AFORISMA DEL GIORNO
24 dicembre, 2010
23 dicembre, 2010
E' arrivato il calendario Molecularlab 2011
I ricercatori della community MolecularLab.it hanno realizzato un calendario con le più belle immagini scientifiche dei loro lavori: per un 2011 dedicato alla Scienza.
Sul sito MolecularLab.it sono stati raccolti numerosi contributi ed immagini provenienti dai ricercatori italiani sulla propria attività di laboratorio ed i suoi esperimenti. Degli oltre 35 lavori pubblicati ne sono stati selezionati 12 utilizzati per la realizzazione del Calendario che ha lo scopo di far conoscere la bellezza della Scienza e far condividere la passione per l'attività di Ricerca. Per il quinto anno il sito di divulgazione scientifica MolecularLab.it ha chiesto alla propria community di ricercatori ed aziende del settore biotech di inviare immagini che spaziano dalla vita di laboratorio alla microbiologia, dalla ricostruzione di modelli 3D di proteine alla biologia molecolare.
"Gli utenti hanno partecipato in modo entusiasta: per un mese di tempo sono stati raccolti oltre 35 lavori", ha commentato Riccardo Fallini, il fondatore della community. I contributi sono poi stati selezionati attraverso un sondaggio pubblico in cui ricercatori ed appassionati hanno potuto scegliere la composizione del calendario.
Sono state selezionate foto al microscopio di tessuti e cellule, esperimenti di microscopia a fluorescenza, immagini di ingegneria genetica e biologia molecolare: 12 foto che descrivono il mondo della ricerca e la passione per la scienza.
Il calendario ha avuto gli anni scorsi risalto anche sui media nazionali come il sito del Corriere della Sera o il Tg Leonardo, una rubrica del Tg3. Sul sito MolecularLab.it è possibile scaricare due formati del calendario: una versione mensile, per poter avere lo spazio per segnare delle note, gli appuntamenti ed i meetings del laboratorio; ed una annuale, per visualizzare a colpo d'occhio tutto il 2011. ed un formato A3 per chi vuole apprezzare in un colpo solo tutte le immagini raccolte. Per la stampa sono a disposizione anche immagini ed estratti utilizzabili. Per saperne di più => http://www.molecularlab.it/calendario2011/
Leggi tutto...
Sul sito MolecularLab.it sono stati raccolti numerosi contributi ed immagini provenienti dai ricercatori italiani sulla propria attività di laboratorio ed i suoi esperimenti. Degli oltre 35 lavori pubblicati ne sono stati selezionati 12 utilizzati per la realizzazione del Calendario che ha lo scopo di far conoscere la bellezza della Scienza e far condividere la passione per l'attività di Ricerca. Per il quinto anno il sito di divulgazione scientifica MolecularLab.it ha chiesto alla propria community di ricercatori ed aziende del settore biotech di inviare immagini che spaziano dalla vita di laboratorio alla microbiologia, dalla ricostruzione di modelli 3D di proteine alla biologia molecolare.
"Gli utenti hanno partecipato in modo entusiasta: per un mese di tempo sono stati raccolti oltre 35 lavori", ha commentato Riccardo Fallini, il fondatore della community. I contributi sono poi stati selezionati attraverso un sondaggio pubblico in cui ricercatori ed appassionati hanno potuto scegliere la composizione del calendario.
Sono state selezionate foto al microscopio di tessuti e cellule, esperimenti di microscopia a fluorescenza, immagini di ingegneria genetica e biologia molecolare: 12 foto che descrivono il mondo della ricerca e la passione per la scienza.
Il calendario ha avuto gli anni scorsi risalto anche sui media nazionali come il sito del Corriere della Sera o il Tg Leonardo, una rubrica del Tg3. Sul sito MolecularLab.it è possibile scaricare due formati del calendario: una versione mensile, per poter avere lo spazio per segnare delle note, gli appuntamenti ed i meetings del laboratorio; ed una annuale, per visualizzare a colpo d'occhio tutto il 2011. ed un formato A3 per chi vuole apprezzare in un colpo solo tutte le immagini raccolte. Per la stampa sono a disposizione anche immagini ed estratti utilizzabili. Per saperne di più => http://www.molecularlab.it/calendario2011/
22 dicembre, 2010
SLA: il governo stanzia 100 milioni di euro destinati a ricerca e assistenza domiciliare dei malati
Arrivano 400 milioni per il cinque per mille, di cui 100 destinati a interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica (Sla) per ricerca e assistenza domiciliare dei malati. E' una delle misure contenute nel cosiddetto decreto "Milleproroghe" approvato oggi dal consiglio dei ministri. Nel testo si legge che "le risorse complessive destinate alla liquidazione della quota del 5 per mille nell'anno 2011 sono quantificate nell'importo di euro 400.000.000; a valere su tale importo, una quota pari a 100 milioni di euro è destinata a interventi in tema di sclerosi amiotrofica per ricerca e assistenza domiciliare dei malati". In tal modo il governo risponde alle sollecitazioni delle associazioni rappresentanti i malati che richiedevano, a causa anche del preoccupante aumento dell'incidenza dei casi negli ultimi anni, risorse per l'assistenza dei soggetti colpiti. La SLA è una patologia rara (incidenza: 1-3 casi ogni 100.000 individui all'anno) e, nella quasi totalità dei casi, sporadica (le forme familiari sono circa il 10% del totale dei pazienti). Verosimilmente si tratta di una malattia ad origine multifattoriale; attualmente le ipotesi più accreditate per spiegare la degenerazione neuronale sono due: un danno di tipo citotossico, dovuto ad un eccesso di Glutammato, e un danno di tipo ossidativo, dovuto ad uno squilibrio tra sostanze ossidanti e sostanze riducenti nel microambiente che circonda i motoneuroni colpiti.l paziente affetto da SLA soffre di una degenerazione progressiva del motoneurone centrale e periferico, con un decorso del tutto imprevedibile e differente da soggetto a soggetto, con esiti disastrosi per la qualità di vita oltre che sulla sua sopravvivenza. Le conseguenze di questa malattia sono la perdita progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutizione (disfagia), dell'articolazione della parola (disartria) e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un'estensione variabile, fino ad arrivare alla compromissione dei muscoli respiratori, quindi alla necessità di ventilazione assistita e in seguito alla morte. La SLA in generale non altera le funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali del malato.
Leggi tutto...
19 dicembre, 2010
Alla scoperta del corpo umano con "Google Body Browser"
Dopo il web, le lingue e il mondo, Google apre una nuova frontiera dell'esplorazione 3D andando alla scoperta del corpo umano. Il colosso di Mountain View ha lanciato «Body Browser», un’applicazione che permette di navigare in 3D all’interno del corpo umano, zoomando con pochi click sui vari tessuti e organi che compongono l'orgainsmo, dal sistema nervoso agli organi più importanti. L'applicazione che il web sostiene già essere "rivoluzionaria" è accessibile, per il momento, attraverso il sito di Google Labs, dove vengono inseriti e testati i nuovi prodotti del motore di ricerca, ma i vertici di Stanford promettono che nell'arco di qualche mese sarà reso disponibile pubblicamente nella home page del sito, e che presto ripeterà il successo di altre applicazioni di google, quali ad esempio "Google Maps". Al momento unico limite consiste nel dover utilizzare preferenzialmente il browser creato e supportato da Google, Chrome, anche per avere il supporto delle WebGL, che possono essere scaricate anche per altri tipi di browser (ad esempio, Firefox, ma in quest'ultimo caso soltanto nella versione 4.0b che è ancora in fase di beta testing) cliccando qui.
Per accedere al servizio "Body Browser" di Google è sufficiente rivolgersi a questo indirizzo http://bodybrowser.googlelabs.com/ . Una volta aperto il browser e cliccando sul sito, utilizzando una semplice barra laterale è possibile ottenere una variazione della visualizzazione del corpo umano. Le opzioni di visualizzazione sono le seguenti: 1) Tegumentario (praticamente il corpo cosi com'è visto dall'esterno) 2) Muscoli 3) Ossa 4) Apparato Gastroenterico 5) Cuore 6) Cervello. Tramite il mouse è possibile quindi farsi una passeggiata fra i tessuti del corpo umano. Questa applicazione presenta però alcuni difetti: 1) permette una visuale anatomica e non istologica o anatomopatologica dei tessuti 2) la fisiologia è solo intuita, la visualizzazione è statica e non dinamica 3) la risoluzione non è molto elevata, ad esempio le scissure del telencefalo o le valvole del cuore non sono ben definite dal resto 4) data la complessità degli organi, si sarebbe dovuto porre delle opzioni per escludere la visualizzazione di certe parti quali per esempio il decorso dei vasi o dei nervi, al fine di sottolineare le caratteristiche degli organi principali. Sarebbe stato inoltre molto carina un'opzione per denominare e descrivere caso per caso le strutture su cui si poneva il mouse.
Sebbene in realtà tale applicazione nasce su di un'idea informatica non "nuova", dato che esistono già altri programmi che consentono di svolgere un'esplorazione più o meno accurata delle parti corporee, il fatto che sia sostenuta da un colosso informatico del web publishing può essere fondamentale per creare un sito a larghissima diffusione, soprattutto perchè rispetto a determinati programmi di esplorazione 1) l'utilizzo avviene online come un sito qualunque 2) l'applicazione è gratuita mentre altri programmi 3D sono molto costosi 3) l'accesso è aperto a tutti e non solo ai specializzati del settore. Essendo ancora in fase di "Testing", ci si aspetta molti miglioramenti nel corso dei mesi, creando uno strumento importantissimo per l'apprendimento delle nozioni mediche di base, soprattutto rivolto ai ragazzi e ai naviganti che si divertiranno apprendendo.
Leggi tutto...
Per accedere al servizio "Body Browser" di Google è sufficiente rivolgersi a questo indirizzo http://bodybrowser.googlelabs.com/ . Una volta aperto il browser e cliccando sul sito, utilizzando una semplice barra laterale è possibile ottenere una variazione della visualizzazione del corpo umano. Le opzioni di visualizzazione sono le seguenti: 1) Tegumentario (praticamente il corpo cosi com'è visto dall'esterno) 2) Muscoli 3) Ossa 4) Apparato Gastroenterico 5) Cuore 6) Cervello. Tramite il mouse è possibile quindi farsi una passeggiata fra i tessuti del corpo umano. Questa applicazione presenta però alcuni difetti: 1) permette una visuale anatomica e non istologica o anatomopatologica dei tessuti 2) la fisiologia è solo intuita, la visualizzazione è statica e non dinamica 3) la risoluzione non è molto elevata, ad esempio le scissure del telencefalo o le valvole del cuore non sono ben definite dal resto 4) data la complessità degli organi, si sarebbe dovuto porre delle opzioni per escludere la visualizzazione di certe parti quali per esempio il decorso dei vasi o dei nervi, al fine di sottolineare le caratteristiche degli organi principali. Sarebbe stato inoltre molto carina un'opzione per denominare e descrivere caso per caso le strutture su cui si poneva il mouse.
Sebbene in realtà tale applicazione nasce su di un'idea informatica non "nuova", dato che esistono già altri programmi che consentono di svolgere un'esplorazione più o meno accurata delle parti corporee, il fatto che sia sostenuta da un colosso informatico del web publishing può essere fondamentale per creare un sito a larghissima diffusione, soprattutto perchè rispetto a determinati programmi di esplorazione 1) l'utilizzo avviene online come un sito qualunque 2) l'applicazione è gratuita mentre altri programmi 3D sono molto costosi 3) l'accesso è aperto a tutti e non solo ai specializzati del settore. Essendo ancora in fase di "Testing", ci si aspetta molti miglioramenti nel corso dei mesi, creando uno strumento importantissimo per l'apprendimento delle nozioni mediche di base, soprattutto rivolto ai ragazzi e ai naviganti che si divertiranno apprendendo.
06 dicembre, 2010
Sanità: fino al 2015 ben 45 mila medici del SSN in pensione, ci sarà lavoro (ma non i soldi per sostituirli) ...
L'esodo è iniziato e sarà molto difficile fermarlo. I medici vanno via dagli ospedali italiani e in buona parte non vengono sostituiti. Dal 2010 in avanti, ogni anno ne verranno pensionati in media oltre il doppio di quelli che saranno assunti. Perché il numero di chi entra torni ad essere identico a quello di chi esce bisogna aspettare tantissimo, addirittura fino al 2028. A lanciare l'allarme è il sindacato "Anaao" che, in una ricerca presentata di recente, riporta dati inequivocabili: già quest'anno potrebbero smettere di lavorare 14mila dottori dei 120mila dipendenti del servizio sanitario. E dal 2011 al 2015 se ne andranno altri 30mila. In sei anni più di un terzo della forza lavoro sparirà. Il tutto mentre dalle facoltà di Medicina vengono sfornati solo 5mila specialisti all'anno, di cui appena 3.500 scelgono di lavorare negli ospedali pubblici. Anche il Ministero ha fatto una previsione a tinte fosche: nel 2018 al nostro sistema sanitario mancheranno 22mila camici bianchi.
Come se ne esce? Secondo il segretario nazionale dell'Anaao, Costantino Troise, bisogna assumere i medici laureati prima che concludano la specializzazione nei reparti universitari (lunga 5-6 anni): "Dobbiamo inserire questi colleghi nel sistema sanitario e qui fargli concludere la formazione. In questo modo gli organici saranno rinforzati. L'Università non farebbe i salti di gioia, perché gli specializzandi sono forza lavoro a basso costo che svolge un gran volume di prestazioni, ma èl'unico modo per contrastare l'esodo. E poi le facoltà devono far entrare più persone". Solo un candidato su 7, oggi, passa il test per iscriversi a Medicina.
A provocare l'aumento esponenziale dei pensionamenti sono più fattori. Nuove norme permettono ai dottori ospedalieri di andare in pensione con 40 anni di contributi anche se hanno meno di 65 anni. Un tempo il riscatto degli anni di laurea era molto vantaggioso e in tanti raggiungono il massimo dei contributi a 60 anni. Inoltre, segnalano i membri del sindacato che hanno fatto la ricerca, Carlo Palermo e Enrico Reginato, le condizioni previdenziali stanno peggiorando. Molti decideranno di smettere di lavorare, del resto dal 2005 in poi la media dell'età di chi è andato in pensione è stata di 61-62 anni. Ma si trattava di circa 2.500 dottori all'anno, non di 7mila.
Proprio nel 2010 la curva pensionistica, basata sull'anno di nascita dei dottori e sulla loro anzianità, inizia a salire in modo esponenziale, la maggior parte dei medici in servizio sono nati infatti tra il 1950 e il 1959. "È evidente - suggeriscono Palermo e Reginato - che un medico costretto dalle attuali condizioni lavorative a fare turni di guardia ed una mole elevata di straordinario, in condizioni di alto rischio professionale, all'età di 61-62 anni decida di ritirarsi in pensione".
A fronte delle uscite, ci sono i problemi economici della sanità italiana, con certe Regioni che hanno bloccato il turnover per i piani di rientro e le altre che comunque non vivono condizioni di bilancio floride. In molti affrontano le difficoltà di organico cambiando l'organizzazione. Toscana ed Emilia, ad esempio, hanno varato progetti per aumentare la responsabilità degli infermieri del 118 e di quelli degli ospedali, che si occupano dei cosiddetti codici bianchi, cioè meno gravi, proprio per lasciare ai dottori il tempo di dedicarsi ai casi più importanti. Un'idea contrastata da alcuni Ordini dei medici (Bologna, Milano) con tanto di esposti in procura.
FONTE: Repubblica.it
AUTORE: Michele Bocci
Leggi tutto...
Come se ne esce? Secondo il segretario nazionale dell'Anaao, Costantino Troise, bisogna assumere i medici laureati prima che concludano la specializzazione nei reparti universitari (lunga 5-6 anni): "Dobbiamo inserire questi colleghi nel sistema sanitario e qui fargli concludere la formazione. In questo modo gli organici saranno rinforzati. L'Università non farebbe i salti di gioia, perché gli specializzandi sono forza lavoro a basso costo che svolge un gran volume di prestazioni, ma èl'unico modo per contrastare l'esodo. E poi le facoltà devono far entrare più persone". Solo un candidato su 7, oggi, passa il test per iscriversi a Medicina.
A provocare l'aumento esponenziale dei pensionamenti sono più fattori. Nuove norme permettono ai dottori ospedalieri di andare in pensione con 40 anni di contributi anche se hanno meno di 65 anni. Un tempo il riscatto degli anni di laurea era molto vantaggioso e in tanti raggiungono il massimo dei contributi a 60 anni. Inoltre, segnalano i membri del sindacato che hanno fatto la ricerca, Carlo Palermo e Enrico Reginato, le condizioni previdenziali stanno peggiorando. Molti decideranno di smettere di lavorare, del resto dal 2005 in poi la media dell'età di chi è andato in pensione è stata di 61-62 anni. Ma si trattava di circa 2.500 dottori all'anno, non di 7mila.
Proprio nel 2010 la curva pensionistica, basata sull'anno di nascita dei dottori e sulla loro anzianità, inizia a salire in modo esponenziale, la maggior parte dei medici in servizio sono nati infatti tra il 1950 e il 1959. "È evidente - suggeriscono Palermo e Reginato - che un medico costretto dalle attuali condizioni lavorative a fare turni di guardia ed una mole elevata di straordinario, in condizioni di alto rischio professionale, all'età di 61-62 anni decida di ritirarsi in pensione".
