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AFORISMA DEL GIORNO

29 novembre, 2010

E' morto il celebre regista Mario Monicelli, suicidatosi in ospedale

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E' morto lanciandosi dalla finestra del quinto piano del reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato da qualche giorno. E' morto cosi, a 95 anni, il celebre regista Mario Monicelli, fondatore ed esponente più autentico di quella nobile tradizione nostrana che va sotto il nome di commedia all'italiana. Un genere che al suo genio, al suo talento, deve tantissimo. Come dimostra l'elenco dei suoi film più noti (in tutto ne ha girati quasi settanta): da La grande guerra ai Soliti ignoti, da Amici miei a Guardie e ladri, da L'armata Brancaleone a La ragazza con la pistola. Così come a lui devono tantissimo i migliori attori italiani del Novecento, a cui ha regalato pellicole e ruoli indimenticabili: da Vittorio Gassman a Totò, da Marcello Mastroianni ad Alberto Sordi, passando per Monica Vitti.

Toscanaccio di origine e di temperamento, Monicelli nasce a Viareggio il 15 maggio del 1915. Figlio di Tommaso, critico teatrale e giornalista, dopo la laurea in storia e filosofia a Pisa Mario esordisce nel cinema nel 1932 con il corto, firmato insieme ad Alberto Mondadori, Cuore rivelatore. Emigrato nella Roma fascista, il regista si ambienta subito, nella capitale dell'Italia mussoliniana: anche se, come tutti i giovani di temperamento un po' anarchico, soffre la mancanza di libertà imposta dal regime. E così è solo nel dopoguerra, nel Paese diventato repubblicano, che insieme ad autori come Dino Risi, Luigi Comencini e Steno inventa, e rende grande, il filone aureo della commedia all'italiana. Raccogliendo enormi successi di pubblico, ma anche riconoscimenti ufficiali: ad esempio il suo Guardie e ladri ottiene due premi a Cannes nel '51, mentre I soliti ignoti viene nominato agli Oscar. Per non parlare dell'exploit della Grande guerra (1959), trionfatore a Venezia con il Leone d'oro.

Opere di enorme valore, che esprimono al meglio lo stile peculiare di Monicelli: un misto di intelligenza applicata alle cose, di umanità disincantata e dolente, di amore per i perdenti e per chi non riesce fino in fondo ad adeguarsi alle regole del mondo. Il tutto filtrato attraverso un sorriso amaro che ritroviamo sul volto di quasi tutti i protagonisti dei suoi film.

Intanto, dopo aver cavalcato l'onda lunga del genere negli anni Cinquanta e Sessanta, nei più complessi e travagliati Settanta Monicelli non perde la sua carica innovativa: nel 1975 raccoglie l'ultima volontà di Pietro Germi che gli affida la realizzazione di Amici miei, film diventato un cult assoluto; mentre nel 1977 recupera la dimensione tragica con Un borghese piccolo piccolo, interpretato da un grande Alberto Sordi. Seguono, nei decenni successivi, varie altre regie, tra cui spiccano Il marchese del Grillo (1981), Speriamo che sia femmina (1985) e il feroce Parenti serpenti (1993).

Dopo un periodo di inattività, dovuto a motivi di salute ma anche in parte a difficoltà produttive, qualche anno fa, nel 2006, arriva il tanto desiderato ritorno sul set di un film: è Le rose del deserto, liberamente ispirato a Il deserto della Libia di Mario Tobino e a Guerra d'Albania di Giancarlo Fusco. Opera impegnativa, sul filone "italiani brava gente" mandati a morire lontano. Per Monicelli un ritorno da leone, comunque venga giudicata la pellicola. Poi, subito dopo, l'ultimo passaggio a Venezia, per presentare un cortometraggio dedicato al quartiere romano in cui è vissuto e si è sempre sentito a casa: il Rione Monti.

Ma non c'è solo voglia di cinema, nell'ultima parte della sua vita. Nell'ultimo anno, infatti, il regista fa sentire forte il suo sostegno alle proteste contro i tagli alla cultura. E qualche mese fa incontra anche gli studenti in rivolta alla Terza università della capitale. A dimostrazione della sua volontà di non arrendersi.

FONTE: Repubblica.it
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Curare apnee notturne può contribuire a ridurre la sonnolenza diurna

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Curare le apnee notturne, puo' contribuire a ridurre gli incidenti stradali. Questo perche' l'Osas, la sigla con cui si definisce in termini medici l'apnea notturna e il russare, puo' portare sonnolenza diurna che sempre di piu' (basti pensare al temuto colpo di sonno) e' ritenuta causa di numerosi incidenti stradali. Di questo argomento si e' parlato al XXII congresso internazionale della SIDO, Societa' Italiana di Ortodonzia, perche' anche il dentista e l'ortodontista possono curare l'OSAS. Il ruolo dell'ortodontista e' di grande importanza perche', incontrando ogni anno migliaia di pazienti puo' facilmente fare campagna informativa e di prevenzione sull'argomento. Durante la valutazione dello stato di salute del paziente, l'ortodontista, poi, puo' anche chiedere al paziente se russa, se ha frequenti apnee notturne o se soffre di sonnolenza diurna. Domande importanti che potrebbero davvero salvare molte vite, se il paziente si riconosce in questi sintomi e lo specialista lo indirizza a un esperto di medicina del sonno. Dopo una polisonnografia, esame indolore e non invasivo (consiste nel monitoraggio del sonno del paziente) l'esperto individua il problema e indirizza il paziente dal giusto specialista che puo' essere lo pneumologo, l'otorinolaringoiatra o il chirurgo maxillofacciale. Spesso, a chi soffre di questi disturbi viene consigliato di usare la notte il CPAP, una mascherina che apre le vie aeree, permette un sonno migliore. Per casi meno gravi il paziente viene rimandato nuovamente dal dentista che realizza uno speciale apparecchio anti russamento. "L'OSAS", spiega la presidente della SIDO, Carmela Savastano, "va curato con un approccio multidisciplinare, per migliorare la qualita' del sonno e la qualita' della vita del paziente in generale. Il paziente che piu' facilmente e' colpito da questi disturbi e' uomo con un'eta' compresa tra i 45 e 55 anni in sovrappeso, ancora in piena attivita' lavorativa. La cura permette di tornare tranquillamente alla guida dell'auto e una migliore efficienza cognitiva".

