Cade il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche: a quanto si apprende, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di questa norma della legge 40 e del divieto di accedere alla diagnosi pre-impianto.
Bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per capire in quali termini i giudici della Consulta abbiano dichiarato incostituzionale la norma che precludeva, a questo tipo di coppie, l’accesso alla Pma. La questione era stata discussa in udienza lo scorso 14 aprile: a rimettere il caso alla Consulta era stato, con due distinte ordinanze, il tribunale di Roma, nell’ambito di due procedimenti avviati da coppie che si erano viste negare dalle strutture la possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto nonostante fosse stata accertato il fatto che fossero portatrici sane di gravi patologie genetiche. Filomena Gallo, uno degli avvocati delle coppie coinvolte e segretario dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, spiega: «Apprendo dai media la notizia che la Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma che vieta la fecondazione assistita alle coppie fertili con malattie genetiche. Esprimo gioia e soddisfazione: ci aspettavamo una sentenza in tal senso, che rispettasse i diritti delle coppie che chiedono l’accesso ai trattamenti sanitari affinché siano rispettati diritto alla salute e principio di uguaglianza». Soddisfazione è espressa anche dalla senatrice Pd Emilia De Biasi, presidente della Commissione Sanità del Senato: «Un’altra bellissima notizia. Leggeremo con attenzione il dispositivo della Corte Costituzionale che da un altro colpo a una legge ingiusta, perché ripeto la legge 40 è una legge ingiusta».
Maria Cristina Paoloni, Armando Catalano, Valentina Magnanti e Fabrizio Cipriani, soci dell’ associazione Luca Coscioni e portatori di patologie genetiche per cui il tribunale di Roma ha sollevato il dubbio di costituzionalità sulla legge 40 che vieta l’ accesso alla procreazione assistita alle coppie fertili che hanno bisogno di eseguire indagini diagnostiche pre impianto, si rivolgono alla Consulta: «Un grazie ai giudici. Quello che noi desideriamo è solo una gravidanza serena, che non finisca con un aborto o con figlio con bassissime possibilità di sopravvivenza. Cerchiamo solo di crearci una famiglia in un Paese che viene sempre dipinto negativamente per la bassa natalità. Sono a noi lontani concetti come selezione, eugenetica, soppressione di embrioni. Siamo persone a cui la natura ha imposto la trasmissibilità di una malattia che per amore non vogliamo trasmettere ai nostri figli. Non vogliamo sentirci esclusi dal nostro Paese ed essere costretti ad andare all’estero per avere un figlio. Abbiamo conosciuto molte coppie tramite le associazioni di pazienti che non potrebbero permetterselo. Siamo cittadini italiani e vogliamo contribuire ad una vita migliore nel nostro Paese. Ci sentivamo diversi ed esclusi, ora non più”.
Da poco compiuti 11 anni, lo scorso 10 marzo, la legge 40 (del 2004) sulla procreazione medicalmente assistita (pma) è tornata ancora una volta al vaglio della Corte Costituzionale, che si è pronunciata sul divieto di diagnosi preimpianto per le coppie fertili con patologie genetiche trasmissibili ai figli. Sottoposta a referendum, la legge 40 è stata uno dei provvedimenti più contestati della storia repubblicana, tanto da essere «smontata» pezzo dopo pezzo nelle aule di tribunale per ben 33 volte. Da quelli di primo grado fino alla Corte Costituzionale e la Corte europea dei diritti di Strasburgo, i giudici hanno eliminato 4 divieti, tra cui l’ultimo è stato quello di fecondazione eterologa. Ma le battaglie giudiziarie non sono ancora terminate, e si è in attesa di udienza sia presso la Consulta che la Grand Chambre della Corte europea anche per il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e la revoca del consenso. In questi anni, sono stati eliminati il divieto di produzione di più di tre embrioni e crioconservazione, l’obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni prodotti (su cui è intervenuta appunto la Consulta nel 2009), il divieto di diagnosi preimpianto (ma per le coppie infertili, quelle che hanno accesso alla Pma, con intervento del Tar del Lazio sulle linee guida) e, appunto, il divieto alla fecondazione eterologa, mentre è rimasto in vigore il divieto di accesso alla fecondazione assistita per i single e le coppie omossesuali. È un bilancio positivo quello di questi 11 anni secondo Filomena Gallo che rileva come si sia trattato di «una battaglia per la libertà di accesso alle tecniche e di garanzia del rispetto del diritto alla salute».
Il divieto di fecondazione eterologa, l’obbligo di impiantare al massimo tre embrioni e tutti insieme, il divieto di accesso alle tecniche (e conseguentemente alla diagnosi preimpianto) alle coppie fertili: sono questi i principali punti della legge 40 del 19 febbraio 2004 sulla fecondazione assistita che sono stati smantellati dalle sentenze dei tribunali, ultima quella della Corte Costituzionale che ha «aperto» la fecondazione assistita anche alle coppie in grado di procreare ma portatrici di malattie genetiche. Undici anni di decisioni dei giudici di ogni grado hanno di fatto «smantellato» i capisaldi della legge.
Questa, dunque, la “fotografia” della legge 40 fatta dall’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica:
- DIVIETO DI PRODUZIONE DI PIÙ DI TRE EMBRIONI: rimosso con sentenza della Corte Costituzionale 151/2009.
- OBBLIGO DI CONTEMPORANEO IMPIANTO DI TUTTI GLI EMBRIONI PRODOTTI: rimosso con sentenza della Corte Costituzionale 151/2009.
- DIVIETO DI DIAGNOSI PREIMPIANTO: rimosso, per le coppie infertili, con sentenza del Tar del Lazio del 2008 che ha annullato per «eccesso di potere» le Linee Guida per il divieto di indagini cliniche sull’embrione.
- DIVIETO DI ACCESSO ALLE COPPIE FERTILI MA PORTATRICI DI PATOLOGIE GENETICHE: oggetto della questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale di Roma e su cui si è oggi pronunciata la Corte Costituzionale.
- DIVIETO DI ETEROLOGA: abbattuto dalla sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile 2014.
- DIVIETO DI ACCESSO ALLA FECONDAZIONE ASSISTITA PER SINGLE E COPPIE DELLO STESSO SESSO: in vigore. In Italia manca però una legislazione di riferimento
FONTE: Corriere.it
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