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AFORISMA DEL GIORNO

27 settembre, 2010

Fra il 2015 e il 2025 circa 25mila medici di base andranno in pensione: non saranno rimpiazzati...

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Dice che, in fondo, non di solo pane vive l'uomo. "Qui l'aria è buona e le donne e gli uomini non sono solo "pazienti" ma persone. A volte si diventa anche amici. Visito G., gli faccio la ricetta, e poi magari andiamo a prendere un caffè insieme. Sono il medico di base negli otto Comuni della valle Maira ormai da 25 anni e posso dire di essere entrato nelle case di tutti". Carlo Ponte, 53 anni, è un mmg - medico di medicina generale - con 850 assistiti sparsi nella valle e sulle montagne cuneesi. "Fossi a Torino, mi basterebbero gli abitanti di tre palazzoni. E invece vado su e giù per la valle ad aprire i miei tre ambulatori e poi comincio con le visite a domicilio. La mia Golf ha 300 mila chilometri, tutti fatti a mie spese. Ci sono tanti colleghi che lavorano meno e guadagnano di più, ma non sono invidioso. Tornassi indietro, sceglierei ancora questo lavoro".

C'era una volta il medico condotto, scomparso (sulla carta) nei primi mesi del 1980, con la realizzazione del Sistema sanitario nazionale deciso nel 1978. "Ma i medici di campagna e delle zone emarginate della montagna - dice Salvio Sigismondi, presidente dell'Ordine dei medici di Cuneo - somigliano molto a quelli che avevano la condotta. E continuano a lavorare in condizioni pesantissime. Orari che non finiscono mai, spese continue. Se stacchi il cellulare, ti chiamano a casa. Ma senza di loro, una fetta d'Italia sarebbe abbandonata". Anche il presidente dell'Ordine è un mmg, con tre ambulatori a Fossano e in due frazioni. "Che tu lavori in centro a Milano o sotto il Monviso, lo "stipendio" è uguale per tutti: 38,62 euro all'anno per ogni assistito, che presto diventeranno 40,05. Ma per avere 850 pazienti in montagna devi "occupare" un'intera valle. Non mi piace usare paroloni, ma credo che quelli che continuano a lavorare in certi territori siano eroi, o quanto meno missionari. Certo, non si potrà resistere a lungo.

Come Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri abbiamo studiato la curva anagrafica dei medici di medicina generale. Abbiamo scoperto che fra il 2015 ed il 2025 - per chi si occupa di programmazione sanitaria è già domani - circa 25 mila mmg andranno in pensione e non saranno rimpiazzati perché mancheranno i laureati. Circa 11 milioni di italiani resteranno dunque senza medico di base, e saranno quelli che abitano in campagna o in montagna, dove già i servizi sono al minimo. Se hai la broncopolmonite a Torino, puoi andare direttamente al pronto soccorso. In montagna l'ospedalizzazione è più difficile, bisogna fare arrivare l'ambulanza su strade quasi impossibili o fare atterrare, quando ci si riesce, l'elicottero. Se non cambiano molte cose, presto avremo solo medici di città".