FONTE: Agi.it Salute
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Ciao Ippocrate: sarà denunciato il medico che ha soccorso un immigrato assiderato in protesta...

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Indagini per "accertare le responsabilità individuali del personale medico e di altre persone non appartenenti alla struttura sanitaria che avrebbero aiutato lo straniero a lasciare l'ospedale eludendo anche la sorveglianza degli organi di polizia". Ipotesi di reato: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Reazione dura, piccata, quella della questura. Sorpresa dalla sparizione di Mahmoud, l'emigrato egiziano accompagnato al pronto soccorso del San Paolo sabato sera, con un principio di assideramento e conati di vomito e dolori al costato.

Convinto dalle pressioni della Digos e dall'intervento di un medico dell'ospedale, Andrea Crosignani, a scendere giù dalla torre della ex Carlo Erba dopo 23 giorni di protesta e arrivato in codice giallo al San Paolo. Avrebbe dovuto restare lì per tutta la domenica, per accertamenti, la digos aveva evitato di piantonarlo. Le dimissioni, firmate dallo stesso Crosignani, sono arrivate domenica mattina alle 7.42. Non c'erano poliziotti in corsia. Mahmoud se ne è andato. Una fuga, per via Fatebenefratelli, con un occhio chiuso da parte della struttura e un aiuto da parte delle associazioni che hanno sostenuto la lotta del 23enne egiziano e degli altri due immigrati rimasti sulla ciminiera. "I fatti costituenti reato saranno oggetto di denuncia all'autorità giudiziaria", promettono in questura.

In difesa di Crosignani, il medico che aveva visitato l'egiziano a 40 metri d'altezza, convincendolo a farsi portare in ospedale, è intervenuta immediatamente la direzione del San Paolo: "La procedura è corretta - fanno sapere - il paziente è stato rilasciato in base alle sue condizioni cliniche, non c'erano motivi per trattenerlo". Sulla vicenda, le parole calme del medico: "Ho semplicemente fatto il mio lavoro - spiega Crosignani - dopo aver soccorso Mahmoud sulla torre, sono passato a trovarlo in reparto. Succede spesso, quando interveniamo sul posto. Ieri mattina l'ho visitato e non c'era nessun motivo per trattenerlo in ospedale".

Crosignani si è precipitato sulla cima della torre sabato pomeriggio, dopo il via libera delle forze dell'ordine ai soccorsi dell'egiziano. Mahmoud aveva perso i sensi più volte. Quando il medico ha raggiunto la piattaforma, a quaranta metri di altezza, l'ha trovato avvolto nelle coperte, rigido come un pezzo di ghiaccio e febbricitante. Un principio di congelamento. "Non era grave, ma non poteva più rimanere lì al gelo ed erano necessari accertamenti". Dopo essere stato portato in ambulanza al pronto soccorso, Mahmoud è stato riconosciuto dalla polizia, che ha consegnato al ragazzo un ordine di comparizione in questura dopo cinque giorni.

"Del fatto che fosse sotto sorveglianza non mi ha informato nessuno: l'unico contatto che ho avuto con la Digos è stata la telefonata in cui mi chiedevano di dire al ragazzo di stare tranquillo perché per lui non ci sarebbero state conseguenze. Sapevo del mandato di comparizione in questura ma non c'erano impedimenti al suo ritorno a casa". Le dimissioni sono state firmate quindi ieri mattina, venti minuti prima che si presentassero gli agenti.

Di fronte all'ipotesi di denuncia del medico da parte della questura, i verdi annunciano un esposto in procura e uno alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo. "Un gesto di violenza senza precedenti che induce i medici a non tener fede al giuramento di Ippocrate - commenta il presidente, Angelo Bonelli - si è superato il limite dell'umana pietas".

FONTE: Repubblica.it
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Muore il grande attore americano Leslie Nielsen

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Il mondo della televisione americana è in lutto per la morte del grande attore canadese Leslie Nielsen, andatosene all'età di 84 anni per le complicazioni di una polmonite. Uno degli attori simbolo degli anni '80 e '90, aveva al suo attivo oltre 60 anni di carriera. Nielsen deve la sua fama al ruolo detective "Frank Drebin" e alla sua interpretazione come dottor Rumack in "L'aereo più pazzo del mondo", ma la sua è stata una lunghissima carriera cinematografica e televisiva dove alternava ruoli comici a ruoli drammatici. Il portavoce ha fatto sapere che l'attore è morto in un ospedale vicino alla sua casa di Fort Lauderdale per le complicazioni di una polmonite.