A fronte delle uscite, ci sono i problemi economici della sanità italiana, con certe Regioni che hanno bloccato il turnover per i piani di rientro e le altre che comunque non vivono condizioni di bilancio floride. In molti affrontano le difficoltà di organico cambiando l'organizzazione. Toscana ed Emilia, ad esempio, hanno varato progetti per aumentare la responsabilità degli infermieri del 118 e di quelli degli ospedali, che si occupano dei cosiddetti codici bianchi, cioè meno gravi, proprio per lasciare ai dottori il tempo di dedicarsi ai casi più importanti. Un'idea contrastata da alcuni Ordini dei medici (Bologna, Milano) con tanto di esposti in procura.
FONTE: Repubblica.it
AUTORE: Michele Bocci
01 dicembre, 2010
Entra nel "Dream Garage" di Chevrolet
Da qualche anno è in atto una vera e propria "guerra" fra le diverse case automobilistiche che puntano ad imporre sul mercato i propri modelli di "citycar". Dal preludio del grande successo della smart, l'utilizzo di una citycary porta a diversi vantaggi: meno costi relativi ad assicurazione e bollo, ridotti consumi in quanto spesso il motore a cilindrata ridotta si accompagna a nuove tecnologie che vedono l'uso di diesel o gpl, minor volume occupato dall'auto quindi più facilità nel trovare parcheggio e costi relativamente ridotti rispetto ad auto familiari di cilindrata maggiore. La Chevrolet rappresenta una delle marche che si è "convertita" alla produzione delle citycar dopo un passato, e un presente, di gloriose auto sportive. Tramite un concorso sul proprio sito permettono di promuovere in modo "virale" la loro ultima nata.
Il gioco, chiamato "Dream Garage" alla base del concorso è semplice: tramite la lettura di alcuni indizi relativi ad una vettura mostrata ma "nascosta" da un telone il navigante è invitato a scegliere tra i modelli per trovare quello che più corrisponde agli indizi, nonchè la scelta del colore, e cliccando su "Invia" si partecipa alla estrazione dove si viene inseriti nella lista per vincere una Corvette o una delle auto disponibili in gara, quale una compatta sportiva, una sette posti o una macchina sportiva, oppure appunto una citycar. Ogni “partita” è accompagnata da una accurata descrizione dei modelli di auto prodotti dalla casa madre, nonchè da un contatore che segnala quanti giorni, ore e minuti mancano all’estrazione dell’auto in palio, tanto per ricordarsi fra qualche mese di aver partecipato. Le auto in concorso sono 4 e non verranno svelate fino alla fine del singolo turno. Inoltre, come ogni pubblicità virale che si rispetti, è promosso l'invito di cinque amici a partecipare tramite email o tramite FaceBook in modo da aumentare le possibilità di vittoria.
Al di là del simpatico concorso, in cui non so voi ma di certo io non vinco mai, è interessante dare un'occhiata ai prezzi dei vari modelli, soprattutto se si sta valutando l'acquisto di una nuova auto. Io l'ho cambiata da poco optando per un'altra marca, ma sto facendo un pensiero per un altro loro modello, la Chevrolet Cruze, voi che ne pensate?
Articolo sponsorizzato
Leggi tutto...
Il gioco, chiamato "Dream Garage" alla base del concorso è semplice: tramite la lettura di alcuni indizi relativi ad una vettura mostrata ma "nascosta" da un telone il navigante è invitato a scegliere tra i modelli per trovare quello che più corrisponde agli indizi, nonchè la scelta del colore, e cliccando su "Invia" si partecipa alla estrazione dove si viene inseriti nella lista per vincere una Corvette o una delle auto disponibili in gara, quale una compatta sportiva, una sette posti o una macchina sportiva, oppure appunto una citycar. Ogni “partita” è accompagnata da una accurata descrizione dei modelli di auto prodotti dalla casa madre, nonchè da un contatore che segnala quanti giorni, ore e minuti mancano all’estrazione dell’auto in palio, tanto per ricordarsi fra qualche mese di aver partecipato. Le auto in concorso sono 4 e non verranno svelate fino alla fine del singolo turno. Inoltre, come ogni pubblicità virale che si rispetti, è promosso l'invito di cinque amici a partecipare tramite email o tramite FaceBook in modo da aumentare le possibilità di vittoria.
Al di là del simpatico concorso, in cui non so voi ma di certo io non vinco mai, è interessante dare un'occhiata ai prezzi dei vari modelli, soprattutto se si sta valutando l'acquisto di una nuova auto. Io l'ho cambiata da poco optando per un'altra marca, ma sto facendo un pensiero per un altro loro modello, la Chevrolet Cruze, voi che ne pensate?
Articolo sponsorizzato
29 novembre, 2010
E' morto il celebre regista Mario Monicelli, suicidatosi in ospedale
E' morto lanciandosi dalla finestra del quinto piano del reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato da qualche giorno. E' morto cosi, a 95 anni, il celebre regista Mario Monicelli, fondatore ed esponente più autentico di quella nobile tradizione nostrana che va sotto il nome di commedia all'italiana. Un genere che al suo genio, al suo talento, deve tantissimo. Come dimostra l'elenco dei suoi film più noti (in tutto ne ha girati quasi settanta): da La grande guerra ai Soliti ignoti, da Amici miei a Guardie e ladri, da L'armata Brancaleone a La ragazza con la pistola. Così come a lui devono tantissimo i migliori attori italiani del Novecento, a cui ha regalato pellicole e ruoli indimenticabili: da Vittorio Gassman a Totò, da Marcello Mastroianni ad Alberto Sordi, passando per Monica Vitti.
Toscanaccio di origine e di temperamento, Monicelli nasce a Viareggio il 15 maggio del 1915. Figlio di Tommaso, critico teatrale e giornalista, dopo la laurea in storia e filosofia a Pisa Mario esordisce nel cinema nel 1932 con il corto, firmato insieme ad Alberto Mondadori, Cuore rivelatore. Emigrato nella Roma fascista, il regista si ambienta subito, nella capitale dell'Italia mussoliniana: anche se, come tutti i giovani di temperamento un po' anarchico, soffre la mancanza di libertà imposta dal regime. E così è solo nel dopoguerra, nel Paese diventato repubblicano, che insieme ad autori come Dino Risi, Luigi Comencini e Steno inventa, e rende grande, il filone aureo della commedia all'italiana. Raccogliendo enormi successi di pubblico, ma anche riconoscimenti ufficiali: ad esempio il suo Guardie e ladri ottiene due premi a Cannes nel '51, mentre I soliti ignoti viene nominato agli Oscar. Per non parlare dell'exploit della Grande guerra (1959), trionfatore a Venezia con il Leone d'oro.
Opere di enorme valore, che esprimono al meglio lo stile peculiare di Monicelli: un misto di intelligenza applicata alle cose, di umanità disincantata e dolente, di amore per i perdenti e per chi non riesce fino in fondo ad adeguarsi alle regole del mondo. Il tutto filtrato attraverso un sorriso amaro che ritroviamo sul volto di quasi tutti i protagonisti dei suoi film.
Intanto, dopo aver cavalcato l'onda lunga del genere negli anni Cinquanta e Sessanta, nei più complessi e travagliati Settanta Monicelli non perde la sua carica innovativa: nel 1975 raccoglie l'ultima volontà di Pietro Germi che gli affida la realizzazione di Amici miei, film diventato un cult assoluto; mentre nel 1977 recupera la dimensione tragica con Un borghese piccolo piccolo, interpretato da un grande Alberto Sordi. Seguono, nei decenni successivi, varie altre regie, tra cui spiccano Il marchese del Grillo (1981), Speriamo che sia femmina (1985) e il feroce Parenti serpenti (1993).
Dopo un periodo di inattività, dovuto a motivi di salute ma anche in parte a difficoltà produttive, qualche anno fa, nel 2006, arriva il tanto desiderato ritorno sul set di un film: è Le rose del deserto, liberamente ispirato a Il deserto della Libia di Mario Tobino e a Guerra d'Albania di Giancarlo Fusco. Opera impegnativa, sul filone "italiani brava gente" mandati a morire lontano. Per Monicelli un ritorno da leone, comunque venga giudicata la pellicola. Poi, subito dopo, l'ultimo passaggio a Venezia, per presentare un cortometraggio dedicato al quartiere romano in cui è vissuto e si è sempre sentito a casa: il Rione Monti.
Ma non c'è solo voglia di cinema, nell'ultima parte della sua vita. Nell'ultimo anno, infatti, il regista fa sentire forte il suo sostegno alle proteste contro i tagli alla cultura. E qualche mese fa incontra anche gli studenti in rivolta alla Terza università della capitale. A dimostrazione della sua volontà di non arrendersi.
FONTE: Repubblica.it
Leggi tutto...
Toscanaccio di origine e di temperamento, Monicelli nasce a Viareggio il 15 maggio del 1915. Figlio di Tommaso, critico teatrale e giornalista, dopo la laurea in storia e filosofia a Pisa Mario esordisce nel cinema nel 1932 con il corto, firmato insieme ad Alberto Mondadori, Cuore rivelatore. Emigrato nella Roma fascista, il regista si ambienta subito, nella capitale dell'Italia mussoliniana: anche se, come tutti i giovani di temperamento un po' anarchico, soffre la mancanza di libertà imposta dal regime. E così è solo nel dopoguerra, nel Paese diventato repubblicano, che insieme ad autori come Dino Risi, Luigi Comencini e Steno inventa, e rende grande, il filone aureo della commedia all'italiana. Raccogliendo enormi successi di pubblico, ma anche riconoscimenti ufficiali: ad esempio il suo Guardie e ladri ottiene due premi a Cannes nel '51, mentre I soliti ignoti viene nominato agli Oscar. Per non parlare dell'exploit della Grande guerra (1959), trionfatore a Venezia con il Leone d'oro.
Opere di enorme valore, che esprimono al meglio lo stile peculiare di Monicelli: un misto di intelligenza applicata alle cose, di umanità disincantata e dolente, di amore per i perdenti e per chi non riesce fino in fondo ad adeguarsi alle regole del mondo. Il tutto filtrato attraverso un sorriso amaro che ritroviamo sul volto di quasi tutti i protagonisti dei suoi film.
Intanto, dopo aver cavalcato l'onda lunga del genere negli anni Cinquanta e Sessanta, nei più complessi e travagliati Settanta Monicelli non perde la sua carica innovativa: nel 1975 raccoglie l'ultima volontà di Pietro Germi che gli affida la realizzazione di Amici miei, film diventato un cult assoluto; mentre nel 1977 recupera la dimensione tragica con Un borghese piccolo piccolo, interpretato da un grande Alberto Sordi. Seguono, nei decenni successivi, varie altre regie, tra cui spiccano Il marchese del Grillo (1981), Speriamo che sia femmina (1985) e il feroce Parenti serpenti (1993).
Dopo un periodo di inattività, dovuto a motivi di salute ma anche in parte a difficoltà produttive, qualche anno fa, nel 2006, arriva il tanto desiderato ritorno sul set di un film: è Le rose del deserto, liberamente ispirato a Il deserto della Libia di Mario Tobino e a Guerra d'Albania di Giancarlo Fusco. Opera impegnativa, sul filone "italiani brava gente" mandati a morire lontano. Per Monicelli un ritorno da leone, comunque venga giudicata la pellicola. Poi, subito dopo, l'ultimo passaggio a Venezia, per presentare un cortometraggio dedicato al quartiere romano in cui è vissuto e si è sempre sentito a casa: il Rione Monti.
Ma non c'è solo voglia di cinema, nell'ultima parte della sua vita. Nell'ultimo anno, infatti, il regista fa sentire forte il suo sostegno alle proteste contro i tagli alla cultura. E qualche mese fa incontra anche gli studenti in rivolta alla Terza università della capitale. A dimostrazione della sua volontà di non arrendersi.
FONTE: Repubblica.it
Curare apnee notturne può contribuire a ridurre la sonnolenza diurna
Curare le apnee notturne, puo' contribuire a ridurre gli incidenti stradali. Questo perche' l'Osas, la sigla con cui si definisce in termini medici l'apnea notturna e il russare, puo' portare sonnolenza diurna che sempre di piu' (basti pensare al temuto colpo di sonno) e' ritenuta causa di numerosi incidenti stradali. Di questo argomento si e' parlato al XXII congresso internazionale della SIDO, Societa' Italiana di Ortodonzia, perche' anche il dentista e l'ortodontista possono curare l'OSAS. Il ruolo dell'ortodontista e' di grande importanza perche', incontrando ogni anno migliaia di pazienti puo' facilmente fare campagna informativa e di prevenzione sull'argomento. Durante la valutazione dello stato di salute del paziente, l'ortodontista, poi, puo' anche chiedere al paziente se russa, se ha frequenti apnee notturne o se soffre di sonnolenza diurna. Domande importanti che potrebbero davvero salvare molte vite, se il paziente si riconosce in questi sintomi e lo specialista lo indirizza a un esperto di medicina del sonno. Dopo una polisonnografia, esame indolore e non invasivo (consiste nel monitoraggio del sonno del paziente) l'esperto individua il problema e indirizza il paziente dal giusto specialista che puo' essere lo pneumologo, l'otorinolaringoiatra o il chirurgo maxillofacciale. Spesso, a chi soffre di questi disturbi viene consigliato di usare la notte il CPAP, una mascherina che apre le vie aeree, permette un sonno migliore. Per casi meno gravi il paziente viene rimandato nuovamente dal dentista che realizza uno speciale apparecchio anti russamento. "L'OSAS", spiega la presidente della SIDO, Carmela Savastano, "va curato con un approccio multidisciplinare, per migliorare la qualita' del sonno e la qualita' della vita del paziente in generale. Il paziente che piu' facilmente e' colpito da questi disturbi e' uomo con un'eta' compresa tra i 45 e 55 anni in sovrappeso, ancora in piena attivita' lavorativa. La cura permette di tornare tranquillamente alla guida dell'auto e una migliore efficienza cognitiva".
FONTE: Agi.it Salute
Leggi tutto...
FONTE: Agi.it Salute
Ciao Ippocrate: sarà denunciato il medico che ha soccorso un immigrato assiderato in protesta...
Indagini per "accertare le responsabilità individuali del personale medico e di altre persone non appartenenti alla struttura sanitaria che avrebbero aiutato lo straniero a lasciare l'ospedale eludendo anche la sorveglianza degli organi di polizia". Ipotesi di reato: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Reazione dura, piccata, quella della questura. Sorpresa dalla sparizione di Mahmoud, l'emigrato egiziano accompagnato al pronto soccorso del San Paolo sabato sera, con un principio di assideramento e conati di vomito e dolori al costato.
Convinto dalle pressioni della Digos e dall'intervento di un medico dell'ospedale, Andrea Crosignani, a scendere giù dalla torre della ex Carlo Erba dopo 23 giorni di protesta e arrivato in codice giallo al San Paolo. Avrebbe dovuto restare lì per tutta la domenica, per accertamenti, la digos aveva evitato di piantonarlo. Le dimissioni, firmate dallo stesso Crosignani, sono arrivate domenica mattina alle 7.42. Non c'erano poliziotti in corsia. Mahmoud se ne è andato. Una fuga, per via Fatebenefratelli, con un occhio chiuso da parte della struttura e un aiuto da parte delle associazioni che hanno sostenuto la lotta del 23enne egiziano e degli altri due immigrati rimasti sulla ciminiera. "I fatti costituenti reato saranno oggetto di denuncia all'autorità giudiziaria", promettono in questura.
In difesa di Crosignani, il medico che aveva visitato l'egiziano a 40 metri d'altezza, convincendolo a farsi portare in ospedale, è intervenuta immediatamente la direzione del San Paolo: "La procedura è corretta - fanno sapere - il paziente è stato rilasciato in base alle sue condizioni cliniche, non c'erano motivi per trattenerlo". Sulla vicenda, le parole calme del medico: "Ho semplicemente fatto il mio lavoro - spiega Crosignani - dopo aver soccorso Mahmoud sulla torre, sono passato a trovarlo in reparto. Succede spesso, quando interveniamo sul posto. Ieri mattina l'ho visitato e non c'era nessun motivo per trattenerlo in ospedale".
Crosignani si è precipitato sulla cima della torre sabato pomeriggio, dopo il via libera delle forze dell'ordine ai soccorsi dell'egiziano. Mahmoud aveva perso i sensi più volte. Quando il medico ha raggiunto la piattaforma, a quaranta metri di altezza, l'ha trovato avvolto nelle coperte, rigido come un pezzo di ghiaccio e febbricitante. Un principio di congelamento. "Non era grave, ma non poteva più rimanere lì al gelo ed erano necessari accertamenti". Dopo essere stato portato in ambulanza al pronto soccorso, Mahmoud è stato riconosciuto dalla polizia, che ha consegnato al ragazzo un ordine di comparizione in questura dopo cinque giorni.
"Del fatto che fosse sotto sorveglianza non mi ha informato nessuno: l'unico contatto che ho avuto con la Digos è stata la telefonata in cui mi chiedevano di dire al ragazzo di stare tranquillo perché per lui non ci sarebbero state conseguenze. Sapevo del mandato di comparizione in questura ma non c'erano impedimenti al suo ritorno a casa". Le dimissioni sono state firmate quindi ieri mattina, venti minuti prima che si presentassero gli agenti.
Di fronte all'ipotesi di denuncia del medico da parte della questura, i verdi annunciano un esposto in procura e uno alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo. "Un gesto di violenza senza precedenti che induce i medici a non tener fede al giuramento di Ippocrate - commenta il presidente, Angelo Bonelli - si è superato il limite dell'umana pietas".
FONTE: Repubblica.it
Leggi tutto...
