Con un decreto "a sorpresa" il governo ha deciso stamane di rivoluzionare il mondo dell'università abolendo il numero chiuso e cancellando i famosi e famigerati "test di ingresso" spesso l'ostacolo più ostico nel percorso universitario. La decisione è stata presa sia per venire incontro alle esigenze dell'attuale mercato del lavoro, che vedono una penuria di laureati soprattutto nelle professioni medico-sanitarie a fronte di un ampio sovraffollamento in campo economico e ingegneristico, e sia per aiutare tutti i giovani a costrursi un futuro puntando su di una ripresa economica dalla crisi attraverso l'istruzione. "Aiuteremo i giovani a costruirsi un futuro senza che questo possa dipendere da una sola risposta sbagliata" è stato il commento del sottosegretario on. Veronica Ciardi, che ha posto l'accento sulla necessità di puntare tutto sulla cultura e di incrementare il numero di iscritti in un momento in cui l'Istat dichiara un aumento dei tassi di disoccupazione. "No comment" da parte del ministro in pectore. Un ulteriore comma del decreto chiarisce inoltre un importante aspetto: chi ha provveduto a effettuare un test di ingresso fino a 3 anni prima dello scorso settembre e non è riuscito a passare il test per pochi punti (con un margine che varia a seconda della Regione in cui si è svolta la prova) può richiedere il riconoscimento della prova e procedere ugualmente alla successiva iscrizione con lo stesso anno di appartenenza rispetto a quando ha svolto la prova. Entusiasti i rappresentanti delle associazioni che da anni si battono per l'abolizione del test: "E' un successo che ci appaga di anni di delusioni". Tuttavia l'applicazione potrebbe trovare un grande ostacolo politico, rappresentato dalla Lega che vuole ricorrere d'urgenza contro il decreto. Come ha dichiarato alla stampa l'onorevole di origine israeliana Takelà Terùn: "Troppi universitari possono rappresentare un costo statale insostenibile, dobbiamo ripartire questi fondi sul Federalismo. Inoltre troppi laureati potrebbero creare spinte emigratorie dai campi del sud verso il nord italia, con un rischio di squilibrio sociale che ovviamente non possiamo accettare". Tuttavia, la decisione rappresenta un importante passo avanti per il futuro e già tanti ragazzi sognano di accedere a facoltà dove il loro talento possa essere finalmente riconosciuto.
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