riapriranno le scuole, chiuse per precauzione al fine di ridurre i contagi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noto che è salito a 2.097 il numero di morti attribuiti al virus Ebola in cinque Paesi dell’Africa occidentale. L’epidemia che ha colpito duramente in Guinea, Liberia e Sierra Leone e con minore intensità la Nigeria e il Senegal. La direttrice generale aggiunta dell’Oms, Marie Paule Kieny, ha reso noto che l’organismo ha dato il via libera all’impiego di prodotti a base di sangue e del siero di pazienti sopravvissuti per trattare il virus.

La terapia con plasma o sangue di persone guarite o convalescenti, ha spiegato la Kieny, potrebbe essere utilizzata da subito, mentre i risultati dei test di sicurezza su due potenziali vaccini, condotti in Mali, dovrebbero arrivare entro novembre. In caso positivo, hanno sottolineato gli esperti Oms, le prime immunizzazioni potrebbero essere fatte sul personale sanitario pochi mesi dopo. “Per i farmaci ci sono tante prospettive promettenti – conferma Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’istituto Spallanzani di Roma e fra i partecipanti alla riunione a Ginevra – Ma niente per oggi. Il siero di convalescente è stato utilizzato già. Nel 1995 per un’epidemia di Ebola a Kikwit, nella Repubblica Democratica del Congo, con buoni risultati”.

FONTE: Il Fatto Quotidiano
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03 agosto, 2014

Allarme Ebola, 726 morti accertati, a settembre primi test di vaccino sull'uomo

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Ebola fa sempre più paura: ”Avanza più velocemente degli sforzi per controllarlo”. L’allarme è stato lanciato dalla direttrice dell’Organizzazione mondiale della sanità, Margareth Chan, ha messo in guardia contro le “conseguenze catastrofiche” della diffusione del virus e del rischio di propagazionead altri Paesi sottolineando che le forze ‘schierate’ in campo a livello di singoli Paesi e internazionale sono “tristemente inadeguate”. Le dichiarazioni della direttrice dell’Oms sono state fatte nel corso di un summit regionale sull’epidemia a Conakry (Guinea). “Questo incontro – ha aggiunto – segna una svolta nella lotta contro l’epidemia”. Una riunione del Comitato per le emergenze è stata convocata per il 6 e 7 agosto con l’obiettivo di accertare se l’epidemia in corso in Africa occidentale costituisce un’’emergenza di salute pubblica di preoccupazione internazionale’ e, nel caso, emanare una serie di misure temporanee.

I presidenti delle tre nazioni colpite dall’epidemia non saranno presenti al summit dei leader africani a Washington, l’Unione africana (Ua) in Somalia ha cancellato l’arrivo di un nuovo battaglione militare dalla Sierra Leone. Intanto è scontro in Gran Bretagna dopo che il segretario generale del sindacato per i dipendenti del servizio immigrazione, Lucy Moreton, ha dichiarato alla Bbc che le dogane del Regno Unito non sono pronte per fronteggiare un’emergenza sanitaria causata dal virus. Negli Usa infine si è deciso di aumentare i controlli all’aeroporto Jfk di New York e in altri aeroporti con scali internazionali. I pazienti con eventuali sintomi del virus verranno subito messi in quarantena. La Farnesina sconsiglia “i viaggi non necessari in Liberia e in Sierra Leone” e segnala anche che in Liberia e in Sierra Leone “non è presente una Rappresentanza diplomatico-consolare italiana e, pertanto, l’Ambasciata d’Italia ad Abidjan (competente per la Sierra Leone) non potrà garantire ai connazionali una piena assistenza consolare“. ”Ebola non rappresenta un rischio” ribadisce il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

Obama dichiara: “Aumenteremo i controlli sui leader africani che verranno al summit a Washington”. Saranno prese “precauzioni” per l’incontro Usa-Africa che si terrà la prossima settimana alla Casa Bianca. Il presidente americano Barack Obama ha detto che in “via precauzionale saranno aumentati i controlli sui leader africani” che arriveranno a Washington per il summit. Non parteciperanno, invece, i presidenti delle tre nazioni colpite dall’epidemia, Liberia, Guinea e Sierra Leone. La Casa Bianca fa sapere, comunque, che la crisi sanitaria non influenzerà il vertice di tre giorni. “Noi certamente comprendiamo la decisione dei leader africani di non partecipare vista la situazione di emergenza nei loro Paesi” dice il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest. I presidenti di Liberia e Sierra Leone hanno già annunciato la loro assenza. Si attende ora una conferma del presidente della Guinea Alpha Condé. Rispetto all’epidemia, Obama ha detto che “deve essere presa molto seriamente” anche se “non si tratta di una malattia facilmente trasmissibile”.

L’Unione africana (Ua) in Somalia ha cancellato l’arrivo di un nuovo battaglione militare dalla Sierra Leone a causa dell’epidemia di Ebola che ha colpito lo Stato dell’Africa occidentale. Il portavoce militare della missione dell’Ua, Ali Aden Houmed, ha spiegato ad Associated Press che la decisione è stata presa nel tentativo di evitare che il virus arrivi in Somalia. La Sierra Leone è una delle cinque nazioni che invia un gran numero di truppe in Somalia per proteggere il governo e combattere i militanti di al-Shabab.

