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AFORISMA DEL GIORNO

30 marzo, 2011

Iperinsulinismo congenito e Diabete Mellito: curare l'una, capire l'altra?

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Una ricerca condotta da ricercatori europei ha creato una svolta nella comprensione del diabete mellito, dopo che era stata trovata una cura per una malattia rara correlata. Il team, guidato da scienziati dell'Università di Manchester nel Regno Unito, ha scoperto nuove cure per affrontare l'iperinsulinismo congenito (CHI), una rara e potenzialmente letale malattia dell'infanzia, che è l'opposto clinico del diabete mellito. Lo studio, pubblicato nella rivista Diabetes, è stato portato avanti da collaboratori clinici in ospedali in Belgio, Francia e Regno Unito.

Il CHI si manifesta quando il pancreas produce troppa insulina, mentre il diabete mellito si manifesta quando il pancreas ne produce troppo poca. Nelle cellule del pancreas sane che producono insulina, un piccolo gruppo di proteine agisce da interruttore e regola quanta insulina viene rilasciata. Ma quando queste proteine non funzionano bene, le cellule possono rilasciare o troppo poca insulina, che porta al diabete mellito, o troppa insulina, che porta all'iperinsulinismo congenito.

La cura attuale per il CHI ha una bassa percentuale di successo, e per coloro che soffrono di questa malattia nella sua forma più grave, spesso prevede la rimozione del pancreas. "Il CHI causa dei livelli dello zucchero nel sangue pericolosamente bassi che, se non trattati adeguatamente, possono portare a convulsioni e danni cerebrali. Si tratta di una malattia complessa causata da difetti genetici che mantengono attive le cellule che producono l'insulina quando invece dovrebbero essere spente," ha commentato la dott.ssa Karen Cosgrove, uno dei leader della ricerca dalla Facoltà di Scienze della vita dell'Università di Manchester.

In questo studio, i ricercatori hanno curato le cellule in condizioni appositamente modificate allo scopo di recuperare la funzione degli interruttori interni che controllano il rilascio di insulina. Questi esperimenti sono la prima prova che gli esiti dei difetti genetici possono essere invertiti nelle cellule umane che producono l'insulina. La dott.ssa Cosgrove spiega come questi risultati si sono basati sulla precedente ricerca del team sul modo in cui i difetti genetici portano a un rilascio incontrollato di insulina nei pazienti. "Ora noi abbiamo prelevato le cellule da pazienti subito dopo un intervento chirurgico e abbiamo dimostrato che, in alcuni casi, è possibile correggere i difetti nelle cellule incriminate."

Anche se tutto sommato più raro rispetto al suo più famoso opposto clinico, il CHI si manifesta approssimativamente ogni 25.000/50.000 nati ed è, secondo le informazioni dell'ente di beneficienza Congenital Hyperinsulinism International, la più frequente causa di ipoglicemia in neonati e bambini. Fino al 50% dei bambini con CHI possono soffrire di danni cerebrali se la loro malattia non viene diagnosticata o se la cura dell'ipoglicemia è inefficace.

Il CHI si manifesta per molteplici ragioni: tra queste ci sono i difetti genetici o problemi alla nascita come la sofferenza fetale dovuta alla mancanza di ossigeno al cervello o la nascita prematura. Si può verificare anche la comparsa di difficoltà nell'apprendimento, paralisi cerebrale o cecità.

Le implicazioni di questo studio saranno accolte favorevolmente non solo da chi soffre di CHI, ma anche da coloro che hanno il diabete mellito, poiché si spera che queste scoperte condurranno a nuovi progressi nella cura del diabete mellito. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (WHO), oltre 220 milioni di persone nel mondo attualmente soffrono di diabete mellito e più dell'80% dei morti da diabete mellito si verificano in paesi a basso e medio reddito.

La WHO prevede anche che entro il 2030 le morti per diabete mellito saranno raddoppiate rispetto ai livelli del 2005. La comparsa del diabete mellito tipo 2 può essere provocata da una dieta dannosa, una mancanza di attività fisica regolare, obesità e fumo. Il diabete mellito aumenta anche gravemente il rischio di malattie cardiache e ictus, e il 50% dei soggetti con il diabete muore a causa di malattie cardiovascolari.

