La fase sperimentale del trapianto di
cuore inizia nel 1905 con Carrel Guthrie, che operò un
trapianto cardiaco eterotopico da cane
a cane. Nel 1960 Lower e Shumway descrivono il primo
trapianto cardiaco ortotopico
nell'animale. Il primo trapianto di cuore al mondo fu eseguito il 3
dicembre 1967 dal chirurgo sudafricano Christiaan Barnard
all'ospedale Groote Schuur di Città del Capo, su Louis Washkansky,
di 55 anni, che morì 18 giorni dopo. Nel 1972 è l'introduzione
della biopsia endocardica per la monitorizzazione del rigetto acuto.
Il 1975 è l'anno del primo ritrapianto di cuore. Nel 1980 viene
introdotta la ciclosporina come farmaco anti-rigetto. Il primo intervento di trapianto cardiaco
in Italia fu eseguito il 14 novembre 1985 a Padova, dall'équipe del professor Vincenzo
Gallucci. Il 2 ottobre 2010 il professor Antonio Amodeo
all'ospedale Bambino Gesù di Roma
riesce nel primo impianto di cuore artificiale permanente
su un ragazzo di 15 anni, affetto da
una malattia rara che impediva il trapianto di cuore,
lasciandogli pochi mesi di vita. Il
cuore artificiale è una pompa idraulica in titanio attivata
elettricamente lunga 4 cm e 400 grammi
di peso, collegata all'arteria aorta, con due novità
significative: è impiantata
interamente nel ventricolo sinistro all'interno della cavità
toracica,
per ridurre al minimo i rischi di
infezione, e l'alimentazione elettrica è posta dietro l'orecchio
sinistro, collegata a una batteria che
il paziente porta alla cintura.
Il trapianto cardiaco è oggi praticato
frequentemente in caso di insufficienza cardiaca grave,
refrattaria al trattamento, qualunque
ne sia la causa. Le due patologie che più frequentemente
richiedono il trapianto sono la
cardiomiopatia dilatativa e la cardiopatia ischemica. Tre
principali fattori hanno contribuito al
miglioramento dei risultati del trapianto cardiaco dal
primo trapianto da uomo a uomo nel
1967: (1) una più efficace terapia immunosoppressiva
(incluso impiego di ciclosporina A,
glucocorticoidi e altri farmaci), 2) un'accurata selezione dei
candidati e (3) la precoce diagnosi
Istopatologica del rigetto acuto
dell'allotrapianto tramite biopsia endomìocardìca. Tra le
complicanze maggiori, il rigetto
dell'allotrapianto è il principale problema e richiede un'attenta
sorveglianza; la biopsia endomiocardica
programmata è l'unico mezzo affidabile per
diagnosticare un rigetto cardiaco acuto
prima che si verifichi un danno miocardico significativo
e a uno stadio che sia reversibile
nella maggior parte dei casi. Il rigetto acuto è caratterizzato
da un infiltrato infiammatorio
linfocitario interstiziale che, negli stadi più avanzati, danneggia
i
miociti a esso adiacenti; il quadro
istologico è simile alla miocardite. Quando il danno
miocardico non è ancora esteso,
l'episodio di "rigetto" è in genere autolimitato o può
essere
risolto aumentando la terapia
immunosoppressiva. Il rigetto avanzato può essere irreversibile
e fatale se non trattato
tempestivamente.
Il principale limite attuale al
successo a lungo termine del trapianto cardiaco è la diffusa
proliferazione intimale stenosante
delle arterie coronarie, che può interessare in forma estesa i
vasi intramurali (arteriopatia da
trapianto). Poiché il cuore trapiantato è spesso denervato, i
pazienti con questa patologia possono
non percepire il dolore toracico ischemico e questo
grave problema può dare luogo a
infarti miocardici clinicamente silenti; in caso di grave
arteriopatia da trapianto, l'esito
usuale è un'ICC o la morte improvvisa del paziente. La
patogenesi di questa arteriopatia non è
chiara. Reazioni di rigetto cronico, di basso livello,
possono stimolare le cellule
infiammatorie e le cellule della parete vascolare a secernere fattori
di crescita che promuovono il
reclutamento e la proliferazione di cellule muscolari lisce e la
sintesi di matrice extracellulare,
espandendo in tal modo l'intima, Altri problemi postoperatori
includono infezioni e tumori, in
particolare il linfoma a cellule B associato al virus di Epstein-Barr
che insorge nel contesto dell'immunosoppressione T cellulare a cui i
pazienti sono
sottoposti per controllare un possibile
rigetto. Malgrado questi problemi, la prognosi globale è
buona; la sopravvivenza a I anno è del
70-80% e quella a 5 anni è superiore al 60%.
