A tre mesi dal test per l’ammissione alle facoltà a numero chiuso di Medicina e Odontoiatria, gli atenei di Bari, Napoli, Salerno e Tor Vergata dovranno far posto a 2mila studenti non previsti. Esclusi dalla selezione dell’8 aprile, entrano in aula per decisione del Tar del Lazio, che venerdì ha accolto una decina di ricorsi in cui gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia hanno condensato le richieste di duemila candidati. Quelli di Bari, beffati dalla vicenda del plico con le domande trafugato la mattina dell’esame. Quelli di Tor Vergata, che contestavano la possibilità data a un gruppo di studenti di medesima provenienza geografica di sedersi liberamente senza posti assegnati, uno di fianco all’altro: alla fine erano risultati tutti vincitori (con punteggi altissimi) di oltre il 40% dei posti messi a disposizione dall’ateneo. Ma soprattutto quelli di Napoli, di Salerno e ancora di Bari, che hanno consentito ai legali di provare che in troppi casi è mancata quella garanzia di anonimato che un esame di Stato deve garantire.
«Schede anagrafiche raccolte e conservate separatamente rispetto alla busta del Miur contenente i materiali d’esame; codici alfanumerici (che rendono possibile l’abbinamento al nome, ndr) visibili; un imprecisato numero di plichi di concorso sostituiti dalla Commissione per errori di compilazione da parte dei singoli candidati o per difetti dei plichi stessi», elenca l’avvocato Bonetti, che nei ricorsi ha precisato come sia possibile, banalmente «chiedendo la sostituzione del plico», far conoscere il proprio codice segreto alla commissione. Insomma, «il vizio dell’anonimato e la violazione della segretezza concorsuale», secondo i legali (e i giudici), hanno compromesso in molti casi l’esame. Almeno 2mila volte, se si tien conto delle decisioni favorevoli che il Tar sta emanando in queste ore. «Ma che saranno vicine a 5mila, quando tutti i ricorsi saranno esaminati e decisi - prosegue Bonetti -. E non abbiamo motivo di ritenere che si arrivi a conclusioni diverse: le basi dei ricorsi sono le stesse».
«Oggi è un grande giornata piena di sole per gli studenti italiani - ha dichiarato Gianluca Scuccimarra, Coordinatore dell’Unione degli Universitari -. Abbiamo fatto entrare più di 2000 ricorrenti e il Tar ha dichiarato che il concorso di medicina 2014/15 è illegittimo. Serve altro per dimostrare l’inefficacia di questo metodo di selezione?». La lista studentesca in questi mesi ha intrapreso una battaglia legale a livello nazionale, promuovendo un maxi ricorso contro le numerose irregolarità denunciate per lo svolgimento della prova di ingresso a numero chiuso. Per Scuccimarra «adesso il ministro deve cambiare le regole di un gioco truccato, e le deve cambiare con le vittime di questi anni, ovvero gli studenti; per questo chiediamo una risposta immediata sia al capo del Governo Renzi, che al il ministro Giannini. Oggi si è chiusa un’epoca, caratterizzata dal numero chiuso, ed è necessario aprire una nuova fase dell’università italiana».
Dall’aula 3 di Bari, dove è partita, la valanga che sta facendo tremare le facoltà di Medicina, potrebbe allargarsi. Per i legali è scontato. Non c’è però il rischio che il test venga annullato, ritiene Bonetti: «il Tar ha ammesso i ricorrenti in sovrannumero e ha disposto questa misura come forma di risarcimento del danno: una previsione che cozza con l’annullamento». Quello che serve, ora - prosegue - è «una decisione politica, che prenda spunto dalle decisioni dei tribunali, che sono intervenuti con un atto d’urgenza (un provvedimento cautelare), per tutelare un diritto garantito dalla Costituzione».
Soddisfatti anche i sindacati, in particolare la Fp-Cgil Medici: «Il test – dice Massimo Cozza, segretario nazionale – non sembra in grado di garantire trasparenza e pari trattamento per i giovani futuri medici, né tanto meno una selezione virtuosa. C’è la necessità imminente di riformare il sistema di accesso». Ora tocca al governo decidere la strada da intraprendere, spiega il sindacalista che si dice d’accordo con l’ipotesi prospettata dal ministro di una riforma «alla francese»: con una selezione, cioè, attraverso gli esami del primo anno di università. «Bisogna conciliare le giuste aspirazioni dei giovani con la necessaria selezione. Ma è evidente, e la sentenza del Tar non fa che confermare questa tesi, che una riforma è necessaria. Renzi – conclude – ci metta la faccia».
La riforma, già annunciata, non ha ancora una linea definita: il ministro ha annunciato aperture, ma i Rettori e la titolare del dicastero della Salute, Beatrice Lorenzin, si sono messi di traverso, lamentando la mancanza di soldi e spazi negli atenei e l’impossibilità, per il sistema sanitario, di assorbire un numero più elevato di aspiranti medici. La soluzione, secondo l’Udu, è un sistema aperto, magari «con un primo anno comune con facoltà affini - suggerisce Scuccimarra - finché non arrivano i finanziamenti». Perché l’orizzonte finale è «vedere finalmente restituiti alle università i tagli fatti negli anni passati e arrivare a una selezione in itinere che abbia criteri oggettivi e omogenei per tutto il territorio».
AUTRICE: Antonella De Gregorio
FONTE: Corriere.it
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