Il collegamento con altre malattie si estende anche alla fibrosi cistica, poiché uno dei farmaci usati nello studio sul CHI sta attualmente venendo testato clinicamente per curare pazienti che soffrono anche di questa malattia. I ricercatori sperano che queste scoperte aprano la strada a ulteriori progressi e migliorino quindi le vite di coloro che in tutto il mondo soffrono di CHI, diabete mellito e fibrosi cistica.

FONTE: Molecularlab.it
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"So long and thanks for all the fish", un fallimento l'incontro fra il CNSU e il ministro Gelmini...

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Quindici minuti. Nei giorni scorsi il CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) ha incontrato Maria Stella Gelmini e questo è quanto riporta l'Unione degli Universitari (UDU): "Maria Stella Gelmini ha dedicato agli studenti un tempo davvero ridotto, solo quindici minuti. Volevamo discutere con il Ministro di alcuni punti importanti: delle modifiche apportate in questi giorni dagli statuti delle università riguardo ai lavori delle commissioni, dello stato di benessere delle nostre università e soprattutto esporre le esigenze degli studenti italiani.
Abbiamo lanciato la campagna "Uniamo i diritti" per ottenere una Carta Nazionale dei diritti dello studente universitario; attualmente non esistono dei diritti garantiti e codificati in un sistema di regole che devono essere rispettati. Sono necessarie delle norme che regolino gli esami, i tirocini, la didattica, diritto di valutazione, diritto alla mobilità e soprattutto il diritto allo studio. Dobbiamo ricordarci che la democrazia, senza studenti, non esisterebbe".

La campagna, oltre agli studenti di più di quaranta atenei universitari d'Italia, vede tra i promotori anche esponenti del mondo politico e dello spettacolo: Fiorella Mannoia, Franca Rame, Dario Fo, Vera Lamonica, Domenico Pantaleo, Rossana Dettori, Silvia Calamandrei.

FONTE: Molecularlab.it
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Neolaureati siciliani di medicina in rivolta per la mancata assegnazione dei posti regionali di specializzazione

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"" Cari cari amici e cari colleghi, è arrivato il momento di parlarci chiaro e tondo, perchè mi pare che la situazione non sia molto chiara: STANDO ALLA SITUAZIONE ATTUALE NON CI SARà PER NOI NESSUN POSTO REGIONALE! Come vi abbiamo già spiegato nelle precedenti emails, infatti, Catania, Palermo e Messina stanno chiedendo di utilizzare i fondi destinati alle borse di studio regionali per pagare il debito della sanità sicula. Oggi abbiamo fatto la riunione del comitato specializzando, ed è con GRANDISSIMO RAMMARICO CHE HO VISTO SOLO UNA VENTINA DI PERSONE PRESENTI! Dobbiamo renderci conto che la situazione è GRAVISSIMA, e se non ci muoviamo perderemo gran parte dei nostri futuri posti di lavoro! VI PREGO DI NON DARE ASCOLTO A CHI VI DICE: "MA SI, TANTO è OGNI ANNO COSì, POI ALLA FINE I POSTI REGIONALI LI DANNO...". Allo stato attuale é un Utopia!

Stiamo organizzando un'altra riunione del comitato aspiranti specializzandi per VENERDì 1 APRILE, ALLE ORE 12.00: io e michele abbiamo richiesto l'aula Metchnikoff, e siamo in attesa della conferma della concessione da parte del Preside. In tal riunione si dovrà organizzare la manifestazione del 5 o 6 aprile a palermo (ancora la data è in forse, ve la comunicheremo a breve), a cui parteciperà la sezione di Messina e quelle di Catania e Palermo. Michele oggi pomeriggio sta andando già ad informarsi per prenotare un autobus per partire per questa riunione: VI RIBADISCO LA NECESSITà ASSOLUTA DI PARTECIPARE SIA ALLA RIUNIONE DI VENERDì 1 APRILE AL POLICLINICO CHE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 5-6 APRILE A PALERMO! C’è IN BALLO IL NOSTRO FUTURO!

PREGHIAMO CHI VOLESSE VENIRE A PALERMO (SPERO TUTTI!), DI CONTATTARCI AL PIù PRESTO, PERCHè DOBBIAMO PRENOTARE L’AUTOBUS:

Per info contattare :

dott. ssa Domenica Vadalà
email : dome.vadala@tiscali.it cellulare 3408071842

Dr. Antonio Simone Laganà
email antonio.lagana@hotmail.com

Dr. Michele Greco
email grecomichele@gmail.com

FONTE: UNIME.EU
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14 marzo, 2011

Generazione "mille euro" ? Secondo "Datagiovani" anche meno, ma non per i laureati nel settore sanitario...