Convinto dalle pressioni della Digos e dall'intervento di un medico dell'ospedale, Andrea Crosignani, a scendere giù dalla torre della ex Carlo Erba dopo 23 giorni di protesta e arrivato in codice giallo al San Paolo. Avrebbe dovuto restare lì per tutta la domenica, per accertamenti, la digos aveva evitato di piantonarlo. Le dimissioni, firmate dallo stesso Crosignani, sono arrivate domenica mattina alle 7.42. Non c'erano poliziotti in corsia. Mahmoud se ne è andato. Una fuga, per via Fatebenefratelli, con un occhio chiuso da parte della struttura e un aiuto da parte delle associazioni che hanno sostenuto la lotta del 23enne egiziano e degli altri due immigrati rimasti sulla ciminiera. "I fatti costituenti reato saranno oggetto di denuncia all'autorità giudiziaria", promettono in questura.
In difesa di Crosignani, il medico che aveva visitato l'egiziano a 40 metri d'altezza, convincendolo a farsi portare in ospedale, è intervenuta immediatamente la direzione del San Paolo: "La procedura è corretta - fanno sapere - il paziente è stato rilasciato in base alle sue condizioni cliniche, non c'erano motivi per trattenerlo". Sulla vicenda, le parole calme del medico: "Ho semplicemente fatto il mio lavoro - spiega Crosignani - dopo aver soccorso Mahmoud sulla torre, sono passato a trovarlo in reparto. Succede spesso, quando interveniamo sul posto. Ieri mattina l'ho visitato e non c'era nessun motivo per trattenerlo in ospedale".
Crosignani si è precipitato sulla cima della torre sabato pomeriggio, dopo il via libera delle forze dell'ordine ai soccorsi dell'egiziano. Mahmoud aveva perso i sensi più volte. Quando il medico ha raggiunto la piattaforma, a quaranta metri di altezza, l'ha trovato avvolto nelle coperte, rigido come un pezzo di ghiaccio e febbricitante. Un principio di congelamento. "Non era grave, ma non poteva più rimanere lì al gelo ed erano necessari accertamenti". Dopo essere stato portato in ambulanza al pronto soccorso, Mahmoud è stato riconosciuto dalla polizia, che ha consegnato al ragazzo un ordine di comparizione in questura dopo cinque giorni.
"Del fatto che fosse sotto sorveglianza non mi ha informato nessuno: l'unico contatto che ho avuto con la Digos è stata la telefonata in cui mi chiedevano di dire al ragazzo di stare tranquillo perché per lui non ci sarebbero state conseguenze. Sapevo del mandato di comparizione in questura ma non c'erano impedimenti al suo ritorno a casa". Le dimissioni sono state firmate quindi ieri mattina, venti minuti prima che si presentassero gli agenti.
Di fronte all'ipotesi di denuncia del medico da parte della questura, i verdi annunciano un esposto in procura e uno alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo. "Un gesto di violenza senza precedenti che induce i medici a non tener fede al giuramento di Ippocrate - commenta il presidente, Angelo Bonelli - si è superato il limite dell'umana pietas".
FONTE: Repubblica.it
Muore il grande attore americano Leslie Nielsen
Il mondo della televisione americana è in lutto per la morte del grande attore canadese Leslie Nielsen, andatosene all'età di 84 anni per le complicazioni di una polmonite. Uno degli attori simbolo degli anni '80 e '90, aveva al suo attivo oltre 60 anni di carriera. Nielsen deve la sua fama al ruolo detective "Frank Drebin" e alla sua interpretazione come dottor Rumack in "L'aereo più pazzo del mondo", ma la sua è stata una lunghissima carriera cinematografica e televisiva dove alternava ruoli comici a ruoli drammatici. Il portavoce ha fatto sapere che l'attore è morto in un ospedale vicino alla sua casa di Fort Lauderdale per le complicazioni di una polmonite.
Nato in Canada e fratello di un premier canadese, aveva utilizzato questo passato in ruoli drammatici per aggiungere humour ai suoi ruoli comici, tramite il contrasto tra il volto serioso e le battute fulminanti in situazioni paradossali. Aveva recitato in oltre 50 film prima di approdare sull'aereo più pazzo del mondo - parodia delle serie catastrofiche degli anni 70, e poi alla trilogia della Pallottola spuntata (tra il 1988 e il 1994) che gli ha regalato la celebrità nel ruolo del luogotenente Frank Debrin, al fianco del capitano Hocken e della bella Jane Spencer, interpretata da Priscilla Presley. L'immagine di attore serio di teatro fu capovolta a favore dei successivi film del filone comico-demenziale degli anni ottanta sotto l'egida della ditta Zucker-Abrahams-Zucker, come appunto L'aereo più pazzo del mondo (1980) e la trilogia di Una pallottola spuntata che parodiavano i film catastrofici, polizieschi ed horror in voga nella cinematografia del periodo. In Italia è apparso in S.P.Q.R. 2000 e ½ anni fa (1994), di Carlo Vanzina.
In anni recenti Nielsen aveva interpretato ruoli maggiormente impegnati e si era dedicato al teatro, nonché al doppiaggio di cartoni animati ed aveva prestato la voce per spot pubblicitari e programmi per l'infanzia: non aveva comunque rinnegato la sua verve comica, tant'è che negli ultimi anni aveva trovato il tempo di partecipare al terzo (2003) e quarto episodio (2006) della fortunata serie comico-parodistica Scary Movie, diretta dall'amico e "mostro sacro" del cinema demenziale americano David Zucker.
Amava ridere sul nomignolo di Laurence Olivier della commedia: "Suppongo
che questo renda Laurence Olivier il Leslie Nielsen di Shakespeare", diceva. La "Pattola spuntata" ha incassato 216 milioni di dollari al box office, uno dei più alti ricavi mai ottenuti da un film comico negli ultimi 30 anni.
Leggi tutto...
Nato in Canada e fratello di un premier canadese, aveva utilizzato questo passato in ruoli drammatici per aggiungere humour ai suoi ruoli comici, tramite il contrasto tra il volto serioso e le battute fulminanti in situazioni paradossali. Aveva recitato in oltre 50 film prima di approdare sull'aereo più pazzo del mondo - parodia delle serie catastrofiche degli anni 70, e poi alla trilogia della Pallottola spuntata (tra il 1988 e il 1994) che gli ha regalato la celebrità nel ruolo del luogotenente Frank Debrin, al fianco del capitano Hocken e della bella Jane Spencer, interpretata da Priscilla Presley. L'immagine di attore serio di teatro fu capovolta a favore dei successivi film del filone comico-demenziale degli anni ottanta sotto l'egida della ditta Zucker-Abrahams-Zucker, come appunto L'aereo più pazzo del mondo (1980) e la trilogia di Una pallottola spuntata che parodiavano i film catastrofici, polizieschi ed horror in voga nella cinematografia del periodo. In Italia è apparso in S.P.Q.R. 2000 e ½ anni fa (1994), di Carlo Vanzina.
In anni recenti Nielsen aveva interpretato ruoli maggiormente impegnati e si era dedicato al teatro, nonché al doppiaggio di cartoni animati ed aveva prestato la voce per spot pubblicitari e programmi per l'infanzia: non aveva comunque rinnegato la sua verve comica, tant'è che negli ultimi anni aveva trovato il tempo di partecipare al terzo (2003) e quarto episodio (2006) della fortunata serie comico-parodistica Scary Movie, diretta dall'amico e "mostro sacro" del cinema demenziale americano David Zucker.
Amava ridere sul nomignolo di Laurence Olivier della commedia: "Suppongo
che questo renda Laurence Olivier il Leslie Nielsen di Shakespeare", diceva. La "Pattola spuntata" ha incassato 216 milioni di dollari al box office, uno dei più alti ricavi mai ottenuti da un film comico negli ultimi 30 anni.
21 novembre, 2010
Prorogato il termine per le iscrizioni a "Eunomia Sanità"
Ancora pochi giorni per presentare la domanda di partecipazione alla seconda edizione di Eunomia Sanità, il Corso di Alta Formazione sulle politiche per la salute, che si terrà a Firenze dal 16 al 18 dicembre 2010. Il termine per le iscrizioni, che era previsto per lunedì 22 novembre, è stato rinviato a lunedì 29 novembre.
Eunomia Sanità è un master unico nella sua dimensione tecnico –politica, che nasce come momento di riflessione e di approfondimento sul tema della Sanità, sulla scia delle precedenti esperienze di Eunomia Master - Corso di Alta Formazione Politica.
Al centro dell’edizione 2010 ci sarà l’analisi dei rapporti fra assetto federale e sanità, con una particolare attenzione al ruolo istituzionale dei Comuni.
Eunomia Sanità, che viene realizzata in collaborazione con l’Assessorato al Diritto alla Salute della Regione Toscana e con Anci Toscana, si articola in una serie di workshop, incontri e lezioni di alto livello, il cui intento è quello di generare proposte innovative che facciano capo ad un modello di sanità integrato e rispondente alle esigenze dei cittadini. Docenti del Corso sono personalità di rilievo del mondo delle istituzioni, della ricerca e degli operatori pubblici e privati del settore sanitario.
Fra i protagonisti della seconda edizione, che includerà, oltre agli workshop riservati agli allievi, due incontri pubblici dedicati alla discussione sui possibili percorsi verso una sanità federale e sull’importanza che devono comunque rivestire i valori di universalismo ed equità: Daniela Scaramuccia, Assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana, Tommaso Langiano, Direttore Generale AOU Meyer di Firenze, Massimo Casciello, Direttore generale della ricerca scientifica e tecnologica del Ministero della Salute, Cesare Cislaghi, Responsabile della Sezione LEA e Monitoraggio Spesa sanitaria della Age.na.s (Agenzia Nazionale per i servizi Sanitari Regionali) e Monica Bettoni, Direttore Generale dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma.
Il Corso è indirizzato a giovani (under 40) dirigenti di strutture sanitarie pubbliche e private, politici, esperti nel settore organizzativo della Sanità e in tema di etica in medicina, quadri dirigenti del settore e rappresentanti di associazioni di pazienti.
L’Associazione Eunomia e la Fondazione Eunomia, grazie ai contributi degli sponsor, mettono a disposizione degli interessati 40 borse di studio destinate alla copertura delle spese di partecipazione al Corso di alta formazione e di ospitalità per i borsisti residenti fuori del Comune di Firenze.
Info sul sito www.eunomiaonline.it, sezione Sanità.
Ufficio stampa: Dorado Communications
tel.055.47891240 mail: ufficiostampa@doradocom.com
Leggi tutto...
Eunomia Sanità è un master unico nella sua dimensione tecnico –politica, che nasce come momento di riflessione e di approfondimento sul tema della Sanità, sulla scia delle precedenti esperienze di Eunomia Master - Corso di Alta Formazione Politica.
Al centro dell’edizione 2010 ci sarà l’analisi dei rapporti fra assetto federale e sanità, con una particolare attenzione al ruolo istituzionale dei Comuni.
Eunomia Sanità, che viene realizzata in collaborazione con l’Assessorato al Diritto alla Salute della Regione Toscana e con Anci Toscana, si articola in una serie di workshop, incontri e lezioni di alto livello, il cui intento è quello di generare proposte innovative che facciano capo ad un modello di sanità integrato e rispondente alle esigenze dei cittadini. Docenti del Corso sono personalità di rilievo del mondo delle istituzioni, della ricerca e degli operatori pubblici e privati del settore sanitario.
Fra i protagonisti della seconda edizione, che includerà, oltre agli workshop riservati agli allievi, due incontri pubblici dedicati alla discussione sui possibili percorsi verso una sanità federale e sull’importanza che devono comunque rivestire i valori di universalismo ed equità: Daniela Scaramuccia, Assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana, Tommaso Langiano, Direttore Generale AOU Meyer di Firenze, Massimo Casciello, Direttore generale della ricerca scientifica e tecnologica del Ministero della Salute, Cesare Cislaghi, Responsabile della Sezione LEA e Monitoraggio Spesa sanitaria della Age.na.s (Agenzia Nazionale per i servizi Sanitari Regionali) e Monica Bettoni, Direttore Generale dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma.
Il Corso è indirizzato a giovani (under 40) dirigenti di strutture sanitarie pubbliche e private, politici, esperti nel settore organizzativo della Sanità e in tema di etica in medicina, quadri dirigenti del settore e rappresentanti di associazioni di pazienti.
L’Associazione Eunomia e la Fondazione Eunomia, grazie ai contributi degli sponsor, mettono a disposizione degli interessati 40 borse di studio destinate alla copertura delle spese di partecipazione al Corso di alta formazione e di ospitalità per i borsisti residenti fuori del Comune di Firenze.
Info sul sito www.eunomiaonline.it, sezione Sanità.
Ufficio stampa: Dorado Communications
tel.055.47891240 mail: ufficiostampa@doradocom.com
17 novembre, 2010
Invictus, la poesia degli ammalati...
Recentemente viene ascoltata di tanto in tanto grazie allo spot televisivo che viene trasmesso su Italia1 associato all'hype di un loro futuro programma televisivo. Tuttavia probabilmente l'uso svolto da Mediaset è in questo caso abbastanza improprio, dato che questa è una delle poesie rappresentanti un inno alla vita per tutti gli ammalati. "Invictus" è una poesia scritta dal poeta inglese William Ernest Henley, nato nel 1849 e scomparso nel 1903. Il titolo proviene dal latino e significa "invinto", ossia "mai sconfitto". Fu composta nel 1875 e pubblicata per la prima volta nel 1888 nel libro "Book of Verses" di Henley, dov'era la quarta di una serie di poesie intitolate "Echoes of Life and Death".In origine non recava un titolo: le prime stampe contenevano solo la dedica A R. T. H. B., un riferimento a Robert Thomas Hamilton Bruce cioè un mercante scozzese che era anche un mecenate letterario. Il titolo Invictus fu aggiunto dallo scrittore e critico letterario Arthur Quiller-Couch quando incluse la poesia nella sua fondamentale antologia della poesia inglese, "The Oxford Book Of English Verse" del 1900. All'età di 12 anni, Henley rimase vittima del morbo di Pott, una grave forma di tubercolosi ossea. Nonostante ciò, riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che all'età di 25 anni lo costrinse all'amputazione di una gamba per sopravvivere. Henley non si scoraggiò e continuò a vivere per circa 30 anni con una protesi artificiale, fino all'età di 53 anni. Henley era amico di Robert Louis Stevenson, che si ispirò a lui per il personaggio di Long John Silver ne "L'isola del tesoro". La poesia è citata anche nel film del 2009 "Invictus - L'invincibile" di Clint Eastwood, dedicata alla vita di Nelson Mandela; la poesia viene infatti usata da Mandela (interpretato da Morgan Freeman) prima per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid e poi per incoraggiare il capitano della squadra sudafricana di rugby François Pienaar (interpretato da Matt Damon).
La poesia "Invictus" fu scritta da Henley proprio sul letto di un ospedale, e rappresenta anche per questo un importante documento per allievare e infondere coraggio in tutte le persone colpite da una patologia. Di seguito il suo testo completo, dapprima in italiano e poi nella sua versione inglese:
------------------------------------------------------------
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
------------------------------------------------------------
Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.
In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.
Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
Leggi tutto...
La poesia "Invictus" fu scritta da Henley proprio sul letto di un ospedale, e rappresenta anche per questo un importante documento per allievare e infondere coraggio in tutte le persone colpite da una patologia. Di seguito il suo testo completo, dapprima in italiano e poi nella sua versione inglese:
------------------------------------------------------------
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
------------------------------------------------------------
Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.
In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.
Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
16 novembre, 2010
Garagedelparco rinnova il suo stile
Una delle caratteristiche che hanno reso internet sempre più importante consiste nel poter permettere lo svolgimento di scambi commerciali anche a molta distanza rispetto ad un luogo lontano. In tal modo si ha la possibilità di poter valutare un range molto ampio di “negozi” che offrono un prodotto da acquistare e in tal modo si ha anche la favorevole chance di ottenere un vero e proprio affare. Preambolo necessario per raccontare di come un nostro collaboratore si sia trovato nella necessità di affrontare un lungo viaggio all'estero. Ma andare con la propria auto personale, nuova e utilizzata abitualmente per ragioni lavorative, sarebbe stato alquanto rischioso: perchè esporre la propria Audi a rischi di furti o danni o ancor peggio, con le problematiche assicurative che ne consegue, quando è sufficiente l'acquisto di un mezzo che consenta di spostarsi liberamente e che richieda un investimento molto ridotto? Il giro di “valutazione” presso i concessionari locali non aveva dato i frutti sperati, prezzi decisamente troppo alti rispetto a quanto preventivato in lista spesa. Ecco quindi come al nostro amico sia bastato inserire su google una semplice chiave del tipo “compro auto usate” per ottenere una lista di siti che permettevano un acquisto regolare e a prezzi favorevoli.Uno dei siti più conosciuti si chiama garagedelparco.com e rappresenta il portale di una società attiva dal 1978 nel settore della vendita auto usate molto conosciuta nel mercato lombardo dove sono al primo posto per la key “auto usate milano”. Il sito offre una lista molto ampia di auto potenzialmente disponibili, dalle potenti aston martin fino alle più discrete Micra e Mito. Stranamente manca la mia auto preferita. I prezzi sembrano discretamente competitivi anche se onestamente io non acquisterei mai un'auto usata, tuttavia il servizio di leasing offerto da questa società è rappresentato per il nostro amico un valido modo con il quale proteggere il proprio diritto di spostarsi e di fare il turista in una zona abbastanza “complicata” come quella balcanica senza intaccare l'integrità del proprio parco macchine privato, e quindi come ringraziamento per il suo lavoro ci ha pregato di segnalare questo sito. Take a look.
Leggi tutto...
