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AFORISMA DEL GIORNO

02 settembre, 2011

I politici della "qultura": con la "Legge Levi" niente più sconti oltre il 15% sui libri (e nessun sconto a natale)


Da questa estate il governo (l'idea è di un deputato di sinistra ma il consenso per l'approvazione è stato bipartisan) ha attuato un provvedimento che vieta promozioni sui libri nel periodo natalizio e limita gli sconti al solo 15% del prezzo originale di copertina nei restanti periodi stagionali. Per chi "sgarra" facendo sconti più pesanti o in periodo natalizio, multe e chiusura d'esercizio. La scusa ufficiale è "Salvaguardare le piccole librerie dalla concorrenza dei colossi dell'e-commerce tipo Amazon che fanno sconti di prezzo molto più corposi". Ammesso pure che la gente non reagisca all'aumento dei prezzi comprando presso i siti di e-commerce esteri o semplicemente contraendo gli acquisti, secondo voi chi pagherà invece, e in modo salato, il divieto di far sconti sui libri originali? Gli studenti universitari, ovviamente, che vedranno un'ulteriore lievitare dei prezzi su testi costosissimi e spesso sempre più "infotocopiabili".

Di seguito uno degli articoli che descrivono il provvedimento, passato praticamente sottosilenzio nei media nazionali:

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I detrattori lo hanno ribattezzato «provvedimento anti-Amazon» e sono convinti che finirà per uccidere la lettura. Secondo i sostenitori, invece, garantirà la ricchezza e il pluralismo dell’offerta culturale. Entra in vigore il primo settembre, dopo un acceso dibattito e oltre due anni di gestazione, la nuova legge sul prezzo dei libri, meglio nota come «legge Levi», dal nome del primo firmatario Ricardo Franco Levi, deputato del Partito Democratico. Il testo, approvato in via definitiva lo scorso 20 luglio con un consenso bipartisan, stabilisce un tetto massimo del 15 per cento allo sconto che tutti i venditori (dai piccoli librai, alla grande distribuzione, agli store online) possono applicare sul prezzo di copertina. Limiti di sconto vengono imposti anche agli editori: mai oltre il 25 per cento e solo nell’ambito di promozioni che non devono superare la durata di un mese né possono tenersi a dicembre.

La legge raccoglie i consensi soprattutto delle librerie indipendenti e dei piccoli editori. I protagonisti del settore, cioè, che più hanno sofferto la concorrenza dell’e-commerce e di ineguagliabili campagne di sconti come quelle di Amazon o dei grandi gruppi editoriali. «Finalmente una normativa che corregge l’anomalia dell'Italia, Paese in cui i grandi editori sono anche venditori, con inevitabili squilibri sui prezzi» commenta Paolo Pisanti, presidente dell’Associazione librai italiani (Ali). «Una legge equilibrata che garantirà un'offerta plurale» commenta Marco Polillo, presidente dell'Associazione italiana editori (Aie). Sulla stessa linea Marco Cassini, cofondatore di Minimum Fax e uno degli animatori di Mulini a Vento, il gruppo di editori che si è a lungo battuto per la regolamentazione del prezzo dei libri. «La legge è un importante passo in avanti» sostiene Cassini. Pur ammettendo che «non è la migliore in assoluto e che alcuni aspetti, come ad esempio le sanzioni per chi non rispetta le regole, andrebbero comunque precisati».

Il tetto agli sconti non piace invece per nulla a chi i libri li acquista e che, in tempi di tagli e manovre, potrà risparmiare di meno. Nelle scorse settimane si è accesa la protesta sui blog e ha avuto un sorprendente successo (oltre 2.500 firme in tre giorni) la petizione online promossa dall’Istituto Bruno Leoni perché il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non firmasse la legge. Chi sostiene il provvedimento, in realtà, ritiene che l'impossibilità di fare grossi sconti avrà come conseguenza, sul medio e lungo termine, l'abbassamento del prezzo di copertina e che, quindi, i lettori non spenderanno di più. «Nessuno può garantirlo - ribatte però Serena Sileoni, ricercatrice del Bruno Leoni -. E comunque l'effetto immediato sarà che i lettori non compreranno o compreranno di meno». Critiche poi anche sull'«inefficacia» e la «pericolosità ideologica» della legge: «Basta registrare un sito di vendita all'estero per aggirarla - spiega la Sileoni -. Senza contare quanto anacronistico sia tentare di arginare l'e-commerce e lo sviluppo tecnologico».

Grande preoccupazione, infine, tra i bibliotecari. La legge Levi prevede che lo sconto che gli editori possono fare alle biblioteche che si riforniscono di libri è al massimo del 20 per cento. «Ma finora riuscivamo a ottenere riduzioni fino al 25-30 - denuncia Stefano Parise, presidente dell'Associazione italiana biblioteche (Aib) -. Solo nel polo che dirigo, Fondazione Per Leggere – Biblioteche Sud Ovest Milano, ho stimato che potremmo acquistare, e quindi offrire ai nostri utenti, 3.500 libri in meno all'anno». «L'Aib non è contraria a una regolamentazione del prezzo del libro - precisa ancora - ma, se come è scritto nel testo, si farà un bilancio della legge tra dodici mesi, chiediamo che per le biblioteche, già penalizzate dai pesanti tagli ai finanziamenti statali, non si applichino tetti di sconto».

Vantaggi, invece, potrebbero scaturire per il settore dei libri digitali. Sebbene rappresentino ancora una fetta esigua del mercato (o,3-0,4 per cento) e siano penalizzati dall'Iva al 20% (contro il 4% dei volumi cartacei), gli ebook non sono infatti soggetti alla legge Levi. E possono quindi essere ancora venduti con i discussi, ma vantaggiosi, saldi e promozioni da record.

AUTRICE:  Alessia Rastelli
FONTE: Corriere.it

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