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Dimenticate la generazione mille euro. Oggi la busta paga di un giovane al primo impiego è ben più leggera: 823 euro netti al mese. Il centro studi Datagiovani ha passato ai raggi x 313mila under 30 al primo impiego (e che lavorano da non più di un anno) per tratteggiare il quadro degli stipendi medi delle new entry sul mercato del lavoro. E l'immagine che ne emerge è una cartina dell'Italia con evidenti differenze sul territorio: al Nord il guadagno è di 876 euro, il 6% in più rispetto alla media, mentre nel Mezzogiorno lo stipendio non arriva a 750 euro. Il gender pay gap, poi, è ben evidente sin dall'inizio della carriera: «Mentre i maschi neoassunti sfiorano 900 euro mensili - spiega Michele Pasqualotto, ricercatore di Datagiovani - le ragazze si fermano a 750, con un gap del 20 per cento».

Nell'industria si registrano gli stipendi d'ingresso più alti: 937 euro al mese, il 14% oltre la media. Anche chi lavora nelle costruzioni e nelle attività dei servizi riesce a strappare qualcosa in più rispetto alla media (circa 30 euro). I più penalizzati sono, invece, i giovani che iniziano a lavorare nel commercio, con uno stipendio di 650 euro, il 20% in meno. Spostando il focus sulla posizione nella professione e tralasciando i gradini più elevati, risulta che sono i giovani impiegati a innalzare la media retributiva al primo impiego, con 912 euro mensili, dato che operai (737 euro) e apprendisti (722 euro) intascano oltre il 10% in meno rispetto al valore medio. E, ovviamente, sono le buste paga degli atipici a pesare di meno: 801 euro contro gli 867 degli assunti a tempo indeterminato.

Il titolo di studio "tecnico" è una carta decisiva per strappare stipendi migliori. Se un giovane neoassunto che si è fermato alle scuole dell'obbligo deve accontentarsi inizialmente di poco più di 700 euro al mese, un diplomato sfiora gli 800 euro, e se ha ultimato un percorso di studi in un istituto tecnico percepisce da subito 861 euro. «È evidente - precisa Pasqualotto - la crisi dei licei: la bassa professionalizzazione si traduce in bassi stipendi, pari a nemmeno 700 euro». Mettendo sotto la lente lauree e specializzazioni, risulta che un neoassunto con un titolo tecnico ha una busta paga media di poco inferiore ai 1.100 euro, può superare i 1.300 se ha una laurea in campo sanitario, mentre deve accontentarsi di circa 950 euro se ha seguito un corso umanistico.

Il confronto con le retribuzioni 2009, rivalutate secondo gli indici dei prezzi al consumo, mostra una flessione a livello nazionale dei salari di ingresso dei giovani del 2,6 per cento. Il calo più ampio si registra al Nord (-6%), seguito dal Mezzogiorno (-3,3%), mentre al Centro i valori sono in controtendenza (+5,2 per cento).
Sono le classi di età più giovani (fino ai 24 anni), le ragazze ed i contratti a tempo determinato a essere stati maggiormente penalizzati, con diminuzioni intorno al 3%, e coloro che hanno trovato lavoro nel settore del commercio (-13,6 per cento). Buone notizie, invece, per i laureati, che hanno registrato un incremento dei salari di ingresso (+5,9%), a dispetto della contrazione del 7,3% subita dai diplomati.

FONTE: Il sole 24 ore
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13 marzo, 2011

La sindrome di ipersensibilità al glutine: stessi sintomi della celiachia, meccanismi differenti...

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D’ora in poi tutti coloro che soffrono degli stessi sintomi della celiachia, ovvero dolore e gonfiore addominale, calo di peso, colon irritabile, emicrania, stanchezza cronica e anemia, non verranno più chiamati `falsi celiaci´ o `quasi celiaci´.

Per il loro disturbo c’è finalmente una diagnosi: gluten sensivity (GS). Si tratta di una ipersensibilità al glutine ma con marcate differenze biologiche rispetto alla celiachia,ed è un disturbo che colpisce sei volte di più della celiachia e che finora non era conosciuto dalla comunità scientifica. In Italia ne soffrirebbero 3 milioni di persone, a fronte dei circa 500mila celiaci, ovvero una stima pari al 5% della popolazione italiana. Negli Stati Uniti le persone colpite sono ben 20 milioni.