I due volontari americani infettati in Liberia saranno evacuati con un volo charter appena partito da Cartersville in Georgia. Secondo la  Cnn, che cita una fonte anonima, non si sa quando i due americani – il dottor Kent Brantly e l’operatrice Nancy Writebol – arriveranno negli Usa. Uno dei due sarà trasportato all’ospedale Emory University, vicino al quartier generale del Centro per il controllo e prevenzione delle malattie ad Atlanta. Brantly è stato protagonista di un gesto di generosità offrendo l’unica dose di siero sperimentale nei confronti della collega.

Il National Institute of Health americano, che sta lavorando da anni su diverse versioni del vaccino, ha dichiarato che a settembre negli Usa inizieranno i primi test sull’uomo di un vaccino contro il virus. L’agenzia federale ha ottenuto buoni risultati sui primati, l’ultimo step prima dei test sull’uomo. “Stiamo lavorando con l’Fda per avviare la prima fase dei trial il più presto possibile – spiega Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) -. I primi risultati potrebbero arrivare già all’inizio del prossimo anno”. In questi giorni diversi ricercatori hanno chiesto di sperimentare almeno sugli operatori sanitari attivi nelle zone colpite le terapie e i vaccini allo studio. La prima fase dei test clinici prevede la somministrazione a persone sane per verificare la presenza di effetti collaterali gravi, e in caso non ve ne siano si passa alla seconda fase in cui si testa l’efficacia.

Dall’inizio dell’epidemia di Ebola in atto, lo scorso dicembre, in Africa occidentale ci sono stati 1323 casi censiti e 726 morti, dei quali 57 negli ultimi giorni.

FONTE: Il Fatto Quotidiano
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18 luglio, 2014

Test di Ingresso: porte spalancate a 2000 nuovi studenti grazie al TAR del Lazio, atenei in grande difficoltà...

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A tre mesi dal test per l’ammissione alle facoltà a numero chiuso di Medicina e Odontoiatria, gli atenei di Bari, Napoli, Salerno e Tor Vergata dovranno far posto a 2mila studenti non previsti. Esclusi dalla selezione dell’8 aprile, entrano in aula per decisione del Tar del Lazio, che venerdì ha accolto una decina di ricorsi in cui gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia hanno condensato le richieste di duemila candidati. Quelli di Bari, beffati dalla vicenda del plico con le domande trafugato la mattina dell’esame. Quelli di Tor Vergata, che contestavano la possibilità data a un gruppo di studenti di medesima provenienza geografica di sedersi liberamente senza posti assegnati, uno di fianco all’altro: alla fine erano risultati tutti vincitori (con punteggi altissimi) di oltre il 40% dei posti messi a disposizione dall’ateneo. Ma soprattutto quelli di Napoli, di Salerno e ancora di Bari, che hanno consentito ai legali di provare che in troppi casi è mancata quella garanzia di anonimato che un esame di Stato deve garantire.

«Schede anagrafiche raccolte e conservate separatamente rispetto alla busta del Miur contenente i materiali d’esame; codici alfanumerici (che rendono possibile l’abbinamento al nome, ndr) visibili; un imprecisato numero di plichi di concorso sostituiti dalla Commissione per errori di compilazione da parte dei singoli candidati o per difetti dei plichi stessi», elenca l’avvocato Bonetti, che nei ricorsi ha precisato come sia possibile, banalmente «chiedendo la sostituzione del plico», far conoscere il proprio codice segreto alla commissione. Insomma, «il vizio dell’anonimato e la violazione della segretezza concorsuale», secondo i legali (e i giudici), hanno compromesso in molti casi l’esame. Almeno 2mila volte, se si tien conto delle decisioni favorevoli che il Tar sta emanando in queste ore. «Ma che saranno vicine a 5mila, quando tutti i ricorsi saranno esaminati e decisi - prosegue Bonetti -. E non abbiamo motivo di ritenere che si arrivi a conclusioni diverse: le basi dei ricorsi sono le stesse».

«Oggi è un grande giornata piena di sole per gli studenti italiani - ha dichiarato Gianluca Scuccimarra, Coordinatore dell’Unione degli Universitari -. Abbiamo fatto entrare più di 2000 ricorrenti e il Tar ha dichiarato che il concorso di medicina 2014/15 è illegittimo. Serve altro per dimostrare l’inefficacia di questo metodo di selezione?». La lista studentesca in questi mesi ha intrapreso una battaglia legale a livello nazionale, promuovendo un maxi ricorso contro le numerose irregolarità denunciate per lo svolgimento della prova di ingresso a numero chiuso. Per Scuccimarra «adesso il ministro deve cambiare le regole di un gioco truccato, e le deve cambiare con le vittime di questi anni, ovvero gli studenti; per questo chiediamo una risposta immediata sia al capo del Governo Renzi, che al il ministro Giannini. Oggi si è chiusa un’epoca, caratterizzata dal numero chiuso, ed è necessario aprire una nuova fase dell’università italiana».