12 novembre, 2010
Il 13 e il 14 novembre torna la "Giornata Mondiale del Diabete"
Giornata Mondiale del Diabete 2010, in 500 piazze italiane (13-14 novembre) “Corriamo più veloci del diabete”. Una dieta equilibrata e una regolare attività sportiva aiutano a prevenire i rischi del diabete”. Recita così lo slogan della Giornata Mondiale del Diabete che si celebrerà il 13 e 14 novembre in moltissime piazze italiane e che ha per tema l’educazione e la prevenzione del diabete. Dopo la Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha indicato il 14 novembre Giornata Mondiale del Diabete, sono più di 160 i Paesi coinvolti nell’ iniziativa con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa importante patologia, che nel 2030 si prevede colpirà circa 435 milioni di persone. Anche quest’anno, per sensibilizzare la popolazione e far conoscere i rischi di questa malattia, viene organizzata la Giornata Mondiale del Diabete.
In 500 piazze delle principali città, saranno allestiti veri e propri presidi diabetologici dove, grazie al volontariato di medici, operatori sanitari, infermieri e associazioni di pazienti, tutti i cittadini potranno ricevere materiale informativo, consulenza medica qualificata, ma soprattutto potranno effettuare gratuitamente l’esame della glicemia. Infatti da una piccola goccia di sangue, ottenuta con una semplice puntura sul polpastrello di un dito, è possibile conoscere il livello del glucosio nel sangue (glicemia). Sarà inoltre possibile compilare un questionario diagnostico per scoprire la percentuale di rischio diabete da qui a 10 anni. La Giornata del Diabete è arrivata alla sua decima edizione e sono tante le iniziative in programma.
Per ulteriori informazioni visita il sito www.diabetando.net
Leggi tutto...
In 500 piazze delle principali città, saranno allestiti veri e propri presidi diabetologici dove, grazie al volontariato di medici, operatori sanitari, infermieri e associazioni di pazienti, tutti i cittadini potranno ricevere materiale informativo, consulenza medica qualificata, ma soprattutto potranno effettuare gratuitamente l’esame della glicemia. Infatti da una piccola goccia di sangue, ottenuta con una semplice puntura sul polpastrello di un dito, è possibile conoscere il livello del glucosio nel sangue (glicemia). Sarà inoltre possibile compilare un questionario diagnostico per scoprire la percentuale di rischio diabete da qui a 10 anni. La Giornata del Diabete è arrivata alla sua decima edizione e sono tante le iniziative in programma.
Per ulteriori informazioni visita il sito www.diabetando.net
Siamo tutti un pò dottor House...
Il famoso "Staff" del Dottor House, serie giunta alla sua sesta stagione. La grafica è assolutamente fantastica... |
Spinto dalla curiosità dell'ultima recensione pubblicata dal noto giornale di videogiochi "The Games Machine" ieri sera ho provato la demo del videogioco "Dottor House Medical Division". La rivista ne parlava particolarmente bene e devo dire che nel breve tempo in cui la demo mi ha dato possibilità di giocare mi sono particolarmente divertito. Per gli appassionati di questo famoso telefilm si può dire che questo videogame sia assolutamente affascinante, permettendo di simulare più o meno quel che si osserva in quasi ogni puntata della famosa serie. La parte più divertente consiste nella simulazione del prelievo di sangue e liquor, condotti un pò come dei "minigiochi" dove è necessario eseguire delle operazioni nella corretta successione. Ogni errore di esecuzione peserà sul giudizio finale del proprio operato, con la Cuddy pronta a cacciarci in caso di voti inferiori a "D" (sistema di votazione all'americana), ma se il tutto verrà fatto "smart and fast" come richiede il dottor house allora il famoso oncologo dottor Wilson non esiterà ad apparire, con la sua solita aria sbattuta e remissiva, a rassicurarci che va tutto bene. Ovviamente il livello dei minigiochi, seppur molto ampio (si va dall'esame obiettivo all'esecuzione di una broncoscopia fino alla rianimazione cardiopolmonare), permette di dare solo una simulazione abbastanza approssimativa di quelle che sono le vere tecniche mediche applicate, tuttavia la particolare cura con cui vengono rappresentate le immagini (ad esempio, il prelievo di sangue) potrà entusiasmare chi ha sempre visto l'arte medica con particolare curiosità. Ovviamente è necessaria una buona conoscenza della lingua inglese. Ottima la musica e il sonoro, un pò annoiante la parte dove devono essere prelevati i vari indizi dalla casa o dal luogo di lavoro del paziente, ma d'altronde il videogioco rappresenta ciò che viene osservato in ogni episodio del telefilm, compresi i tipici dialoghi "crudi e cinici".
Il videogioco è prodotto dalla software house americana "Legacy" (produttrice, fra gli altri, della serie "Emergency Room - Code Red" ma anche di videogiochi adventure più semplici come ad esempio la serie fumettosa e filoegiziana "Ankh") ed è disponibile ad un costo contenuto, ma la demo scaricabile direttamente dal sito produttore permette già di avere un'idea di ciò che ci aspetta e vedere il Dr House impegnato in un videogioco molto stile "anni '90" è sempre impagabile. E se non saremo capaci di risolvere i primi intriganti casi (SPOILER => nel caso disponibile nella demo la malattia da scoprire è la Tularemia), potremo sempre toglierci la soddisfazione di urlare in faccia ad Allison Cameron "No damnit, it's not fuckin Lupus!" ...
07 novembre, 2010
La nuova finanziara farà calare il sipario sul diritto allo studio?
Il fondo che finanzia le borse di studio per gli studenti universitari scenderà nel 2011 a 70 milioni di euro dagli attuali 96 milioni, tornando più o meno sui livelli del 1998. In Francia e in Germania la spesa annua per il sostegno agli studenti è di 1 miliardo e 400 milioni. E mentre in altri paesi il pacchetto di aiuti è uniforme su tutto il territorio nazionale, per gli universitari giovani i criteri di ammissione alle borse variano di Regione in Regione e talvolta anche all'interno di una stessa Regione. Perché nessuna voce si leva in difesa del diritto allo studio? Il diritto allo studio universitario sembra destinato a scomparire nell’imminente futuro nel quasi assoluto silenzio generale. Non c’è nessuna associazione pronta a tentare di salvarlo dall’estinzione. Nemmeno la voce degli studenti – che pure si unisce al coro di protesta di ricercatori e docenti sulla riforma Gelmini e sui tagli al Fondo di finanziamento ordinario – appare forte e compatta su questo punto. L’ala destra della rappresentanza studentesca si smarca perché anche in questo campo l’affiliazione politica conta più della salvaguardia del sostegno agli studenti stessi. I numeri non lasciano dubbi: il fondo che finanzia le borse di studio nel 2010 è pari a 96 milioni di euro, ma nel 2011 sarà di 70 milioni di euro circa: dopo un trend di risorse crescenti – quadruplicate dal 1998 al 2009 – si fa un balzo indietro di una dozzina di anni, a quando il Fondo ammontava a 77 milioni di euro. La vincita al Superenalotto mette a disposizione più risorse.
In Francia e Germania la politica a supporto degli studenti è invece presa sul serio. Su una popolazione di due milioni di studenti, circa mezzo milione beneficia di borsa di studio, per una spesa annua di 1 miliardo e 400 milioni di euro, una cifra da capogiro. La mobilità studentesca è resa effettiva dalla disponibilità di posti letto, ed è noto che il costo dell’alloggio è quello che pesa di più nel budget di spesa degli studenti fuori sede. Nei due paesi cugini tra i 160 e i 180 mila studenti alloggiano in residenza universitaria, contro i 41 mila dell’Italia. La più alta quota di studenti “casalinghi” che caratterizza il nostro Paese forse non è solo una questione di attaccamento alla famiglia. Se si introducesse un contributo alloggio, un aiuto monetario per l’affitto, come in Francia dove ne beneficiano 700 mila studenti, i supposti “bamboccioni” resterebbero tali?
Due ulteriori elementi contribuiscono ad ampliare il divario con l’estero. In primo luogo, fuori dell'Italia non è concepito, né probabilmente concepibile, lo studente avente diritto alla borsa non beneficiario per mancanza di risorse, caratteristica che da noi riguarda oggi, in media, uno studente idoneo su cinque. In secondo luogo, all'estero gli importi degli interventi e i criteri di accesso, in primis per la borsa di studio, sono uguali per tutti su tutto il territorio nazionale.
Lo studente francese e quello tedesco sanno all’inizio dell’anno su quale pacchetto di aiuti potranno contare iscrivendosi all’università, a prescindere dalla sede di studio. Lo “studente italiano” semplicemente non esiste: in base alla Regione in cui studia, e talvolta anche alla sede di studio all’interno della stessa Regione, accederà o meno a interventi differenti con criteri differenti, sempre dopo aver superato la prova della decifrazione dei bandi. Come si giustifica, ad esempio, che uno studente fuori sede di prima fascia riceva una borsa in denaro di 4.600 euro in Piemonte, 4.100 euro in Lombardia, 2.800 euro in Toscana e 4.090 euro in Puglia e altrettanti variegati importi nelle diverse sedi universitarie? L’uniformità di trattamento non è proprio di casa.
Italia vs Francia e Germania, nel 2008/09
ITALIA FRANCIA GERMANIA
N° studenti universitari 1,8 milioni 2,2 milioni 2 milioni
N° beneficiari di borsa 151.760 525.000 510.000
N° posti letto 40.935 160.000 180.000
Finanziamento statale per borse di studio (euro) 152 milioni 1,4 miliardi 1,4 miliardi
Il diritto allo studio in Italia, quindi, non necessita solo di una forte dose di finanziamenti, ma certo questa è la condizione necessaria perché non scompaia. E il rischio scomparsa è reale se alla scure statale si somma quella regionale. La manovra finanziaria Tremonti, difatti, avrà ripercussioni anche sul sostegno allo studio poiché grava sulle Regioni la spesa per interventi e servizi agli studenti universitari, incluso una quota parte di quella per borse di studio. Èemblematico il caso del Piemonte, una delle poche realtà in Italia in cui avere diritto alla borsa ha sempre equivalso a riceverla, che ha ridotto lo stanziamento all’ente per il diritto allo studio da 25 milioni di euro nel 2009 a 6 milioni di briciole nel 2011 (ma prevede di destinarne cinque in più per i buoni scuola). Quale rimedio? La crisi in cui versa il Paese sembra non lasciare spazio ad altra risposta che una fatalistica alzata di spalle, ma invece è proprio questo il momento in cui si deve levare alta la voce perché università e diritto allo studio non scendano nella scala delle priorità della politica.
AUTRICE: Federica Laudisa
FONTE: La Voce.it
Leggi tutto...
In Francia e Germania la politica a supporto degli studenti è invece presa sul serio. Su una popolazione di due milioni di studenti, circa mezzo milione beneficia di borsa di studio, per una spesa annua di 1 miliardo e 400 milioni di euro, una cifra da capogiro. La mobilità studentesca è resa effettiva dalla disponibilità di posti letto, ed è noto che il costo dell’alloggio è quello che pesa di più nel budget di spesa degli studenti fuori sede. Nei due paesi cugini tra i 160 e i 180 mila studenti alloggiano in residenza universitaria, contro i 41 mila dell’Italia. La più alta quota di studenti “casalinghi” che caratterizza il nostro Paese forse non è solo una questione di attaccamento alla famiglia. Se si introducesse un contributo alloggio, un aiuto monetario per l’affitto, come in Francia dove ne beneficiano 700 mila studenti, i supposti “bamboccioni” resterebbero tali?
Due ulteriori elementi contribuiscono ad ampliare il divario con l’estero. In primo luogo, fuori dell'Italia non è concepito, né probabilmente concepibile, lo studente avente diritto alla borsa non beneficiario per mancanza di risorse, caratteristica che da noi riguarda oggi, in media, uno studente idoneo su cinque. In secondo luogo, all'estero gli importi degli interventi e i criteri di accesso, in primis per la borsa di studio, sono uguali per tutti su tutto il territorio nazionale.
Lo studente francese e quello tedesco sanno all’inizio dell’anno su quale pacchetto di aiuti potranno contare iscrivendosi all’università, a prescindere dalla sede di studio. Lo “studente italiano” semplicemente non esiste: in base alla Regione in cui studia, e talvolta anche alla sede di studio all’interno della stessa Regione, accederà o meno a interventi differenti con criteri differenti, sempre dopo aver superato la prova della decifrazione dei bandi. Come si giustifica, ad esempio, che uno studente fuori sede di prima fascia riceva una borsa in denaro di 4.600 euro in Piemonte, 4.100 euro in Lombardia, 2.800 euro in Toscana e 4.090 euro in Puglia e altrettanti variegati importi nelle diverse sedi universitarie? L’uniformità di trattamento non è proprio di casa.
Italia vs Francia e Germania, nel 2008/09
ITALIA FRANCIA GERMANIA
N° studenti universitari 1,8 milioni 2,2 milioni 2 milioni
N° beneficiari di borsa 151.760 525.000 510.000
N° posti letto 40.935 160.000 180.000
Finanziamento statale per borse di studio (euro) 152 milioni 1,4 miliardi 1,4 miliardi
Il diritto allo studio in Italia, quindi, non necessita solo di una forte dose di finanziamenti, ma certo questa è la condizione necessaria perché non scompaia. E il rischio scomparsa è reale se alla scure statale si somma quella regionale. La manovra finanziaria Tremonti, difatti, avrà ripercussioni anche sul sostegno allo studio poiché grava sulle Regioni la spesa per interventi e servizi agli studenti universitari, incluso una quota parte di quella per borse di studio. Èemblematico il caso del Piemonte, una delle poche realtà in Italia in cui avere diritto alla borsa ha sempre equivalso a riceverla, che ha ridotto lo stanziamento all’ente per il diritto allo studio da 25 milioni di euro nel 2009 a 6 milioni di briciole nel 2011 (ma prevede di destinarne cinque in più per i buoni scuola). Quale rimedio? La crisi in cui versa il Paese sembra non lasciare spazio ad altra risposta che una fatalistica alzata di spalle, ma invece è proprio questo il momento in cui si deve levare alta la voce perché università e diritto allo studio non scendano nella scala delle priorità della politica.
AUTRICE: Federica Laudisa
FONTE: La Voce.it
02 novembre, 2010
Gli alcolici? Più letali delle droghe pesanti, secondo la rivista Lancet...
Gli alcolici causano molti piu' danni alla salute di eroina, crack e cocaina. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista medica Lancet secondo cui dato 100 come danno massimo di una sostanza dannosa, l'alcol è a quota 72 mentre l'eroina e' a 55 e il crack a 54. Nella classifica (che non mancherà di scatenare polemiche) delle sostanze più dannose seguono alcuni stupefacenti illegali, la cui pericolosità è nota, ed altre sostanze la cui vendita e' si regolamentata e limitata ma legale. Al primo gruppo appartengono le metanfetamine (33) e la cocaina (27). Quest'ultima però è appena un gradino sopra il tabacco (26) sostanza del secondo tipo. A seguire le anfetamine/speed (23), la cannabis (20), il Gamma-idrossibutirrato o Ghb (18), le benzodiazepina (lo sono molti sonniferi e ansiolitici) e la ketamina (15), il metadone (13), le foglie di khat. Sorprendentemente molto in basso nel "decalogo" l'ecstasy, assimilato per pericolosità agli steroidi anabolizzanti (9), e all'Lsd (7). La ricerca è stata curata da un team guidato da David Nutt, ex consigliere del precedente governo laburista per la lotta contro la droga. Fino allo scorso anno presiedeva il gruppo di consiglieri governativi su droghe e sostanze nocive. In una nazione come il Regno Unito, dove l'alcolismo è un problema diffuso ed evidente (basta mettersi fuori da un pub il sabato sera per rendersene conto), l'allarme lanciato dal professor David Nutt, in un articolo per l'autorevole rivisita scientifica Lancet, non dovrebbe rimanere inascoltato. Lo studioso chiede al governo di riclassificare l'alcol tenendo conto della sua maggiore pericolosità sociale, suggerisce di aumentare il costo degli alcolici per dissuadere almeno i più giovani dall'abuso e propone misure per considerare gli effetti dell'alcolismo "passivo", così come è stato già fatto per il "fumo passivo".
Non tutti concorderanno con le sue tesi, perché il professor Nutt è uno scienziato che ha già creato controversie e polemiche nel recente passato. Lo scorso anno fu licenziato dal suo ruolo di capo dei consiglieri governativi sulle droghe dopo avere criticato il governo per la decisione di riclassificare la marijuana da droga di livello C a droga di livello B, ovvero più pericolosa. Secondo Nutt, presentarla come una sostanza più dannosa e potente avrebbe avuto l'effetto di attirare un maggiore consumo, mentre di fatto vari studi la descrivevano come non particolarmente nociva, con l'eccezione di un tipo particolare di erba. In un'altra occasione, lo studioso si era attirato critiche per avere scritto in un articolo che la probabilità di morire di ecstasy era pari a quella di morire per una caduta da cavallo, mettendo sullo stesso piano le dorghe chimiche e l'equitazione. I maligni ironizzarono all'epoca sul suo nome, Nutt, che in inglese suona come la parola "matto".