Fino al 2006 il dottor Carlo Ponte aveva otto ambulatori. Ora ne ha tre, ad Acceglio, Prazzo e Stroppo. "Non ce la facevo più a essere presente ovunque. Anche perché il lavoro è cambiato con l'informatizzazione. Mi spiego. Già prima, negli otto ambulatori, tenevo le cartelle cliniche di tutti i pazienti, con tutti i referti, gli esami, le diagnosi... Migliaia e migliaia di pezzi di carta che, con la nuova normativa, io devo inserire al computer per conoscere il passato di ogni paziente. Ma questo porta via un sacco di tempo e ho dovuto chiudere i cinque ambulatori, anche per non dovere comprare, oltre al pc, anche otto stampanti. Chi decide in alto, forse non è mai stato nelle nostre vallate. Computer e stampanti, con il gelo a meno 15, si bloccano, e tanti nostri ambulatori vengono riscaldati solo quando sono aperti. Presto, secondo il ministro Brunetta, dovremo mandare i certificati di malattia Inps via computer, ma qui internet non funziona. Per mandare un certificato dovrei correre a casa mia a Prazzo dove, ovviamente a mie spese, ho il collegamento alla rete. Ma resisto. In servizio dal lunedì al venerdì dalle 8 del mattino alle 8 di sera, quando scatta la guardia medica che era in valle ed ora, per risparmiare, è stata portata a Dronero. Al sabato sono reperibile fino alle 10. Ma conosco tutte le famiglie e tutte le persone, qualcuno mi cerca sempre". Uno degli ambulatori chiusi era a Elva, dentro al municipio. Dieci chilometri su una strada a strapiombo, per arrivare in un paese bellissimo e ormai abbandonato. "Ci sono stato anche di notte - dice il dottor Ponte - e ho dovuto cercare la casa di chi mi aveva chiamato con la pila". Oggi i residenti sono 100, ma gli abitanti sono appena 24, divisi in 29 borgate, 13 delle quali completamente abbandonate. "Quando è stato chiuso l'ambulatorio - racconta Edo Loria, arrivato anni fa da Cuneo per aprire il ristorante San Pancrazio - il paese si è sentito orfano, come quando hanno chiuso la posta, la parrocchia, la scuola. Se nasce un bambino, qui non trova nemmeno un'altalena per giocare. Non siamo ancora riusciti a costruire una pista di atterraggio per l'elicottero di soccorso".

Anche gli ultimi medici condotti, che hanno ricevuto l'incarico alla fine degli anni '70, sono ormai andati in pensione. "Arte più misera, arte più rotta - ha scritto il poeta Arnando Fusinato nel 1845 - non c'è del medico che va in condotta". L'uomo con lo stetoscopio era l'ultima ruota del carro. "Lo stipendio annuo di un medico agli inizi del '900 - ha scritto Maurizio Benato, vice presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici - che esercita in una condotta per soli poveri è di lire 1.719, mentre il sanitario che esercita in una condotta piena (con anche pazienti abbienti, ndr) percepisce lire 2.337. Il paragone con altre professioni è impietoso: un pretore guadagna 8.000 lire, una maresciallo dei carabinieri 4.500 con in più l'alloggio".
I versi di Arnaldo Fusinato sono ben noti a Silvio Ricca, classe 1932, prima medico ospedaliero a Mondovì poi, dal 1963, medico condotto a Caraglio e val Grana, su fino a Castelmagno. "Ho avuto - racconta - fino a 3.900 mutuati. Ho lavorato tanto ma ho avuto tante soddisfazioni. Per tutti ero il dutur, sapevano di potermi chiamare a ogni ora". Ventiquattro ore di servizio al giorno, dieci giorni di ferie solo se pagavi il sostituto. Gli ambulatori erano forniti dai Comuni. "D'inverno, a Pradleves e Castelmagno e in tutte le frazioni, non veniva spalata la neve. Per arrivare da un malato, a piedi sui sentieri, fra andata e ritorno ci mettevi un giorno - ricorda Ricca-. Il dutur era stimato perché cercava di dare una risposta a ogni problema. Ho fatto nascere bambini con il forcipe, con una grande paura addosso perché, se sbagli, il bimbo resterà disgraziato per sempre. Ho ricucito tendini, ho saturato ferite. Ero anche ufficiale sanitario, e non ho mai firmato un certificato di morte senza vedere e controllare il defunto. Ho dovuto mandare gente in manicomio. Certo, i tempi erano diversi".