Dall’aula 3 di Bari, dove è partita, la valanga che sta facendo tremare le facoltà di Medicina, potrebbe allargarsi. Per i legali è scontato. Non c’è però il rischio che il test venga annullato, ritiene Bonetti: «il Tar ha ammesso i ricorrenti in sovrannumero e ha disposto questa misura come forma di risarcimento del danno: una previsione che cozza con l’annullamento». Quello che serve, ora - prosegue - è «una decisione politica, che prenda spunto dalle decisioni dei tribunali, che sono intervenuti con un atto d’urgenza (un provvedimento cautelare), per tutelare un diritto garantito dalla Costituzione».

Soddisfatti anche i sindacati, in particolare la Fp-Cgil Medici: «Il test – dice Massimo Cozza, segretario nazionale – non sembra in grado di garantire trasparenza e pari trattamento per i giovani futuri medici, né tanto meno una selezione virtuosa. C’è la necessità imminente di riformare il sistema di accesso». Ora tocca al governo decidere la strada da intraprendere, spiega il sindacalista che si dice d’accordo con l’ipotesi prospettata dal ministro di una riforma «alla francese»: con una selezione, cioè, attraverso gli esami del primo anno di università. «Bisogna conciliare le giuste aspirazioni dei giovani con la necessaria selezione. Ma è evidente, e la sentenza del Tar non fa che confermare questa tesi, che una riforma è necessaria. Renzi – conclude – ci metta la faccia».

La riforma, già annunciata, non ha ancora una linea definita: il ministro ha annunciato aperture, ma i Rettori e la titolare del dicastero della Salute, Beatrice Lorenzin, si sono messi di traverso, lamentando la mancanza di soldi e spazi negli atenei e l’impossibilità, per il sistema sanitario, di assorbire un numero più elevato di aspiranti medici. La soluzione, secondo l’Udu, è un sistema aperto, magari «con un primo anno comune con facoltà affini - suggerisce Scuccimarra - finché non arrivano i finanziamenti». Perché l’orizzonte finale è «vedere finalmente restituiti alle università i tagli fatti negli anni passati e arrivare a una selezione in itinere che abbia criteri oggettivi e omogenei per tutto il territorio».

AUTRICE: Antonella De Gregorio



FONTE: Corriere.it


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14 luglio, 2014

Test di Ingresso: Messina, porte spalancate ai ricorsi e risarcimento di 20.000 euro...

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Studenti riammessi alla facoltà di Medicina di Messina e Ateneo condannato a risarcire quasi 20 mila euro a candidato. L'ha deciso il Consiglio di Stato, che ha accolto le domande avanzate nel 2010 dagli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti in rappresentanza di due studenti che non avevano passato i test. Fino al 2010, secondo il Consiglio di Stato, il concorso è stato gestito in maniera da determinare la radicale invalidità della graduatoria finale.

Sino a quella data, spiegano i legali, i commissari d'Italia, per stesso ordine del Ministero, sapevano a chi era abbinato il singolo codice segreto e l'anonimato non era affatto garantito. L'Amministrazione, ricorda il Consiglio di Stato, "è tenuta a comportarsi correttamente e imparzialmente nell'attuazione di un concorso per essere fedele agli obblighi e agli adempimenti contratti e assunti con l'indizione del concorso medesimo. Il venir meno a tali impegni la espone ad una forma di responsabilità per inadempimento con conseguente risarcimento del danno prodotto, anche indirettamente, nei riguardi di chi abbia subito la lesione".

Agli studenti spetta dunque non solo l'ammissione al corso di laurea ma anche il risarcimento del danno, quantificato in diecimila euro che dovranno essere pagati dall'università di Messina a favore di ciascun studente. Il Consiglio di Stato ha anche condannato l'Ateneo a pagare ulteriori diecimila euro per spese legali. Il principio sancito dal Consiglio di Stato potrebbe essere applicabile ai ricorsi di altri cinquemila studenti che, negli ultimi anni, si sono appellati alla giustizia amministrativa contro la loro esclusione.

Autrice: ALESSANDRA ZINITI
FONTE: Repubblica.it
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26 giugno, 2014

In arrivo il Fascicolo Sanitario Elettronico: via libera dal Garante...

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Il Garante per la Privacy ha dato semaforo verde alla realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico (FSE). L'authority si è espressa a favore di una serie di provvedimenti del Presidente del Consiglio dei ministri che consentiranno alle Regioni di far partire l'FSE: d'altronde entro il 30 giugno tutte le regioni italiane e le Province Autonome dovranno essere pronte per metterlo in pratica, così come già hanno fatto Emilia Romagna, Lombardia, Trentino, Toscana, Veneto e Sardegna.

Già nel 2009 l'Autorità italiana che opera a garanzia della privacy era intervenuta in materia con un provvedimento generale in attesa di una normativa adeguata.Nel frattempo l'Italia aveva affrontato la questione con uno dei punti maggiormente discussi del cosiddetto Decreto del Fare: all'articolo 17 l'implementazione del FSE è stato collegato al rilascio di quello che veniva considerato un numero eccessivo di dati sanitari e questo ha spinto il Garante a paventare la possibilità di sollevare la questione in sede comunitaria.