L’identificazione della gluten sensivity si deve ad un gruppo di ricercatori della School of Medicine dell’università del Maryland a Baltimora e della Seconda Università degli Studi di Napoli.

Ma la firma della scoperta è decisamente italiana. Il gruppo di ricerca americano, infatti, è coordinato da Alessio Fasano, `cervello´ fuggito a Baltimora, da anni impegnato nella ricerca sulla celiachia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista BMC Medicine ed è destinato «ad aprire un nuovo paradigma scientifico», ha detto Fasano. «Abbiamo riscontrato che esisteva una massa critica di pazienti non celiaci con sintomi sovrapponibili a questa malattia - sottolinea Fasano - una massa di dimensioni importanti per i quali non si poteva parlare di allergia al frumento. Siamo partiti da qui, per capire il loro disturbo».

Per lo studio sono stati arruolati 42 pazienti celiaci, 26 con gluten sensivity e un gruppo di controllo. Dai dati è emerso che «esistono differenze a livello molecolare e di risposta immunitaria ma le due condizioni sono entrambe attivate dall’ingestione di glutine», precisa Fasano. «Nella celiachia si attiva un meccanismo autoimmune condizionato da una risposta adattativa del sistema immunitario - aggiunge Fasano -. Anche nella GS c’è un meccanismo genetico che però riguarda il sistema immunitario innato, senza interessamento della funzione della barriera intestinale, dove si riscontrano segni di infiammazione ma non di danno, come avviene nella celiachia». Sia i celiaci che i pazienti con GS trovano sollievo eliminando il glutine dalla dieta.

Il prossimo passo della ricerca sarà individuare marker specifici per la GS, come esistono per la celiachia. Grazie a questa ricerca, pazienti che fino ad ora ricevevano diagnosi errate di disturbo funzionale o colon irritabile oppure l’effetto benefico ottenuto eliminando il glutine veniva etichettato come placebo, oggi avranno una diagnosi. «Si farà chiarezza sugli effetti del glutine nei bambini autistici - afferma Fasano - e nella schizofrenia».

L’ipotesi è che nelle persone con autismo vi sia un difetto della permeabilità intestinale per il quale entrerebbero in circolo sostanze tossiche e il primo imputato è il glutine, «ma l’incidenza della celiachia in questi soggetti è del 2% - dichiara Fasano - mentre l’ipersensibilità al glutine arriva al 17-18%». Analoga considerazione vale per i soggetti schizofrenici. «Il 20-22% dei casi presenta segni che possono far sospettare una sensibilità al glutine», aggiunge. Del resto,«il glutine è una molecola tossica - conclude Fasano - è l’unica proteina alimentare che non si digerisce completamente. E negli ultimi 100-150 anni il grano per la produzione alimentare è stato arricchito di glutine».

Fonte: Ansa Salute
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12 marzo, 2011

L'apocalisse del Giappone, terremoto maremoto e radioattività. E l'Italia?

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La devastante forza dello Tsunami che ha colpito ieri la zona
qualche ora dopo il terremoto. Fonte: NHK tv
In questi giorni stiamo seguendo tutti le notizie che da ieri giungono dal Giappone in merito all'apocalisse che ha colpito il paese. Un terremoto di 8.9 verificatosi poco a largo rispetto al versante orientale e che ha provocato una distruzione aggravata dalla devastante furia del Tsunami. Come se non fossero bastati terremoto prima e maremoto poi, ecco scatenarsi l'allarme "radioattività". Il grave incidente al reattore nucleare di Fukushima ha provocato il lancio di un allarme dalle autorità, con un'evacuazione immediata per tutti gli abitanti fino a 20 km di distanza rispetto al reattore, situato a circa 250 km dalla capitale Tokio. Il numero di contaminati dovrebbe essere estremamente basso, ma allarma la dichiarazione per cui tutti coloro che si sono ritrovati a distanza di qualche chilometro dal nocciolo avrebbero "assorbito una quantità di radiazioni pari alla quantità limite assorbita annualmente". Valore limite che, a dire il vero, risulta essere molto molto basso. Buone notizie invece provengono per quanto riguarda un'ulteriore pericolo che può verificarsi in questi casi a distanza di qualche settimana dalla tragedia: la buona disponibilità di acqua potabile (trasportata e distribuita manualmente visto che la rete idrica è saltata), di cibo (tradizionale come l'Onigiri, cioè le famose polpette di riso e alga tanto care agli autori dei manga giapponesi) e farmaci, nonchè il tempestivo intervento della popolazione civile, dovrebbe scongiurare il rischio di epidemie. Particolarmente colpita la prefettura di Sendai e di Rikuzentakata, le morti si sono verificate soprattutto a causa del maremoto che ha creato onde alte fino a 10 metri. Si azzardano già le prime cifre in merito ai possibili decessi: le autorità parlano di una possibile stima finale di circa quindicimila persone.