TRAPIANTO ORTOTOPICO
Si devono considerare 4 momenti:
• cardiectomia del donatore
• modalità di protezione dell'organo
durante il trasporto
• cardiectomia del ricevente
• trapianto vero e proprio
Cardiectomia del donatore: si inizia
con una sternotomia mediana longitudinale con
pericardiectomia con lo scopo di
esporre il cuore ed eseguire l'esplorazione così da valutare la
contrattilità ventricolare e le
condizioni delle coronarie. Segue la rimozione del catetere venoso
centrale (dalla vena giugulare esterna)
e l'isolamento tramite clampaggio della vena cava
superiore, che viene anche sezionata.
Vengono poi clampate la vena cava inferiore, il tronco
venoso brachiocefalico, le vene azygos,
l'aorta ascendente, l'arco aortico e le vene polmonari
(in corrispondenza delle biforcazioni).
Alla chiusura dell'aorta, inizia l'infusione della soluzione
cardioplegica fredda di conservazione
(1500-2000 cc) dall'aorta ascendente, che si accumula
nel circolo coronarico. L'organo è
quindi raffreddato topicamente con ghiaccio.È sezionata
l'aorta prima dell'origine del tronco
brachio-cefalico e dopo l'insorgenza della succlavia. Sono
sezionate le arterie polmonari destre e
sinistre (a livello della biforcazione) per avere la
massima lunghezza del tronco comune e
dell'arteria polmonare. È sezionata completamente la
vena cava inferiore. È lussato il
massiccio ventricolare verso l'alto e sezionate le vene
polmonari all'emergenza del pericardio.
Si prosegue con l'asportazione dell'organo previo
isolamento di rene, pancreas e fegato.
La fase di preparazione dell'organo donato prima del
trapianto prevede la preparazione della
cuffia atriale sinistra mediante le sezione allo sbocco
delle vene polmonari in atrio sinistro
(margine di sutura unico), la separazione della vena cava
superiore e delle arterie polmonari, la
separazione delle arterie polmonari e dell'aorta
ascendente, la biopsia endomiocardica
del ventricolo sinistro.
Trasporto dell'organo: il trasporto
dell'organo non può durare più di 4-5 ore (dal clampaggio
dell'aorta ascendente) ed il cuore da
trapiantare va raffreddato con ghiaccio ed immerso in una
sostanza cardioplegica, ipotermica e
iperpotassica. Appena prelevato, è messo in un sacchetto
sterile con 1000 cc di ringer acetato a
4 °C, posto dentro ad un altro sacchetto identico, ad un
ulteriore sacchetto sterile di
fisiologica a 4° ed infine in una borsa termica non sterile con
ghiaccio. In questo modo si mantiene la
temperatura dell'organo a 4-10 °C. Gli obiettivi della
procedura sono l'ottimale preservazione
dell'organo in difesa dall'ischemia e la minimizzazione
dei rischi infettivi.
Cardiectomia del ricevente: sul
ricevente si esegue una sternotomia mediana. Dopo
esposizione del cuore, si installa la
circolazione extracorporea inserendo le cannule nelle vene
cave e nella aorta discendente. Si
inizia sezionando l'atrio destro presso la giunzione
atrioventricolare
destra. Si prosegue con la resezione
dell'aorta ascendente, con la resezione
dell'arteria polmonare, con la
resezione dell'atrio sinistro a livello del solco atrio-ventricolare
sinistro e con la resezione del setto
interatriale. Dopo questi procedimenti rimane la radice
dell'aorta ascendente, la radice
dell'arteria polmonare, la parete posteriore dell'atrio sinistro con
gli orifizi delle quattro vene polmonari, la porzione
postero-laterale dell'atrio destro con gli
sbocchi nelle vene cave e l'impianto
del setto interatriale.
Impianto del cuore nuovo: il trapianto
vero e proprio inizia suturando il margine auricolare
dell'atrio sinistro fino a raggiungere
il setto interatriale inferiore. Per l'impianto dell'atrio destro
bisogna eseguire un accorgimento
creando una cuffia di fissaggio incidendo la vena cava
inferiore in direzione dell'auricola
dell'atrio destro. A questo punto si può chiudere l'atrio: si
fissa il moncone dell'arteria
polmonare, si fissa infine il moncone aortico. Infine, si esce dalla
CEC e si provvede alla debullazione e
al declampaggio aortico. La ripresa funzionale è
spontanea oppure artificiale tramite
defibrillazione.