Lo scorso marzo, poi, erano state pubblicate le linee guida per la predisposizione dei progetti regionali: è stato anche istituito un tavolo di lavoro presso il Ministero della salute a cui si è seduto anche il Garante. È proprio questo che ora ha portato allo schema di provvedimenti approvato.
Con esso vengono delineati i contenuti e i passi da compiere per attuare il FSE, ma soprattutto alcuni dispositivi di salvaguardia a favore della privacy.

Nel dettaglio, si prevede che il paziente sia informato chiaramente e possa decidere con maggiore consapevolezza se dare il consenso alla costituzione del suo fascicolo FSE: in caso negativo esso rimarrà inaccessibile; in caso positivo il paziente potrà altresì decidere se dare un ulteriore consenso per finalità di cura (in mancanza del quale il fascicolo potrà essere utilizzato solo per finalità di monitoraggio, programmazione e ricerca, con le dovute garanzie di anonimato).

Il paziente, inoltre, potrà decidere con un consenso ad hoc, se far inserire nel FSE alcune informazioni di particolare delicatezza (sieropositività, interruzione volontaria di gravidanza, violenza sessuale, pedofilia, uso di sostanze stupefacenti, parto in anonimato).


AUTORE: Claudio Tamburrino
FONTE: Punto Informatico.it
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25 giugno, 2014

Scegliere il medico: arriva Prenotaunavisita.com

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Abbracciare la tendenza odierna ad effettuare ricerche su Internet, offrendo un supporto professionale in grado di affiancare i pazienti nella scelta di uno specialista: è questa l’idea alla base di Prenotaunavisita. Per scoprire come funziona il portale abbiamo intervistato Carmine Perna, co-founder del progetto.

«L’idea è quella di innovare il sistema con cui avviene la scelta di un medico e con cui si prenotano le visite. Il nostro scopo è agevolare e smaltire il lavoro del Sistema Sanitario Nazionale, che è assurdamente sovraccarico, offrendo un’alternativa di qualità a prezzi di poco superiori a quelli offerti dal sistema pubblico.

Il nostro sistema offre vantaggi a tutti: in primis ai pazienti, che hanno ora un metodo trasparente e innovativo per scegliere il proprio medico, potendo consultarne il profilo, vederne il curriculum e le foto, controllare le tariffe e i prezzi delle prestazioni, ma che possono anche, grazie ad un’interfaccia user friendly, prenotare la visita direttamente online, lasciando che sia un sistema di email ed sms ad avvisare il medico dell’avvenuta prenotazione. Gli specialisti, dal canto loro, hanno il vantaggio di poter ampliare il pacchetto dei propri clienti. Nella medicina in Italia dietro ai grandi nomi che tutti conoscono ci sono tanti bravissimi medici che hanno una grande professionalità anche se sono meno conosciuti: noi li aiutiamo a venire fuori.

Con Prenotaunavisita la scelta del medico e dello specialista non avverrà più col classico passa parola, basato sul consiglio del vicino di casa o del familiare: cercandolo attraverso il nostro portale ogni paziente può raggiungere in modo più cosciente il medico giusto e adatto alla propria esigenze».
Il sistema di Prenotaunavisita è già attivo in fase di test su Roma, dove sta dando buoni frutti; per questo Carmine e i suoi soci in questa impresa sperano presto di poterlo estendere al resto del territorio nazionale.

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Specializzandi: governo Renzi taglia di un anno la durata dei contratti di specializzazione

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È attesa a ore la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione varato dal Governo il 13 giugno. Il provvedimento, originariamente di 82 articoli, è stato snellito dopo i rilievi del Colle grazie allo scorporo delle misure per competitività e liberalizzazioni, che finiscono in un altro decreto legge.

Rispetto al testo approvato da Palazzo Chigi, la versione in G.U. dovrebbe contenere qualche novità, in particolare all'articolo 15 dedicato alle scuole di specializzazione medica. Il decreto rilancia infatti la mossa che alla legge di stabilità non era riuscita: il taglio di un anno della durata di tutte le scuole, a partire da quelle attivate nel 2012/2013 (in pratica resterebbero fuori dalla riduzione soltanto i corsi già arrivati al quarto o al quinto anno). Una sforbiciata che dovrebbe essere affidata a un decreto del Miur, farebbe risparmiare circa 200 milioni di euro e renderebbe il percorso italiano più simile a quello europeo, ma che aveva fatto storcere il naso tanto agli specializzandi quanto alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin.

Il secondo comma dello stesso articolo ripropone invece l'aumento dei fondi per i contratti di formazione specialistica per consentire il ritorno a 5mila posti nelle scuole, contro i 3.300 cui si erano ridotti quest'anno. In particolare si autorizza un incremento di 6 milioni per il 2014, di 40 milioni per il 2015 e di 1,8 milioni per il 2016.

Confermato, infine, l'obbligo per l'aspirante specializzando di versare un contributo di 100 euro al massimo per la copertura delle spese di segreteria per la partecipazione ai concorsi di ammissione.







FONTE: Il Sole 24 ore
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08 giugno, 2014

Sanità, dal governo ancora tagli? +25% costi ticket in tre anni

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Gli italiani nel 2013 hanno pagato più di 2,9 miliardi di ticket sanitari (per farmaci, diagnostica, specialistica, pronto soccorso). Il 25% in più - circa 700 milioni di euro - rispetto al 2010 quando avevano speso 2,2 miliardi. La crescita si ricava dall’analisi dell’agenzia Ansa sui Rapporti della finanza pubblica della Corte dei Conti degli anni 2012 e 2014.

