Rivoluzione in ambito medico in tema di trasparenza. Dal 30 giugno, quasi in contemporanea su tutti i siti delle industrie farmaceutiche, sarà
possibile consultare l’elenco dei professionisti che hanno percepito una
remunerazione, indicando fra l'altro quante volte è avvenuto e in quali occasioni nel corso
dell'ultimo anno (2015). L’obiettivo dichiarato è scardinare i pregiudizi dell’opinione pubblica, convinta che medici e industrie farmaceutiche siano in combutta col fine di spingere questo o quell’altro farmaco. Così si spiega l’operazione trasparenza lanciata a livello europeo e raccolta dall’associazione delle aziende italiane con l’appoggio della federazione degli ordini dei medici (Onmceo).
Esempio: il 30 aprile il dottor Rossi ha fatturato 750 euro all’azienda ics per la partecipazione a una tavola rotonda di esperti svoltassi a Roma. A pochi giorni dalla scadenza dei termini, 7 medici su 10 hanno accettato con consenso scritto di comparire nella lista. Gli altri o non si sono ancora espressi oppure hanno rifiutato e sono stati inseriti in un contenitore di dati aggregati dove vengono indicati semplicemente gli importi complessivi del budget investito, senza nomi e cognomi. La rivoluzione, come la chiama il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, è stata voluta dai Paesi dell’associazione europea Efpia per cercare di sgombrare il campo, almeno in parte, dai sospetti che riguardano il conflitto di interessi tra gli imprenditori dei farmaci e coloro che li prescrivono. «Non ci aspettiamo di cambiare la mentalità in una sola volta, ci vorranno anni, questo è il primo passo importante», spera il leader dei produttori italiani. L’apertura degli elenchi del disclosure code, nome inglese dell’operazione, è molto attesa. In certi casi le percentuali hanno raggiunto l’80 per cento.
L’ impegno a dichiarare le forme di collaborazione con la classe medica era previsto da codici di autoregolamentazione aziendale e deontologici, ma con questa iniziativa viene rafforzato proprio per imprimere un cambio di rotta verso la trasparenza a beneficio dei pazienti e della fiducia nei confronti del sistema. «È impossibile sviluppare nuove molecole senza il supporto dei clinici esperti, non ho esitato a dischiudermi, collaboro con otto industrie. La professionalità va retribuita. Quanto? In un tavolo di consulenza gli opinion leader vengono pagati circa 250 all’ora», non ha difficoltà a raccontare Mario Boccadoro, uno dei massimi oncoematologi mondiali. Franco Perticone, presidente società italiana di medicina interna distingue: «Siamo d’ accordo però chi riceve un semplice rimborso spese per l’invito a un congresso, previa autorizzazione dell’ospedale di appartenenza, non può essere messo sullo stesso piano di chi riceve un compenso come relatore o consulente». Le aziende si augurano che il senso della disclosure venga compreso e non strumentalizzato colpevolizzando i produttori e il loro rapporto con il mondo scientifico: «È finito il tempo della caccia alle streghe. Basta con il pregiudizio che i medici, se retribuiti per il loro lavoro, siano più propensi a prescrivere. Senza di noi non ci sarebbero progressi nella ricerca e formazione». E il ministro della salute Beatrice Lorenzin: «Questo meccanismo servirà a rimuovere le zone d’ombra e conflitti di interesse poco chiari. Inizia una fase di comunicazione a viso scoperto».
FONTE: Corriere della Sera
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Esempio: il 30 aprile il dottor Rossi ha fatturato 750 euro all’azienda ics per la partecipazione a una tavola rotonda di esperti svoltassi a Roma. A pochi giorni dalla scadenza dei termini, 7 medici su 10 hanno accettato con consenso scritto di comparire nella lista. Gli altri o non si sono ancora espressi oppure hanno rifiutato e sono stati inseriti in un contenitore di dati aggregati dove vengono indicati semplicemente gli importi complessivi del budget investito, senza nomi e cognomi. La rivoluzione, come la chiama il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, è stata voluta dai Paesi dell’associazione europea Efpia per cercare di sgombrare il campo, almeno in parte, dai sospetti che riguardano il conflitto di interessi tra gli imprenditori dei farmaci e coloro che li prescrivono. «Non ci aspettiamo di cambiare la mentalità in una sola volta, ci vorranno anni, questo è il primo passo importante», spera il leader dei produttori italiani. L’apertura degli elenchi del disclosure code, nome inglese dell’operazione, è molto attesa. In certi casi le percentuali hanno raggiunto l’80 per cento.
L’ impegno a dichiarare le forme di collaborazione con la classe medica era previsto da codici di autoregolamentazione aziendale e deontologici, ma con questa iniziativa viene rafforzato proprio per imprimere un cambio di rotta verso la trasparenza a beneficio dei pazienti e della fiducia nei confronti del sistema. «È impossibile sviluppare nuove molecole senza il supporto dei clinici esperti, non ho esitato a dischiudermi, collaboro con otto industrie. La professionalità va retribuita. Quanto? In un tavolo di consulenza gli opinion leader vengono pagati circa 250 all’ora», non ha difficoltà a raccontare Mario Boccadoro, uno dei massimi oncoematologi mondiali. Franco Perticone, presidente società italiana di medicina interna distingue: «Siamo d’ accordo però chi riceve un semplice rimborso spese per l’invito a un congresso, previa autorizzazione dell’ospedale di appartenenza, non può essere messo sullo stesso piano di chi riceve un compenso come relatore o consulente». Le aziende si augurano che il senso della disclosure venga compreso e non strumentalizzato colpevolizzando i produttori e il loro rapporto con il mondo scientifico: «È finito il tempo della caccia alle streghe. Basta con il pregiudizio che i medici, se retribuiti per il loro lavoro, siano più propensi a prescrivere. Senza di noi non ci sarebbero progressi nella ricerca e formazione». E il ministro della salute Beatrice Lorenzin: «Questo meccanismo servirà a rimuovere le zone d’ombra e conflitti di interesse poco chiari. Inizia una fase di comunicazione a viso scoperto».
FONTE: Corriere della Sera