La devastante forza dello Tsunami che ha colpito ieri la zona qualche ora dopo il terremoto. Fonte: NHK tv |
Come mezzo di prevenzione per scongiurare i pericoli di un tumore alla tiroide (patologia che per esempio negli anni seguenti al 1986 ha colpito gravemente le popolazioni delle cittadine ucraine che si trovavano a breve distanza da Chernobyl) le autorità giapponesi stanno procedendo alla distribuzione di iodio a dosi moderate. Lo iodio, atomo fondamentale per la genesi degli ormoni T3 e T4 cioè triiodotironina e tetraiodotironina o tiroxina, può essere utilizzato per proteggere dal tumore alla tiroide in caso di esposizione alla radiottività in un incidente nucleare. Ovviamente è opportuno specificare che si tratta di un mezzo preventivo usato in questo particolare caso di emergenza e che può esso stesso arrecare dei danni all'organismo, soprattutto se lo iodio viene fornito in eccesso rispetto al fabbisogno della ghiandola. Attualmente le agenzie parlano di tre persone probabilmente esposte alle radiazioni della centrale, nonchè di una decina di operai della struttura feriti nell'esplosione verificatasi stamane e che ha distrutto la gabbia esterna di contenimento di uno dei reattori, provocando una leggera perdita di Cesio radioattivo.
L'apocalisse che ha colpito il Giappone dovrebbe far riflettere anche in Italia, dove da molti anni si sostiene un fermo ritorno al nucleare. Sebbene in Italia non si siano mai registrati terremoti di energia e violenza paragonabile a quanto accaduto nel giappone (il terremoto accaduto in questo caso aveva un'energia distruttiva ventimila volte superiore all'energia sprigionata dal terremoto dell'Aquila di due anni fa), è da considerare fermamente che una eventuale collocazione di una centrale in una zona ad elevato rischio sismico, come per esempio vaste regioni della sicilia o del centro italia, potrebbe potenzialmente portare ad un disastro senza precedenti, visto che nel nostro paese non abbiamo quell'organizzazione strutturale antisismica e anticalamità che è riscontrabile in Giappone. Bassi i pericoli teorici invece per quanto riguarda il rischio contaminazione per i vapori già fuoriusciti, e soprattutto nel caso in cui la situazione dei reattori nucleari giapponesi dovesse ulteriormente precipitare: secondo recenti calcoli la nube sarebbe trasportata dai venti verso il Pacifico, soffermandosi alle porte delle coste occidentali degli Stati Uniti, per cui non potrebbe in alcun modo verificarsi un'esposizione diretta, ma è ovvio che si tratterebbe comunque di un disastro ambientale di preoccupante gravità, visto anche che molti dei prodotti ittici consumati a basso costo provengono dai mari del Pacifico.
Buone notizie invece provengono per quanto riguarda un'ulteriore pericolo che può verificarsi in questi casi a distanza di qualche settimana dalla tragedia: la buona disponibilità di acqua potabile, cibo e farmaci, nonchè il tempestivo intervento della popolazione civile, dovrebbe scongiurare il rischio di epidemie. Non scongiurato il rischio di possibili ulteriori tsunami dovuti alle scosse di assestamento che si stanno verificando copiosamente negli ultimi due giorni.
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