Ogni tanto torniamo alla ribalta. Non piu' solo per il famoso ponte, o per il primo decesso da H1N1. Ora siamo sulla bocca della nazione per qualche giorno a causa della immane tragedia: 18 morti, 76 feriti, oltre 600 sfollati. Un bilancio e un dolore che però non sono abbastanza per interrompere le risate di qualche trasmissione comica serale. Che non sono abbastanza per portare qui il "presidentissimo" a manifestare il suo eterno ottimismo/menefreghismo. Ma almeno si parla di Messina. Si parla di una terra dimenticata da Dio. E che in Dio si rifugia spesso per riuscire a scappare dalla realtà. Si parla di una terra fatta di paesi, paesini, frazioni e interfrazioni. Si parla di una terra dove ci sono le solite facce politiche da almeno quindici anni. E che aspetta le sue opere fondamentali da almeno trent'anni. Si parla di una terra fatta di continue contraddizioni, di fughe volute e aspirate, di una orizzontalità civica e mentale che è quasi impressionante nella sua semplicità. E di paesi. Tanti paesi. Una speculazione edilizia compiuta per decenni senza alcuna cura per le possibili conseguenze. A cui si associa un'aggressione sistematica compiuta ai danni della vegetazione, con incendi devastanti per la semplicità con cui vengono appiccati vicinissimo alle zone abitate. A cui si associa la cronica incuria per tutto ciò che rappresentano le strutture "naturali", dai torrenti usati come discariche alle spiagge erose dalle maree, dalle strade che si sbriciolano come un grissino ai costoni delle montagne che si sbriciolano e basta, con o senza pioggia, con o senza reti.
Il punto è che Messina è una città strana. Un caldo primaverile o estivo da "spaccare le pietre", con temperature che nelle ore di punta superano abbondantemente i 40 gradi. Ma anche con piogge invernali improvvise e intense e quasi tropicali, a spazzare via tutto per qualche ora. Piogge che allagano sistematicamente le strade principali, rendendo il caotico traffico messinese (media di 1 ora per passare dalla zona nord alla zona sud) ancora più caotico. Piogge che allagano sistematicamente le "Ciumare", il termine messinese che descrive lo stato dei torrenti che privi di ogni adeguato mantenimento e usate come discariche abusive finiscono con l'ingrossarsi alle prime piogge intense. La spiegazione dell'incuria in cui versa questa città da anni è sempre la solita: "non ci sono soldi" o "i tempi sono troppo lunghi". O anche la gettonatissima "ci sono troppi problemi burocratici". Non ci vuole un genio per capire che è una cronica assenza di risorse che ha ridotto questa città allo stremo, economico, sociale e infine "infrastrutturale", con quel che è accaduto a dimostrare chiaramente che un più intenso intervento dell'uomo sul territorio, una pianificazione più razionale, una minore speculazione e un maggior rafforzamento dei costoni, un maggior controllo per impedire i cronici incendi criminali estivi, o magari anche solo la progettazione di un "piano di fuga" come mezzo per mettere in preallarme tutta la zona interessata in caso di disastri del genere, ecco, probabilmente tutte queste precauzioni avrebbero potuto evitare questa tragedia. Si, è stata una tragedia annunciata e si sarebbe potuto evitare. Con un preludio non cruento nel 2007, e tanti preludi in ogni inverno. Preludi che rendono ancora più colpevoli tutti coloro che non sono intervenuti a impedire il disastro.
E ora? E ora nulla. Accadrà quel che accade di solito a messina. Si parlerà della tragedia ancora per qualche giorno, fra la disperazione dei parenti e dei coinvolti dalla tragedia e la "faccia triste" dei tanti politici che si rimpalleranno le responsabilità affinchè le colpe siano di tutti cosicchè non siano più di nessuno. Poi dalla prossima settimana si volterà pagina, pensando e parlando di altro e lasciando tutto com'è. Considerando i tempi delle "opere" messinesi, sarà un miracolo se si ricostruiranno i binari e la statale nei punti in cui è smottato tutto.
Ma "Giampilieri", la piccola frazione salita agli onori delle cronache, non è la sola frazione che può subire un destino simile. E, solo per rimanere nella zona messinese, senza cioè andare in provincia dove gli esempi sarebbero infiniti, in città gli abitanti di San Michele, che hanno un residence dove la montagna smotta praticamente ogni settimana? Gli abitanti dell'Annunziata alta e dei Colli Sarrizzo, dove ci sono palazzi "arroccati" che non si vedono neanche in Valle D'Aosta? Tutti gli abitanti che nel 2009 vivono ancora in zone che possono essere descritte solo con il termine "baraccopoli"? Sapete quante "ciumare" esistono a Messina e vedono costruiti residence, palazzi e paesini tutti attorno e ai dorsi delle montagne? Oltre una decina. Quattordici, per essere precisi. E tutti potenzialmente straripabili.
Non è più una questione di fondi o di speculazione edilizia. E' una città intera che aspetta da anni qualcuno che venga a salvarla da tutti i problemi che l'hanno portata a essere una delle ultime in Italia in termini di qualità della vita. E' una città intera che aspetta da anni di essere "ricordata" e "riconosciuta" da chi promette da anni progetti vacui. Promettono il Ponte con i fondi privati ma non sono stati completati neanche il 20% degli svincoli che servirebbero ad usare il ponte (cercasi "Svincoli Giostra e Annunziata" per avere un'idea della tragicommedia politica che si nasconde dietro questi due nomi). Promettono grandi opere ma non esiste alcuna struttura industriale e le poche imprese stanno chiudendo a raffica. E' una città che non riesce più neppure a vivere di terziario. Dulcis in fundo (si fa per dire), Messina è una delle città a più alto rischio sismico: un terremoto della metà della forza di quello famoso del 1908 ridurrebbe la città in briciole, e di questo i messinesi ne sono perfettamente consapevoli, tanto da aver inciso persino sullo stile di vita, "fatalista" e "egocentrica" fino all'esasperazione.
Il sipario su Messina fra qualche giorno cadrà. Dopo questa giornata luttuosa e queste vite umane tragicamente perdute, le istituzioni affronteranno il futuro di questa città con la maggiore serietà di chi è responsabile, o l'unica cosa di serio a cui il messinese potrà appellarsi sarà la solita madonnina della Vara trascinata stancamente a ferragosto per le vie del centro? Dopo quanto accaduto, le risorse arriveranno e resteranno in cassa fino a essere concretamente usate o non se ne saprà più nulla? Se conosco bene questa città come la conosco da anni e anni in cui ci abito, questi sono interrogativi che non avranno alcuna risposta. Anzi, avranno una sola risposta: la peggiore.
Post Scriptum: onore a tutte le persone non abitanti a messina o provincia e che hanno espresso la loro solidarietà morale e concreta per quanto accaduto, in particolare reggini catanesi palermitani siracusani, con cui i messinesi hanno sempre avuto una forte avversione. Personalmente ho sempre pensato che le rivalità intercittadine portate in ambiti extrasportivi sia quanto di più idiota si possa pensare. E messina, con le sue tragedie e la sua condizione pietosa, obiettivamente non può più permettersi di inneggiare ad alcuna rivalità intercittadina, e non può più permettersi di rimanere una città solitaria e priva di aiuto.
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