Trapianto eterotopico
Si può ricorrere al trapianto
eterotopico (organo da trapiantare in parallelo al cuore malato) ad
esempio quando l'organo del donatore è
troppo piccolo. Tuttavia, questa rappresenta una
eventualità rara. Si bypassa il
ventricolo sinistro del donatore con il ventricolo sinistro del
ricevente. Poi, sono anastomizzati gli
atri sinistri, le vene cave superiori, l'aorta e le arterie
polmonari tramite protesi. Il cuore è
collocato nell'emitorace destro appoggiato direttamente
su emidiaframmi.
COMPLICANZE NEL TRAPIANTO CARDIACO
Possono essere di natura immunologica,
con rigetto, ma anche emodinamica, neoplastica,
infettive, renali, endocrinologiche,
vascolari.
Il rigetto è la risposta biologica
dell'organismo quando l'organo trapiantato viene riconosciuto
come estraneo. Distinguiamo diverse
forme di rigetto in base alla cronologia di comparsa e la
gravità:
1) Rigetto iperacuto: si presenta a
poche ore dal trapianto ed è espressione di una
precedente immunizzazione del ricevente
nei confronti dell'organo trapiantato: unico
trattamento è il ritrapianto. Vengono
rilasciati anticorpi IgM e IgG contro Ag-MHC presenti
sulle membrane delle cellule
dell'endotelio del graft. Istologicamente si verifica quel
fenomeno detto "graft necrosis"
caratterizzato da necrosi della parete endoteliale con
trombosi del microcircolo coronarico,
ischemia ed edema diffuso, infiltrato mononucleato,
emorragia dei capillari e delle
arteriole entro poche ore dal decesso.
2) Rigetto acuto: si presenta da pochi
giorni fino ad un anno dal trapianto dovuto ad una
reazione immunitaria cellulo-mediata
T-dipendente. Istologicamente, si mostra con una
infiltrazione di cellule mononucleate
sia a livello interstiziale sia a livello vascolare. Nel graft
si manifestano edema, miocitolisi,
trombosi ed emorragia. Il trattamento è effettuato con
steroidi e terapia linfolitica. Il
rigetto acuto umorale si presenta entro i primi 15 giorni dal
trapianto. È dovuto ad una eccessiva
attivazione dei linfociti B e vengono rilasciati anticorpi
IgM ed IgG di produzione
plasmacellulare. Il trattamento prevede plasmaferesi per
eliminare gli anticorpi dal plasma, la
somministrazione di ciclofosfamide e nei casi gravi il
ritrapianto. Nel graft si manifestano
necrosi endoteliale, edema e miocitolisi. Dal punto di
vista clinico si osserva un severo
risentimento emodinamico con segni costituzionali, segni
di irritabilità cardiaca (frequenza
cardiaca maggiore di 120 bpm, flutter e fibrillazione
atriale, versamento pericardico, nonché
segni e sintomi di disfunzione cardiaca
(affaticamento, dispnea da sforzo,
ortopnea, epatomegalia, edemi declivi).
Rigetto cronico: si presenta a partire
dal sesto mese dal trapianto e la sua incidenza
aumenta col passare del tempo. È ad
inizio subdolo e grave: nonostante si manifesti come
coronaropatia, il dolore anginoso non è
presente nel trapiantato poiché il cuore trapiantato
è completamente denervato.
Contribuiscono alla eziopatogenesi del rigetto cronico sia
fattori immunologici, sia la
coesistenza di infezione da CMV, iperlipidemia, età del donatore,
ischemia miocardica e patologie
cardiache del cuore donato. In questo tipo di rigetto si
verifica un danno intimale vascolare
coronarico consistente in un quadro di aterosclerosi
coronarica accelerata con attivazione
dei fattori di coagulazione sulla parete endoteliale,
attivazione del complemento,
aggregazione piastrinica, migrazione e proliferazione dei
miociti. La lesione è mediata da
endoteliociti. È una lesione diffusa e spesso riguarda l'aorta
del donatore, l'arteria polmonare e i
loro vasa vasorum. Dal punto di vista miocardico, è
privilegiato il danno in posizione
intramurale. Il rigetto cronico è responsabile del 36% di
morte al primo anno e causa il 60% dei
ritrapianti. Migliore è il matching HLA tra donatore
e ricevente, minore è la mortalità
precoce e tardiva. I pazienti che non manifestano
coronaropatie hanno alte probabilità
di sopravvivenza rispetto ai coronaropatici. Nei casi di
coronaropatia post-rigetto cronico
difficilmente trattabili con il cambio della terapia
immunosoppressiva, si può attuare una
PCI (rivascolarizzazione percutanea) oppure un
intervento di by-pass aortocoronarico.