La stessa Corte dei Conti indica la necessità di intervenire sul sistema. Il governo e le Regioni, al lavoro per la stesura del Patto per la Salute previsto per fine mese, hanno deciso di «ritoccare» lo schema di compartecipazione alla spesa in vigore. Allo studio dei tavoli tecnici ci sono novità su indicatori reddituali, tetti di spesa e nuovi criteri di esenzioni. L’obiettivo è quello di ottenere un meccanismo con più equità e più attenzione ai nuclei familiari colpiti dalla crisi.

Nello scorso ottobre era stato invece evidenziato come al Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva fossero arrivare segnalazioni su un calo del 9% di esami e visite dopo l’introduzione della cosiddetta “compartecipazione” alla spesa sanitaria: i cittadini non esenti semplicemente hanno rinviato gli esami, oppure rinunciato agli stessi, perché troppo onerosi. L’aumento della tassa sui ticket regionali, circa 10 euro, è stata introdotta nel luglio 2011 e ha riguardato oltre 15 milioni di italiani, quelli senza esenzioni per età, malattie, reddito.


FONTE: Corriere.it
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30 maggio, 2014

Wikipedia e il sapere medico: utile risorsa o fonte di errori?

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Duro attacco dagli Stati Uniti a Wikipedia, l'enciclopedia universale gratuita e open source. Secondo uno studio condotto dal professor Robert Hasty della Cambell University del North Carolina, la percentuale di errore dell’enciclopedia online per le voci mediche è del 90%.

Gli studiosi hanno preso in esame 10 problemi di salute tra i più costosi per il sistema sanitario statunitense: problemi al cuore, cancro ai polmoni, depressione, osteoartrite, problemi polmonari cronici, ipertensione, diabete mellito, mal di schiena, iperlipidemia. Ogni voce dell’enciclopedia è stata confrontata con la letteratura medica ufficiale ed è emerso che in 9 voci su 10 ci sono errori e imprecisioni.

Sin dalla sua nascita, nel 2011, Wikipedia è diventata il sito più popolare per trovare informazioni su salute e malattie. Lo studio rivela che persino il 70% dei medici e degli studenti di medicina la utilizzano come fonte per le loro diagnosi. Lo studio pone però seri dubbi sull’autorità dell’enciclopedia online in campo medico. Gli errori sarebbero in gran parte legati alla stessa filosofia di Wikipedia che consente agli utenti di creare, cancellare e modificare le voci. Questo, secondo gli esperti, aumenterebbe le probabilita' di errore.

Tra gli errori ritrovati sul sito, ci sarebbe quello che riguarda la diagnosi della pressione sanguigna elevata (la voce di Wikipedia dice che la pressione può essere considerata tale se si ottengono valori alti in tre occasioni) e quello che sostiene che gli antidepressivi sui bambini sono inefficaci. Due affermazioni che sono "dannose – ha spiegato il dottor Hasty - perché potrebbero portare a un rischioso ritardo nel trattamento delle patologie nel caso dell’ipertensione, come pure spingere i genitori a non permettere che i figli vengano curati coi farmaci quando affetti da depressione".

"Non bisognerebbe usare Wikipedia come fonte primaria di ricerca – ha continuato Hasty - perché gli articoli in essa contenuti non passano attraverso lo stesso processo di revisione che avviene per quelli delle riviste mediche. Ecco perché, quando serve una diagnosi, il modo migliore resta quello di rivolgersi al proprio medico che, conoscendo la personale storia clinica di ogni paziente, sa quindi individuare la cura più adeguata".

Wikipedia ha replicato in breve difendendosi dai risultati dello studio e sottolineando "la piccola dimensione del campione utilizzato dall'analisi, che dunque non è rappresentativo".

Fonte: Rainews
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21 maggio, 2014

Test di Ingresso addio? Il Ministro vuole un modello "alla francese", scoppia la polemica sui social...

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Entro fine luglio cambiano i test di Medicina. Un sistema di selezione che il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, intende rivisitare “prendendo a modello il sistema francese” o un “suo adattamento al contesto italiano”, che include “accesso al primo anno libero e selezione alla fine di esso su base meritocratica”. Giannini lo ha annunciato sulla pagina Facebook di Scelta Civica in occasione di un botta e risposta con gli internauti e ha anche affrontato la questione delle scuole di specializzazione. “Il Miur ha trovato una quota di fondi per arrivare a un aumento che però non è sufficiente al ripristino delle quote dello scorso anno. Abbiamo chiesto al Mef di aggiungere i fondi mancanti”.

In un’intervista a Radio Capital il ministro ha poi ribadito la volontà di cambiare le modalità di accesso alla facoltà di Medicina: “Anche i miei predecessori avevano espresso dubbi motivati sulla qualità dei test, ci sono state rivisitazioni continue. Non bastano due ore per decidere il futuro della vita di una persona. Vogliamo una selezione che sia la migliore possibile e per questo c’è l’ipotesi di lasciare libera l’iscrizione al primo anno e poi avere una selezione durissima per poter accedere al secondo anno. Così si iscriverebbero i più motivati“.