Come mezzo di prevenzione per scongiurare i pericoli di un tumore alla tiroide (patologia che per esempio negli anni seguenti al 1986 ha colpito gravemente le popolazioni delle cittadine ucraine che si trovavano a breve distanza da Chernobyl) le autorità giapponesi stanno procedendo alla distribuzione di iodio a dosi moderate. Lo iodio, atomo fondamentale per la genesi degli ormoni T3 e T4 cioè triiodotironina e tetraiodotironina o tiroxina, può essere utilizzato per proteggere dal tumore alla tiroide in caso di esposizione alla radiottività in un incidente nucleare. Ovviamente è opportuno specificare che si tratta di un mezzo preventivo usato in questo particolare caso di emergenza e che può esso stesso arrecare dei danni all'organismo, soprattutto se lo iodio viene fornito in eccesso rispetto al fabbisogno della ghiandola. Attualmente le agenzie parlano di tre persone probabilmente esposte alle radiazioni della centrale, nonchè di una decina di operai della struttura feriti nell'esplosione verificatasi stamane e che ha distrutto la gabbia esterna di contenimento di uno dei reattori, provocando una leggera perdita di Cesio radioattivo.

L'apocalisse che ha colpito il Giappone dovrebbe far riflettere anche in Italia, dove da molti anni si sostiene un fermo ritorno al nucleare. Sebbene in Italia non si siano mai registrati terremoti di energia e violenza paragonabile a quanto accaduto nel giappone (il terremoto accaduto in questo caso aveva un'energia distruttiva ventimila volte superiore all'energia sprigionata dal terremoto dell'Aquila di due anni fa), è da considerare fermamente che una eventuale collocazione di una centrale in una zona ad elevato rischio sismico, come per esempio vaste regioni della sicilia o del centro italia, potrebbe potenzialmente portare ad un disastro senza precedenti, visto che nel nostro paese non abbiamo quell'organizzazione strutturale antisismica e anticalamità che è riscontrabile in Giappone. Bassi i pericoli teorici invece per quanto riguarda il rischio contaminazione per i vapori già fuoriusciti, e soprattutto nel caso in cui la situazione dei reattori nucleari giapponesi dovesse ulteriormente precipitare: secondo recenti calcoli la nube sarebbe trasportata dai venti verso il Pacifico, soffermandosi alle porte delle coste occidentali degli Stati Uniti, per cui non potrebbe in alcun modo verificarsi un'esposizione diretta, ma è ovvio che si tratterebbe comunque di un disastro ambientale di preoccupante gravità, visto anche che molti dei prodotti ittici consumati a basso costo provengono dai mari del Pacifico.

Buone notizie invece provengono per quanto riguarda un'ulteriore pericolo che può verificarsi in questi casi a distanza di qualche settimana dalla tragedia: la buona disponibilità di acqua potabile, cibo e farmaci, nonchè il tempestivo intervento della popolazione civile, dovrebbe scongiurare il rischio di epidemie. Non scongiurato il rischio di possibili ulteriori tsunami dovuti alle scosse di assestamento che si stanno verificando copiosamente negli ultimi due giorni.
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03 marzo, 2011

Cassazione: no a dimissioni rapide, altolà alle logiche mercantili sui tempi di ricovero

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Le dimissioni dei pazienti dagli ospedali devono essere decise solo in base a valutazioni di "ordine medico" e non secondo i criteri di economicità presenti nelle linee guida delle strutture sanitarie per il contenimento della spesa sanitaria. E' quanto stabilito dalla Cassazione che ha annullato l'assoluzione di un medico dall'accusa di omicidio colposo di un paziente dimesso, secondo le linee guida, dopo 9 giorni da un intervento cardiaco. Per liberarsi da ogni responsabilità, a un medico non basta, quindi, dire di essersi "attenuto scrupolosamente alle linee guida" previste per i professionisti.

