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AFORISMA DEL GIORNO

13 maggio, 2009

Influenza H1N1: ipotesi di errore umano e possibile resistenza al Tamiflu, 5251 casi segnalati da 30 paesi

Nelle ultime settimane a livello mondiale molti ricercatori hanno avanzato l'ipotesi che il virus H1N1 sia nato da un errore di laboratorio che avrebbe comportato la creazione di un virus "mutato" maggiormente aggressivo rispetto ai normali virus influenzali e che poi questi si sarebbe diffuso per una cattiva gestione dei materiali in cui era riposto. Il ricercatore australiano Adrian Gibbs, uno dei creatori dell'antivirale oseltamivir, in un articolo che ha inviato all'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e ai Centri statunitensi per il controllo delle malattie (Cdc) ha avanzato l'ipotesi che le caratteristiche genetiche del virus A/H1N1 sono tali da far supporre che sia stato coltivato nelle uova. Queste ultime sono largamente utilizzate nei laboratori sia per coltivare i virus sia per coltivare i vaccini. In passato, precisamente nel 1977, un virus influenzale del tipo H1N1 sarebbe già stato prodotto per errore per la cattiva gestione di un laboratorio in Russia. L'OMS sta indagando sull'ipotesi definita da molti "tutt'altro che fantascientifica". Non è la prima volta che nel mondo della virologia si lanciano ipotesi che sia l'uomo stesso il maggiore responsabile della diffusione di un virus. Intanto salgono a 5251 i casi segnalati da 30 paesi. I decessi sono saliti a 61. Il Messico ha segnalato 2.059 casi, 56 dei quali mortali. Gli Usa 2.600, di cui 3 letali. Nell'Unione Europea, piu' la Norvegia e la Svizzera, sono stati confermati almeno 210 casi a cui si sono intanto aggiunti, per la prima volta, due casi in Finlandia. E' stato accertato un caso anche a Cuba, usato dai centri turistici per "spostare" i passeggeri che avevano prenotato le proprie vacanze in Messico.
Intanto l'OMS segnala che il virus H1N1 dell'influenza suina sta sviluppando una certa resistenza al farmaco antinfluenzale della Roche, Tamiflu. Nikki Shindo, esperto dell'organizzazione, ha spiegato che molti ospedali in Messico e in Usa stanno accelerando i tempi del vaccino "perchè c'è il rischio che il virus diventi resistente" come successo lo scorso anno in cui l' oseltamivir, ingrediente attivo del farmaco, alla fine non era più risultato efficace. "Il rischio - ha spiegato l'esperto - è che il prossimo inverno il virus sia mutato e non sia possibile più intervenire".

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