L’epidurale per il parto indolore sarà garantita in Italia a tutte le donne. Senza più differenze fra ospedale e ospedale o tra Regione e Regione. La rivoluzione dei Lea, i livelli minimi di assistenza per i cittadini, ora in fase di revisione, prevede l’inserimento di questa metodica, diffusissima in molti Paesi europei, ma che da noi non ha mai avuto vita facile. Primo, per questioni legate alla nostra cultura: il biblico «partorirai con dolore» ha condizionato molte donne, limitando in qualche modo l’accesso alla tecnica. Secondo, perché anche una certa concezione «naturalistica» del parto ha contribuito ad allontanare le partorienti da quella che è considerata, da alcuni, un’eccessiva medicalizzazione della nascita. Attualmente in Italia esiste una situazione molto variegata: ci sono ospedali dove l’epidurale è offerta gratuitamente 24 ore su 24, altri in cui è gratis di giorno e a pagamento di notte, altri che la finanziano solo per una certa quota di pazienti oppure la offrono dietro pagamento di un ticket. E comunque poco più del 15 per cento delle donne attualmente la utilizza. Da ora in avanti la situazione cambierà. L’analgesia nel parto toglie il dolore, ma la donna continua ad avvertire le contrazioni uterine, può addirittura camminare (non per niente da noi si parla di walking anestesia) e può vivere pienamente l’esperienza del travaglio e del parto. La tecnica è sicura e gli effetti collaterali sono pochi. A un patto però: che sia eseguita da mani esperte. La sua futura diffusione richiederà un aumento degli operatori che la praticano e implica fin da ora la necessità che il personale sia adeguatamente formato. E che i protocolli di intervento, oggi diversi da ospedale a ospedale, siano resi omogenei.
L’anestesia epidurale o peridurale è una modalità di anestesia loco-regionale che prevede la somministrazione di farmaci anestetici attraverso un catetere posizionato nello spazio epidurale. Lo spazio epidurale è una zona di pochi millimetri di spessore (da 3 a 6), compresa tra legamento giallo e dura madre, che si estende per tutta l’estensione della colonna vertebrale. L'anestesia si definisce loco-regionale poiché sono anestetizzate ampie parti del corpo (per es. un arto, un distretto toracico o addominale, anche in profondità), mentre con l’anestesia locale si blocca il dolore solo in una zona limitata e superficiale.
La tecnica, avviata dallo spagnolo Fidel Pagés, fu introdotta in Italia dal Prof. Achille Mario Dogliotti, chirurgo e antesignano della Scuola Italiana di Anestesiologia, che il 18 aprile 1931 pubblicò nel Bollettino della Società Piemontese di Chirurgia (Vol.1 anno 1931) il lavoro: "Un promettente metodo di anestesia tronculare in studio: la rachianestesia peridurale segmentaria". Dogliotti descrisse con estrema precisione la tecnica di esecuzione del blocco epidurale, rimasta pressoché inalterata fino ai giorni nostri. Si potrebbe benissimo studiarla sul testo originale, dal momento che nulla è cambiato, tranne che, ovviamente, i materiali (oggigiorno monouso e biocompatibili) e i farmaci (anestetici locali, oppiacei più potenti e meno tossici).
Il blocco epidurale può essere utilizzato sia a scopo analgesico che a scopo anestetico: la differenza è data dal diverso dosaggio dei farmaci impiegati. Nel primo caso (analgesia) si impiega per l’analgesia in travaglio di parto, per l’analgesia postoperatoria e per il trattamento del dolore cronico (per lo più di origine neoplastica). Nel secondo caso (anestesia) si impiega in corso di interventi chirurgici (taglio cesareo, interventi di chirurgia toracica, addominale, vascolare, urologica, ortopedica), da solo o come coadiuvante di un’anestesia generale, realizzando la così detta anestesia integrata.
FONTE: Corriere.it e Wikipedia
AUTRICE: A. Bazzi (parte del Corriere) e Wikipedia
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