Il caso era nato all'ospedale di Busto Arsizio, nel Milanese. Il dottor Roberto G. aveva dimesso il paziente Romildo B. dopo un ricovero di nove giorni dall'intervento di angioplastica all'arteria anteriore per curare un infarto esteso del miocardio. Poche ore dopo il signor Romildo era morto. Il medico era stato chiamato a rispondere di omicidio colposo per dimissioni frettolose. La perizia legale aveva accertato che se l'uomo non fosse stato dimesso, sarebbe sopravvissuto per le rapide cure che avrebbe ricevuto in reparto.

In primo grado il medico che firmò le dimissioni venne condannato a 8 mesi di reclusione e a risarcire i danni morali ai familiari. In appello invece, fu assolto "perché il fatto non costituisce reato" in quanto il medico aveva seguito le linee guida in tema di dimissioni. Tesi non condivisa dalla Cassazione che ha accolto il reclamo della procura e dei familiari.

Per I supremi giudici le linee guida non sono chiare, non si conosce nulla dei loro contenuti, nè da quale autorità provengano, e neppure di quale sia il loro livello di scientificità. I togati dubitano che non siano altro che "uno strumento per garantire l'economicitàdella gestione della struttura ospedaliera". "A nessuno - prosegue la Cassazione - è consentito di anteporre la logica economica alla logica della tutela della salute".

I giudici ricordano poi ai medici che prima di tutto devono rispondere al loro codice deontologico in base al quale hanno il dovere "di anteporre la salute del malato a qualsiasi altra diversa esigenza". Quindi non sono tenuti "al rispetto di quelle direttive laddove esse siano in contrasto con le esigenze di cura del paziente, e non possono andare esenti da colpa ove se ne lascino condizionare, rinunciando al proprio compito e degradando la propria professionalità e la propria missione a livello ragionieristico".

Adesso per il medico delle dimissioni affrettate si apre un nuovo processo. I giudici dovranno anche entrare nel merito di un paziente che, oltre ad essere stato colpito da infarto, aveva anche un quadro clinico che consigliava prudenza in quanto era fumatore e obeso. Forse neppure da tenere in considerazione per le linee guida.


FONTE: Tgcom.it
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Cassazione conferma condanna a produttori di valvole cardiache difettose

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Per lo scandalo valvole cardiache all'ospedale Molinette di Torino devono essere confermate le tre condanne nei confronti dei titolari delle case produttrici. Lo ha chiesto il sostituto procuratore generale della Cassazione Sante Spinaci, sollecitando il rigetto del ricorso presentato dai difensori dei produttori delle valvole tri technologies, i brasiliani Rubens de Souza e Ivan Sergio Casagrande e Henry Thomas Reis. I primi due sono stati condannati dalla Corte d'Appello di Torino, lo scorso 23 marzo, a tre mesi di reclusione per omicidio colposo e il progettista americano Reis a due mesi.Secondo la pubblica accusa di Piazza Cavour, la sentenza d'Appello va confermata in quanto e' ben motivata. Per i difensori dei produttori delle valvole cardiache, invece, i tre imputati vanno assolti perche' mancherebbe ''la prova che i difetti presentati dalle valvole cardiache siano dovuti al materiale utilizzato''.Il verdetto della quarta sezione penale e' atteso nelle prossime ore. Da rilevare ancora che nel processo si sono costituite oltre 30 parti civili per chiedere i danni legati allo scandalo che scoppio' nell'ospedale torinese nel 2002.
Fonte: ADNKRONOS
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02 marzo, 2011

Aggiornamento grafico per il blog

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Come avrete visto da questo inizio di Marzo sono cambiate alcune cose relative alla grafica del sito. La vecchia ma simpatica grafica "Harbor" è stata abbandonata a favore di un nuovo profilo più leggero e professionale, in grado di supportare meglio l'aumento di traffico avvenuto negli ultimi mesi. Come potete vedere alcuni aspetti grafici sono ancora da sistemare al dettaglio (qualche incompatibilità nell'uso di programmi come Internet Explorer o Firefox o Chrome, perchè quel che va bene per l'uno spesso non va bene per l'altro), entro il fine settimana l'aggiornamento verrà completato.

Infine, piccola nota curiosa: abbiamo accontentato alcuni che in queste settimane per email ci hanno chiesto di rimuovere quella immagine di "intro" un pò "polemica", sono sicuro che in molti avranno notato che in questi mesi accanto al nome del sito il simbolo greco non era esattamente quello della medicina... ;-)
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SENTIERI DELLA MEDICINA

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