Test d’ingresso per Medicina nella prima decade di settembre «auspicabilmente anticipato da una preparazione più mirata alle prove che gli atenei si sono detti disponibili a organizzare». Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nel corso di un’audizione presso le commissioni riunite Cultura e Affari sociali. Tramonta, quindi, l’esperimento fatto lo scorso anno, con le prove ad aprile. E si corregge la rotta sulle date: non ottobre, ma settembre. Il ministro ha anche sottolineato che si eviterà di scivolare su domande «che hanno costituito un punto di aspra polemica». Dopo la pioggia di ricorsi post test di ingresso, insomma, comincia a prendere forma l’attesa riforma del Test Medicina 2015.
Niente abolizione dell’esame di accesso («Tornando indietro non si garantirebbe più quella qualità formativa che ci invidiano nel mondo»), anche perché il numero chiuso ce lo impone l’Europa. Archiviato, per il momento, il modello francese (che non prevede sbarramenti all’accesso ma una selezione dei futuri medici tramite concorso durante il primo anno di studi). Verrà rivisto il bouquet di materie oggetto d’esame: probabilmente scompariranno le domande di logica e cultura generale, mentre rimarranno Fisica, Matematica, Biologia e Chimica. E nei mesi estivi gli atenei saranno probabilmente tenuti ad organizzare corsi di preparazione al test. Gratis, oppure a prezzi inferiori rispetto a quelli prospettati dalle società private.
Ma resta il problema dell’«enorme domanda» per le facoltà di Medicina: un fenomeno «atipico», che il ministero proverà a risolvere con «test di orientamento nelle scuole - ha detto Giannini -: test di autovalutazione che definirei diagnostici per gli studenti e che la normativa vigente ci consente già di svolgere». «Inoltre - ha aggiunto - renderemo la prova valutativamente più qualificata». «Se con un valido orientamento riusciremo a ridimensionare la domanda di iscrizioni a Medicina ci sono strumenti di valutazione che, personalmente, ritengo più efficaci come, ad esempio, il modello francese» che è un sistema «eticamente più accettabile», ha concluso il ministro. «Noi quest’anno perfezioniamo il modello esistente, poi non dobbiamo precludici la possibilità di riflettere quando e se avremmo ricondotto la domanda di Medicina a numeri ragionevoli, perché 90 mila ragazzi su 220 mila matricole vogliono fare i medici. Mi sembra francamente un dato elevato».
Il tema dell’accesso («delicato, complesso e importante su cui il governo sta doverosamente lavorando»), deve insomma soprattutto superare l’«imbuto» attualmente esistente nelle facoltà di medicina. «La selezione deve essere migliorata e corretta - ha continuato il ministro - tenendo conto di quanti studenti si laureano e quanti specializzandi possiamo garantire». Ricordando che quest’anno a fronte di 8.000 posti per le Specializzazioni è stato possibile erogare 5.500 borse, il ministro ha detto che occorre uno strumento per aumentare le borse di studio in base al fabbisogno degli specializzandi. Insomma, ha spiegato con una metafora, «l’imbuto deve prendere la forma naturale di un cilindro». Mentre ora, aveva sottolineato Giannini - selezioniamo ogni anno un numero limitato di giovani con una prova circoscritta, li facciamo formare in un percorso lungo, complesso e costoso. E dopo oltre sei, sette anni diciamo alla metà di questi laureati che per loro non c’è posto».
Il ripensamento della filiera formativa dei futuri medici va fatto, sostiene infatti il ministro, soprattutto in vista dell’ingresso in corsia: «Aumenteremo le borse di specializzazione a medicina, oltre ad abbreviare di un anno la loro durata», ha annunciato Giannini. Le borse, ha specificato la titolare del dicastero di Viale Trastevere, «saranno incrementate in modo diretto (con uno sforzo economico del Miur) e indiretto (con un’intesa con il ministero della Salute, nel quadro del Patto per la Salute). In questo secondo caso, saranno finanziate dalle Regioni. «Il gruppo di lavoro - prosegue Giannini - che si è insediato al ministero ed è guidato dal presidente del Cun, Andrea Lenzi, ha redatto e consegnano una proposta di revisione delle Scuole di specializzazione. L’obiettivo è di confermare un anno in meno per la specializzazione e lavorare per la riduzione del numero con un accorpamento delle nove tipologie di scuole in 3 aree di studio.
FONTE: Corriere.it
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