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AFORISMA DEL GIORNO

07 settembre, 2013

Errori a Parma e Pavia per i test di Professioni sanitarie, tutto da rifare

La sessione 2013 dei test d'ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso o a numero programmato è in pieno svolgimento (lunedì prossimo sono in calendario le prove per Medicina e il giorno successivo quelle per Architettura) e già si profila una raffica di problemi. L'Università di Pavia ha comunicato che è stato annullato il test d'ingresso per i corsi di laurea in Professioni sanitarie, tenutosi mercoledì. È stata infatti riscontrata un'anomalia nei quesiti d'esame (prove predisposte dalle singole università, a differenza dell'esame di accesso a Medicina), che riportavano quattro possibili opzioni di risposta invece delle cinque previste. I 1464 candidati presenti - provenienti da tutta Italia - dovranno tornare a Pavia per rifare la prova. È il secondo episodio di annullamento della prova dopo Parma, sempre per i corsi di studio delle Professioni sanitarie. E lo scambio di questionari tra il test di Psicologia e quello di Biologia a La Sapienza di Roma.

Il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, in visita giovedì all'università di Genova, si è detta «dispiaciuta che ci siano stati alcuni disguidi durante lo svolgimento dei test», ma ha assicurato: «nella stragrande maggioranza dei casi mi sembra che si siano svolti correttamente». Casi isolati dunque, ma il Codacons, che contro il sistema del numero chiuso ha già avviato un ricorso collettivo al Tar del Lazio, ha annunciato un esposto per il «caso Parma». L'associazione di consumatori sta anche predisponendo un esposto alla Corte dei Conti «poichè gli errori contenuti nelle domande hanno determinato l'esigenza di disporre la ripetizione della prova, con conseguenti maggiori costi per la collettività. La magistratura contabile sarà dunque chiamata ad accertare le relative responsabilità e verificare l'eventuale danno erariale connesso all'annullamento dei test». La possibilità di ricorsi viene presa in considerazione anche da Rosario Trefiletti, presidente della Federconsumatori, e Massimiliano Dona, segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori. «Bisognerebbe capire - afferma però Dona - se il rinvio della data del test in seguito all'annullamento provochi l'impossibilità per lo studente di partecipare ad altri test, penalizzandolo». Un altro punto da valutare è il rimborso delle tasse per tutti gli studenti che, a causa del rinvio, non possono partecipare alla nuova data del test, e tutti i disagi che può provocare questa procrastinazione.

L'Unione degli studenti universitari ha annunciato che chiederà i danni per tutti i candidati che si sono iscritti alla prova: «Quello che sta accadendo in questo giorni rasenta l'assurdo. È inammissibile che le prove d'ammissione vengano annullate a causa di errori nella compilazione dei test. Il sistema fa acqua da tutte le parti e tutto questo accade a discapito di migliaia di studenti», scrive in una nota Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'Udu. Che parla di «miriadi di segnalazioni» di irregolarità durante i test: «In moltissime città, ad esempio - dice Orezzi - si è leso il criterio dell'anonimato delle prove facendo tenere ai candidati la carta d'identità sul banco durante il test, in questo modo si può associare il codice della prova al candidato». Un sistema che il sindacato degli studenti denuncia da giorni e contro cui ha pronto un ricorso. Sotto accusa soprattutto il «bonus maturità», che «ha generato altre discriminazioni tra gli studenti: migliaia di loro resteranno esclusi dalle graduatorie a causa di quest'altro criterio di valutazione all'accesso».

Lo strumento del ricorso nel campo dell'istruzione è ampiamente utilizzato, spesso con risultati positivi per i ricorrenti. È di oggi la notizia che il Tar del Lazio ha ritenuto valido anche il servizio svolto da docenti precari ai fini della partecipazione al concorso per presidi. «Per la prima volta, in materia concorsuale, un tribunale italiano disapplica la normativa nazionale in ragione del principio comunitario di non discriminazione del servizio prestato da precario. Undici docenti così possono sciogliere la riserva ed essere assunti dopo due anni come presidi» commenta l'Anief che parla di sentenza di «portata storica».

Fonte: Corriere.it

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