L'attuale ceppo H1N1 del virus dell’influenza suina ha radici genetiche di una malattia che ha colpito i suini nel lontano 1918: lo afferma una relazione di esperti di malattie infettive dell'Università di Pittsburgh sulla rivista “New England Journal of Medicine”. Il loro documento descrive il viaggio lungo quasi un secolo del virus H1N1 e che comprende l’ipotesi di una “resurrezione accidentale” di un ceppo considerato come estinto e che ha portato all’allarme dei giorni nostri.
"Nello stesso periodo in cui la pandemia influenzale del 1918 si è rapidamente diffusa tra gli esseri umani, i suini sono stati colpiti con una malattia respiratoria che presentava sintomi molto simili a quelli osservati nelle persone", ha dichiarato il maggior autore Donald S. Burke, decano dell’University of Pittsburgh Graduate School of Public Health. "Gli esperimenti precedenti hanno confermato che questo virus suino e il virus causante la pandemia del 1918 emersero circa nello stesso periodo. Da allora, questo antenato del virus si sarebbe “riassortito” geneticamente con altri ceppi di influenza in almeno quattro occasioni con la sintesi delle caratteristiche sequenze geniche che ha causato la comparsa del nuovo ceppo “2009”, che ha mantenuto alcune analogie con il virus precedente rafforzandone però la virulenza.
Nel documento, il Dr. Burke e la sua equipe descrivono la temporanea “estinzione" del virus H1N1 nell’uomo nel 1957 e la sua ricomparsa circa 20 anni dopo. Si nota un piccolo focolaio nel 1976 che ha colpito 230 persone tra i soldati a Fort Dix, nel New Jersey, e che non si estese mai al di fuori della base militare.
Quindi, l'influenza H1N1 è riapparsa nel 1977 tra la popolazione in Unione Sovietica, Hong Kong e della Cina nord-orientale. Un attento studio di origine genetica del ceppo del 1977 ha dimostrato che questi non era correlato al ceppo comparso a “Fort Dix” ma sorprendentemente era connesso ad un ceppo umano del 1950.
Data la somiglianza genetica di questi ceppi, la riemersione è stata probabilmente dovuta ad un caso di rilascio accidentale durante gli studi di laboratorio del ceppo del 1950, che era stato conservato tramite refrigerazione a basse temperature.
Gli autori ipotizzano che le preoccupazioni riguardanti la virulenza del ceppo “Fort Dix” nel 1976 ha stimolato una raffica di ricerche di laboratorio in merito al virus H1N1 e queste hanno portato ad un caso di rilascio accidentale e quindi al riemergere del virus estinti in precedenza ma con qualche anno di ritardo.
Il ceppo di H1N1 “riemerso” del 1977 ha continuato a circolare fra gli umani ma come tipica influenza stagionale per i circa 32 anni successivi. Sebbene inizialmente rintracciato in Messico, l'esatta origine fisica della pandemia del 2009 non è nota. Poiché l'attuale ceppo presenta geni in comune o fortemente simili in sequenza ai geni dei ceppi influenzali degli scorsi anni, è possibile che porzioni della popolazione possano già avere parziale immunità al nuovo virus pandemico.
Gli autori hanno anche spiegato che il pericolo rappresentato da un virus non si basa unicamente sulla sua virulenza ma anche sulla sua frequenza di trasmissione che è rafforzata dalla teorica capacità di passare dagli animali agli esseri umani e dunque gli animali rappresenterebbero un ulteriore veicolo. I H1N1 virus influenzali hanno dimostrato questa loro capacità in tutta la loro storia, capacità condivisa anche da altri virus.
L’autore della ricerca ha poi concluso: "Studiare la storia della nascita e dell'evoluzione dei virus influenzali non ci fornisce una traccia per il futuro, ma ci permette di ottenere informazioni sulle caratteristiche generali e questo tipo di modello è fondamentale se vogliamo essere il più preparati possibile ad affrontare il virus e i suoi effetti.”
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