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AFORISMA DEL GIORNO

17 novembre, 2010

Invictus, la poesia degli ammalati...

Recentemente viene ascoltata di tanto in tanto grazie allo spot televisivo che viene trasmesso su Italia1 associato all'hype di un loro futuro programma televisivo. Tuttavia probabilmente l'uso svolto da Mediaset è in questo caso abbastanza improprio, dato che questa è una delle poesie rappresentanti un inno alla vita per tutti gli ammalati. "Invictus" è una poesia scritta dal poeta inglese William Ernest Henley, nato nel 1849 e scomparso nel 1903. Il titolo proviene dal latino e significa "invinto", ossia "mai sconfitto". Fu composta nel 1875 e pubblicata per la prima volta nel 1888 nel libro "Book of Verses" di Henley, dov'era la quarta di una serie di poesie intitolate "Echoes of Life and Death".In origine non recava un titolo: le prime stampe contenevano solo la dedica A R. T. H. B., un riferimento a Robert Thomas Hamilton Bruce cioè un mercante scozzese che era anche un mecenate letterario. Il titolo Invictus fu aggiunto dallo scrittore e critico letterario Arthur Quiller-Couch quando incluse la poesia nella sua fondamentale antologia della poesia inglese, "The Oxford Book Of English Verse" del 1900. All'età di 12 anni, Henley rimase vittima del morbo di Pott, una grave forma di tubercolosi ossea. Nonostante ciò, riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che all'età di 25 anni lo costrinse all'amputazione di una gamba per sopravvivere. Henley non si scoraggiò e continuò a vivere per circa 30 anni con una protesi artificiale, fino all'età di 53 anni. Henley era amico di Robert Louis Stevenson, che si ispirò a lui per il personaggio di Long John Silver ne "L'isola del tesoro". La poesia è citata anche nel film del 2009 "Invictus - L'invincibile" di Clint Eastwood, dedicata alla vita di Nelson Mandela; la poesia viene infatti usata da Mandela (interpretato da Morgan Freeman) prima per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid e poi per incoraggiare il capitano della squadra sudafricana di rugby François Pienaar (interpretato da Matt Damon).

La poesia "Invictus" fu scritta da Henley proprio sul letto di un ospedale, e rappresenta anche per questo un importante documento per allievare e infondere coraggio in tutte le persone colpite da una patologia. Di seguito il suo testo completo, dapprima in italiano e poi nella sua versione inglese:

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Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
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Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.

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