Se c'è disponibilità, il ritrapianto cardiaco è
considerata una opzione ottimale.
Grading del rigetto cardiaco
Esiste una stadiazione internazionale
del rigetto che tiene conto dei gradi di intensità. La
stadiazione viene stabilita eseguendo
delle biopsie endomiocardiche seriate. Pertanto
riconosciamo:
• rigetto lieve. È quasi
costantemente presente, è fisiologico e non prevede
trattamento. Si manifesta con presenza
di infiltrati focali perivascolari ed interstiziali di
linfociti senza danno cellulare.
• rigetto moderato. Si manifesta con
presenza di infiltrati focali di linfociti di taglia
maggiore senza danno cellulare (di tipo
A) oppure con infiltrato plurifocale di linfociti di
taglia maggiore (eosinofili) con danno
cellulare (di tipo B).
• rigetto severo. Si manifesta con
presenza di infiltrato di eosinofili e di
polimorfonucleati, con edema
interstiziale, con emorragia da rottura dei vasi del
microcircolo ed infine necrosi
miocitaria e danno cellulare.
• rigetto riparativo. Rigetto in cui
è presente un quadro istologico più favorevole dopo
la biopsia successiva ad un rigetto.
Monitorizzazione del rigetto: nell'era
della profilassi con ciclosporina, i segni clinici sono rari e
tardivi, per cui è importante
effettuare una monitorizzazione accurata:
• ECG: fornisce scarsi dati. Al
limite è segnalabile la fibrillazione atriale o un
abbassamento dei voltaggi.
• Ecodoppler: mette in evidenza un
possibile versamento pericardico, la riduzione della
contrattilità, l'inspessimento della
parete, il rilasciamento ventricolare sinistro e la
misura dei flussi.
• Rx torace: mostra l'ingrandimento
dell'ombra cardiaca.
• Esame citoimmunologico: studia le
popolazioni linfocitarie, in particolare il rapporto
T4/t8 che potrebbe risultare aumentato.
• Biopsia endomiocardica: Si esegue
tramite inserimento dalla vena giugulare interna
fino al ventricolo destro.
• Emodinamica: la diminuita
sensibilità e il minore valore predittivo di esami diagnostici
tradizionali (ECG, ecostress) fanno
dell'ecografia intravascolare e della coronarografia i
principali strumenti di diagnosi.
Complicanze neoplastiche
L'incidenza dei tumori è del 9,8% nei
pazienti trapiantati (rispetto allo 0,6 nella popolazione
generale) a causa della terapia
immunosoppressiva.
• 56% tumori solidi
• 26% tumori linfoproliferativi
(PTLD)
• 9% tumori cutanei
• 9% sarcoma di Kaposi. HHV8 ed EBV
sono legati al sarcoma di Kaposi e alle PTLD.
Complicanze emodinamiche
Le complicanze emodinamiche comprendono
la vasculopatia polmonare con scompenso destro
e l'insufficienza cardiaca.
Complicanze infettive
Le infezioni sono una complicanza
legata alla terapia immunosoppressiva e sono più frequenti
nei primi 6 mesi (con picco al primo
mese). Frequentemente coinvolti sono i batteri
nosocomiali (stafilococchi), i miceti,
il CMV ed i germi opportunistici quali lo Pneumocistis
Carinii. Il Toxoplasma Gondii
rappresenta un grave problema nei mismatch negativi con
donatori positivi. A un anno dal
trapianto il 40% dei pazienti ha subito almeno una infezione
maggiore e più dell'80% almeno una
infezione minore.
Complicanze renali
L'insufficienza renale che può
comparire è legata al trattamento con inibitori della calcineurina.
I pazienti più suscettibili sono
quelli che presentano fattori di rischio aggiuntivi, quali
l'ipertensione e il diabete. È bene
sostituire i farmaci nel momento in cui la situazione renale va
peggiorando.
Complicanze endocrinologiche
A causa della terapia immunosoppressiva
con steroidi e inibitori della calcineurina, si può
sviluppare una intolleranza al glucosio
che esita in diabete mellito. È più frequente se il
paziente ha più di 40 anni, è obeso,
ha una sottostante intolleranza al glucosio ed è
sieropositivo per CMV.
Complicanze vascolari
L'ipertensione arteriosa compare nel
40-90% dei pazienti ed è causata dagli inibitori della
calcineurina per stimolazione
simpatica, effetti neuroormonali ed effetti vascolari diretti sul
circolo renale.
AFORISMA DEL GIORNO
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