Lettera aperta pubblicata dal sito "Sole 24 Ore" - Gent.ma redazione, vi scrivo, in qualità di neo-medico, per portare alla vostra attenzione le condizioni devastanti alle quali la mia "categoria", cioè quella dei medici neo-abilitati in attesa di entrare in specializzazione, versa attualmente.
Come più volte ribadito e anche da voi segnalato, è in atto una riforma del sistema di accesso alle scuole di specializzazione che entrerà in vigore già da quest'anno secondo le direttive del Dl Carrozza. La situazione che vi vado brevemente a descrivere vuole semplicemente attirare la vostra importante attenzione non solo sul tema della formazione post-laurea, ma anche su quello della efficienza del Ssn.
Le Regioni esprimono un fabbisogno di circa 8.000 medici, tra specialisti e Mmg, all'anno. Per formare queste professionalità, servono medici che frequentino scuole di specializzazione o corso di medicina generale. Fino al 2005, per 10mila medici laureati circa esistevano più di 8.000 contratti complessivi per accedere a questa formazione post-laurea. Con il passare degli anni questa quota è scesa, fino alle drammatiche condizioni attuali. Il concorso al quale noi parteciperemo vedrà disponibili solo 3.100 contratti per 10mila medici.
La realtà, però, è ben peggiore, e si distende violenta sul presente e sui prossimi tre anni. Prima di tutto, non siamo 10mila, noi concorrenti. Ai 10mila medici neolaureati bisogna aggiungere infatti gli esclusi del concorso dello scorso anno, che prevedeva 4.500 posti per 9.500 medici. Dei 5.000 rimasti fuori parteciperà, secondo sondaggio, circa il 50%. Saremo perciò 12.500 concorrenti per 3.100 contratti.
Neanche questo è vero. Perché con i ritardi burocratici che il Dm sta accumulando, il test di accesso alle specializzazioni sarà effettuato dopo luglio, cioè dopo la prima sessione di abilitazione alla professione. In questa sessione si abiliteranno i "fuori-corso", che normalmente non potrebbero partecipare al concorso ma che in virtù di questa lentezza, andranno ad accrescere il contingente degli "aspiranti" specializzandi. Aggiungendo perciò anche questi ultimi si arriva a circa 15.500 concorrenti per 3.100 posti.
Ma non è il peggio. Fermarsi qua vorrebbe dire guardare molto da vicino. Proviamo ad avere un più ampio respiro, una prospettiva. Per l'anno prossimo (2015), sono previsti 4.500 contratti. E per quello dopo ancora 5.700. Sempre di più, insomma, si potrebbe dire, rispetto ai 3.100 di questo anno.
La realtà è che, conti alla mano, a luglio di quest'anno, dopo il test, più di 10mila medici saranno disoccupati. Questi ovviamente proveranno l'accesso l'anno venturo, sommandosi agli 11.845 medici neo-laureati: 21.845 medici per 4.500 contratti. La proporzione peggiora persino rispetto al 2014. E continua a peggiorare per il 2016: Infatti 16.345 si aggiungeranno agli 11mila neo-laureati, per una escalation che arriverebbe a 27.345 concorrenti per 5.700 posti. Una condizione indecente, che diventa più irrisoria di anno in anno. Sì perché, in fondo, una volta formato il "gap", una volta lasciati disoccupati 10mila medici quest'anno, non ci sarà alcun modo di riassorbirli.
Questi non potranno lavorare nel Ssn, e nessun privato sarà incline ad accettarli in quanto non esperti in un particolare settore. Dovranno emigrare, non per scelta, ma giocoforza: sono stati formati a spese dello Stato, ed emigrano esportando la loro chance di produrre ricchezza altrove. Questa situazione, peraltro, non è di dominio pubblico (questo anche per una non insistente presenza delle associazioni di rappresentanza, che dopo le manifestazioni di Roma (Giovani medici Day) hanno mollato la presa sul numero dei contratti, accontentandosi della riforma dell'accesso alle specializzazioni.
Tranne la vostra rispettabile testata e altre due, pochi altri hanno dato risalto alla condizione, che non è solo una questione personale, ma diventa presto una questione sanitaria reale. Basti pensare a cosa succederà tra 4 anni quando inizieranno a mancare specialisti: liste d'attesa lunghe, richiamo di specialisti da altri Stati, flussi di pazienti che preferiranno curarsi all'estero, salute meno difendibile e meno attuabile per tutti.
Vi chiedo dunque di riportare la situazione attuale, peggiorata rispetto a quella da voi stessi riportata in data 7 novembre 2013. Non avendo altri modi per far sentire la nostra voce, dare visibilità tramite voi a una condizione così profondamente devastante per il Ssn e per la formazione medica post-laurea richiamerebbe l'attenzione di chi può (e deve) fare qualcosa.
AUTORE: Michele Romoli
FONTE: Sole 24 Ore
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