Percorso di studi più corto per gli aspiranti medici: la specializzazione durerà un anno in meno, ci sarà la possibilità di svolgere il dottorato contemporaneamente alla specializzazione e il tirocinio di tre mesi che oggi si svolge dopo la laurea sarà incorporato nella stessa. Sono le principali novità della riforma del percorso di studi di medicina illustrate stamani, a Palazzo Chigi, dai ministri dell’Istruzione, Mariastella Gelmini e della Salute, Ferruccio Fazio.
«E’ una riforma strutturale - ha spiegato Fazio - che consente l’ingresso dei giovani nel lavoro con grandissimo anticipo immettendoli nel Servizio Sanitario Nazionale, anche se con contratti a termine e ciò ci mette in linea con gli altri paesi industrializzati». Il ministro Gelmini ha sottolineato come questa misura sia volta «non al risparmio economico ma di tempi». «Riusciremo a coniugare - ha detto - due esigenze: il rafforzamento della qualità e il risparmio di tempo da parte degli studenti».
La durata dei corsi di specializzazione viene avvicinata a quella europea: le specialità chirurgiche passano da 6 a 5 anni, quelle mediche da 5 a 4 anni o 3 per alcune aree particolari. Continua, inoltre, un lavoro di selezione per garantire che soltanto le sedi più qualificate dal punto di vista scientifico possano ospitare le scuole di specializzazione (in 3 anni si è passati da 1.800 a 1.100 scuole).
D’intesa con il Cun (Consiglio universitario nazionale) saranno definiti ordinamenti delle scuole che prevedano una maggiore partecipazione degli specializzandi all’attività professionale, con un modello 2+2 o 3+2 e cioè con una prima metà di formazione più teorica, seguita da una seconda metà dedicata all’attività diretta dello specializzando. In sostanza, dopo due o tre anni di specializzazione, lo studente potrà cominciare a lavorare all’interno dell’ospedale. «Si crea - ha spiegato Fazio - la figura del medico resident, quella che vediamo in tutte le serie televisive».
Altra novità della riforma è la possibilità di svolgere durante l’ultimo anno di specializzazione anche il dottorato. In questo modo si consente allo specializzando di accorciare ulteriormente il percorso di studi e di entrare nel mondo del lavoro ancora più rapidamente, come accade all’estero.
Per quanto riguarda la laurea, l’intenzione dell’Italia è quella di confermare la durata di 6 anni del percorso, mentre il tirocinio valutativo di tre mesi, che oggi si svolge dopo la laurea, dovrebbe essere incorporato nella stessa. L’esame di laurea, quindi, inglobando anche l’esame di Stato, permetterebbe di conseguire una laurea abilitante. «Questa scelta, però - ha precisato Gelmini - dovrà avvenire previo confronto in sede europea, dove è già in atto il dibattito, in modo da garantire l’uniformità delle scelte del nostro ordinamento con quelle dell’Europa». Quando otterrà il via libera comporterà un consistente risparmio di tempo: oggi, infatti, lo studente che si laurea a febbraio del sesto anno, quindi in corso, non può concorrere alle prove di ammissione per le scuole di specializzazione che si svolgono a marzo poichè deve ancora svolgere il periodo di tirocinio. Di fatto, dunque, lo studente perde un intero anno prima di poter partecipare al concorso di specializzazione.
Sul risparmio di tempo conseguente al pacchetto di novità, il ministro Fazio ha fatto un esempio concreto: «Attualmente uno studente che si immatricola a 19 anni, si laurea a 25. Deve effettuare l’esame di Stato dopo sei mesi, quindi a 25-26 anni. Poi si iscrive alla specializzazione, dalla quale uscirà a 31-32 anni. Con le nuove regole, a 27 anni è già nel mondo del lavoro e a 29-30 si è specializzato». Si recuperano dunque circa tre anni rispetto alla situazione attuale.
Per l’accesso alle facoltà di medicina resterà il numero chiuso. Lo ha sottolineato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, durante la presentazione delle novità contenute nella riforma del percorso di studi di Medicina. «Siamo in pletora di medici. Attualmente - ha spiegato il ministro - ne abbiamo 4 ogni 1.000 abitanti a fronte di una media Ocse di 3,3. Con le nuove regole la nostra media scenderà a 3,5 rimanendo dunque ancora superiore a quella Ocse. Il numero di medici che escono dalle facoltà a numero chiuso copre le necessità del Paese e non riteniamo - ha concluso Fazio - di aver bisogno di nuovi medici».
Anaao: ora migliorare la qualità. «Bene la riduzione del percorso formativo in medicina, ora miglioriamo la qualità». È il commento del sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed. L’Anaao afferma di valutare «positivamente» l’annuncio dei Ministri Ferruccio Fazio e Mariastella Gelmini di voler intervenire sul percorso formativo dei futuri medici, prevedendo: la riduzione della durata dei corsi di specializzazione, adeguandola alla normativa europea; la laurea abilitante salvaguardando, però, le prerogative dell’ordine professionale, ed infine l’anticipazione di due anni dell’incontro tra mondo assistenziale e mondo formativo. «Se però la soluzione prospettata per quest’ultima problematica rimanesse ancora tutta interna al mondo universitario, riducendosi a mera questione ordinamentale - afferma il sindacato medico - ci troveremmo di fronte ad una soluzione gattopardesca che non potremmo non denunciare». Secondo l’Anaao, «le buone intenzioni da sole non garantiscono i risultati: occorre aprire la discussione con tutti gli attori interessati ai singoli aspetti per segnare veramente - conclude il sindacato - un cambio di passo nei rapporti tra Ssn e Università».
Cgil: no allo sfruttamento degli specializzandi. Sì alla riduzione dei tempi, no allo sfruttamento degli specializzandi negli ospedali. È questa, in sintesi, la posizione della Cgil. «La riduzione dei tempi complessivi di studio per diventare medici specialisti, oggi tra gli 11 e i 13 anni, annunciata oggi dai Ministri Gelmini e Fazio, è condivisibile - dichiarano Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, e Massimo Cozza segretario nazionale Fp-Cgil Medici - fermo restando il riconoscimento europeo dei diplomi di laurea e di specializzazione. Bene anche la contestualità dell’esame di stato con la laurea e lo svolgimento dei tre mesi di tirocinio già nel corso degli studi pre-laurea. La proposta per gli specializzandi di contratti a termine nei servizi sanitari regionali negli ultimi due anni di corso non deve però - avvertono i due sindacalisti - trasformare la formazione sul campo in sfruttamento. Ciò che serve è una formazione di qualità anche negli ospedali e nei servizi territoriali che non diventi una istituzionalizzazione di circa diecimila medici specializzandi-precari a basso costo per coprire i vuoti di organico dei servizi regionali, colpiti da un irresponsabile blocco del turn-over. Non vorremmo che gli specializzandi pronti a imparare nel servizio pubblico con il tutoraggio dei medici ospedalieri e del territorio si ritrovino da soli - concludono Pantaleo e Cozza - a svolgere i turni di guardia e di ambulatorio».
FONTE: Il messaggero
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