Le credenziali scientifiche di David Nutt, tuttavia, sono ineccepibili. E all'articolo su Lancet hanno collaborato anche un noto farmacologo, Leslie King, e l'economista Lawrence Philips. Il loro studio afferma che l'alcol è tre volte più dannoso della cocaina o del tabacco e cinque volte più dannoso del mefedrone. Recenti rapporti del National Institute for Health e di altri organismi condividono sostanzialmente questa tesi. Su un massimo di 100 punti, lo studio del professor Nutt ne assegna 72 all'alcol, 55 all'eroina, 54 alla cocaina. In termini di danno individuale, l'alcol è classificato al quarto posto, ma balza al primo quando si tiene conto del danno sociale, ossia non solo del rischio di morte e malattie per chi ne fa uso, ma pure delle implicazioni sociali come conflitti familiari, costi economici, declino della coesione comunitaria. Crimini e disordini sociali legati all'abuso di alcolici costano al contribuente britannico 13 miliardi di sterline (circa 15 miliardi di euro) ogni anno.
FONTE: Agi.it e Repubblica.it
Leggi tutto...
Non tutti concorderanno con le sue tesi, perché il professor Nutt è uno scienziato che ha già creato controversie e polemiche nel recente passato. Lo scorso anno fu licenziato dal suo ruolo di capo dei consiglieri governativi sulle droghe dopo avere criticato il governo per la decisione di riclassificare la marijuana da droga di livello C a droga di livello B, ovvero più pericolosa. Secondo Nutt, presentarla come una sostanza più dannosa e potente avrebbe avuto l'effetto di attirare un maggiore consumo, mentre di fatto vari studi la descrivevano come non particolarmente nociva, con l'eccezione di un tipo particolare di erba. In un'altra occasione, lo studioso si era attirato critiche per avere scritto in un articolo che la probabilità di morire di ecstasy era pari a quella di morire per una caduta da cavallo, mettendo sullo stesso piano le dorghe chimiche e l'equitazione. I maligni ironizzarono all'epoca sul suo nome, Nutt, che in inglese suona come la parola "matto".
Le credenziali scientifiche di David Nutt, tuttavia, sono ineccepibili. E all'articolo su Lancet hanno collaborato anche un noto farmacologo, Leslie King, e l'economista Lawrence Philips. Il loro studio afferma che l'alcol è tre volte più dannoso della cocaina o del tabacco e cinque volte più dannoso del mefedrone. Recenti rapporti del National Institute for Health e di altri organismi condividono sostanzialmente questa tesi. Su un massimo di 100 punti, lo studio del professor Nutt ne assegna 72 all'alcol, 55 all'eroina, 54 alla cocaina. In termini di danno individuale, l'alcol è classificato al quarto posto, ma balza al primo quando si tiene conto del danno sociale, ossia non solo del rischio di morte e malattie per chi ne fa uso, ma pure delle implicazioni sociali come conflitti familiari, costi economici, declino della coesione comunitaria. Crimini e disordini sociali legati all'abuso di alcolici costano al contribuente britannico 13 miliardi di sterline (circa 15 miliardi di euro) ogni anno.
FONTE: Agi.it e Repubblica.it
Ricreare il fegato umano in laboratorio? Si può, grazie alla medicina "rigenerativa" ...
Per ora è un fegato “bonsai”, più piccolo di quelli adulti, ma è perfettamente funzionante, e la speranza è che “coltivandolo” ancora, per poi impiantarlo nell'uomo, assuma le proporzioni e le funzionalità normali. Si tratta comunque del primo fegato creato in laboratorio, un passo avanti fondamentale nella storia dei trapianti. C'è riuscito l'Istituto di medicina rigenerativa del Wake Forest University Baptist Medical Center di Winston-Salem, nel North Carolina, che ha creato un fegato in miniatura con tutte le funzionalità del fegato umano, almeno in laboratorio. Ora la scommessa sarà vedere se e come funzionerà l'organo trapiantato in un modello animale. Il fine ultimo della ricerca, che sarà presentata domenica al congresso annuale dell'Associazione americana per lo studio delle Malattie del Fegato a Boston, è quello di fornire una soluzione alla carenza di donatori di fegato disponibili per i pazienti che hanno bisogno di trapianti. Inoltre i “microfegati” creati in laboratorio potrebbero anche venire usati per testare la sicurezza di nuovi farmaci. "Siamo entusiasti delle possibilità che questa ricerca rappresenta, ma sottolineo che siamo in una fase iniziale e ci sono molti ostacoli tecnici da superare prima di poter beneficiare i pazienti", ha precisato Shay Soker, professore di medicina rigenerativa e direttore del progetto. "Non dobbiamo solo imparare come far crescere miliardi di cellule epatiche in una sola volta, al fine di creare fegati abbastanza grandi per i pazienti, ma dobbiamo valutare se questi organi sono sicuri per i pazienti stessi".
In ogni caso, ha spiegato l'autore principale dello studio, Pedro Baptista, è la prima volta che cellule epatiche umane vengono utilizzate per creare in laboratorio, tramite bioingegneria, un fegato completo. "La nostra speranza è che una volta che questi organi verranno trapiantati, conservino le loro funzioni e continuino a svilupparsi", ha detto. Per creare il fegato umano, gli scienziati sono partiti da fegati animali, trattati con un delicato detergente per rimuovere tutte le cellule (un processo chiamato decellularizzazione), lasciando solo il collagene, una sorta di "scheletro" del fegato originario. Hanno poi sostituito le cellule originali con due tipi di cellule umane: le cellule del fegato immaturo, note come progenitrici, e le cellule endoteliali che allineano i vasi sanguigni. Le cellule sono state introdotte nello "scheletro" del fegato animale attraverso un vaso sanguigno di grandi dimensioni che alimenta un sistema di piccoli vasi nel fegato. Questa rete di vasi rimane intatta dopo il processo di decellularizzazione e gli scienziati la hanno utilizzata come una sorta di vuota autostrada su cui far passare i 'Tir' carichi di cellule umane destinate a rimpiazzare quelle animali. Il fegato è stato successivamente posto in un bioreattore, un dispositivo speciale che fornisce un flusso costante di sostanze nutritive e ossigeno in tutto l'organo. Dopo una settimana nel bioreattore, gli scienziati hanno documentato la progressiva formazione di tessuto di fegato umano, così come le funzioni associate. è stata osservata anche una crescita diffusa di cellule all'interno dell'organo 'biotech'. I ricercatori hanno detto che lo studio suggerisce un nuovo approccio alla bioingegneria di organi interi che potrebbe rivelarsi fondamentale non solo per il trattamento di malattie del fegato, ma anche per rene e pancreas. Senza contare i possibili vantaggi nei test di sicurezza per nuovi farmaci: i fegati “bonsai” "potrebbero essere ottimi per simulare il metabolismo dei farmaci nel fegato umano, qualcosa che può essere difficile da riprodurre in modelli animali", ha detto Baptista.
FONTE: Agi.it Salute
Leggi tutto...
In ogni caso, ha spiegato l'autore principale dello studio, Pedro Baptista, è la prima volta che cellule epatiche umane vengono utilizzate per creare in laboratorio, tramite bioingegneria, un fegato completo. "La nostra speranza è che una volta che questi organi verranno trapiantati, conservino le loro funzioni e continuino a svilupparsi", ha detto. Per creare il fegato umano, gli scienziati sono partiti da fegati animali, trattati con un delicato detergente per rimuovere tutte le cellule (un processo chiamato decellularizzazione), lasciando solo il collagene, una sorta di "scheletro" del fegato originario. Hanno poi sostituito le cellule originali con due tipi di cellule umane: le cellule del fegato immaturo, note come progenitrici, e le cellule endoteliali che allineano i vasi sanguigni. Le cellule sono state introdotte nello "scheletro" del fegato animale attraverso un vaso sanguigno di grandi dimensioni che alimenta un sistema di piccoli vasi nel fegato. Questa rete di vasi rimane intatta dopo il processo di decellularizzazione e gli scienziati la hanno utilizzata come una sorta di vuota autostrada su cui far passare i 'Tir' carichi di cellule umane destinate a rimpiazzare quelle animali. Il fegato è stato successivamente posto in un bioreattore, un dispositivo speciale che fornisce un flusso costante di sostanze nutritive e ossigeno in tutto l'organo. Dopo una settimana nel bioreattore, gli scienziati hanno documentato la progressiva formazione di tessuto di fegato umano, così come le funzioni associate. è stata osservata anche una crescita diffusa di cellule all'interno dell'organo 'biotech'. I ricercatori hanno detto che lo studio suggerisce un nuovo approccio alla bioingegneria di organi interi che potrebbe rivelarsi fondamentale non solo per il trattamento di malattie del fegato, ma anche per rene e pancreas. Senza contare i possibili vantaggi nei test di sicurezza per nuovi farmaci: i fegati “bonsai” "potrebbero essere ottimi per simulare il metabolismo dei farmaci nel fegato umano, qualcosa che può essere difficile da riprodurre in modelli animali", ha detto Baptista.
FONTE: Agi.it Salute
01 novembre, 2010
Celiachia: ulteriori passi avanti nella comprensione dei suoi meccanismi di comparsa
Sulla rivista Science Translational Medicine è stata pubblicata una ricerca, effettuata da un gruppo di ricercatori australiani e britannici, che ha permesso di individuare le proteine responsabili della celiachia. La celiachia è un'intolleranza immuno-mediata al glutine, proteina presente nell'orzo, segale e frumento e grazie a questa importante scoperta è stato possibile creare un nuovo vaccino che permetterà di diminuire gli effetti collaterali dell'intolleranza. Gli studiosi hanno preso in esame 200 pazienti, hanno fatto mangiare loro pane, orzo bollito e focacce di segale e dopo sei giorni hanno effettuato delle analisi del sangue per controllare come si stava comportando il loro sistema immunitario. Si è visto così che l'organismo dei pazienti ha considerato tossici 90 dei 2700 frammenti della proteina del glutine; tre dei 90 frammenti sono stati ritenuti altamente tossici, "i tre componenti che formano la maggior parte della risposta immunitaria al glutine" ha dichiarato Bob Anderson, ricercatore di Melbourne. Il vaccino, di futuro impiego, è stato prodotto da una società biotech di Melbourne, la Nexpep.
Fonte: Molecularlab.it
Leggi tutto...
Fonte: Molecularlab.it
Malasanità: un errore ogni due giorni, Sicilia e Calabria le più colpite
La Commissione errori ha redatto il rapporto facendo assumere all'allarme malasanità connotati numerici incontestabili e preoccupanti. In Italia, in media, ogni mese, si contano 15 casi di errori in campo sanitario. Uno ogni due giorni. In poco più di un anno, dal primo ufficio di presidenza di fine aprile 2009 a metà settembre 2010, la commissione parlamentare ha esaminato 242 casi.
Episodi di presunta malasanità, di cui 163 hanno fatto registrare la morte del paziente. O per errore diretto del personale medico e sanitario, o per disservizi o carenze strutturali. Su 163, 88 sono vittime di errori che si concentrano in due sole regioni: Calabria (50) e Sicilia (38). Fuori dalla classifica restano solo cinque regioni. In Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria e Marche non si sono registrati casi di malasanità di tipo strutturale.
E' quanto emerge dall'analisi dei casi all'esame della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, in possesso dell'Adnkronos Salute. Episodi che dopo un esposto, una segnalazione, o magari un articolo di giornale, arrivano sul tavolo del presidente della Commissione Leoluca Orlando. Che interviene. Nel particolare dall'analisi emerge che su 242 casi 'attenzionati', 64 si sono verificati in Calabria, 52 in Sicilia, 24 nel Lazio, 15 in Campania, Puglia e Lombardia, 14 in Veneto, 12 in Toscana, 9 in Emilia Romagna, 8 in Liguria, 6 in Piemonte, 2 in Friuli Venezia Giulia e in Abruzzo, 1 in Trentino Alto Adige, Umbria, Marche e Basilicata.
La Calabria è al primo posto anche per quanto riguarda i decessi. Tra gli episodi all'esame della Commissione errori, i morti legati a presunti (fino all'accertamento della magistratura) casi di malasanità in terra calabrese sono stati 50. Ma la Sicilia, con 38 vittime, non è da meno. Seguono il Lazio con 14 morti, Campania 12, Puglia 9, Liguria 8, Emilia Romagna e Toscana 7, Veneto 6, Lombardia 4, Piemonte 2, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata 1.
Scorrendo le tabelle della Commissione, su un totale di 242 casi di malasanità, 186 riguardano presunti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Errori che potrebbero aver causato 123 decessi. Anche qui, sezionando il dato su base territoriale, si evidenziano le situazioni più critiche in Calabria e Sicilia. Nelle strutture sanitarie calabresi si contano 56 presunti errori all'esame della Commissione, in Sicilia se ne registrano invece 36. Al terzo posto si colloca invece il Lazio con 15 casi di presunti errori.
I casi di malasanità non sempre però hanno a che fare con l'errore diretto del medico. Spesso nascono da disservizi, carenze, strutture inadeguate. Tutte lacune del Servizio sanitario nazionale che la Commissione cataloga come 'altro'. Su 56 casi totali registrati in tutto il Paese - che hanno portato a 40 vittime -, 16 riguardano gli ospedali siciliani, 9 le strutture del Lazio, 8 quelle della Calabria.
Intervenuti sul rapporto della Commissione parlamentare, i sindacati medici, ammettono che soprattutto in Calabria ci sarebbe bisogno di una riorganizzazione globale del sistema sanitario regionale. "I dati relativi alla Calabria e alla Sicilia colpiscono e fanno riflettere", ha detto il segretario nazionale dell'Anaao Assomed Costantino Troise, mentre Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil medici, ha invitato le Istituzioni a "riorganizzare in fretta il Ssr di alcuni regioni, Calabria in testa".
"In Italia - ha spiegato Troise - ogni anno si ricoverano 7,5 milioni di persone, per un totale di circa 50 milioni l'anno di giorni di degenza complessivi in ospedale. Si fanno inoltre 300 milioni di visite specialistiche e circa 1 miliardo di esami di laboratorio: numeri importanti. Questo per dire - ha precisato - che i dati sui presunti casi di malasanità vanno sempre rapportati al volume delle prestazioni erogate".
FONTE: Repubblica.it
Leggi tutto...
Episodi di presunta malasanità, di cui 163 hanno fatto registrare la morte del paziente. O per errore diretto del personale medico e sanitario, o per disservizi o carenze strutturali. Su 163, 88 sono vittime di errori che si concentrano in due sole regioni: Calabria (50) e Sicilia (38). Fuori dalla classifica restano solo cinque regioni. In Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria e Marche non si sono registrati casi di malasanità di tipo strutturale.
E' quanto emerge dall'analisi dei casi all'esame della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, in possesso dell'Adnkronos Salute. Episodi che dopo un esposto, una segnalazione, o magari un articolo di giornale, arrivano sul tavolo del presidente della Commissione Leoluca Orlando. Che interviene. Nel particolare dall'analisi emerge che su 242 casi 'attenzionati', 64 si sono verificati in Calabria, 52 in Sicilia, 24 nel Lazio, 15 in Campania, Puglia e Lombardia, 14 in Veneto, 12 in Toscana, 9 in Emilia Romagna, 8 in Liguria, 6 in Piemonte, 2 in Friuli Venezia Giulia e in Abruzzo, 1 in Trentino Alto Adige, Umbria, Marche e Basilicata.
La Calabria è al primo posto anche per quanto riguarda i decessi. Tra gli episodi all'esame della Commissione errori, i morti legati a presunti (fino all'accertamento della magistratura) casi di malasanità in terra calabrese sono stati 50. Ma la Sicilia, con 38 vittime, non è da meno. Seguono il Lazio con 14 morti, Campania 12, Puglia 9, Liguria 8, Emilia Romagna e Toscana 7, Veneto 6, Lombardia 4, Piemonte 2, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata 1.
Scorrendo le tabelle della Commissione, su un totale di 242 casi di malasanità, 186 riguardano presunti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Errori che potrebbero aver causato 123 decessi. Anche qui, sezionando il dato su base territoriale, si evidenziano le situazioni più critiche in Calabria e Sicilia. Nelle strutture sanitarie calabresi si contano 56 presunti errori all'esame della Commissione, in Sicilia se ne registrano invece 36. Al terzo posto si colloca invece il Lazio con 15 casi di presunti errori.
I casi di malasanità non sempre però hanno a che fare con l'errore diretto del medico. Spesso nascono da disservizi, carenze, strutture inadeguate. Tutte lacune del Servizio sanitario nazionale che la Commissione cataloga come 'altro'. Su 56 casi totali registrati in tutto il Paese - che hanno portato a 40 vittime -, 16 riguardano gli ospedali siciliani, 9 le strutture del Lazio, 8 quelle della Calabria.
Intervenuti sul rapporto della Commissione parlamentare, i sindacati medici, ammettono che soprattutto in Calabria ci sarebbe bisogno di una riorganizzazione globale del sistema sanitario regionale. "I dati relativi alla Calabria e alla Sicilia colpiscono e fanno riflettere", ha detto il segretario nazionale dell'Anaao Assomed Costantino Troise, mentre Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil medici, ha invitato le Istituzioni a "riorganizzare in fretta il Ssr di alcuni regioni, Calabria in testa".
"In Italia - ha spiegato Troise - ogni anno si ricoverano 7,5 milioni di persone, per un totale di circa 50 milioni l'anno di giorni di degenza complessivi in ospedale. Si fanno inoltre 300 milioni di visite specialistiche e circa 1 miliardo di esami di laboratorio: numeri importanti. Questo per dire - ha precisato - che i dati sui presunti casi di malasanità vanno sempre rapportati al volume delle prestazioni erogate".