Nato in Canada e fratello di un premier canadese, aveva utilizzato questo passato in ruoli drammatici per aggiungere humour ai suoi ruoli comici, tramite il contrasto tra il volto serioso e le battute fulminanti in situazioni paradossali. Aveva recitato in oltre 50 film prima di approdare sull'aereo più pazzo del mondo - parodia delle serie catastrofiche degli anni 70, e poi alla trilogia della Pallottola spuntata (tra il 1988 e il 1994) che gli ha regalato la celebrità nel ruolo del luogotenente Frank Debrin, al fianco del capitano Hocken e della bella Jane Spencer, interpretata da Priscilla Presley. L'immagine di attore serio di teatro fu capovolta a favore dei successivi film del filone comico-demenziale degli anni ottanta sotto l'egida della ditta Zucker-Abrahams-Zucker, come appunto L'aereo più pazzo del mondo (1980) e la trilogia di Una pallottola spuntata che parodiavano i film catastrofici, polizieschi ed horror in voga nella cinematografia del periodo. In Italia è apparso in S.P.Q.R. 2000 e ½ anni fa (1994), di Carlo Vanzina.

In anni recenti Nielsen aveva interpretato ruoli maggiormente impegnati e si era dedicato al teatro, nonché al doppiaggio di cartoni animati ed aveva prestato la voce per spot pubblicitari e programmi per l'infanzia: non aveva comunque rinnegato la sua verve comica, tant'è che negli ultimi anni aveva trovato il tempo di partecipare al terzo (2003) e quarto episodio (2006) della fortunata serie comico-parodistica Scary Movie, diretta dall'amico e "mostro sacro" del cinema demenziale americano David Zucker.

Amava ridere sul nomignolo di Laurence Olivier della commedia: "Suppongo
che questo renda Laurence Olivier il Leslie Nielsen di Shakespeare", diceva. La "Pattola spuntata" ha incassato 216 milioni di dollari al box office, uno dei più alti ricavi mai ottenuti da un film comico negli ultimi 30 anni.
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21 novembre, 2010

Prorogato il termine per le iscrizioni a "Eunomia Sanità"

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Ancora pochi giorni per presentare la domanda di partecipazione alla seconda edizione di Eunomia Sanità, il Corso di Alta Formazione sulle politiche per la salute, che si terrà a Firenze dal 16 al 18 dicembre 2010. Il termine per le iscrizioni, che era previsto per lunedì 22 novembre, è stato rinviato a lunedì 29 novembre.

Eunomia Sanità è un master unico nella sua dimensione tecnico –politica, che nasce come momento di riflessione e di approfondimento sul tema della Sanità, sulla scia delle precedenti esperienze di Eunomia Master - Corso di Alta Formazione Politica.
Al centro dell’edizione 2010 ci sarà l’analisi dei rapporti fra assetto federale e sanità, con una particolare attenzione al ruolo istituzionale dei Comuni.

Eunomia Sanità, che viene realizzata in collaborazione con l’Assessorato al Diritto alla Salute della Regione Toscana e con Anci Toscana, si articola in una serie di workshop, incontri e lezioni di alto livello, il cui intento è quello di generare proposte innovative che facciano capo ad un modello di sanità integrato e rispondente alle esigenze dei cittadini. Docenti del Corso sono personalità di rilievo del mondo delle istituzioni, della ricerca e degli operatori pubblici e privati del settore sanitario.

Fra i protagonisti della seconda edizione, che includerà, oltre agli workshop riservati agli allievi, due incontri pubblici dedicati alla discussione sui possibili percorsi verso una sanità federale e sull’importanza che devono comunque rivestire i valori di universalismo ed equità: Daniela Scaramuccia, Assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana, Tommaso Langiano, Direttore Generale AOU Meyer di Firenze, Massimo Casciello, Direttore generale della ricerca scientifica e tecnologica del Ministero della Salute, Cesare Cislaghi, Responsabile della Sezione LEA e Monitoraggio Spesa sanitaria della Age.na.s (Agenzia Nazionale per i servizi Sanitari Regionali) e Monica Bettoni, Direttore Generale dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma.

Il Corso è indirizzato a giovani (under 40) dirigenti di strutture sanitarie pubbliche e private, politici, esperti nel settore organizzativo della Sanità e in tema di etica in medicina, quadri dirigenti del settore e rappresentanti di associazioni di pazienti.

L’Associazione Eunomia e la Fondazione Eunomia, grazie ai contributi degli sponsor, mettono a disposizione degli interessati 40 borse di studio destinate alla copertura delle spese di partecipazione al Corso di alta formazione e di ospitalità per i borsisti residenti fuori del Comune di Firenze.

Info sul sito www.eunomiaonline.it, sezione Sanità.

Ufficio stampa: Dorado Communications

tel.055.47891240 mail: ufficiostampa@doradocom.com
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17 novembre, 2010

Invictus, la poesia degli ammalati...

