Dalla quadrantectomia al linfonodo sentinella, dalla tecnica salva-capezzolo (‘nipple sparing’) alla radioterapia intra-operatoria. Umberto Veronesi, morto a Milano, è stato sempre avanti di anni rispetto al resto del mondo nel trattamento, soprattutto chirurgico, del tumore della mammella. Amava dire che una donna doveva uscire dalla sala operatoria così come era entrata. Quando 1969 espone a Ginevra, davanti a un consesso mondiale, la sua ricerca sulla quadrantectomia, cioè l’intervento che limita l’asportazione al quadrante mammellare sotto cui c’è il nodulo tumorale, e che era considerato non invasivo rispetto all’allora vigente dogma della mastectomia (l’asportazione totale della mammella), venne – riporta l’Ansa – ascoltato quasi con fastidio.
“Ero giovane, ero italiano – aveva raccontato di recente – venivamo considerati scienziati di serie B e in più trasgredivo all’ortodossia del tempo. In altre parole mi diedero del pazzo”. Lui è però sicuro delle sue ricerche e persevera nella sua pazzia, arrivando negli anni a operare con questa tecnica ben l’80% delle sue pazienti all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO). Ci vogliono 32 anni perché gli stessi americani che lo avevano sbeffeggiato nel 1969 sono costretti a dargli ragione: il 17 ottobre 2002 il New England Journal of Medicine, pubblica un lavoro da cui emerge che a distanza di 20 anni dall’intervento la sopravvivenza delle donne sottoposte a quadrantectomia corrisponde esattamente a quella di coloro cui è stata asportata la mammella intera.
“È la vittoria – osserva in quella occasione Veronesi – della nostra filosofia di attacco al cancro, che è la ‘ricerca del minimo intervento efficace’, sulla filosofia che cerca invece ‘il massimo trattamento tollerabile dal paziente”. Ma il prof è già molto più avanti: lo stesso giorno in cui arriva questo riconoscimento, lui già presenta il perfezionamento della sua invenzione: una tecnica operatoria che, asportando il tumore, restituisce alla paziente un seno vero, completo di areola e capezzolo. E in sole 2 ore di intervento. Questa nuova tecnica, chiamata ‘nipple sparing’, è resa possibile dagli ottimi risultati che negli ultimi anni ha dato la ‘radioterapia intra-operatoria (già sperimentata all’IEO su centinaia di pazienti) che fornisce in un’unica soluzione, durante l’operazione chirurgica appunto, la stessa quantità di radiazioni di un intero ciclo post operatorio, sollevando anche la paziente da una sorta di calvario aggiuntivo ai problemi, anche psicologici, che il tumore al seno comporta.
Ma già anni prima, nel 1996, Veronesi aveva sollevato le sue pazienti da un altro intervento demolitivo accessorio, quello chiamato anche, con termine molto crudo, ‘scavo ascellare’ per l’eliminazione dei linfonodi che, se coinvolti dalle cellule tumorali, sono una via di diffusione del cancro. Fino a quel momento, infatti la quadrantectomia era sempre stata seguita dall’asportazione dei linfonodi.
Veronesi scopre invece che i linfonodi sono colpiti in maniera regolare, secondo un preciso ordine e questo gli dà modo di ‘inventare’ una nuova tecnica chirurgica chiamata del ‘linfonodo sentinella’: se infatti il primo della serie dei linfonodi (quello chiamato appunto ‘sentinella’) è libero, saranno molto probabilmente liberi (cioè privi di cellule tumorali) tutti gli altri (sono ben 25, divisi su tre livelli) e non occorrerà asportarli.
Una vita spesa alla ricerca di come migliorare la tecnica chirurgica (e non solo) per alleviare le sofferenze delle sue pazienti, dal punto di vista fisico, estetico, psicologico, senza comunque mai abbassare il livello di sicurezza della terapia. Una dedizione che gli è valsa anche l’affettuosa nomina, da parte di un’associazione femminile romana, "Donna ad honorem‘. Umberto Veronesi si spegne a novant’anni - ne avrebbe compiuti 91 il 28 novembre - dopo una lunga vita spesa a combattere il cancro.Umberto Veronesi si spegne a novant’anni - ne avrebbe compiuti 91 il 28 novembre - dopo una lunga vita spesa a combattere il cancro.
Nasce a Milano nel 1925, si laurea in medicina e chirurgia nel 1950. Lavora all’Istituto dei Tumori del capoluogo lombardo e ne diventa Direttore Generale. Poi corona il suo sogno europeista, prima con la Scuola Europea di Oncologia nel 1982 e poi con la sua più grande opera: lo Ieo, l’Istituto Oncologico Italiano, inaugurato nel 1991 e diventato presto un esempio per la cura e la prevenzione del cancro a livello internazionale.