FONTE: Repubblica.it
14 ottobre, 2010
Sclerosi multipla: scalpore per un servizio delle "Iene"
Ha destato scalpore un recente servizio delle "Iene" (il famoso programma di giornalismo d'assalto di Italia1) in merito all'esistenza di una tecnica chirurgica che avrebbe risolto numerosi casi di Sclerosi Multipla in pazienti italiani diagnosticati nelle fasi iniziali della malattia e sottoposti ad intervento chirurgico. La complessa procedura, non permessa in Italia perchè come spiegato dal ministro stesso intervistato dal programma "non vi sono ancora delle certezze assolute in merito ai risultati", avrebbe il suo concetto fondamentale nel determinare un incremento del volume dei condotti venosi che drenano il sangue dal tessuto cerebrale (principalmente le giugulari) che per motivi genetici sarebbero predisposte ad andare incontro a restringimento (questo riguarda una patologia chiamata "CCSVI", malattia delle giugulari ostruite, mentre la sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa. Il Professor Zamboni sostiene che intervenendo su una si potrebbe risolvere anche l'altra, ma la sperimentazione per poterlo dimostrare non parte). L'allargamento favorirebbe una leggera diminuizione della pressione, aumenterebbe il ritorno venoso e questo diminuirebbe i possibili danni scaturenti dall'aumento di pressione e che sarebbero responasbili della comparsa dei sintomi della sclerosi. L'intervista condotta dai giornalisti a pazienti che si dichiarano "notevolmente migliorati se non addirittura guariti" ha fatto scoppiare una grande controversia sull'argomento. Come spesso accade per patologie gravi e di cui si sa poco dal punto di vista fisiopatologico e terapeutico si infonde subito il sospetto che l'esistenza di eventuali cure definitive possano essere oscurate oppure ostacolate e persino accantonate in relazione alla necessità da parte delle società che "supportano" il malato (per esempio tramite la produzione e la vendita di presidi) di riuscire ad ottenere, tramite i contratti con le ASL e quindi con lo Stato, un elevato e duraturo guadagno economico.
Per chi volesse saperne di più, e per capire in modo più preciso in cosa consiste tale tecnica e quale sia la sua efficacia, consiglio la visione di questi due servizi andati in onda nella trasmissione Le Iene:
Le Iene, Video Mediaset - La scoperta del Prof. Zamboni
Le Iene, Video Mediaset - La tecnica del Prof. Zamboni e intervista al ministro Fazio
Per approfondire: AISM
Leggi tutto...
Per chi volesse saperne di più, e per capire in modo più preciso in cosa consiste tale tecnica e quale sia la sua efficacia, consiglio la visione di questi due servizi andati in onda nella trasmissione Le Iene:
Le Iene, Video Mediaset - La scoperta del Prof. Zamboni
Le Iene, Video Mediaset - La tecnica del Prof. Zamboni e intervista al ministro Fazio
Per approfondire: AISM
13 ottobre, 2010
Le iscritte di Facebook scendono in campo accanto alla LILT
Migliaia di donne italiane in queste ore stanno modificando il loro stato su Facebook con un messaggio personale dai toni maliziosi che incuriosisce molti, soprattutto uomini: "Mi piace… lì". E al posto del lì, la fantasia si sbizzarrisce a elencare quei luoghi in cui le donne coinvolte in questo progetto lasciano... la loro borsa. Il motivo di tanto successo virale per questa operazione su Facebook è presto detto e per nulla ludico: è il supporto che le donne italiane stanno dando, volontariamente, alla promozione del mese (ottobre) della prevenzione del cancro al seno, grazie alla campagna "Nastro Rosa" voluta dalla Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori.
Il mese di prevenzione è arrivato alla sua diciassettesima edizione: in questi giorni, contattando le sedi provinciali della Lilt, è possibile prenotare la visita gratuita di controllo in uno dei quasi 400 ambulatori presenti sul territorio nazionale. Sensibilizzare l’universo femminile sui controlli e sul come sconfiggere la malattia attraverso le visite e l’autoanalisi è un passo fondamentale in un Paese in cui ogni anno viene diagnosticato il cancro al seno a 40mila donne e dove una donna su 33 muore per un carcinoma mammario. Ancor più grave, una proiezione sul 2010 dice che a fine anno i nuovi casi di tumori saranno stati 42mila. Nastro Rosa, attraverso la sua campagna, ricorda che di tumore al seno si può guarire, almeno nel 90 per cento dei casi, sia attraverso operazioni di prevenzione primaria (mangiare bene, fare movimento, non fumare ecc) che secondaria (le visite di controllo che variano a seconda dell’età e dei singoli casi, in modo da riuscire ad arginare l’eventuale tumore nella sua fase iniziale, quando questo è curabile). La lega che combatte i tumori insiste particolarmente sulla mammografia, esame che a partire dai 40 anni di età dovrebbe essere svolto da tutte le donne una volta all’anno.
Per ricordare a tutte l’importanza della prevenzione, la Lilt ha organizzato una serie di eventi collaterali, come l’illuminazione di color rosa di alcuni dei monumenti delle città italiane, operazione che avviene anche all’estero su edifici imponenti come l’Opera House di Sydney, o su meraviglie della natura come le cascate del Niagara, tra Stati Uniti e Canada. L’uso di Facebook e della potenza dei fenomeni virali online non è una novità per Nastro Rosa. Già lo scorso anno infatti le donne del social network si mobilitarono per ricordare a tutte la prevenzione del cancro alla mammella. Nel 2009 il tema con cui aggiornare il proprio status era il colore del reggiseno che si indossava in quel momento.
FONTE: Corriere.it
Autore: Eva Perasso
Leggi tutto...
Il mese di prevenzione è arrivato alla sua diciassettesima edizione: in questi giorni, contattando le sedi provinciali della Lilt, è possibile prenotare la visita gratuita di controllo in uno dei quasi 400 ambulatori presenti sul territorio nazionale. Sensibilizzare l’universo femminile sui controlli e sul come sconfiggere la malattia attraverso le visite e l’autoanalisi è un passo fondamentale in un Paese in cui ogni anno viene diagnosticato il cancro al seno a 40mila donne e dove una donna su 33 muore per un carcinoma mammario. Ancor più grave, una proiezione sul 2010 dice che a fine anno i nuovi casi di tumori saranno stati 42mila. Nastro Rosa, attraverso la sua campagna, ricorda che di tumore al seno si può guarire, almeno nel 90 per cento dei casi, sia attraverso operazioni di prevenzione primaria (mangiare bene, fare movimento, non fumare ecc) che secondaria (le visite di controllo che variano a seconda dell’età e dei singoli casi, in modo da riuscire ad arginare l’eventuale tumore nella sua fase iniziale, quando questo è curabile). La lega che combatte i tumori insiste particolarmente sulla mammografia, esame che a partire dai 40 anni di età dovrebbe essere svolto da tutte le donne una volta all’anno.
Per ricordare a tutte l’importanza della prevenzione, la Lilt ha organizzato una serie di eventi collaterali, come l’illuminazione di color rosa di alcuni dei monumenti delle città italiane, operazione che avviene anche all’estero su edifici imponenti come l’Opera House di Sydney, o su meraviglie della natura come le cascate del Niagara, tra Stati Uniti e Canada. L’uso di Facebook e della potenza dei fenomeni virali online non è una novità per Nastro Rosa. Già lo scorso anno infatti le donne del social network si mobilitarono per ricordare a tutte la prevenzione del cancro alla mammella. Nel 2009 il tema con cui aggiornare il proprio status era il colore del reggiseno che si indossava in quel momento.
FONTE: Corriere.it
Autore: Eva Perasso
01 ottobre, 2010
Messina, Giampilieri: un anno dopo...
-------------------------------------------------------------------------------
Alluvione, un anno dopo. Dalle «new town» di Berlusconi alla «mazzata» di Bertolaso: un "bestiario" lungo dodici mesi. Le dichiarazioni "impossibili" ascoltate dal 2 ottobre fino a pochi giorni fa: la favola dell’abusivismo, la ricostruzione, i fondi promessi e “troppo” altro.
L’alluvione? Colpa dell’abusivismo. Il dopo alluvione? La soluzione sta nelle “new town”. Il Ponte? Ci fosse stato, il disastro non sarebbe accaduto. I fondi dello Stato? Arriveranno, in gran quantità. L’abusivismo? Ora non c’è più, la “mazzata” è servita a qualcosa. Di frasi del genere, di cui tanti, per non dire tutti, avrebbero fatto volentieri a meno, ne abbiamo sentite fin troppe in questo lungo anno iniziato la tragica notte del 1. ottobre 2009. Un “bestiario” che ci offre un campionario fitto di frasi “celebri” finite, inevitabilmente, nel libro nero delle parole in libertà rilasciate senza pensare né al dolore e alla rabbia che potevano provocare, né al ruolo istituzionale e di responsabilità di chi le pronunciava. Lasciate così, in preda al vento. Generando ulteriore fango laddove non ce n’era proprio bisogno. Ecco una carrellata di queste dichiarazioni impossibili. E scusate se ce ne siamo dimenticata qualcuna. 0 Forse l’ha portata via il vento. Grazie a Dio.
«Io non faccio polemiche ma cerco di risolvere i problemi, è però evidente che non può essere la Protezione Civile a risolvere i problemi di dissesto idrogeologico creati dall'abusivismo». Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, 2 ottobre 2009, durante la prima conferenza stampa tenuta in Prefettura, a poche ore dalla tragedia.
«Meno sagre, più prevenzione sul territorio». Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, 3 ottobre 2009.
«Faremo come l’Aquila. Dobbiamo individuare delle zone e trasferire le comunità. I Comuni ci segnaleranno dei terreni sui quali costruiremo dei quartieri con case di solo 3 piani, vivibili, con giardini. Dentro ogni casa, arredata, ci sarà tutto quello che serve per vivere, come all'Aquila. Penseremo anche ai negozianti, costruiremo piccoli centri commerciali dove potranno continuare le loro attività». Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, 4 ottobre 2009.
«La gente si deve anche rendere conto che finché ci sarà abusivismo, nessuno potrà risolvere i problemi. Non c'è dubbio che si è tollerato fin troppo. E se i cittadini non prenderanno consapevolezza che le case non si possono costruire nelle fiumare o a ridosso delle montagne, sarà una battaglia persa». Raffaele Lombardo, presidente della Regione, 4 ottobre 2009.
«Ho prodotto 1191 richieste di demolizione di manufatti abusivi in meno di tre anni, dal gennaio 2007 ad oggi, per violazione delle leggi urbanistiche ed apposizione di sigilli. E nessuna demolizione, neanche una. Mi piacerebbe sapere il perché di tanta ignavia». Calogero Ferlisi, comandante della Polizia municipale di Messina, in un’intervista a Repubblica, 5 ottobre 2009. Ferlisi, poi, smentirà tutto.
«Dobbiamo comunque trovare una casa per circa 1600 persone». Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, 6 ottobre 2009.
«Se ad un sindaco arriva un’allerta ordinaria allora è meglio che stia attento…». Bruno Vespa, durante la puntata speciale di “Porta a Porta” del 6 ottobre 2009.
«Alcuni esperti mi dicono in questi giorni che se il Ponte e altre opere infrastrutturali collegate ad esso fossero state già eseguite, l'emergenza messinese sarebbe stata vissuta in modo più attenuato». Altero Matteoli, ministro alle Infrastrutture, 7 ottobre 2009.
«Quello di Messina è l’ultimo di una lunga serie di disastri da dissesto idrogeologico. E i casi di abusivismo edilizio sono i primi a provocare i disastri annunciati». Dalla relazione della commissione parlamentare Ambiente della Camera, relatore Francesco Nucara del Pri, 4 novembre 2009.
«Lo stanziamento è nella disponibilità del Ministero dell’Ambiente, Messina avrà i soldi necessari, e non saranno un'elemosina, ma come documentato dalle relazioni e dalle perizie delle strutture competenti, un congruo finanziamento che dovrebbe essere quantificato in circa 400 milioni di euro». Domenico Nania, vicepresidente del Senato, e Vincenzo Garofalo, deputato del Pdl, 17 novembre 2009.
«Sento strane voci sulle risorse: posso dire che il problema non esiste. 56 giorni fa, quando sono venuta qui per la prima volta, avevo garantito che mi sarei battuta per questo e l'impegno del presidente Berlusconi è stato chiaro: i fondi arriveranno». Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, 27 novembre 2009.
«A Giampilieri è stata già individuata un'area dove sarà possibile realizzare nuove strutture abitative. Saranno realizzate nel più breve tempo possibile e si faranno gare e appalti con procedure accelerate, ma con garanzie legali ineccepibili». Raffaele Lombardo, presidente della Regione, 8 dicembre 2009.
«Sono pronto a fare battaglia se le istituzioni al di sopra di noi non ci daranno un segno. Per la mia città sono disposto a qualsiasi cosa, persino a riconsegnare la fascia». Giuseppe Buzzanca, sindaco di Messina, 19 aprile 2010.
«Non credo ci sia ora abusivismo nelle zone colpite dall'alluvione dell'ottobre 2009 a Messina. La mazzata che hanno ricevuto è servita per fermare lo scempio del territorio. Meglio tardi che mai». Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, 22 settembre 2010.
FONTE: Tempostretto.it
27 settembre, 2010
Fra il 2015 e il 2025 circa 25mila medici di base andranno in pensione: non saranno rimpiazzati...
Dice che, in fondo, non di solo pane vive l'uomo. "Qui l'aria è buona e le donne e gli uomini non sono solo "pazienti" ma persone. A volte si diventa anche amici. Visito G., gli faccio la ricetta, e poi magari andiamo a prendere un caffè insieme. Sono il medico di base negli otto Comuni della valle Maira ormai da 25 anni e posso dire di essere entrato nelle case di tutti". Carlo Ponte, 53 anni, è un mmg - medico di medicina generale - con 850 assistiti sparsi nella valle e sulle montagne cuneesi. "Fossi a Torino, mi basterebbero gli abitanti di tre palazzoni. E invece vado su e giù per la valle ad aprire i miei tre ambulatori e poi comincio con le visite a domicilio. La mia Golf ha 300 mila chilometri, tutti fatti a mie spese. Ci sono tanti colleghi che lavorano meno e guadagnano di più, ma non sono invidioso. Tornassi indietro, sceglierei ancora questo lavoro".
C'era una volta il medico condotto, scomparso (sulla carta) nei primi mesi del 1980, con la realizzazione del Sistema sanitario nazionale deciso nel 1978. "Ma i medici di campagna e delle zone emarginate della montagna - dice Salvio Sigismondi, presidente dell'Ordine dei medici di Cuneo - somigliano molto a quelli che avevano la condotta. E continuano a lavorare in condizioni pesantissime. Orari che non finiscono mai, spese continue. Se stacchi il cellulare, ti chiamano a casa. Ma senza di loro, una fetta d'Italia sarebbe abbandonata". Anche il presidente dell'Ordine è un mmg, con tre ambulatori a Fossano e in due frazioni. "Che tu lavori in centro a Milano o sotto il Monviso, lo "stipendio" è uguale per tutti: 38,62 euro all'anno per ogni assistito, che presto diventeranno 40,05. Ma per avere 850 pazienti in montagna devi "occupare" un'intera valle. Non mi piace usare paroloni, ma credo che quelli che continuano a lavorare in certi territori siano eroi, o quanto meno missionari. Certo, non si potrà resistere a lungo.
Come Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri abbiamo studiato la curva anagrafica dei medici di medicina generale. Abbiamo scoperto che fra il 2015 ed il 2025 - per chi si occupa di programmazione sanitaria è già domani - circa 25 mila mmg andranno in pensione e non saranno rimpiazzati perché mancheranno i laureati. Circa 11 milioni di italiani resteranno dunque senza medico di base, e saranno quelli che abitano in campagna o in montagna, dove già i servizi sono al minimo. Se hai la broncopolmonite a Torino, puoi andare direttamente al pronto soccorso. In montagna l'ospedalizzazione è più difficile, bisogna fare arrivare l'ambulanza su strade quasi impossibili o fare atterrare, quando ci si riesce, l'elicottero. Se non cambiano molte cose, presto avremo solo medici di città".
Fino al 2006 il dottor Carlo Ponte aveva otto ambulatori. Ora ne ha tre, ad Acceglio, Prazzo e Stroppo. "Non ce la facevo più a essere presente ovunque. Anche perché il lavoro è cambiato con l'informatizzazione. Mi spiego. Già prima, negli otto ambulatori, tenevo le cartelle cliniche di tutti i pazienti, con tutti i referti, gli esami, le diagnosi... Migliaia e migliaia di pezzi di carta che, con la nuova normativa, io devo inserire al computer per conoscere il passato di ogni paziente. Ma questo porta via un sacco di tempo e ho dovuto chiudere i cinque ambulatori, anche per non dovere comprare, oltre al pc, anche otto stampanti. Chi decide in alto, forse non è mai stato nelle nostre vallate. Computer e stampanti, con il gelo a meno 15, si bloccano, e tanti nostri ambulatori vengono riscaldati solo quando sono aperti. Presto, secondo il ministro Brunetta, dovremo mandare i certificati di malattia Inps via computer, ma qui internet non funziona. Per mandare un certificato dovrei correre a casa mia a Prazzo dove, ovviamente a mie spese, ho il collegamento alla rete. Ma resisto. In servizio dal lunedì al venerdì dalle 8 del mattino alle 8 di sera, quando scatta la guardia medica che era in valle ed ora, per risparmiare, è stata portata a Dronero. Al sabato sono reperibile fino alle 10. Ma conosco tutte le famiglie e tutte le persone, qualcuno mi cerca sempre". Uno degli ambulatori chiusi era a Elva, dentro al municipio. Dieci chilometri su una strada a strapiombo, per arrivare in un paese bellissimo e ormai abbandonato. "Ci sono stato anche di notte - dice il dottor Ponte - e ho dovuto cercare la casa di chi mi aveva chiamato con la pila". Oggi i residenti sono 100, ma gli abitanti sono appena 24, divisi in 29 borgate, 13 delle quali completamente abbandonate. "Quando è stato chiuso l'ambulatorio - racconta Edo Loria, arrivato anni fa da Cuneo per aprire il ristorante San Pancrazio - il paese si è sentito orfano, come quando hanno chiuso la posta, la parrocchia, la scuola. Se nasce un bambino, qui non trova nemmeno un'altalena per giocare. Non siamo ancora riusciti a costruire una pista di atterraggio per l'elicottero di soccorso".