Una “vittoria indiscussa” per chi “da sempre combatte contro questo sistema iniquo”, hanno commentato Udu e Rete degli studenti secondo cui, tuttavia, il ministro “deve garantire un tavolo di confronto affinché il cambiamento di sistema sia positivo e non peggiorativo“. “Le nostre battaglie e i nostri ricorsi negli anni hanno dimostrato – ha dichiarato Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli Universitari – la necessità di rivedere un sistema al collasso e questa ne è la prova”.

“Per anni – ha proseguito Alberto Irone, portavoce di Rete Studenti Medi – migliaia di studentesse e studenti si sono visti privare dei propri sogni: rivedere il sistema è un passo importante che non può prescindere da noi studenti, o qualsiasi modifica o ipotesi di modifica sarà uno dei tanti spot elettorali che non andrà a migliorare veramente il sistema”. Sulla stessa lunghezza d’onda Studicentro. “E’ giusto – ha dichiarato il portavoce Virgilio Falco – che le modalità con le quali si giudicano decine di migliaia di studenti ogni anno siano al centro dell’interesse del ministro e del governo. Solo non vorremmo correre il rischio di dare delle risposte parziali e insufficienti alle esigenze delle aspiranti matricole, che chiedono solo di avere trasparenza e meritocrazia prima di essere valutati per accedere alle facoltà a numero chiuso”.

Plauso anche dal presidente del Veneto Luca Zaia: “Ogni cosa va bene – ha detto – purché sia posta la parola fine a un numero chiuso pesantemente discriminatorio, perché determinato da ridicoli test a crocette secondo i quali potrebbe essere un bravo medico chi indovina di che colore era il cavallo di Garibaldi”.

Ma è già polemica. In tanti "addetti ai lavori" stanno commentando la notizia soprattutto sui social network, facendo emergere le chiari crepe di questa soluzione prospettata. Un paio di domande, che rivolgiamo anche a voi lettori:

1) effettuare una selezione nei primi 2 anni, conferendo il potere di confermare o meno un'iscrizione a tanti professori, non significa restituire quel potere "baronale" che era stato apparentemente ridimensionato con la riforma per l'accesso alle scuole di specializzazione?

2) è normale estendere l'accesso ad oltre cinquantamila potenziali nuovi dottori ogni anno, per poi tagliare nettamente i posti di specializzazione, già adesso nettamente insufficienti rispetto all'attuale contingentato numero di medici laureati?


FONTE: Il Fatto Quotidiano
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12 maggio, 2014

Sanità: previsti 11 miliardi di risparmi dalla Lorenzin, ma non si può più tagliare...

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Per ora il fondo di finanziamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn) si è salvato: il Tesoro voleva tagliarlo per coprire il bonus da 80 euro, ma Matteo Renzi non ne ha voluto sapere a poche settimane dalle sue prime elezioni da premier. Solo per ora, però, visto che nella legge di Stabilità la mannaia arriverà eccome: il ministro Beatrice Lorenzin ha già detto che nel triennio l’obiettivo è risparmiare quasi 11 miliardi, vale a dire un terzo dell’obiettivo assegnato a Carlo Cottarelli con la spending review (32 miliardi entro il 2016).

C’è un problema, però: come certificano le conclusioni di un’indagine conoscitiva del Parlamento sulla sostenibilità finanziaria del Ssn, il settore della sanità non può reggere ulteriori tagli, specialmente se lineari. Il testo – che Il Fatto Quotidiano ha potuto leggere in bozza (è in via d’approvazione da parte delle commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera) – è pieno di numeri che certificano lo stato di prostrazione del Servizio sanitario: sarà divertente vedere come, dopo aver votato un testo che chiede semmai ulteriori fondi per la salute, il Parlamento si troverà a dover approvare una manovra di tagli da 10 miliardi in tre anni. Lo stesso ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in audizione parlamentare, ha chiarito che “il risanamento avviato finora è avvenuto con tagli lineari, per i quali però ora non vi sono più margini”. Notevole che l’obiettivo di Lorenzin sarebbe enorme anche recuperando l’intero stock di spesa considerato inquinato dalla corruzione: 5-6 miliardi di euro.

Secondo Istat, la spesa sanitaria pubblica si situa nel 2013 su un valore di circa 110 miliardi di euro, pari al 7,1% del Pil. La percentuale sale al 9,2% se si aggiunge anche la spesa sanitaria privata, che l’anno scorso ammontava all’ingrosso a 30 miliardi. Come si può vedere anche dalla tabella (e i dati sono del 2011, prima dei tagli più consistenti), l’Italia spende meno della media Ue a 15 (10%), meno di quella Ocse (9,5%), meno di paesi paragonabili. Non solo: l’incidenza sul Pil è già prevista in calo nei prossimi anni – e senza i tagli di Cottarelli – fino al 6,7% del 2017. In queste condizioni, si legge in un passaggio della relazione, “l’obiettivo costituzionalmente garantito (quello alla salute sancito dall’articolo 32, ndr) è ora rimesso in discussione”, visto che “il nostro sistema ha meno risorse effettive e non riconosce alcun aumento dei bisogni” (che pure c’è per il semplice motivo che l’età media continua ad aumentare).