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Recentemente viene ascoltata di tanto in tanto grazie allo spot televisivo che viene trasmesso su Italia1 associato all'hype di un loro futuro programma televisivo. Tuttavia probabilmente l'uso svolto da Mediaset è in questo caso abbastanza improprio, dato che questa è una delle poesie rappresentanti un inno alla vita per tutti gli ammalati. "Invictus" è una poesia scritta dal poeta inglese William Ernest Henley, nato nel 1849 e scomparso nel 1903. Il titolo proviene dal latino e significa "invinto", ossia "mai sconfitto". Fu composta nel 1875 e pubblicata per la prima volta nel 1888 nel libro "Book of Verses" di Henley, dov'era la quarta di una serie di poesie intitolate "Echoes of Life and Death".In origine non recava un titolo: le prime stampe contenevano solo la dedica A R. T. H. B., un riferimento a Robert Thomas Hamilton Bruce cioè un mercante scozzese che era anche un mecenate letterario. Il titolo Invictus fu aggiunto dallo scrittore e critico letterario Arthur Quiller-Couch quando incluse la poesia nella sua fondamentale antologia della poesia inglese, "The Oxford Book Of English Verse" del 1900. All'età di 12 anni, Henley rimase vittima del morbo di Pott, una grave forma di tubercolosi ossea. Nonostante ciò, riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che all'età di 25 anni lo costrinse all'amputazione di una gamba per sopravvivere. Henley non si scoraggiò e continuò a vivere per circa 30 anni con una protesi artificiale, fino all'età di 53 anni. Henley era amico di Robert Louis Stevenson, che si ispirò a lui per il personaggio di Long John Silver ne "L'isola del tesoro". La poesia è citata anche nel film del 2009 "Invictus - L'invincibile" di Clint Eastwood, dedicata alla vita di Nelson Mandela; la poesia viene infatti usata da Mandela (interpretato da Morgan Freeman) prima per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid e poi per incoraggiare il capitano della squadra sudafricana di rugby François Pienaar (interpretato da Matt Damon).

La poesia "Invictus" fu scritta da Henley proprio sul letto di un ospedale, e rappresenta anche per questo un importante documento per allievare e infondere coraggio in tutte le persone colpite da una patologia. Di seguito il suo testo completo, dapprima in italiano e poi nella sua versione inglese:

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Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
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Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
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16 novembre, 2010

Garagedelparco rinnova il suo stile

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Una delle caratteristiche che hanno reso internet sempre più importante consiste nel poter permettere lo svolgimento di scambi commerciali anche a molta distanza rispetto ad un luogo lontano. In tal modo si ha la possibilità di poter valutare un range molto ampio di “negozi” che offrono un prodotto da acquistare e in tal modo si ha anche la favorevole chance di ottenere un vero e proprio affare. Preambolo necessario per raccontare di come un nostro collaboratore si sia trovato nella necessità di affrontare un lungo viaggio all'estero. Ma andare con la propria auto personale, nuova e utilizzata abitualmente per ragioni lavorative, sarebbe stato alquanto rischioso: perchè esporre la propria Audi a rischi di furti o danni o ancor peggio, con le problematiche assicurative che ne consegue, quando è sufficiente l'acquisto di un mezzo che consenta di spostarsi liberamente e che richieda un investimento molto ridotto? Il giro di “valutazione” presso i concessionari locali non aveva dato i frutti sperati, prezzi decisamente troppo alti rispetto a quanto preventivato in lista spesa. Ecco quindi come al nostro amico sia bastato inserire su google una semplice chiave del tipo “compro auto usate” per ottenere una lista di siti che permettevano un acquisto regolare e a prezzi favorevoli.Uno dei siti più conosciuti si chiama garagedelparco.com e rappresenta il portale di una società attiva dal 1978 nel settore della vendita auto usate molto conosciuta nel mercato lombardo dove sono al primo posto per la key “auto usate milano”. Il sito offre una lista molto ampia di auto potenzialmente disponibili, dalle potenti aston martin fino alle più discrete Micra e Mito. Stranamente manca la mia auto preferita. I prezzi sembrano discretamente competitivi anche se onestamente io non acquisterei mai un'auto usata, tuttavia il servizio di leasing offerto da questa società è rappresentato per il nostro amico un valido modo con il quale proteggere il proprio diritto di spostarsi e di fare il turista in una zona abbastanza “complicata” come quella balcanica senza intaccare l'integrità del proprio parco macchine privato, e quindi come ringraziamento per il suo lavoro ci ha pregato di segnalare questo sito. Take a look.
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12 novembre, 2010

Il 13 e il 14 novembre torna la "Giornata Mondiale del Diabete"

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Giornata Mondiale del Diabete 2010, in 500 piazze italiane (13-14 novembre) “Corriamo più veloci del diabete”. Una dieta equilibrata e una regolare attività sportiva aiutano a prevenire i rischi del diabete”. Recita così lo slogan della Giornata Mondiale del Diabete che si celebrerà il 13 e 14 novembre in moltissime piazze italiane e che ha per tema l’educazione e la prevenzione del diabete. Dopo la Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha indicato il 14 novembre Giornata Mondiale del Diabete, sono più di 160 i Paesi coinvolti nell’ iniziativa con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa importante patologia, che nel 2030 si prevede colpirà circa 435 milioni di persone. Anche quest’anno, per sensibilizzare la popolazione e far conoscere i rischi di questa malattia, viene organizzata la Giornata Mondiale del Diabete.
In 500 piazze delle principali città, saranno allestiti veri e propri presidi diabetologici dove, grazie al volontariato di medici, operatori sanitari, infermieri e associazioni di pazienti, tutti i cittadini potranno ricevere materiale informativo, consulenza medica qualificata, ma soprattutto potranno effettuare gratuitamente l’esame della glicemia. Infatti da una piccola goccia di sangue, ottenuta con una semplice puntura sul polpastrello di un dito, è possibile conoscere il livello del glucosio nel sangue (glicemia). Sarà inoltre possibile compilare un questionario diagnostico per scoprire la percentuale di rischio diabete da qui a 10 anni. La Giornata del Diabete è arrivata alla sua decima edizione e sono tante le iniziative in programma.

