Ennesimo stop all'iter che dovrebbe portare alla commercializzazione della famosa "RU486". La commissione Sanità del Senato ha approvato, a maggioranza, con i voti favorevoli di Pdl e Lega (13) e quelli contrari (8) del Pd, il documento finale dell'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva RU486 presentato dal presidente e relatore Antonio Tomassini. Nel testo si chiede al governo di fermare la procedura di immissione in commercio della pillola in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 e la RU486.
Secondo la maggioranza con la RU486, l'interruzione di gravidanza diventerebbe molto più facile rispetto alle procedure previste dalla legge sull'aborto. "La coerenza con la legge 194 si realizza solo se c'è il ricovero ospedaliero ordinario per tutto il ciclo fino all'interruzione verificata della gravidanza" ha detto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. "Un processo che se invece avvenisse al di fuori di questo contesto sarebbe una violazione della legge 194. La procedura corretta è evidente. Richiede prima il parere del governo e dopo una nuova delibera dell'Aifa", il ministro ha aggiunto che "la pronuncia del governo sarà sostanzialmente analoga a quella dell'Aifa".
Il parere richiesto al governo in merito alla pillola abortiva Ru486 "avrà tempi brevissimi, e sarà espresso anche nel giro di 24 ore". lo dice il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, precisando che non c'è alcuno stop all'immissione nel mercato, e che dopo il parere ci sarà un nuovo Cda dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e, a quel punto, si potrà procedere alla pubblicazione in gazzetta del provvedimento per l'immissione in commercio in Italia della Ru486.
La pillola RU486 "sarà commercializzata in ogni caso", dice Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani, spiegando come "per legge se l'Agenzia preposta ne decide l'immissione sul mercato non può essere un parere del ministero della Salute, come quello richiesto oggi dal Senato, a poterne bloccare la vendita".
Soddisfazione per lo stop è stata espressa dal presidente dell'Udc Rocco Buttiglione, dal senatore del PdL Stefano De Lillo, da Arturo Iannaccone, parlamentare e responsabile del dipartimento sanità del Mpa: "E' evidente che la commercializzazione della pillola è in palese contrasto con la legge 194, che punta a evitare che l'aborto venga considerato un metodo contraccettivo". Soddisfatto anche il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri: "C'erano troppi dubbi sulle conseguenze che la pillola avrebbe potuto avere sulla salute delle donne. E' assurdo che le opposizioni, accecate dal pregiudizio politico, non pensino agli effetti devastanti che può avere sulle donne. Per noi lo stop - ha concluso - è una vittoria di civiltà, una vittoria in difesa della salute".
Dura la reazione degli esponenti dell'opposizione. "La furia oscurantista della maggioranza blocca la commercializzazione di un medicinale già utilizzato da milioni di donne, da molti anni", ha detto Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera. "Un autentico colpo di mano - ha ribadito Felice Belisario (Idv) -. E' assolutamente indecente, una scelta oscurantista che fa fare salti indietro rispetto ai Paesi più evoluti, nei quali viene già somministrata da anni senza battaglie che nascondono altri sconci baratti". Per il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro: "Quelle della maggioranza e del governo ancora una volta sono chiacchiere, ci dicano una volta per tutte cosa vogliono fare". Per Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del Pdci: "E' una vergogna, tipica di un regime fondamentalista". Contrario al blocco però si è detto anche il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: "Francamente non condivido lo stop, agendo in modo del tutto regolare e legittimo, l'Aifa aveva ammesso la pillola con vincoli assai rigorosi (la commercializzazione e l'uso è consentita solo in ospedale) che rispettano la legge 194". Così Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl: "All'interno del centro-destra alcuni parlamentari ritengono che il legislatore possa correggere le verità scientifiche e mediche. E' un'idea pericolosa".
Secondo Silvio Viale, il ginecologo torinese che ha sperimentato la RU486, la richiesta della Commissione "allinea l'Italia alle posizioni di Polonia, Malta e Irlanda, dove l'aborto è vietato. Sul piano scientifico è il sintomo di come la donna sia sempre più lasciata sola in balia di posizioni antiabortiste che manipolano la scienza per i propri scopi politici". Ancora più sicuro il premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier: "L'uso della pillola è preferibile a un intervento chirurgico. Il farmaco è usato da più di venti anni. Non ci sono controindicazioni farmacologiche, ma soprattutto etiche". Lo scienziato ha poi chiarito che "finché non c'è un sistema nervoso sviluppato l'embrione non può essere considerato un uomo, questo avviene intorno al terzo mese di gravidanza". Concludendo: "Il farmaco messo a punto in Francia è un analogo di ormoni naturali e comporta rischi deboli dal punto di vista della salute, proprio come un qualsiasi altro farmaco contraccettivo".
FONTE: Repubblica.it => Clicca per leggere l'articolo completo dal loro sito
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