Anche gli ultimi medici condotti, che hanno ricevuto l'incarico alla fine degli anni '70, sono ormai andati in pensione. "Arte più misera, arte più rotta - ha scritto il poeta Arnando Fusinato nel 1845 - non c'è del medico che va in condotta". L'uomo con lo stetoscopio era l'ultima ruota del carro. "Lo stipendio annuo di un medico agli inizi del '900 - ha scritto Maurizio Benato, vice presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici - che esercita in una condotta per soli poveri è di lire 1.719, mentre il sanitario che esercita in una condotta piena (con anche pazienti abbienti, ndr) percepisce lire 2.337. Il paragone con altre professioni è impietoso: un pretore guadagna 8.000 lire, una maresciallo dei carabinieri 4.500 con in più l'alloggio".
I versi di Arnaldo Fusinato sono ben noti a Silvio Ricca, classe 1932, prima medico ospedaliero a Mondovì poi, dal 1963, medico condotto a Caraglio e val Grana, su fino a Castelmagno. "Ho avuto - racconta - fino a 3.900 mutuati. Ho lavorato tanto ma ho avuto tante soddisfazioni. Per tutti ero il dutur, sapevano di potermi chiamare a ogni ora". Ventiquattro ore di servizio al giorno, dieci giorni di ferie solo se pagavi il sostituto. Gli ambulatori erano forniti dai Comuni. "D'inverno, a Pradleves e Castelmagno e in tutte le frazioni, non veniva spalata la neve. Per arrivare da un malato, a piedi sui sentieri, fra andata e ritorno ci mettevi un giorno - ricorda Ricca-. Il dutur era stimato perché cercava di dare una risposta a ogni problema. Ho fatto nascere bambini con il forcipe, con una grande paura addosso perché, se sbagli, il bimbo resterà disgraziato per sempre. Ho ricucito tendini, ho saturato ferite. Ero anche ufficiale sanitario, e non ho mai firmato un certificato di morte senza vedere e controllare il defunto. Ho dovuto mandare gente in manicomio. Certo, i tempi erano diversi".
Tutto è cambiato, anche la morte. "Si moriva in casa, un tempo. I vecchi erano assistiti fino all'ultimo. Poi la Fiat e la Michelin hanno spopolato le montagne e gli anziani sono rimasti soli. La morte è cambiata perché è cambiata la famiglia. Si lavora tutti come matti, non puoi perdere tempo nell'assistenza. A piedi, in auto, in elicottero: ho conosciuto ogni angolo della mia montagna. Se salvi una vita, o almeno porti un aiuto, sei contento. E tanti hanno fatto capire di volermi bene. Mi regalavano le uova, per ringraziamento. E chi poteva anche un coniglio, una gallina, un pane di burro". Qualcuno arriva anche adesso, nella casa del dutur. "Ogni tanto, qualche visita la faccio ancora. Così, per un consulto. Una certa esperienza me la sono fatta. Senza farmi pagare, naturalmente. Resto sempre un medico condotto".
FONTE: Repubblica.it
AUTORE: JENNER MELETTI
Leggi tutto...
C'era una volta il medico condotto, scomparso (sulla carta) nei primi mesi del 1980, con la realizzazione del Sistema sanitario nazionale deciso nel 1978. "Ma i medici di campagna e delle zone emarginate della montagna - dice Salvio Sigismondi, presidente dell'Ordine dei medici di Cuneo - somigliano molto a quelli che avevano la condotta. E continuano a lavorare in condizioni pesantissime. Orari che non finiscono mai, spese continue. Se stacchi il cellulare, ti chiamano a casa. Ma senza di loro, una fetta d'Italia sarebbe abbandonata". Anche il presidente dell'Ordine è un mmg, con tre ambulatori a Fossano e in due frazioni. "Che tu lavori in centro a Milano o sotto il Monviso, lo "stipendio" è uguale per tutti: 38,62 euro all'anno per ogni assistito, che presto diventeranno 40,05. Ma per avere 850 pazienti in montagna devi "occupare" un'intera valle. Non mi piace usare paroloni, ma credo che quelli che continuano a lavorare in certi territori siano eroi, o quanto meno missionari. Certo, non si potrà resistere a lungo.
Come Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri abbiamo studiato la curva anagrafica dei medici di medicina generale. Abbiamo scoperto che fra il 2015 ed il 2025 - per chi si occupa di programmazione sanitaria è già domani - circa 25 mila mmg andranno in pensione e non saranno rimpiazzati perché mancheranno i laureati. Circa 11 milioni di italiani resteranno dunque senza medico di base, e saranno quelli che abitano in campagna o in montagna, dove già i servizi sono al minimo. Se hai la broncopolmonite a Torino, puoi andare direttamente al pronto soccorso. In montagna l'ospedalizzazione è più difficile, bisogna fare arrivare l'ambulanza su strade quasi impossibili o fare atterrare, quando ci si riesce, l'elicottero. Se non cambiano molte cose, presto avremo solo medici di città".
Fino al 2006 il dottor Carlo Ponte aveva otto ambulatori. Ora ne ha tre, ad Acceglio, Prazzo e Stroppo. "Non ce la facevo più a essere presente ovunque. Anche perché il lavoro è cambiato con l'informatizzazione. Mi spiego. Già prima, negli otto ambulatori, tenevo le cartelle cliniche di tutti i pazienti, con tutti i referti, gli esami, le diagnosi... Migliaia e migliaia di pezzi di carta che, con la nuova normativa, io devo inserire al computer per conoscere il passato di ogni paziente. Ma questo porta via un sacco di tempo e ho dovuto chiudere i cinque ambulatori, anche per non dovere comprare, oltre al pc, anche otto stampanti. Chi decide in alto, forse non è mai stato nelle nostre vallate. Computer e stampanti, con il gelo a meno 15, si bloccano, e tanti nostri ambulatori vengono riscaldati solo quando sono aperti. Presto, secondo il ministro Brunetta, dovremo mandare i certificati di malattia Inps via computer, ma qui internet non funziona. Per mandare un certificato dovrei correre a casa mia a Prazzo dove, ovviamente a mie spese, ho il collegamento alla rete. Ma resisto. In servizio dal lunedì al venerdì dalle 8 del mattino alle 8 di sera, quando scatta la guardia medica che era in valle ed ora, per risparmiare, è stata portata a Dronero. Al sabato sono reperibile fino alle 10. Ma conosco tutte le famiglie e tutte le persone, qualcuno mi cerca sempre". Uno degli ambulatori chiusi era a Elva, dentro al municipio. Dieci chilometri su una strada a strapiombo, per arrivare in un paese bellissimo e ormai abbandonato. "Ci sono stato anche di notte - dice il dottor Ponte - e ho dovuto cercare la casa di chi mi aveva chiamato con la pila". Oggi i residenti sono 100, ma gli abitanti sono appena 24, divisi in 29 borgate, 13 delle quali completamente abbandonate. "Quando è stato chiuso l'ambulatorio - racconta Edo Loria, arrivato anni fa da Cuneo per aprire il ristorante San Pancrazio - il paese si è sentito orfano, come quando hanno chiuso la posta, la parrocchia, la scuola. Se nasce un bambino, qui non trova nemmeno un'altalena per giocare. Non siamo ancora riusciti a costruire una pista di atterraggio per l'elicottero di soccorso".
Anche gli ultimi medici condotti, che hanno ricevuto l'incarico alla fine degli anni '70, sono ormai andati in pensione. "Arte più misera, arte più rotta - ha scritto il poeta Arnando Fusinato nel 1845 - non c'è del medico che va in condotta". L'uomo con lo stetoscopio era l'ultima ruota del carro. "Lo stipendio annuo di un medico agli inizi del '900 - ha scritto Maurizio Benato, vice presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici - che esercita in una condotta per soli poveri è di lire 1.719, mentre il sanitario che esercita in una condotta piena (con anche pazienti abbienti, ndr) percepisce lire 2.337. Il paragone con altre professioni è impietoso: un pretore guadagna 8.000 lire, una maresciallo dei carabinieri 4.500 con in più l'alloggio".
I versi di Arnaldo Fusinato sono ben noti a Silvio Ricca, classe 1932, prima medico ospedaliero a Mondovì poi, dal 1963, medico condotto a Caraglio e val Grana, su fino a Castelmagno. "Ho avuto - racconta - fino a 3.900 mutuati. Ho lavorato tanto ma ho avuto tante soddisfazioni. Per tutti ero il dutur, sapevano di potermi chiamare a ogni ora". Ventiquattro ore di servizio al giorno, dieci giorni di ferie solo se pagavi il sostituto. Gli ambulatori erano forniti dai Comuni. "D'inverno, a Pradleves e Castelmagno e in tutte le frazioni, non veniva spalata la neve. Per arrivare da un malato, a piedi sui sentieri, fra andata e ritorno ci mettevi un giorno - ricorda Ricca-. Il dutur era stimato perché cercava di dare una risposta a ogni problema. Ho fatto nascere bambini con il forcipe, con una grande paura addosso perché, se sbagli, il bimbo resterà disgraziato per sempre. Ho ricucito tendini, ho saturato ferite. Ero anche ufficiale sanitario, e non ho mai firmato un certificato di morte senza vedere e controllare il defunto. Ho dovuto mandare gente in manicomio. Certo, i tempi erano diversi".
Tutto è cambiato, anche la morte. "Si moriva in casa, un tempo. I vecchi erano assistiti fino all'ultimo. Poi la Fiat e la Michelin hanno spopolato le montagne e gli anziani sono rimasti soli. La morte è cambiata perché è cambiata la famiglia. Si lavora tutti come matti, non puoi perdere tempo nell'assistenza. A piedi, in auto, in elicottero: ho conosciuto ogni angolo della mia montagna. Se salvi una vita, o almeno porti un aiuto, sei contento. E tanti hanno fatto capire di volermi bene. Mi regalavano le uova, per ringraziamento. E chi poteva anche un coniglio, una gallina, un pane di burro". Qualcuno arriva anche adesso, nella casa del dutur. "Ogni tanto, qualche visita la faccio ancora. Così, per un consulto. Una certa esperienza me la sono fatta. Senza farmi pagare, naturalmente. Resto sempre un medico condotto".
FONTE: Repubblica.it
AUTORE: JENNER MELETTI
Google dice stop agli inserzionisti che truffano sulla salute di chi "naviga"
Google è intervenuta con decisione nei confronti di quegli inserzionisti che si rivolgono alla sua piattaforma di advertising per proporre annunci che offrono (nello specifico) materiali farmaceutici ma che risultano nascondere spam, truffe o vendita di medicinali pur non disponendo della debita autorizzazione.
Per quanto sia chiaro già nelle disposizioni poste nel contratto di servizio fatto sottoscrivere dai clienti, e per quanto Google affermi di essersi impegnata negli ultimi anni per cercare di individuare e stanare gli irregolari annidati tra i suoi inserzionisti, il problema sarebbe "in forte crescita": non solo perché su numeri così grandi è difficile un controllo a tappeto, ma anche perché i malintenzionati sono sempre pronti a trovare nuovi modi per aggirare i controlli che Mountain View ritiene avere, almeno in alcuni casi, la responsabilità di effettuare.
Per questo Mountain View ha deciso di ricorrere contro questi inserzionisti che deliberatamente hanno infranto il codice di condotta previsto dal contratto di AdWords: già in passato Google era intervenuta per combattere la diffusione di malware e pubblicità ingannevole, come per esempio quando aveva sanzionato gli scammer che promettevano importanti vincite alla fine dell'arcobaleno del link proposto, ma nel caso dei prodotti farmaceutici l'urgenza (visto la delicatezza e pericolosità intrinseca della materia) renderebbe ancora più pressante un intervento deciso. La causa, infatti, dovrebbe servire da deterrente nei confronti di coloro che intendono adottare azioni simili, facendo così una sorta di scrematura ex ante dei post da controllare.
Fonte: Punto-informatico.it
Autore: Claudio Tamburrino
NOTA: questo blog era già intervenuto da tempo in tal senso bloccando parte degli url che vengono mostrati nei riquadri di google, in particolar modo intervenendo (quando possibile, visto che gli strumenti offerti da google adsense per "bannare" gli url di certi inserzionisti non sono molto efficaci) contro la pubblicità di quei siti che offrono servizi medici oscuri o controversi, al fine di migliorare quanto più possibile il servizio di ricerca siti che google offre quando si digitano certe "chiavi" di navigazione sul web.
Leggi tutto...
Per quanto sia chiaro già nelle disposizioni poste nel contratto di servizio fatto sottoscrivere dai clienti, e per quanto Google affermi di essersi impegnata negli ultimi anni per cercare di individuare e stanare gli irregolari annidati tra i suoi inserzionisti, il problema sarebbe "in forte crescita": non solo perché su numeri così grandi è difficile un controllo a tappeto, ma anche perché i malintenzionati sono sempre pronti a trovare nuovi modi per aggirare i controlli che Mountain View ritiene avere, almeno in alcuni casi, la responsabilità di effettuare.
Per questo Mountain View ha deciso di ricorrere contro questi inserzionisti che deliberatamente hanno infranto il codice di condotta previsto dal contratto di AdWords: già in passato Google era intervenuta per combattere la diffusione di malware e pubblicità ingannevole, come per esempio quando aveva sanzionato gli scammer che promettevano importanti vincite alla fine dell'arcobaleno del link proposto, ma nel caso dei prodotti farmaceutici l'urgenza (visto la delicatezza e pericolosità intrinseca della materia) renderebbe ancora più pressante un intervento deciso. La causa, infatti, dovrebbe servire da deterrente nei confronti di coloro che intendono adottare azioni simili, facendo così una sorta di scrematura ex ante dei post da controllare.
Fonte: Punto-informatico.it
Autore: Claudio Tamburrino
NOTA: questo blog era già intervenuto da tempo in tal senso bloccando parte degli url che vengono mostrati nei riquadri di google, in particolar modo intervenendo (quando possibile, visto che gli strumenti offerti da google adsense per "bannare" gli url di certi inserzionisti non sono molto efficaci) contro la pubblicità di quei siti che offrono servizi medici oscuri o controversi, al fine di migliorare quanto più possibile il servizio di ricerca siti che google offre quando si digitano certe "chiavi" di navigazione sul web.
06 settembre, 2010
Sbocco professionale: quale facoltà offre più garanzie?
Interessante reportage di "Repubblica" che nelle pagine di uno speciale dedicato al mondo universitario discute in merito alla possibilità di trovare lavoro subito dopo il diploma e la laurea. Scartabellando i dati ufficiali riassunti in tale articolo, si nota come i laureati in professioni medico-sanitarie hanno possibilità di nuove assunzioni di poco superiori ai laureati in campo formativo-istruttivo, e di gran lunga inferiori rispetto al lavoro prospettato in economia (a quanto pare panacea di tutti i mali) e ingegneristico-matematico. Se tuttavia è più probabile che un insegnante trovi lavoro più rapidamente di un medico, consola il fatto che sempre secondo i dati riportati da repubblica i laureati in professioni medico-sanitarie hanno la più elevata percentuale di possibilità di assunzione con posto fisso (cioè a tempo indeterminato). Di seguito l'articolo spiega in dettaglio quanto riassunto sopra.
--------------------------------------------------------------------
La formazione aiuta. In questi anni difficili, la caduta dell'occupazione ha toccato, per molti, livelli drammatici. A pagare il conto più salato sono stati soprattutto gli italiani e le italiane con un'istruzione inferiore. Per loro, l'occupazione si è ridotta di quasi cinque punti percentuali. In termini assoluti questo ha voluto dire una perdita di quasi 400mila posti di lavoro in un solo anno. Hanno resistito meglio, anche se in uno scenario sempre più difficile, le figure che erano in possesso di un livello di istruzione superiore. Il numero di occupati con un diploma di scuola superiore secondaria è cresciuto dello 0,4 per cento, mentre l'occupazione dei laureati, seppure invertendo l'andamento di anni di crescita, è diminuita in misura modesta (-0,3 per cento).
In questo contesto, la probabilità di trovare un impiego, anche se per tutti si è ridotta in maniera significativa, soprattutto per i più giovani, resta decisamente più alta per le persone in possesso di un titolo di studio elevato. La quota, anche in piena crisi, è pari a oltre 3,5 volte la probabilità di ingresso chi è ha un basso livello di istruzione (al massimo la licenza media inferiore). Nel 2009, secondo le elaborazioni messe a punto nel Rapporto del Cnel presentato a luglio, chi aveva un livello di istruzione elevato è riuscito a passare di status (da disoccupato a occupato) in più del 20 per cento dei casi. A confronto, è riuscito a fare lo stesso solo il 10 per cento di chi aveva un livello di istruzione media e solo il 5 per cento nei casi di un'istruzione inferiore.
Ma cosa succederà adesso? Alla fine del tormentato 2010, secondo Unioncamere, saranno poco più di mezzo milione le assunzioni, non stagionali, che le imprese avranno fatto. Per la metà di questi posti, il titolo di studio è molto importante. Chi non ha un titolo di studio adeguato avrà pochissime chance di occupare un posto da dirigente, da specialista o anche da contabile o informatico. Ma un titolo di studio sarà importante anche per i cuochi o per il personale di segreteria. Inciderà meno invece per le professioni nelle attività commerciali e ancora meno per gli operai specializzati seppure anche per alcuni di loro il titolo di studio avrà lo stesso un certo peso.