Tutto è cambiato, anche la morte. "Si moriva in casa, un tempo. I vecchi erano assistiti fino all'ultimo. Poi la Fiat e la Michelin hanno spopolato le montagne e gli anziani sono rimasti soli. La morte è cambiata perché è cambiata la famiglia. Si lavora tutti come matti, non puoi perdere tempo nell'assistenza. A piedi, in auto, in elicottero: ho conosciuto ogni angolo della mia montagna. Se salvi una vita, o almeno porti un aiuto, sei contento. E tanti hanno fatto capire di volermi bene. Mi regalavano le uova, per ringraziamento. E chi poteva anche un coniglio, una gallina, un pane di burro". Qualcuno arriva anche adesso, nella casa del dutur. "Ogni tanto, qualche visita la faccio ancora. Così, per un consulto. Una certa esperienza me la sono fatta. Senza farmi pagare, naturalmente. Resto sempre un medico condotto".



FONTE: Repubblica.it
AUTORE: JENNER MELETTI
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Google dice stop agli inserzionisti che truffano sulla salute di chi "naviga"

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Google è intervenuta con decisione nei confronti di quegli inserzionisti che si rivolgono alla sua piattaforma di advertising per proporre annunci che offrono (nello specifico) materiali farmaceutici ma che risultano nascondere spam, truffe o vendita di medicinali pur non disponendo della debita autorizzazione.

Per quanto sia chiaro già nelle disposizioni poste nel contratto di servizio fatto sottoscrivere dai clienti, e per quanto Google affermi di essersi impegnata negli ultimi anni per cercare di individuare e stanare gli irregolari annidati tra i suoi inserzionisti, il problema sarebbe "in forte crescita": non solo perché su numeri così grandi è difficile un controllo a tappeto, ma anche perché i malintenzionati sono sempre pronti a trovare nuovi modi per aggirare i controlli che Mountain View ritiene avere, almeno in alcuni casi, la responsabilità di effettuare.

Per questo Mountain View ha deciso di ricorrere contro questi inserzionisti che deliberatamente hanno infranto il codice di condotta previsto dal contratto di AdWords: già in passato Google era intervenuta per combattere la diffusione di malware e pubblicità ingannevole, come per esempio quando aveva sanzionato gli scammer che promettevano importanti vincite alla fine dell'arcobaleno del link proposto, ma nel caso dei prodotti farmaceutici l'urgenza (visto la delicatezza e pericolosità intrinseca della materia) renderebbe ancora più pressante un intervento deciso. La causa, infatti, dovrebbe servire da deterrente nei confronti di coloro che intendono adottare azioni simili, facendo così una sorta di scrematura ex ante dei post da controllare.

Fonte: Punto-informatico.it
Autore: Claudio Tamburrino


NOTA: questo blog era già intervenuto da tempo in tal senso bloccando parte degli url che vengono mostrati nei riquadri di google, in particolar modo intervenendo (quando possibile, visto che gli strumenti offerti da google adsense per "bannare" gli url di certi inserzionisti non sono molto efficaci) contro la pubblicità di quei siti che offrono servizi medici oscuri o controversi, al fine di migliorare quanto più possibile il servizio di ricerca siti che google offre quando si digitano certe "chiavi" di navigazione sul web.
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06 settembre, 2010

Sbocco professionale: quale facoltà offre più garanzie?

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Interessante reportage di "Repubblica" che nelle pagine di uno speciale dedicato al mondo universitario discute in merito alla possibilità di trovare lavoro subito dopo il diploma e la laurea. Scartabellando i dati ufficiali riassunti in tale articolo, si nota come i laureati in professioni medico-sanitarie hanno possibilità di nuove assunzioni di poco superiori ai laureati in campo formativo-istruttivo, e di gran lunga inferiori rispetto al lavoro prospettato in economia (a quanto pare panacea di tutti i mali) e ingegneristico-matematico. Se tuttavia è più probabile che un insegnante trovi lavoro più rapidamente di un medico, consola il fatto che sempre secondo i dati riportati da repubblica i laureati in professioni medico-sanitarie hanno la più elevata percentuale di possibilità di assunzione con posto fisso (cioè a tempo indeterminato). Di seguito l'articolo spiega in dettaglio quanto riassunto sopra.