Difensore dei diritti degli animali, sostenitore del testamento biologico nonché dell’eutanasia, nel 2003 ha creato la fondazione Veronesi per sostenere la ricerca e la divulgazione scientifica. È stato anche ministro della Sanità durante il governo Amato, dal 2000 al 2001, e Senatore dal 2008 al 2011. Ha ricevuto tredici lauree honoris causa, nazionali e internazionali.Difensore dei diritti degli animali, sostenitore del testamento biologico nonché dell’eutanasia, nel 2003 ha creato la fondazione Veronesi per sostenere la ricerca e la divulgazione scientifica. È stato anche ministro della Sanità durante il governo Amato, dal 2000 al 2001, e Senatore dal 2008 al 2011. Ha ricevuto tredici lauree honoris causa, nazionali e internazionali.
Veronesi è deceduto nella sua casa di Milano. Da alcune settimane le sue condizioni di salute si erano progressivamente aggravate. Era circondato dai familiari, la moglie e i figli. Una personalità forte la sua, diceva spesso di non avere paura della morte. Anticonformista anche nel rapporto con la moglie Sultana Razon dalla quale ha avuto sei figli e che, in un libro, ha raccontato delle relazioni extraconiugali del marito e di quando, mentre guidava, le rivelò di aver avuto un bambino da un’altra donna.
Cordoglio di tutto il mondo scientifico per la scomparsa del professore. #GrazieProf si legge in un tweet pubblicato dall'account della Fondazione che scrive anche: «Oggi per noi è un giorno tristissimo, grazie per i tuoi insegnamenti». «Tutti i malati oncologici, e AIRC in particolare, devono molto alla sua lungimiranza di medico e scienziato e alla sua instancabile tenacia nel perseguire l'obiettivo di terapie più umane, efficaci e accessibili a tutti» commenta per l'Airc, il presidente Pier Giuseppe Torrani che ricorda il medico come «parte di una generazione che hanno fatto la storia della medicina in Italia e che sono cresciuti all'interno dell'Istituto Tumori di Milano, il primo luogo di cura che ha approcciato la malattia oncologica con l'occhio della modernità». «La morte di Umberto Veronesi rappresenta una grande perdita per l'oncologia italiana. È stato promotore di numerosi progetti di ricerca e di raccolte fondi che hanno permesso di organizzare e fare ricerca oncologica in Italia» ha detto Carmina Pinto, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica. «Salutiamo commossi un grande uomo e scienziato, punto di riferimento per le grandi speranze laiche del nostro Paese e non solo - scrive in una nota l'associazione Luca Coscioni - Ricordiamo con gratitudine l'onore che ci ha fatto partecipando attivamente alla campagna referendaria sulla legge 40, a quella per l'eutanasia legale e per la legalizzazione della cannabis».
«Lui era un testimone del sì ma al di là di questo, è stato un grande uomo per la sanità. Vorrei che lo ricordaste con un grande applauso» il ricordo che gli ha tributato il premier Matteo Renzi, durante una manifestazione a La Spezia. Ma sono tantissimi gli attestati di stima e condoglianze per la famiglia che stanno arrivando dopo la diffusione della notizia della scomparsa dell’oncologo. Tra questi il tweet del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «Addio a Umberto Veronesi, grande scienziato uomo di valore, che ha insegnato alle donne come vincere e difendersi dal cancro. Un abbraccio affettuoso ai suoi cari». Con un tweet, lo saluta anche il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Stefania Giannini, che scrive: «Cordoglio per la morte di un grande uomo, medico, ricercatore che ha dedicato la propria vita a salvare quella degli altri. Grazie Veronesi». «Una vita dedicata alla lotta contro i tumori, un grande medico e un uomo libero. Ci mancheranno la scienza e le riflessioni di #Veronesi» scrive su Twitter il presidente del Senato, Pietro Grasso. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, affida ad una nota il ricordo di Veronesi di cui parla come un «milanese vero, uno dei protagonisti della storia di Milano. Ha unito alla sue qualità di medico e di scienziato di fama mondiale una forte e decisa passione civica e politica. Milano e l'Italia piangono in lui la figura di un vero laico capace di costruire istituzioni che hanno alleviato il percorso della malattia di migliaia di persone».
FONTE: "Il Fatto Quotidiano" e "Corriere.it"
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