Stop al numero programmato universitario? Secondo l'Unione degli universitari una serie di provvedimenti dei Tar di mezza Italia decretano "la fine del numero chiuso nel nostro Paese ". Secondo gli studenti, le ordinanze che si stanno ripetendo minano alla base i princìpi stessi del numero chiuso all'università e il prossimo governo, con tutta probabilità, dovrà mettere nuovamente mano alla materia. Anche perché la Corte costituzionale si pronuncerà sulla legittimità del numero chiuso.
Già il governo Monti, attraverso il titolare del dicastero Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, è intervenuto sulla selezione a Medicina, la facoltà più contesa (circa 80 mila studenti per poco più di 9mila posti). Quest'anno, il test di ammissione valeva per un intero raggruppamento di atenei e non più per una sola università. Ma secondo i giudici amministrativi non basta per evitare disparità di trattamento tra i cittadini italiani: di fatto un ragazzo estromesso a Milano con un certo punteggio sarebbe stato ammesso in un'altra università, magari al Sud. Ed è proprio su questo aspetto che si è pronunciato il Tar del Lazio lo scorso 21 dicembre. I giudici di Roma hanno riammesso nei rispettivi atenei gruppi di studenti di Milano, Firenze, Parma, e Messina esclusi per il punteggio troppo basso, e fuori dai posti messi a concorso, ma che con lo stesso punteggio sarebbero stati ammessi alla Sapienza di Roma. Risultato: tutti ammessi in attesa che il Tar si pronunci in via definitiva.
"Il maldestro tentativo di Profumo di risposta ai nostri ricorsi e alla probabile incostituzionalità del numero chiuso - dichiara Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'Udu - è stata mettere le macroaree con una graduatoria aggregata tra più atenei. Questa sentenza è la risposta nei fatti al provvedimento del ministro che abbiamo criticato fin da subito: la graduatoria dei quattro atenei per la facoltà di medicina è da considerarsi nulla". Un provvedimento che può creare un effetto domino, perché è ancora possibile - spiegano dall'Udu - ricorrere in via eccezionale al Presidente della repubblica. "Ma ci sono ancora pochi giorni disponibili", ammettono.
E sul numero programmato gli studenti aspettano il pronunciamento della Corte costituzionale: "Il Tar e il Consiglio di stato hanno già detto una cosa chiara: se dimostri che nella tua stessa facoltà, in un qualsiasi altro ateneo italiano, uno studente è entrato con un punteggio più basso del tuo, tu hai diritto ad essere immatricolato dell'ateneo dove hai sostenuto il test. E' una vera rivoluzione, la fine del numero chiuso".
Ma il sistema sembra scricchiolare anche in altre parti. A Campobasso il locale Tar ha annullato la graduatoria del test di ammissione a Medicina per l'intera macroarea - Campobasso, Bari e Foggia - perché la Commissione avrebbe richiesto ai candidati di lasciare sul banco la carta d'identità accanto al codice della prova, consentendone l'identificazione e la Procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta. Inoltre, il Cineca - il consorzio di atenei che cura le selezioni a livello nazionale - non avrebbe compilato nessun verbale. In tre regioni Abruzzo, Marche e Sardegna i Tar hanno fatto rientrare dalla Romania, dalla Spagna e dal Belgio, gli studenti di Medicina costretti ad emigrare all'estero a causa del numero chiuso.
In questo modo, ma solo per chi ha la possibilità di iscriversi all'estero, è possibile aggirare il numero chiuso in Italia. E il Tar di Firenze ha ammesso quasi 200 ricorrenti a Ingegneria dell'ateneo di Pisa dove l'università ha introdotto "illegittimamente", secondo gli studenti, il numero chiuso a ingegneria. A Cosenza e l'Aquila è saltato il numero chiuso a Scienze della formazione, che prevede un punteggio minimo di ammissione anche se tutti i posti non vengono coperti. Secondo il Tar Lazio se i posti ci sono vanno occupati anche se i concorrenti non hanno raggiunto la soglia minima di accesso.
Stesso discorso per la facoltà di i posti destinati agli studenti extracomunitari e per i posti rimasti vacanti alla facoltà di Architettura. In tutto, sono più di 20 le ordinanze di sospensiva pronunciate tra fine dicembre e la prima settimana di gennaio dai diversi Tar italiani che hanno ammesso "con riserva" all'università decine di studenti esclusi dai test. "Si è fatta la storia - conclude Orezzi - Queste giornate saranno ricordate come un enorme passo avanti verso l'università italiana libera e aperta. E aspettando la sentenza della Corte Costituzionale possiamo dire che questa martellata dell'Udu al muro del numero chiuso ha aperto una speranza per un vero diritto allo studio e un miglior futuro per gli studenti del nostro Paese".
FONTE: Repubblica.it
AUTORE: Salvo Intravaia
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