Per ulteriori informazioni visita il sito www.diabetando.net
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Siamo tutti un pò dottor House...

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Il famoso "Staff" del Dottor House, serie giunta alla
sua sesta stagione. La grafica è assolutamente fantastica...

Spinto dalla curiosità dell'ultima recensione pubblicata dal noto giornale di videogiochi "The Games Machine" ieri sera ho provato la demo del videogioco "Dottor House Medical Division". La rivista ne parlava particolarmente bene e devo dire che nel breve tempo in cui la demo mi ha dato possibilità di giocare mi sono particolarmente divertito. Per gli appassionati di questo famoso telefilm si può dire che questo videogame sia assolutamente affascinante, permettendo di simulare più o meno quel che si osserva in quasi ogni puntata della famosa serie. La parte più divertente consiste nella simulazione del prelievo di sangue e liquor, condotti un pò come dei "minigiochi" dove è necessario eseguire delle operazioni nella corretta successione. Ogni errore di esecuzione peserà sul giudizio finale del proprio operato, con la Cuddy pronta a cacciarci in caso di voti inferiori a "D" (sistema di votazione all'americana), ma se il tutto verrà fatto "smart and fast" come richiede il dottor house allora il famoso oncologo dottor Wilson non esiterà ad apparire, con la sua solita aria sbattuta e remissiva, a rassicurarci che va tutto bene. Ovviamente il livello dei minigiochi, seppur molto ampio (si va dall'esame obiettivo all'esecuzione di una broncoscopia fino alla rianimazione cardiopolmonare), permette di dare solo una simulazione abbastanza approssimativa di quelle che sono le vere tecniche mediche applicate, tuttavia la particolare cura con cui vengono rappresentate le immagini (ad esempio, il prelievo di sangue) potrà entusiasmare chi ha sempre visto l'arte medica con particolare curiosità. Ovviamente è necessaria una buona conoscenza della lingua inglese. Ottima la musica e il sonoro, un pò annoiante la parte dove devono essere prelevati i vari indizi dalla casa o dal luogo di lavoro del paziente, ma d'altronde il videogioco rappresenta ciò che viene osservato in ogni episodio del telefilm, compresi i tipici dialoghi "crudi e cinici".

Il videogioco è prodotto dalla software house americana "Legacy" (produttrice, fra gli altri, della serie "Emergency Room - Code Red" ma anche di videogiochi adventure più semplici come ad esempio la serie fumettosa e filoegiziana "Ankh") ed è disponibile ad un costo contenuto, ma la demo scaricabile direttamente dal sito produttore permette già di avere un'idea di ciò che ci aspetta e vedere il Dr House impegnato in un videogioco molto stile "anni '90" è sempre impagabile. E se non saremo capaci di risolvere i primi intriganti casi (SPOILER => nel caso disponibile nella demo la malattia da scoprire è la Tularemia), potremo sempre toglierci la soddisfazione di urlare in faccia ad Allison Cameron "No damnit, it's not fuckin Lupus!" ...


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07 novembre, 2010

La nuova finanziara farà calare il sipario sul diritto allo studio?

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Il fondo che finanzia le borse di studio per gli studenti universitari scenderà nel 2011 a 70 milioni di euro dagli attuali 96 milioni, tornando più o meno sui livelli del 1998. In Francia e in Germania la spesa annua per il sostegno agli studenti è di 1 miliardo e 400 milioni. E mentre in altri paesi il pacchetto di aiuti è uniforme su tutto il territorio nazionale, per gli universitari giovani i criteri di ammissione alle borse variano di Regione in Regione e talvolta anche all'interno di una stessa Regione. Perché nessuna voce si leva in difesa del diritto allo studio? Il diritto allo studio universitario sembra destinato a scomparire nell’imminente futuro nel quasi assoluto silenzio generale. Non c’è nessuna associazione pronta a tentare di salvarlo dall’estinzione. Nemmeno la voce degli studenti – che pure si unisce al coro di protesta di ricercatori e docenti sulla riforma Gelmini e sui tagli al Fondo di finanziamento ordinario – appare forte e compatta su questo punto. L’ala destra della rappresentanza studentesca si smarca perché anche in questo campo l’affiliazione politica conta più della salvaguardia del sostegno agli studenti stessi. I numeri non lasciano dubbi: il fondo che finanzia le borse di studio nel 2010 è pari a 96 milioni di euro, ma nel 2011 sarà di 70 milioni di euro circa: dopo un trend di risorse crescenti – quadruplicate dal 1998 al 2009 – si fa un balzo indietro di una dozzina di anni, a quando il Fondo ammontava a 77 milioni di euro. La vincita al Superenalotto mette a disposizione più risorse.
In Francia e Germania la politica a supporto degli studenti è invece presa sul serio. Su una popolazione di due milioni di studenti, circa mezzo milione beneficia di borsa di studio, per una spesa annua di 1 miliardo e 400 milioni di euro, una cifra da capogiro. La mobilità studentesca è resa effettiva dalla disponibilità di posti letto, ed è noto che il costo dell’alloggio è quello che pesa di più nel budget di spesa degli studenti fuori sede. Nei due paesi cugini tra i 160 e i 180 mila studenti alloggiano in residenza universitaria, contro i 41 mila dell’Italia. La più alta quota di studenti “casalinghi” che caratterizza il nostro Paese forse non è solo una questione di attaccamento alla famiglia. Se si introducesse un contributo alloggio, un aiuto monetario per l’affitto, come in Francia dove ne beneficiano 700 mila studenti, i supposti “bamboccioni” resterebbero tali?
Due ulteriori elementi contribuiscono ad ampliare il divario con l’estero. In primo luogo, fuori dell'Italia non è concepito, né probabilmente concepibile, lo studente avente diritto alla borsa non beneficiario per mancanza di risorse, caratteristica che da noi riguarda oggi, in media, uno studente idoneo su cinque. In secondo luogo, all'estero gli importi degli interventi e i criteri di accesso, in primis per la borsa di studio, sono uguali per tutti su tutto il territorio nazionale.