Il gran numero dei nuovi impieghi andrà ai diplomati. In tutto saranno 243 mila, una cifra di poco superiore a quella dell'anno scorso (222 mila). Di queste selezioni, il 30 per cento (70 mila) è destinata a chi è uscito da un indirizzo amministrativo e commerciale. Tra i diplomati più richiesti ci sono anche quelli dell'indirizzo meccanico (circa 23 mila), del turistico e alberghiero (14 mila) e dell'elettrotecnico (10 mila).
Poco meno di 70 mila posti andranno invece a chi è in possesso di un titolo di laurea, non si tratta solo di neolaureati, ma di tutto l'universo composto da chi è uscito, prima o dopo, da un ateneo italiano. In questo caso i direttori del personale guardano soprattutto ai laureati in economia (20 mila posti), in ingegneria elettronica e dell'informazione (7,3 mila), indirizzi sanitari e paramedici (6,4 mila) e nell'insegnamento e formazione (5,2 mila). È bene ribadire, sopratutto in quest'ultimo caso, che si tratta di assunzioni nel settore privato.
Altre 176 mila nuovi impieghi riguarderanno figure con un titolo della scuola dell'obbligo mentre saranno 65 mila quelle destinate a chi ha una qualifica regionale di istruzione (soprattutto indirizzo socio-sanitario, edile, amministrativo-commerciale e turistico-alberghiero).
Ma, ovviamente, le imprese non prevedono solo assunzioni, quelle con un contratto a tempo indeterminato o a termine, ma anche contratti di collaborazione. Tra quelli a progetto (in tutto saranno 181 mila) che le imprese offriranno ai candidati, la metà andranno ai diplomati (93 mila). Ai laureati ne andranno circa 65 mila mentre i rimanenti 22 mila se li assicureranno quelli che hanno fatto la scuola dell'obbligo, hanno una qualifica regionale di istruzione o sono in possesso di un titolo di formazione professionale. Quanto al tipo di figure, i contratti di collaborazione riguarderanno soprattutto professioni tecniche (82 mila) e impiegati (31 mila). Dà da pensare, in questo casso, l'elevato numero di contratti di questo tipo (29mila) che coinvolgeranno un gruppo professionale molto strategico come quello delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione.
Il peso di chi ha un titolo di laurea si sentirà soprattutto nelle assunzioni che le imprese faranno nelle aree tecniche e della progettazione. In questo caso, dei 15 mila posti previsti, il 63 per cento andrà a chi ha un livello di istruzione universitario così come accadrà al 43,4 per cento delle circa 2,6 mila figure che verranno assunte nella certificazione e nel controllo della qualità. I direttori del personale guarderanno con interesse a figure in possesso di una laurea anche per le assunzioni nell'area commerciale e della comunicazione: a chi ha un curriculum universitario andrà la metà delle 10 mila assunzioni.
I diplomati verranno presi in considerazione soprattutto per l'area amministrativa: a loro andranno più dell'80 per cento delle 34 mila assunzioni previste. Quote elevate anche per le posizioni di segreteria, staff e servizi generali di assistenza alla direzione: ai diplomati il 73 per cento dei 13,4 mila nuovi impieghi. Anche la logistica sarà uno sbocco concreto per chi è in possesso di un livello di istruzione secondario: a loro andrà quasi il 60 per cento dei 12 mila nuovi posti.
Le assunzioni per i laureati si concentreranno in particolare nel nord ovest dove nel 16,3 per cento dei casi (rispetto a una media del 12,5 per cento) i responsabili delle risorse umane preferiscono chi ha un livello di formazione universitario. Anche nelle imprese del centro la quota per laureati è superiore alla media (13,8 per cento). La città con la più alta "propensione" per candidati laureati è Milano (il 24,1 per cento). Dietro il capoluogo lombardo vengono Torino (19,9 per cento) e Roma (18,8 per cento).
In media i datori di lavoro offriranno un contratto a tempo indeterminato solo nel 46,3 dei casi. Molto meno di quanto non accadeva cinque o sei anni fa. Ad ogni modo, le figure in possesso di un titolo universitario riusciranno a strapparne una percentuale leggermente più elevata (il 53 per cento). In questo scenario, le posizioni che le imprese andranno a coprire riservate ai professionisti con un titolo di laurea nell'indirizzo geo-biologico e nelle biotecnologie saranno quasi per il 70 per cento con un contratto a tempo indeterminato. Va detto che questi posti sono relativamente pochi: solo 470 nel 2010.
Prevarrà il posto fisso anche per quelle figure con una formazione universitaria legata agli indirizzi di ingegneria (tra il 61,9 e il 63,3 per cento), medico e odontoiatrico (64,4 per cento), scientifico, matematico e fisico (65,7 per cento). Quanto a chi ha un percorso di livello secondario e post-secondario, quelli che hanno maggiori possibilità di trovare un posto fisso sono quelli dell'indirizzo edile e quelli dell'indirizzo informatico
Tra i professionisti con un titolo universitario, hanno meno probabilità di avere un contratto stabile quelli dell'indirizzo insegnamento e formazione (il 29,6 per cento), in ingegneria civile e ambientale (34,5 per cento), linguistico, traduttori e interpreti (solo il 33,1 per cento), agrario, agroalimentare e zootecnico (il 35,9), letterario, filosofico, storico e artistico (43,9) e psicologico (45 per cento).
FONTE: Repubblica.it
AUTORE: Federico Pace
Leggi tutto...
--------------------------------------------------------------------
La formazione aiuta. In questi anni difficili, la caduta dell'occupazione ha toccato, per molti, livelli drammatici. A pagare il conto più salato sono stati soprattutto gli italiani e le italiane con un'istruzione inferiore. Per loro, l'occupazione si è ridotta di quasi cinque punti percentuali. In termini assoluti questo ha voluto dire una perdita di quasi 400mila posti di lavoro in un solo anno. Hanno resistito meglio, anche se in uno scenario sempre più difficile, le figure che erano in possesso di un livello di istruzione superiore. Il numero di occupati con un diploma di scuola superiore secondaria è cresciuto dello 0,4 per cento, mentre l'occupazione dei laureati, seppure invertendo l'andamento di anni di crescita, è diminuita in misura modesta (-0,3 per cento).
In questo contesto, la probabilità di trovare un impiego, anche se per tutti si è ridotta in maniera significativa, soprattutto per i più giovani, resta decisamente più alta per le persone in possesso di un titolo di studio elevato. La quota, anche in piena crisi, è pari a oltre 3,5 volte la probabilità di ingresso chi è ha un basso livello di istruzione (al massimo la licenza media inferiore). Nel 2009, secondo le elaborazioni messe a punto nel Rapporto del Cnel presentato a luglio, chi aveva un livello di istruzione elevato è riuscito a passare di status (da disoccupato a occupato) in più del 20 per cento dei casi. A confronto, è riuscito a fare lo stesso solo il 10 per cento di chi aveva un livello di istruzione media e solo il 5 per cento nei casi di un'istruzione inferiore.
Ma cosa succederà adesso? Alla fine del tormentato 2010, secondo Unioncamere, saranno poco più di mezzo milione le assunzioni, non stagionali, che le imprese avranno fatto. Per la metà di questi posti, il titolo di studio è molto importante. Chi non ha un titolo di studio adeguato avrà pochissime chance di occupare un posto da dirigente, da specialista o anche da contabile o informatico. Ma un titolo di studio sarà importante anche per i cuochi o per il personale di segreteria. Inciderà meno invece per le professioni nelle attività commerciali e ancora meno per gli operai specializzati seppure anche per alcuni di loro il titolo di studio avrà lo stesso un certo peso.
Il gran numero dei nuovi impieghi andrà ai diplomati. In tutto saranno 243 mila, una cifra di poco superiore a quella dell'anno scorso (222 mila). Di queste selezioni, il 30 per cento (70 mila) è destinata a chi è uscito da un indirizzo amministrativo e commerciale. Tra i diplomati più richiesti ci sono anche quelli dell'indirizzo meccanico (circa 23 mila), del turistico e alberghiero (14 mila) e dell'elettrotecnico (10 mila).
Poco meno di 70 mila posti andranno invece a chi è in possesso di un titolo di laurea, non si tratta solo di neolaureati, ma di tutto l'universo composto da chi è uscito, prima o dopo, da un ateneo italiano. In questo caso i direttori del personale guardano soprattutto ai laureati in economia (20 mila posti), in ingegneria elettronica e dell'informazione (7,3 mila), indirizzi sanitari e paramedici (6,4 mila) e nell'insegnamento e formazione (5,2 mila). È bene ribadire, sopratutto in quest'ultimo caso, che si tratta di assunzioni nel settore privato.
Altre 176 mila nuovi impieghi riguarderanno figure con un titolo della scuola dell'obbligo mentre saranno 65 mila quelle destinate a chi ha una qualifica regionale di istruzione (soprattutto indirizzo socio-sanitario, edile, amministrativo-commerciale e turistico-alberghiero).
Ma, ovviamente, le imprese non prevedono solo assunzioni, quelle con un contratto a tempo indeterminato o a termine, ma anche contratti di collaborazione. Tra quelli a progetto (in tutto saranno 181 mila) che le imprese offriranno ai candidati, la metà andranno ai diplomati (93 mila). Ai laureati ne andranno circa 65 mila mentre i rimanenti 22 mila se li assicureranno quelli che hanno fatto la scuola dell'obbligo, hanno una qualifica regionale di istruzione o sono in possesso di un titolo di formazione professionale. Quanto al tipo di figure, i contratti di collaborazione riguarderanno soprattutto professioni tecniche (82 mila) e impiegati (31 mila). Dà da pensare, in questo casso, l'elevato numero di contratti di questo tipo (29mila) che coinvolgeranno un gruppo professionale molto strategico come quello delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione.
Il peso di chi ha un titolo di laurea si sentirà soprattutto nelle assunzioni che le imprese faranno nelle aree tecniche e della progettazione. In questo caso, dei 15 mila posti previsti, il 63 per cento andrà a chi ha un livello di istruzione universitario così come accadrà al 43,4 per cento delle circa 2,6 mila figure che verranno assunte nella certificazione e nel controllo della qualità. I direttori del personale guarderanno con interesse a figure in possesso di una laurea anche per le assunzioni nell'area commerciale e della comunicazione: a chi ha un curriculum universitario andrà la metà delle 10 mila assunzioni.
I diplomati verranno presi in considerazione soprattutto per l'area amministrativa: a loro andranno più dell'80 per cento delle 34 mila assunzioni previste. Quote elevate anche per le posizioni di segreteria, staff e servizi generali di assistenza alla direzione: ai diplomati il 73 per cento dei 13,4 mila nuovi impieghi. Anche la logistica sarà uno sbocco concreto per chi è in possesso di un livello di istruzione secondario: a loro andrà quasi il 60 per cento dei 12 mila nuovi posti.
Le assunzioni per i laureati si concentreranno in particolare nel nord ovest dove nel 16,3 per cento dei casi (rispetto a una media del 12,5 per cento) i responsabili delle risorse umane preferiscono chi ha un livello di formazione universitario. Anche nelle imprese del centro la quota per laureati è superiore alla media (13,8 per cento). La città con la più alta "propensione" per candidati laureati è Milano (il 24,1 per cento). Dietro il capoluogo lombardo vengono Torino (19,9 per cento) e Roma (18,8 per cento).
In media i datori di lavoro offriranno un contratto a tempo indeterminato solo nel 46,3 dei casi. Molto meno di quanto non accadeva cinque o sei anni fa. Ad ogni modo, le figure in possesso di un titolo universitario riusciranno a strapparne una percentuale leggermente più elevata (il 53 per cento). In questo scenario, le posizioni che le imprese andranno a coprire riservate ai professionisti con un titolo di laurea nell'indirizzo geo-biologico e nelle biotecnologie saranno quasi per il 70 per cento con un contratto a tempo indeterminato. Va detto che questi posti sono relativamente pochi: solo 470 nel 2010.
Prevarrà il posto fisso anche per quelle figure con una formazione universitaria legata agli indirizzi di ingegneria (tra il 61,9 e il 63,3 per cento), medico e odontoiatrico (64,4 per cento), scientifico, matematico e fisico (65,7 per cento). Quanto a chi ha un percorso di livello secondario e post-secondario, quelli che hanno maggiori possibilità di trovare un posto fisso sono quelli dell'indirizzo edile e quelli dell'indirizzo informatico
Tra i professionisti con un titolo universitario, hanno meno probabilità di avere un contratto stabile quelli dell'indirizzo insegnamento e formazione (il 29,6 per cento), in ingegneria civile e ambientale (34,5 per cento), linguistico, traduttori e interpreti (solo il 33,1 per cento), agrario, agroalimentare e zootecnico (il 35,9), letterario, filosofico, storico e artistico (43,9) e psicologico (45 per cento).
FONTE: Repubblica.it
AUTORE: Federico Pace
29 agosto, 2010
[IN EVIDENZA]: Test di Ingresso 2010: come sempre SdM è con voi
Con l'estate torna la ricerca di informazioni per i test di ingresso di settembre e ancora una volta SdM si schiera a fianco di tutti gli studenti neodiplomati d'Italia. Per chi si fosse perso gli articoli precedenti è disponibile un link che riassume il tutto, basta cliccare sulla barra in alto a sinistra sopra la scritta "Test di Ingresso", il medesimo link è scritto nella "TAGCLOUD" del nostro sito.
Di seguito invece una breve rassegna di articoli sempre tratti dal vostro sito e che spero possano interessarvi. Nel corso delle prossime settimane avremo cura di aggiungere nuovi articoli con informazioni sempre più precise e aggiornate quindi tenete d'occhio questa pagina e tornate spesso a trovarci (CTRL+D per aggiungerci alla vostra barra dei preferiti):
Leggi tutto...
Di seguito invece una breve rassegna di articoli sempre tratti dal vostro sito e che spero possano interessarvi. Nel corso delle prossime settimane avremo cura di aggiungere nuovi articoli con informazioni sempre più precise e aggiornate quindi tenete d'occhio questa pagina e tornate spesso a trovarci (CTRL+D per aggiungerci alla vostra barra dei preferiti):
Test di Medicina superblindati, proibite anche le penne portafortuna...
Sanità e retribuzioni: per i giovani laureati quale futuro?
Medicina: undici anni per uno stipendio da... precario...
Messina, boom di candidati per l'ammissione a Medicina e Veterinaria: quasi 2000 in più...
Test di Ingresso: simulazioni online in questi giorni su Ammissione.it
Ricevo e pubblico: breve vademecum contro le irregolarità nei test di ingresso
Speciale "Test di Ingresso" (2° Puntata) - Siti utili
Speciale "Test di Ingresso" (1° Puntata) - Cosa studiare
Test di ingresso a medicina: ecco il compito dell'anno 2007/08
Test di Ingresso: per molti è domani il grande giorno?
Messina: in aumento i preiscritti per i Test di Ingresso in ambito sanitario
Test di ingresso: anche "Striscia la notizia" se ne occupa
Test di Ingresso: copia del decreto Ministeriale del 18 giugno 2008
TEST DI INGRESSO: video informativo per prove di ammissione a corsi a numero programmato
TEST DI INGRESSO: domande frequenti
TEST DI INGRESSO: i test degli anni passati
TEST DI INGRESSO A MEDICINA: le 10 cose che gli aspiranti medici devono sapere
MESSINA: slittano le preiscrizioni ai corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria
PREPARARSI AI TEST DI INGRESSO DI MEDICINA: 1° PUNTATA – LA BIOLOGIA
Corsi di preparazione a Medicina e Chirurgia: una raccolta utile di link
Date ufficiali test di ammissione 2008/09 a Medicina e Chirurgia
Punteggi test ingresso nei corsi di laurea in medicina e chirurgia
Niente punti bonus per i diplomati che vogliono accedere a Medicina
Iscriviti a:
Post (Atom)
SENTIERI DELLA MEDICINA
In questo blog ci sono post e commenti
Commenti recenti
Post più popolari
-
INFORMAZIONI TRATTE DAL SITO WWW.AMMISSIONE.IT a cui rimandiamo per ulteriori delucidazioni in merito: Avvertenza: le seguenti FAQ, qualora ...
-
Se si desidera contattare lo staff del sito è sufficiente compilare il form sottostante, una volta cliccato su "invia il messaggio...
-
La rivista americana "The Medical Letter on Drugs and Therapeutics", nel numero uscito lo scorso 15 febbraio, ha riportato una s...
-
La tiroxina è uno degli ormoni prodotti dalla tiroide, nonché il farmaco prescritto a chi ha problemi di ipotiroidismo, ovvero un TSH (thyro...
-
La glomerulonefrite è una patologia dei reni, in particolare una infiammazione dei glomeruli renali che può decorrere in modo acuto, subacut...
-
Una curiosità che esula dagli argomenti scientifici ma non troppo da medicina. Ha avuto grande successo su Facebook un gruppo intitolato ...
-
La Eli Lilly ha deciso di cessare la produzione dell’insulina umana Humulin R in cartucce. Dal primo ottobre la Humulin R verrà prodotta uni...
-
Defragra dalla Germania il caso europeo dei cetrioli killer, in quanto potenzialmente contaminati da un batterio in grado di causare una gra...
-
L'avvento dell'era dei social networks si riflette su ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Come oramai tutti sanno è possibile...
-
Innanzitutto, una notizia: da una ricerca condotta su 31 donne affette da Sclerosi Multipla, i medici del CRESM dell'ospedale San Luigi ...