Le regioni, che gestiscono la spesa sanitaria, hanno lamentato che la riduzione dei trasferimenti per il periodo 2011-2015 ammonta a circa 31 miliardi e 553 milioni di euro, la ministro Lorenzin ha provato a replicare parlando di “tagli veri” per 23 miliardi. La Corte dei Conti, però, ha dato ragione ai governatori: “Oltre 31 miliardi”. Di più: aver scelto i tagli lineare ha finito per “penalizzare le realtà più virtuose”, cioè quelle che già spendevano poco e si sono ritrovati a non poter tagliare “il grasso”, ma i servizi ai cittadini. Già ora, per dire, l’obiettivo è ridurre ulteriormente i posti letto di 20 mila unità, settemila delle quali nel Ssn: alla fine saremo “uno dei paesi europei col più basso numero di posti letto per abitante”. “Certo vanno rimossi i vecchi sprechi, ma la sfida è più complessa – scrivono i deputati nelle loro conclusioni -. La riorganizzazione richiede tempo se non vogliamo i letti non nei corridoi, ma per strada”. Anche i ticket non hanno funzionato per ri-orientare la spesa: l’hanno solo fatta confluire sul privato.

Anche chi lavora nel Servizio sanitario ha subìto l’andazzo dei tagli: il blocco del turnover ha causato un progressivo invecchiamento degli addetti, soprattutto i medici, in una professione che – specie negli ospedali – è davvero usurante. Se si guarda ai numeri totali, invece, bisogna fare una distinzione: l’Italia ha 3,7 medici ogni mille abitanti, in linea con la media Ue, mentre il rapporto medici-infermieri è solo di 1,4 contro il 3,2 del resto d’Europa. Pure dal lato del monte stipendi si notano le politiche di austerity (il blocco dei contratti della P.A. influisce pure sul comparto): nel 2008 la spesa era di 38,3 miliardi complessivi, oggi siamo vicini ai 36.

Particolarmente divertente è la vicenda della spesa in beni e servizi. Al netto dei farmaci ospedalieri, questa categoria per l’intero comparto pesa per circa 21 miliardi l’anno: le manovre da Monti a Letta hanno previsto tagli lineari per 3,8 miliardi entro quest’anno, circa il 18% del totale, compresi i contratti in essere (col relativo contenzioso quasi sempre favorevole alle imprese). Raggiungere l’obiettivo però – si legge nella bozza di conclusioni dell’indagine parlamentare, “non è stato possibile e non era possibile” e “il taglio si è tradotto in riduzione del finanziamento al sistema e quindi in riduzione dei servizi sanitari”. Curioso che proprio a un taglio lineare degli acquisti di beni e servizi sia ricorso Matteo Renzi per coprire parte del suo sconto Irpef: risparmiare 700 milioni, ad esempio, tocca pure alle regioni, i cui bilanci per l’80% sono costituiti proprio dalla spesa sanitaria. È lì che dovranno fare la maggior parte dei tagli e anche stavolta, come sempre, intervenendo sui contratti in essere: il buco, però, potremo scoprirlo solo a consuntivo e verrà coperto con nuovi tagli ai servizi. Al solito.

Parola alle conclusioni dei deputati: “Senza innovazione, un moderno sistema sanitario non solo non è in grado di garantire i nuovi diritti di salute della popolazione, ma perde quotidianamente qualità nel garantire i diritti che appaiono già consolidati”. Insomma servono soldi: “Un servizio sanitario che rinunci all’innovazione è destinato a diventare un servizio sanitario residuale, in quanto l’universalismo deve contenere al suo interno la parte più debole e la parte più forte della popolazione, laddove, se un sistema sanitario non sa introiettare l’innovazione , la parte più forte è la prima a uscire dal sistema, e a quel punto l’impoverimento della qualità vale per tutti.

FONTE: Il Fatto Quotidiano
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22 aprile, 2014

Test di Ingresso: resi pubblici i risultati delle prove 2014, molte le curiosità...

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Il Ministero ha pubblicato i risultati dei test d'ingresso in Medicina  svolti lo scorso 8 Aprile. Il Cineca, l’organismo ministeriale che gestisce la macchina dei test, ha valutato 63.002 questionari che serviranno a disegnare la graduatoria per accedere ai 10.551 posti disponibili tra Medicina e Odontoiatria. Da un'analisi condotta dal portale specializzato Skuola.net per conto di Alpha Test risulta che i rendimenti dei primi 1000 in graduatoria risultano in calo del 13% rispetto allo scorso anno e le migliori performance si riscontrano in Matematica, Fisica e Logica, contestata dopo il test per il livello di difficoltà. Sconfortante il risultato in cultura generale: azzeccata solo una domanda su quattro. I compiti sotto la sufficienza sono il 41%: nel 2013 erano il 28%.  