Lo studente francese e quello tedesco sanno all’inizio dell’anno su quale pacchetto di aiuti potranno contare iscrivendosi all’università, a prescindere dalla sede di studio. Lo “studente italiano” semplicemente non esiste: in base alla Regione in cui studia, e talvolta anche alla sede di studio all’interno della stessa Regione, accederà o meno a interventi differenti con criteri differenti, sempre dopo aver superato la prova della decifrazione dei bandi. Come si giustifica, ad esempio, che uno studente fuori sede di prima fascia riceva una borsa in denaro di 4.600 euro in Piemonte, 4.100 euro in Lombardia, 2.800 euro in Toscana e 4.090 euro in Puglia e altrettanti variegati importi nelle diverse sedi universitarie? L’uniformità di trattamento non è proprio di casa.

Italia vs Francia e Germania, nel 2008/09
                                                                            ITALIA          FRANCIA    GERMANIA
N° studenti universitari                                          1,8 milioni       2,2 milioni      2 milioni
N° beneficiari di borsa                                          151.760          525.000        510.000
N° posti letto                                                        40.935           160.000         180.000
Finanziamento statale per borse di studio (euro)     152 milioni     1,4 miliardi     1,4 miliardi


Il diritto allo studio in Italia, quindi, non necessita solo di una forte dose di finanziamenti, ma certo questa è la condizione necessaria perché non scompaia. E il rischio scomparsa è reale se alla scure statale si somma quella regionale. La manovra finanziaria Tremonti, difatti, avrà ripercussioni anche sul sostegno allo studio poiché grava sulle Regioni la spesa per interventi e servizi agli studenti universitari, incluso una quota parte di quella per borse di studio. Èemblematico il caso del Piemonte, una delle poche realtà in Italia in cui avere diritto alla borsa ha sempre equivalso a riceverla, che ha ridotto lo stanziamento all’ente per il diritto allo studio da 25 milioni di euro nel 2009 a 6 milioni di briciole nel 2011 (ma prevede di destinarne cinque in più per i buoni scuola). Quale rimedio? La crisi in cui versa il Paese sembra non lasciare spazio ad altra risposta che una fatalistica alzata di spalle, ma invece è proprio questo il momento in cui si deve levare alta la voce perché università e diritto allo studio non scendano nella scala delle priorità della politica.

AUTRICE: Federica Laudisa
FONTE: La Voce.it
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02 novembre, 2010

Gli alcolici? Più letali delle droghe pesanti, secondo la rivista Lancet...

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Gli alcolici causano molti piu' danni alla salute di eroina, crack e cocaina. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista medica Lancet secondo cui dato 100 come danno massimo di una sostanza dannosa, l'alcol è a quota 72 mentre l'eroina e' a 55 e il crack a 54. Nella classifica (che non mancherà di scatenare polemiche) delle sostanze più dannose seguono alcuni stupefacenti illegali, la cui pericolosità è nota, ed altre sostanze la cui vendita e' si regolamentata e limitata ma legale. Al primo gruppo appartengono le metanfetamine (33) e la cocaina (27). Quest'ultima però è appena un gradino sopra il tabacco (26) sostanza del secondo tipo. A seguire le anfetamine/speed (23), la cannabis (20), il Gamma-idrossibutirrato o Ghb (18), le benzodiazepina (lo sono molti sonniferi e ansiolitici) e la ketamina (15), il metadone (13), le foglie di khat. Sorprendentemente molto in basso nel "decalogo" l'ecstasy, assimilato per pericolosità agli steroidi anabolizzanti (9), e all'Lsd (7). La ricerca è stata curata da un team guidato da David Nutt, ex consigliere del precedente governo laburista per la lotta contro la droga. Fino allo scorso anno presiedeva il gruppo di consiglieri governativi su droghe e sostanze nocive. In una nazione come il Regno Unito, dove l'alcolismo è un problema diffuso ed evidente (basta mettersi fuori da un pub il sabato sera per rendersene conto), l'allarme lanciato dal professor David Nutt, in un articolo per l'autorevole rivisita scientifica Lancet, non dovrebbe rimanere inascoltato. Lo studioso chiede al governo di riclassificare l'alcol tenendo conto della sua maggiore pericolosità sociale, suggerisce di aumentare il costo degli alcolici per dissuadere almeno i più giovani dall'abuso e propone misure per considerare gli effetti dell'alcolismo "passivo", così come è stato già fatto per il "fumo passivo".