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La formazione aiuta. In questi anni difficili, la caduta dell'occupazione ha toccato, per molti, livelli drammatici. A pagare il conto più salato sono stati soprattutto gli italiani e le italiane con un'istruzione inferiore. Per loro, l'occupazione si è ridotta di quasi cinque punti percentuali. In termini assoluti questo ha voluto dire una perdita di quasi 400mila posti di lavoro in un solo anno. Hanno resistito meglio, anche se in uno scenario sempre più difficile, le figure che erano in possesso di un livello di istruzione superiore. Il numero di occupati con un diploma di scuola superiore secondaria è cresciuto dello 0,4 per cento, mentre l'occupazione dei laureati, seppure invertendo l'andamento di anni di crescita, è diminuita in misura modesta (-0,3 per cento).
In questo contesto, la probabilità di trovare un impiego, anche se per tutti si è ridotta in maniera significativa, soprattutto per i più giovani, resta decisamente più alta per le persone in possesso di un titolo di studio elevato. La quota, anche in piena crisi, è pari a oltre 3,5 volte la probabilità di ingresso chi è ha un basso livello di istruzione (al massimo la licenza media inferiore). Nel 2009, secondo le elaborazioni messe a punto nel Rapporto del Cnel presentato a luglio, chi aveva un livello di istruzione elevato è riuscito a passare di status (da disoccupato a occupato) in più del 20 per cento dei casi. A confronto, è riuscito a fare lo stesso solo il 10 per cento di chi aveva un livello di istruzione media e solo il 5 per cento nei casi di un'istruzione inferiore.

Ma cosa succederà adesso? Alla fine del tormentato 2010, secondo Unioncamere, saranno poco più di mezzo milione le assunzioni, non stagionali, che le imprese avranno fatto. Per la metà di questi posti, il titolo di studio è molto importante. Chi non ha un titolo di studio adeguato avrà pochissime chance di occupare un posto da dirigente, da specialista o anche da contabile o informatico. Ma un titolo di studio sarà importante anche per i cuochi o per il personale di segreteria. Inciderà meno invece per le professioni nelle attività commerciali e ancora meno per gli operai specializzati seppure anche per alcuni di loro il titolo di studio avrà lo stesso un certo peso.

Il gran numero dei nuovi impieghi andrà ai diplomati. In tutto saranno 243 mila, una cifra di poco superiore a quella dell'anno scorso (222 mila). Di queste selezioni, il 30 per cento (70 mila) è destinata a chi è uscito da un indirizzo amministrativo e commerciale. Tra i diplomati più richiesti ci sono anche quelli dell'indirizzo meccanico (circa 23 mila), del turistico e alberghiero (14 mila) e dell'elettrotecnico (10 mila).

Poco meno di 70 mila posti andranno invece a chi è in possesso di un titolo di laurea, non si tratta solo di neolaureati, ma di tutto l'universo composto da chi è uscito, prima o dopo, da un ateneo italiano. In questo caso i direttori del personale guardano soprattutto ai laureati in economia (20 mila posti), in ingegneria elettronica e dell'informazione (7,3 mila), indirizzi sanitari e paramedici (6,4 mila) e nell'insegnamento e formazione (5,2 mila). È bene ribadire, sopratutto in quest'ultimo caso, che si tratta di assunzioni nel settore privato.

Altre 176 mila nuovi impieghi riguarderanno figure con un titolo della scuola dell'obbligo mentre saranno 65 mila quelle destinate a chi ha una qualifica regionale di istruzione (soprattutto indirizzo socio-sanitario, edile, amministrativo-commerciale e turistico-alberghiero).
 