Ma come si sono comportati gli aspiranti medici? Il primo classificato ha raggiunto un punteggio di 80.50 su un massimo di 90, in leggerissimo calo rispetto al migliore del 2013, che aveva raggiunto gli 80.9 punti.  Tuttavia, analizzando le performance dei primi 1000 candidati,  si può notare un generale decadimento: quest’anno i migliori hanno ottenuto un punteggio medio di 54.30, contro il 62.58 dello scorso anno, con una flessione del 13%. Cresce anche il numero degli studenti insufficienti, ovvero quelli che non hanno raggiunto il punteggio minimo che, ricordiamo, è di 20 punti. Questi utlimi, infatti, passano da 20.783 (su 69.000 questionari corretti) a 26.136 (su 63.000 questionari corretti). Il 42% è quindi risultato insufficiente, contro il 28% dello scorso anno. Il 10.551 candidato, che si accaparra l'ultimo posto disponibile, ha conseguito un punteggio di 33.70, meentre il peggiore ha portato a casa uno sconfortante -13.30.

I primi 1.000 candidati hanno mostrato un migliore rendimento in matematica e fisica, dove hanno risposto correttamente a 3 domande su 4, e in logica, dove le risposte corrette sono circa 2 su 3. Bocciati, invece, in cultura generale: il punteggio medio, pari a 1.07 su un massimo di 6 punti, è sotto la sufficienza. Ciò significa che, in linea di massima, un candidato può aver risposto correttamente ad un quesito, sbagliandone uno e lasciando senza risposta gli altri due. Da un ulteriore confronto con i dati del 2013 si nota come siano migliorati i risultati in Fisica e Matematica e peggiorati, invece, quelli in Biologia.

“La graduatoria evidenzia un calo generale dei punteggi dei candidati, ma il livello di selezione resta sempre molto alto – dichiara Elena Galbusera, orientatrice Alpha Test –  per ogni posto disponibile ci sono in media 6 candidati. L’anticipo ad aprile di questo test ha influenzato la quantità delle iscrizioni, dissuadendo probabilmente i candidati meno motivati. Dalle assegnazioni che avranno luogo nelle prossime settimane è quindi verosimile aspettarsi una riduzione delle rinunce e una conseguente riduzione del numero di scorrimenti”.

FONTE: Tgcom24
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09 aprile, 2014

Fecondazione: Legge 40 incostituzionale, cade il divieto di fecondazione eterologa...

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Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 del 2004 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. Sulla questione tre tribunali - Milano, Catania e Firenze - avevano sollevato dubbio di costituzionalità.

Cade, dunque, l’ultimo «paletto» imposto dalla discussa normativa italiana. Dopo aver affrontato la questione della conservazione degli embrioni, della diagnosi preimpianto e del numero di embrioni da impiantare nell’utero materno, per la seconda volta la Corte era stata chiamata a giudicare la legittimità costituzionale di quella che è stata definita dagli avvocati difensori delle coppie la norma «simbolo» della legge 40, cioè il divieto di fecondazione eterologa. Nel maggio 2012 la Corte costituzionale decise di restituire gli atti ai tribunali rimettenti, per valutare la questione alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla stessa tematica.

Restano però in piedi altre parti contestate della Legge 40, a partire dal divieto di accesso alla fecondazione assistita per coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche: «Dev’essere fissata un’udienza della Consulta sulla questione dopo che il Tribunale di Roma ha sollevato dubbi di legittimità costituzionale accogliendo due ricorsi», spiega l’Associazione Luca Coscioni, che si batte per modificare l’impianto del provvedimento. Rimangono anche il divieto di accesso alla fecondazione assistita per single e coppie dello stesso sesso, e quello di ricerca su embrioni non idonei alla gravidanza. «Anche in quest’ultimo caso è attesa un’udienza della Corte costituzionale, probabilmente dopo il 18 giugno, quando è chiamata a pronunciarsi la Grande camera della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo» Negli anni l’impianto della Legge 40, voluta nel 2004 dall’allora governo Berlusconi, è stato profondamente rivisto a seguito di una serie di sentenze: sono stati eliminati il divieto di fecondare più di tre ovuli insieme e l’obbligo di impiantare nell’utero in un’unica soluzione tutti quelli fecondati.

«Sono questioni che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano una condivisione più ampia, di tipo parlamentare» afferma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin .«Alla luce delle motivazioni della Consulta - annuncia - al più presto comunicheremo la road map per l’attuazione della sentenza». Ha espresso sconcerto e timori la Pontificia Accademia per la vita: «Gravi perplessità per le conseguenze».

«Finalmente noi medici possiamo aiutare nel nostro paese tutte le coppie sterili che chiedono il nostro aiuto e non saremo più costretti a mandarli all’estero» ha commentato Antonio Guglielmino, direttore dell’Istituto di medicina e biologia della riproduzione Hera di Catania, medico che segue la coppia di Catania che ha fatto ricorso ai giudici. «Per troppo tempo ho visto migliaia di coppie che andavano in un altro paese per accedere alla fecondazione eterologa - ha riferito - e moltissime altre che per soldi sono state costrette a rinunciare. In Spagna infatti, dove si stima siano andate 4-5mila coppie italiane, chiedono all’incirca 8mila euro per accedere a questa pratica medica che, lontana dai nostri centri, rimane praticamente fuori controllo».

AUTRICE: Cristina Marrone


FONTE: Corriere.it
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