Non tutti concorderanno con le sue tesi, perché il professor Nutt è uno scienziato che ha già creato controversie e polemiche nel recente passato. Lo scorso anno fu licenziato dal suo ruolo di capo dei consiglieri governativi sulle droghe dopo avere criticato il governo per la decisione di riclassificare la marijuana da droga di livello C a droga di livello B, ovvero più pericolosa. Secondo Nutt, presentarla come una sostanza più dannosa e potente avrebbe avuto l'effetto di attirare un maggiore consumo, mentre di fatto vari studi la descrivevano come non particolarmente nociva, con l'eccezione di un tipo particolare di erba. In un'altra occasione, lo studioso si era attirato critiche per avere scritto in un articolo che la probabilità di morire di ecstasy era pari a quella di morire per una caduta da cavallo, mettendo sullo stesso piano le dorghe chimiche e l'equitazione. I maligni ironizzarono all'epoca sul suo nome, Nutt, che in inglese suona come la parola "matto".

Le credenziali scientifiche di David Nutt, tuttavia, sono ineccepibili. E all'articolo su Lancet hanno collaborato anche un noto farmacologo, Leslie King, e l'economista Lawrence Philips. Il loro studio afferma che l'alcol è tre volte più dannoso della cocaina o del tabacco e cinque volte più dannoso del mefedrone. Recenti rapporti del National Institute for Health e di altri organismi condividono sostanzialmente questa tesi. Su un massimo di 100 punti, lo studio del professor Nutt ne assegna 72 all'alcol, 55 all'eroina, 54 alla cocaina. In termini di danno individuale, l'alcol è classificato al quarto posto, ma balza al primo quando si tiene conto del danno sociale, ossia non solo del rischio di morte e malattie per chi ne fa uso, ma pure  delle implicazioni sociali come conflitti familiari, costi economici, declino della coesione comunitaria. Crimini e disordini sociali legati all'abuso di alcolici costano al contribuente britannico 13 miliardi di sterline (circa 15 miliardi di euro) ogni anno.

FONTE: Agi.it e Repubblica.it
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Ricreare il fegato umano in laboratorio? Si può, grazie alla medicina "rigenerativa" ...

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Per ora è un fegato “bonsai”, più piccolo di quelli adulti, ma è perfettamente funzionante, e la speranza è che “coltivandolo” ancora, per poi impiantarlo nell'uomo, assuma le proporzioni e le funzionalità normali. Si tratta comunque del primo fegato creato in laboratorio, un passo avanti fondamentale nella storia dei trapianti. C'è riuscito l'Istituto di medicina rigenerativa del Wake Forest University Baptist Medical Center di Winston-Salem, nel North Carolina, che ha creato un fegato in miniatura con tutte le funzionalità del fegato umano, almeno in laboratorio. Ora la scommessa sarà vedere se e come funzionerà l'organo trapiantato in un modello animale. Il fine ultimo della ricerca, che sarà presentata domenica al congresso annuale dell'Associazione americana per lo studio delle Malattie del Fegato a Boston, è quello di fornire una soluzione alla carenza di donatori di fegato disponibili per i pazienti che hanno bisogno di trapianti. Inoltre i “microfegati” creati in laboratorio potrebbero anche venire usati per testare la sicurezza di nuovi farmaci. "Siamo entusiasti delle possibilità che questa ricerca rappresenta, ma sottolineo che siamo in una fase iniziale e ci sono molti ostacoli tecnici da superare prima di poter beneficiare i pazienti", ha precisato Shay Soker, professore di medicina rigenerativa e direttore del progetto. "Non dobbiamo solo imparare come far crescere miliardi di cellule epatiche in una sola volta, al fine di creare fegati abbastanza grandi per i pazienti, ma dobbiamo valutare se questi organi sono sicuri per i pazienti stessi".

In ogni caso, ha spiegato l'autore principale dello studio, Pedro Baptista, è la prima volta che cellule epatiche umane vengono utilizzate per creare in laboratorio, tramite bioingegneria, un fegato completo. "La nostra speranza è che una volta che questi organi verranno trapiantati, conservino le loro funzioni e continuino a svilupparsi", ha detto. Per creare il fegato umano, gli scienziati sono partiti da fegati animali, trattati con un delicato detergente per rimuovere tutte le cellule (un processo chiamato decellularizzazione), lasciando solo il collagene, una sorta di "scheletro" del fegato originario. Hanno poi sostituito le cellule originali con due tipi di cellule umane: le cellule del fegato immaturo, note come progenitrici, e le cellule endoteliali che allineano i vasi sanguigni. Le cellule sono state introdotte nello "scheletro" del fegato animale attraverso un vaso sanguigno di grandi dimensioni che alimenta un sistema di piccoli vasi nel fegato. Questa rete di vasi rimane intatta dopo il processo di decellularizzazione e gli scienziati la hanno utilizzata come una sorta di vuota autostrada su cui far passare i 'Tir' carichi di cellule umane destinate a rimpiazzare quelle animali. Il fegato è stato successivamente posto in un bioreattore, un dispositivo speciale che fornisce un flusso costante di sostanze nutritive e ossigeno in tutto l'organo. Dopo una settimana nel bioreattore, gli scienziati hanno documentato la progressiva formazione di tessuto di fegato umano, così come le funzioni associate. è stata osservata anche una crescita diffusa di cellule all'interno dell'organo 'biotech'. I ricercatori hanno detto che lo studio suggerisce un nuovo approccio alla bioingegneria di organi interi che potrebbe rivelarsi fondamentale non solo per il trattamento di malattie del fegato, ma anche per rene e pancreas. Senza contare i possibili vantaggi nei test di sicurezza per nuovi farmaci: i fegati “bonsai” "potrebbero essere ottimi per simulare il metabolismo dei farmaci nel fegato umano, qualcosa che può essere difficile da riprodurre in modelli animali", ha detto Baptista.