Ma, ovviamente, le imprese non prevedono solo assunzioni, quelle con un contratto a tempo indeterminato o a termine, ma  anche contratti di collaborazione. Tra quelli a progetto (in tutto saranno 181 mila) che le imprese offriranno ai candidati, la metà andranno ai diplomati (93 mila). Ai laureati ne andranno circa 65 mila mentre i rimanenti 22 mila se li assicureranno quelli che hanno fatto la scuola dell'obbligo, hanno una qualifica regionale di istruzione o sono in possesso di un titolo di formazione professionale. Quanto al tipo di figure, i contratti di collaborazione riguarderanno soprattutto professioni tecniche (82 mila) e impiegati (31 mila). Dà da pensare, in questo casso, l'elevato numero di contratti di questo tipo (29mila) che coinvolgeranno un gruppo professionale molto strategico come quello delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione.

Il peso di chi ha un titolo di laurea si sentirà soprattutto nelle assunzioni che le imprese faranno nelle aree tecniche e della progettazione. In questo caso, dei 15 mila posti previsti, il 63 per cento andrà a chi ha un livello di istruzione universitario così come accadrà al 43,4 per cento delle circa 2,6 mila figure che verranno assunte nella certificazione e nel controllo della qualità. I direttori del personale guarderanno con interesse a figure in possesso di una laurea anche per le assunzioni nell'area commerciale e della comunicazione: a chi ha un curriculum universitario andrà la metà delle 10 mila assunzioni.

I diplomati verranno presi in considerazione soprattutto per l'area amministrativa: a loro andranno più dell'80 per cento delle 34 mila assunzioni previste. Quote elevate anche per le posizioni di segreteria, staff e servizi generali di assistenza alla direzione: ai diplomati il 73 per cento dei 13,4 mila nuovi impieghi. Anche la logistica sarà uno sbocco concreto per chi è in possesso di un livello di istruzione secondario: a loro andrà quasi il 60 per cento dei 12 mila nuovi posti.

Le assunzioni per i laureati si concentreranno in particolare nel nord ovest dove nel 16,3 per cento dei casi (rispetto a una media del 12,5 per cento) i responsabili delle risorse umane preferiscono chi ha un livello di formazione universitario. Anche nelle imprese del centro la quota per laureati è superiore alla media (13,8 per cento). La città con la più alta "propensione" per candidati laureati è Milano (il 24,1 per cento). Dietro il capoluogo lombardo vengono Torino (19,9 per cento) e Roma (18,8 per cento).

In media i datori di lavoro offriranno un contratto a tempo indeterminato solo nel 46,3 dei casi. Molto meno di quanto non accadeva cinque o sei anni fa. Ad ogni modo, le figure in possesso di un titolo universitario riusciranno a strapparne una percentuale leggermente più elevata (il 53 per cento). In questo scenario, le posizioni che le imprese andranno a coprire riservate ai professionisti con un titolo di laurea nell'indirizzo geo-biologico e nelle biotecnologie saranno quasi per il 70 per cento con un contratto a tempo indeterminato. Va detto che questi posti sono relativamente pochi: solo 470 nel 2010.

Prevarrà il posto fisso anche per quelle figure con una formazione universitaria legata agli indirizzi di ingegneria (tra il 61,9 e il 63,3 per cento), medico e odontoiatrico (64,4 per cento), scientifico, matematico e fisico (65,7 per cento). Quanto a chi ha un percorso di livello secondario e post-secondario, quelli che hanno maggiori possibilità di trovare un posto fisso sono quelli dell'indirizzo edile e quelli dell'indirizzo informatico

Tra i professionisti con un titolo universitario, hanno meno probabilità di avere un contratto stabile quelli dell'indirizzo insegnamento e formazione (il 29,6 per cento), in ingegneria civile e ambientale (34,5 per cento), linguistico, traduttori e interpreti (solo il 33,1 per cento), agrario, agroalimentare e zootecnico (il 35,9), letterario, filosofico, storico e artistico (43,9) e psicologico (45 per cento).


FONTE: Repubblica.it
AUTORE: Federico Pace
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