La rivista “Lancet” ha pubblicato un articolo in cui si afferma come un team di ricercatori ha scoperto una mutazione genetica in persone affette dalla sindrome di Down che soffrono anche di leucemia linfoblastica acuta (ALL), un tumore del sangue o del midollo osseo. Questa scoperta rivistapotrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci per curare questo grave tipo di leucemia. Lo studio è stato guidato da scienziati in Israele ed è stato condotto da una squadra di ricercatori provenienti da istituzioni in Israele, Italia, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Irlanda, Francia e Svizzera. Esso è stato supportato in parte dalla Commissione europea mediante il progetto integrato del Sesto programma quadro (6°PQ) EUROHEAR ("Advances in hearing science: from functional genomics to therapies").
Le persone con la sindrome di Down, un disturbo causato da una copia in più del cromosoma 21, presentano un rischio maggiore (da 10 a 30 volte) di sviluppare la leucemia, in particolare la ALL. Questa associazione è conosciuta da quasi 70 anni, ma la sua causa e i meccanismi che ne sono alla base non sono mai stati ben compresi.
Le persone con la sindrome di Down hanno, tra le altre anomalie fisiche, una predisposizione maggiore rispetto al normale alle infezioni, i pazienti malati di ALL con la sindrome di Down in passato ricevevano delle cure meno aggressive, poiché mostravano una scarsa tolleranza ai regimi classici.
Nel corso degli anni sono state avanzate diverse teorie per spiegare l'associazione tra sindrome di Down e ALL. Il prof. Shai Izraeli del Sheba Medical Centre in Israele e i suoi colleghi hanno testato l'ipotesi che la mutazione nella JAK2 possa essere comune nella ALL associata alla sindrome di Down.
Questa particolare mutazione era un ottimo candidato da studiare, poiché le mutazioni della JAK2 sono già state implicate in altri cancri che attaccano i globuli bianchi.
I ricercatori hanno analizzato campioni di midollo osseo provenienti da pazienti affetti da ALL associata alla sindrome di Down e hanno scoperto che il 18% di questi pazienti presentavano mutazioni della JAK2 che non erano state ereditate dai genitori e che ai bambini che presentavano la mutazione della JAK2 veniva diagnosticata la ALL prima (4,5 anni) rispetto ai bambini senza la mutazione (8,6 anni). La mutazione della JAK2 è composta da alterazioni in cinque alleli, ciascuna delle quali colpisce un singolo residuo aminoacidico codificato dal gene della JAK2, conosciuto come R683.
Gli autori hanno concluso che,"le mutazioni R683 JAK2 acquisite per via somatica delimitano un sottogruppo ALL distinto che è associato soltanto alla sindrome di Down. Gli inibitori della JAK2 potrebbero essere utili per la cura di questa leucemia."
Nel suo commento di accompagnamento sullo studio della JAK2, il dott. Charles Mulligan del St. Jude's Research Hospital nel Tennessee, Stati Uniti, ha spiegato che "la ALL è caratterizzata da anomalie cromosomiche, come acquisizioni o perdite di interi cromosomi. L'identificazione di queste anomalie è importante per la gestione clinica, e ha fornito dei chiarimenti fondamentali sulla emopoiesi normale e leucemica". Egli ha continuato dicendo che le scoperte del presente studio "suggeriscono che l'inibizione della JAK2 potrebbe essere un utile approccio terapeutico nella ALL con mutazione della JAK2 associata alla sindrome di Down".
La scoperta di questa mutazione nella ALL associata alla sindrome di Down rientra in uno sforzo più grande di analizzare l'intero genoma della ALL. Il dott. Mulligan ha avvisato che i risultati "rappresentano un importante progresso nella caratterizzazione genetica della ALL associata alla sindrome di Down, ma ci si deve ricordare che la nostra comprensione delle aberrazioni genomiche necessarie a indurre la leucemia è lontana dall'essere completa." La possibilità di risequenziare interi genomi per la cura della leucemia e di altri tumori è il soggetto di intensi studi; si spera che con il tempo l'intero genoma della ALL venga scoperto e che questo porti allo sviluppo di nuovi interventi terapeutici per questa malattia.
FONTE: Molecularlab.it & Cordis.it
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