FONTE: Agi.it Salute
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01 novembre, 2010

Celiachia: ulteriori passi avanti nella comprensione dei suoi meccanismi di comparsa

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Sulla rivista Science Translational Medicine è stata pubblicata una ricerca, effettuata da un gruppo di ricercatori australiani e britannici, che ha permesso di individuare le proteine responsabili della celiachia. La celiachia è un'intolleranza immuno-mediata al glutine, proteina presente nell'orzo, segale e frumento e grazie a questa importante scoperta è stato possibile creare un nuovo vaccino che permetterà di diminuire gli effetti collaterali dell'intolleranza. Gli studiosi hanno preso in esame 200 pazienti, hanno fatto mangiare loro pane, orzo bollito e focacce di segale e dopo sei giorni hanno effettuato delle analisi del sangue per controllare come si stava comportando il loro sistema immunitario. Si è visto così che l'organismo dei pazienti ha considerato tossici 90 dei 2700 frammenti della proteina del glutine; tre dei 90 frammenti sono stati ritenuti altamente tossici, "i tre componenti che formano la maggior parte della risposta immunitaria al glutine" ha dichiarato Bob Anderson, ricercatore di Melbourne. Il vaccino, di futuro impiego, è stato prodotto da una società biotech di Melbourne, la Nexpep.

Fonte: Molecularlab.it
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Malasanità: un errore ogni due giorni, Sicilia e Calabria le più colpite

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La Commissione errori ha redatto il rapporto facendo assumere all'allarme malasanità connotati numerici incontestabili e preoccupanti. In Italia, in media, ogni mese, si contano 15 casi di errori in campo sanitario. Uno ogni due giorni. In poco più di un anno, dal primo ufficio di presidenza di fine aprile 2009 a metà settembre 2010, la commissione parlamentare ha esaminato 242 casi.

Episodi di presunta malasanità, di cui 163 hanno fatto registrare la morte del paziente. O per errore diretto del personale medico e sanitario, o per disservizi o carenze strutturali. Su 163, 88 sono vittime di errori che si concentrano in due sole regioni: Calabria (50) e Sicilia (38). Fuori dalla classifica restano solo cinque regioni. In Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria e Marche non si sono registrati casi di malasanità di tipo strutturale.

E' quanto emerge dall'analisi dei casi all'esame della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, in possesso dell'Adnkronos Salute. Episodi che dopo un esposto, una segnalazione, o magari un articolo di giornale, arrivano sul tavolo del presidente della Commissione Leoluca Orlando. Che interviene. Nel particolare dall'analisi emerge che su 242 casi 'attenzionati', 64 si sono verificati in Calabria, 52 in Sicilia, 24 nel Lazio, 15 in Campania, Puglia e Lombardia, 14 in Veneto, 12 in Toscana, 9 in Emilia Romagna, 8 in Liguria, 6 in Piemonte, 2 in Friuli Venezia Giulia e in Abruzzo, 1 in Trentino Alto Adige, Umbria, Marche e Basilicata.

La Calabria è al primo posto anche per quanto riguarda i decessi. Tra gli episodi all'esame della Commissione errori, i morti legati a presunti (fino all'accertamento della magistratura) casi di malasanità in terra calabrese sono stati 50. Ma la Sicilia, con 38 vittime, non è da meno. Seguono il Lazio con 14 morti, Campania 12, Puglia 9, Liguria 8, Emilia Romagna e Toscana 7, Veneto 6, Lombardia 4, Piemonte 2, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata 1.

Scorrendo le tabelle della Commissione, su un totale di 242 casi di malasanità, 186 riguardano presunti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Errori che potrebbero aver causato 123 decessi. Anche qui, sezionando il dato su base territoriale, si evidenziano le situazioni più critiche in Calabria e Sicilia. Nelle strutture sanitarie calabresi si contano 56 presunti errori all'esame della Commissione, in Sicilia se ne registrano invece 36. Al terzo posto si colloca invece il Lazio con 15 casi di presunti errori.

I casi di malasanità non sempre però hanno a che fare con l'errore diretto del medico. Spesso nascono da disservizi, carenze, strutture inadeguate. Tutte lacune del Servizio sanitario nazionale che la Commissione cataloga come 'altro'. Su 56 casi totali registrati in tutto il Paese - che hanno portato a 40 vittime -, 16 riguardano gli ospedali siciliani, 9 le strutture del Lazio, 8 quelle della Calabria.

Intervenuti sul rapporto della Commissione parlamentare, i sindacati medici, ammettono che soprattutto in Calabria ci sarebbe bisogno di una riorganizzazione globale del sistema sanitario regionale. "I dati relativi alla Calabria e alla Sicilia colpiscono e fanno riflettere", ha detto il segretario nazionale dell'Anaao Assomed Costantino Troise, mentre Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil medici, ha invitato le Istituzioni a "riorganizzare in fretta il Ssr di alcuni regioni, Calabria in testa".

"In Italia - ha spiegato Troise - ogni anno si ricoverano 7,5 milioni di persone, per un totale di circa 50 milioni l'anno di giorni di degenza complessivi in ospedale. Si fanno inoltre 300 milioni di visite specialistiche e circa 1 miliardo di esami di laboratorio: numeri importanti. Questo per dire - ha precisato - che i dati sui presunti casi di malasanità vanno sempre rapportati al volume delle prestazioni erogate".

FONTE: Repubblica.it


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